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Autore: Aout    08/07/2013    8 recensioni
Ehm, sì il tema è quello, ci siamo capiti.
Pepper e Tony, Tony e Pepper. Facile, no?
Tante diverse salse per tanti momenti diversi. Armature luccicanti, battute sarcastiche, retroscena succosi che non aspettano altro che essere letti.
Fatevi avanti e venite ad esplorare un po’ le gioie e i dolori dell'avere un fidanzato genio, miliardario, playboy, filantropo. Non è certo una cosa da tutti i giorni, no?
(Sono presenti anche one-shot Pre-Pepperony)
“Perché, ovviamente, se non fossero implicati ufficiali governativi infuriati, il gioco non sarebbe sufficientemente interessante, divertente. Non sarebbe sufficientemente alla Tony Stark.”
(Saltuariamente Fluff a palate, siete avvertiti)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nda. Capitolo ambientato a metà del primo Iron Man, quando Tony comincia a costruire la sua prima, vera armatura



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Come scoprì che era allergica alle fragole
(e se ne dimenticò un secondo dopo)

 
- Mi dispiace.
- Non deve scusarsi, Signor Stark, lei è il mio capo.
L’interpellato, colui-che-per-una-volta-aveva-cercato-di-fare-il-gentile-combinando-un-disastro, alzò lo sguardo verso di lei e la fissò con un’espressione perplessa.
Fantastico, un’altra battuta sarcastica. Adesso.
- E i capi non si scusano mai? Ha una visione piuttosto dittatoriale della leadership, Signorina Potts.
- Ehm… sì, io… - fece un sospiro – Senta, Signor Stark. – Sono stanca, ricoperta di olio per motori, con un più che evidente rush cutaneo in corso e un fortissimo mal di gola in arrivo. - Le dispiace se mi prendo il resto della serata libera? – Riuscirà a sopravvivere senza di me per qualche ora, vero?
- Oh, certo. Mi sembra… più che giusto. Arrivederci e… dorma bene. – rispose lui, per poi girarsi, oltrepassare la porta a vetri e sparire oltre il suo sguardo.
Si stava mordendo il labbro? Da quando Tony Stark si morde il labbro quando è nervoso?
Un attimo, perché Tony Stark dovrebbe essere nervoso?
Pepper scrollò la testa per schiarirsi le idee e decise saggiamente che, se avesse dovuto preoccuparsene, l’avrebbe fatto l’indomani mattina.
Pulita, profumata e preferibilmente con la pelle di un colore normale.
 

Qualche manciata di disastrosi minuti prima


La stanza era calda, piena fino al soffitto di materiali metallici e anche piuttosto puzzolente.
Cosa si è bruciato, qui?
- Signor Stark, Signor… Tony, sta bene?
Ammettiamolo, constatando che era stato disperso per tre mesi in mezzo a un deserto, in mano ad un gruppo di terroristi che avevano avuto quasi sicuramente l’intenzione di ucciderlo, era fuggito a bordo di un nessunoavevabencapitochecosa e viveva attualmente con una specie di neon azzurro nel petto, il dubbio era più che lecito.
- Qui, Pepper. Sono qui. – disse una voce remota, che giungeva da un indeterminato chissàdove di fronte a lei.
- Qui dietro alla montagna di fogli stropicciati oppure da qualche parte al di là di questi resti bruciacchiati di metallo? – chiese, arrischiandosi ad avvicinarsi ad un qualcosa che pareva assomigliare vagamente ad una mano in ferro, senza avere tuttavia il coraggio di toccarlo.
- Qui qui, Signorina Potts. – disse lui, alzando la voce - Già che c’è, mi passerebbe una chiave da otto?
Dopo un secondo di muta contemplazione del materiale ferroso che occupava gran parte del pavimento e un buon respiro profondo, Pepper si decise a muovere un passo. Scarpe nuove e lucide a parte, arrivò davanti al suo capo dopo aver saltato come un capriolo per appena due o tre volte.
Appoggiò la cartellina verde che aveva stupidamente portato con sé, come se Tony avesse tempo per cose come la sua azienda, su una pila poco stabile di altri aggeggi metallici indefinibili e si allungò verso una scatola di attrezzi.
- Tenga. – disse, passandogli con difficoltà (testardamente, non aveva ancora rinunciato a salvare la sua gonna beige) una chiave inglese con inciso il numero otto.
Tony si sporse appena, oltre alla specie di manichino dietro al quale era seduto, allungando un braccio. Pepper non riuscì nemmeno a vederlo in faccia.
- Grazie, Pepper.
Adesso che ci pensava, era davvero strano tutto quel…
Disastro, diciamo le cose come stanno.
Conosceva Tony da parecchio, in effetti, e, anche se non lo si poteva certo definire un maniaco dell’ordine, certamente mai si sarebbe aspettata da lui un tale… disastro, appunto. In fondo, ha pur sempre un maggiordomo computerizzato che in questa casa controlla qualsiasi cosa, compreso il tostapane e il tritarifiuti. Se glielo chiedesse, potrebbe mettere lui le cose a posto, immagino…
- Signorina Potts, qualche problema?
Pepper sbatté le palpebre e si girò sorpresa.
Mi sono seriamente imbambolata?
Tony la stava fissando, la testa piegata verso destra oltre il manichino, con un lieve sorriso sulle labbra. Fu un attimo, poi tornò al suo lavoro.
- No, ehm… - si schiarì la gola – Ho portato delle carte da farle firmare. Sa, per la cessazione degli ultimi contratti bellici, servono più che altro per il consiglio di amministrazione. Per convincerli che lei non… beh, non è…
- Che non sono in preda a un delirio psicotico da stress post-traumatico.
- Avrei detto “matto da legare”, ma forse la sua definizione è più appropriata. 
- Se lascia lì le scartoffie, penserò a loro più tardi. – rispose lui, con fare sbrigativo. Intanto, il rumore della chiave inglese che veniva sbattuta ritmicamente contro una superficie metallica si diffuse per la stanza.
Che sta combinando?
- In realtà, preferirei se ne occupasse subito. Dalla mia personale esperienza ritengo che si limiterebbe a ignorarle.
-Signor Stark, i progetti per la Mark Due sono appena stati completati. Ho già avviato la scannerizzazione comparata dei codici. - risuonò la voce, come al solito spaventosamente umana, di Jarvis.
- D’accordo, J. Vedi di rintracciare la formattazione necessaria.
- Certamente, Signor Stark.
Uhm, questa cosa mi piace sempre meno.
Pensò, guardandosi ancora un attimo intorno e rendendosi conto che forse Tony era impegnato in qualcosa di più serio di  una semplice riparazione di qualche sua macchina/moto/mezzo di trasporto costosissimo e anticonvenzionale.
- Ma non avevamo abbandonato l’industria delle armi? – chiese, senza pensare, dopo aver notato, appoggiato sul tavolo, quello che pareva più che evidentemente una sorta di piccolo missile.
Per un buon minuto, Tony non rispose.
- È esatto. – disse poi, alzandosi in piedi e dedicandosi a quella che... ok, è una dannatissima mano in ferro, non ci sono dubbi.
- Capisco... – eppure, quello davanti a lei, era un missile. Un missile!
- Signorina...
Non lo voglio sapere.
- Le lascio le carte, Signor Stark. La scongiuro, le firmi.
- Pepper...
Ho detto che non lo voglio sapere.
Insomma, l’ultima volta che era rimasta all’oscuro di quello che Tony Stark aveva in mente lui aveva solo... indetto una conferenza stampa in cui sconfessava completamente tutta la sua esistenza, abbandonando l’industria delle armi per dedicarsi a... lei  non ne aveva un’idea molto precisa.
- Arrivederci, Signor Stark.
Io odio non sapere.
Con la nettissima impressione che qualunque dannatissima cosa tutto quello preannunciasse non fosse niente di buono, con il profondo desiderio di un bagno caldo e un bel bicchiere di vino, Pepper si avviò a passo di marcia verso la porta.
A quel paese la gonna nuova.
Pensò, un secondo prima che il suo tacco si spezzasse, facendola scivolare rovinosamente su una goccia di... olio? Su una goccia di olio per motori e finire a gambe all’aria.
Ma scherziamo, queste cose non succedono solo nei film?
- Uh.
- Signorina Potts, tutto ok?
‘Na favola.
- Sì, tutto a posto. – rispose, mentre tentava di alzarsi con l’aiuto di Tony.
Una volta in piedi, non ebbe cuore di guardare lo stato del suo tailleur, tanto meno quello delle scarpe.
- Ehm... forse avrei dovuto avvertirla che qui si era rovesciato dell’olio. -  Istintivamente Pepper alzò la testa e lo fissò con sguardo scettico. Poi si ricordò che lui era, tipo, il suo capo e tentò di sorridere nel modo più convincente possibile. – Ero distratto.
- Non importa, non si preoccupi, può capitare. – disse mentre cercava di sistemare come meglio poteva la sua camicia. - Ora vado, se non le dispiace.
Alzò lo sguardo e si trovò Tony davanti, con in mano un pacchetto di merendine.
- Focaccina?
Sul momento non seppe cosa rispondere.
- In realtà sono crostate o similia, non so se ci sia veramente qualcosa di simile alla frutta, mischiato ai composti chimici industriali. Ma sono buone, giuro.
Veramente, lei provava a dire qualcosa ma, più che guardarlo stranita, riusciva a fare ben poco.
- Sa, lo zucchero agisce sul sistema nervoso centrale aumentando la liberazione di endorfine, queste sostanze agiscono come delle sottospecie di droghe provocando un naturale senso di euforia e appagamen...
Senza attendere oltre recuperò una crostatina, o qualunque altra cosa fossero quelle merendine, e se la ficcò in bocca. Il leggero soffocamento da ingozzamento si risolse in appena qualche minuto di colpi di tosse.
- Mmh... – mugugnò, in segno di apprezzamento, dopo aver ricominciato a respirare correttamente.
Perché lo sto assecondando?
A questo punto, Pepper si girò decisa verso la porta a vetri, niente l’avrebbe trattenuta oltre. Voleva solo un bel bagno rilassante (no, le endorfine non stavano facendo particolare effetto), era chiedere troppo?
- Signorina Potts?
Pareva di sì. Con grande autocontrollo, si girò.
E continuo ad assecondarlo, ammirevole.
- Solitamente lei non... il suo volto non è sempre ricoperto di puntini rossi, è esatto?
Oh porc...
 
Fragole, cosa potevano contenere quelle dannatissime crostatine se non delle fragole?
Odio la società moderna e la sua mania di infilare le fragole da tutte le parti.
E adesso se ne stava lì, nella vasca, aspettando che il rush cutaneo facesse il suo corso, sorseggiando un bicchiere di vino dolce.
Finito il bagno, dopo all’incirca due ore e mezza di ozio assoluto, Pepper uscì dalla vasca, indossò un grosso pigiama comodo, mostruoso ma comodo, e si stravaccò, il verbo era quello, sul divano, pronta a guardare un programma qualunque alla televisione.
Quante stagione di Beautiful mi sono persa negli ultimi tempi?
Poi, qualcuno suonò alla porta.
A Pepper veniva da piangere. O da ridere. Comunque fosse, dopo aver preso un bel respiro profondo, si alzò e si avviò all’ingresso.
Aperta la porta si trovò davanti... nessuno.
Quando abbassò lo sguardo, represso l’istinto omicida, notò che sullo zerbino c’era una scatola. Perplessa, si abbassò e la prese in mano.
Una scatola di cioccolatini. Il bigliettino, attaccato al coperchio con un pezzo di scotch, recitava una cosa del tipo:
“Mi dispiace. Jarvis mi ha suggerito che in molte culture è in uso farsi perdonare facendo un dono. Visto che l’ho programmato io, direi che l’idea, in un certo senso, viene da me. Mi rendo conto che è un po’ misero come regalo, ma non mi veniva nient’altro in mente. Avevo pensato di regalarle un elicottero, ma secondo Jarvis non era una buona idea.”
Pepper rimase immobile. Dopo un certo periodo di tempo, rientrò in casa sorridendo, si risedette sul divano e, aperta la scatola, morse un cioccolatino.
Sì, era alla fragola.
 
 
 
Note: Allora... diciamo che comincio subito implorando le vostre scuse, perché ho postato il primo capitolo e poi più niente per mesi. Mi dispiace davvero molto, soprattutto per chi è stato così magnanimo da mettere la storia tra le preferite/ricordate/seguite, ma la vita è stata frenetica negli ultimi tempi e trovare anche solo uno spaziettino per scrivere mi era davvero difficile. Ora che è estate, farò di meglio, parola di lupetto! (Sì, insomma, avete capito :D)
Detto ciò, giusto per dire qualcosina riguardo al capitolo... beh, condividendo la sfortunata allergia di Pepper (che ci viene svelata in... Iron Man 2, giusto?) non potevo assolutamente esimermi da scrivere qualcosa del genere :)
Spero vi sia piaciuto e non abbiate trovato la one-shot noiosa.
A presto,
Aout :)

  
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