Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Ricorda la storia  |      
Autore: Diamante Narcissa Uchiha    08/07/2013    5 recensioni
Come disse Oscar Wilde: "Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto."
Questa frase fa da prompt per l'intera One-shot.
Nella quotidianità di William, Grell c'era sempre stato con i suoi attentati amorosi.
Will che prova ogni giorno a respingerlo, pur amandolo e sognando il suo corpo, Grell che si ritrova sempre solo, quelle parole sussurrate dopo l'ennesimo rifiuto e poi... la fine.
Per Ashtart, perché anche lei ha reso la mia vita migliore!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'God save the Grelliam'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto.

Gliel’aveva proposto tante volte…
-Will, se mi vuoi, sono qui.- ripeteva quasi ogni volta che lo cacciava fuori dal suo ufficio.
…Eppure non aveva mai accettato.
Il lavoro veniva prima, la serietà e la stoicità erano la regola, non c’era spazio per relazioni che sicuramente lo avrebbero distratto.
Faceva di tutto per respingerlo eppure più ci provava più quella fiamma scarlatta si avvinghiava alla sua anima con i fili rossi della passione.
Si ritrovava, perciò, spesso, quando lo allontanava, a dover ritirare con stizza le mani e se stesso da quel corpo che lo tentava ogni giorno di più.
Capitava praticamente ogni giorno che Grell gli saltasse addosso facendolo anche cadere delle volte.
Il suo bacino andava a strusciarsi sul proprio in un invito mal celato.
I suoi occhi verdi, coperti dalla montatura rossa lo fissavano in cerca di un segno di cedimento. Ma nulla: si limitava a sistemarsi gli occhiali, sospirare per recuperare la propria integrità, spingere lo shinigami scarlatto di lato, alzarsi e aggiustarsi le pieghe degli abiti.
Grell rimaneva a terra a fissare quella schiena dritta e muscolosa, che tanto lo ossessionava, allontanarsi, lasciandolo solo.
E quella mattina non era stata da meno. Secoli erano passati dal loro primo incontro ma non una volta il rosso aveva mancato di attentare alla sua “solidità”.
Dopo qualche ora che era al lavoro, si stava recando nell’ufficio di Grell per rammentargli di prendere le proprie pratiche quando il diretto interessato spuntò da una delle tante porte del corridoio, allungandosi su di lui, allacciandogli le braccia al collo da dietro.
William si fermò subito, girò appena il viso quanto bastava per vedere una folta chioma fiammeggiante.
-Sutcliffe, che stai facendo?- gli chiese col suo solito tono privo di sfumature.
-Ti abbraccio, Will. Non è ovvio?- chiese l’altro.
Il moro tentò di divincolarsi, cercando di slacciare le braccia di Grell da sé. La sua stretta, però, già abbastanza forte s’intensificò ancora. William sentì le labbra dell’altro baciargli il collo e, quindi, lasciargli un segno rosso sulla pelle nivea.
A quel punto, gli diede una gomitata in un fianco, riuscendo a liberarsi.
-Perché mi spingi sempre a dover usare la violenza?- detto ciò, s’incammino verso il bagno.
Grell rimase dov’era, guardando verso il basso.
-Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto.- sussurrò, rilassando le braccia lungo i fianchi.
William, seppur abbastanza lontano dal rosso, riuscì a sentirlo ed ebbe un’esitazione nella sua camminata.
Quando fu in bagno, mentre si confrontava con lo specchio, togliendo quella macchia di rossetto dal proprio collo, ripensò alle parole di Grell.
Non vi trovò un reale significato, catalogandola come uno sprazzo dell’eccessiva drammaticità del rosso.
Uscì, riandandolo a cercare. Era sparito nel nulla e scelse di chiedere spiegazioni all’unico che potesse saperne qualcosa.
-Knox, dov’è finito Sutcliffe?- chiese, giunto alla sua porta.
-E’ uscito in missione, Senpai.- rispose il sottoposto.
Lo ringraziò per l’informazione e tornò al proprio ufficio. Si sedette sulla sedia ergonomica che lo accoglieva dieci ore al giorno. Riprese in mano il mouse continuando il suo lavoro.
Ore più tardi una strana sensazione gli attanagliò lo stomaco. Si alzò d’improvviso, recuperando la propria falce e dirigendosi nel mondo umano.
Grell non era tornato, ma che non lo facesse per delle ore non era certo una novità. Eppure sentiva che era successo qualcosa.
Prima di precipitarsi a cercarlo si era fatto dire la sua probabile locazione così da facilitarsi nella ricerca.
Giunto nel punto indicatogli, fu un lago di sangue ad accoglierlo.
Avanzò, sporcandosi le scarpe del liquido ferroso.
Poi, nella penombra del vicolo, una figura riversa a terra catturò la sua attenzione. Gli si avvicinò. Appena capì di chi si trattava, lasciò cadere la propria falce e gli si inginocchiò accanto. Il rosso del sangue si mischiava con quello dei lunghi capelli e quello della giacca.
Allungò una mano, ritirandola poi per sfilarsi il guanto.
Sapeva che non ci sarebbe stato più nulla da fare: Grell aveva perso troppo sangue. Gli scostò i capelli dal viso, saggiandone la morbidezza con i polpastrelli per la prima volta. Lo trovò pieno di graffi, gli occhiali erano spezzati a metà e i vetri delle lenti si erano rotti, conficcandosi negli occhi e nelle guance dello shinigami scarlatto.
William gli sollevò la testa, gli tolse sia occhiali che vetri.
Gli occhi verdi, inanimati e spenti lo fissavano quasi a fargli rimpiangere di non averlo cercato prima.
Prese il suo corpo freddo e inanimato tra le braccia, sicuro di non essere visto. Lo strinse a sé e una lacrima gli sfuggì dall’angolo di un occhio.
-Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto- disse con voce mal ferma, riprendendo la stessa frase dettagli da Grell ore prima.
Gli baciò la fronte sporca anch’essa di sangue. Il liquido cremisi che fuoriusciva dal petto totalmente squarciato dello shinigami scarlatto gli sporcò la mano e i vestiti.
Si guardò intorno in cerca della falce dell’altro, la vide poco lontano ricoperta del sangue del suo stesso proprietario.
Riportò lo sguardo sul cadavere del proprio collega: le labbra erano leggermente dischiuse, quasi volessero ricevere un bacio.
Il moro pensò di accontentarle. Si avvicinò al viso esangue di Grell e lo baciò.
Quella sarebbe stata la prima e ultima volta.
Quelle parole, a quel punto, assunsero un reale significato, William si sentì attanagliato dal senso di colpa.
Avrebbe trovato e tolto dalla faccia della terra chi lo aveva privato della sua opportunità di osare, chi aveva ucciso Grell, chi gli aveva rubato il suo unico amore.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: Diamante Narcissa Uchiha