Ridicola.
Il
sangue ormai aveva cominciato a seccare sulla sua pelle, striando le
sue membra come il manto di una tigre.
La
pozza ai suoi piedi si era presto diramata lungo le sottili fessure tra
le varie piastrelle del pavimento, facendole risaltare ancora di
più nel loro candore asettico.
Un
luogo troppo pulito che cozzava irrimediabilmente con la lordura delle
colpe che lì venivano punite e purgate.
La
sua, forse, era la peggiore di tutte.
Un
sorriso amaro si distese sulle sue labbra scure e tumefatte, spezzate
da linee vermiglie.
Quanto
si sentiva ridicola. Appesa per le braccia a quella parete da catene di
metallo, impossibilitata a muoversi, troppo stanca anche per respirare;
ma del resto le svariate costole che le erano state spezzate premevano,
pericolosamente sui polmoni e quella posizione non la aiutava a evitare
il pericolo che le ossa rotte glieli bucassero.
Eppure,
sarebbe stato positivo, certamente. Avrebbe terminato un'esistenza
all'insegna della vergogna, e per la prima volta nella sua vita, la sua
famiglia le sarebbe stata grata di qualcosa.
Il
sorriso amaro continuò ad allargarsi. Si era ridotta proprio
male. E per cosa? Per qualcosa che nella lingua saiyan neanche aveva un
nome, per definirla si doveva ricorrere ad un termine coniato in altri
pianeti lontani e che forse non esistevano nemmeno più,
travolti dalla furia del suo popolo che non sapeva niente di quella
parola tanto insulsa e fastidiosa, eppure tanto letale e venefica.
Amore.
Un
lungo brivido di ribrezzo scosse la sua schiena.
Come
si era ridotta in quello stato?
Ma
si consolò presto: no, non solo per quello. Esso era venuto
dopo.
Su
Vegeta-sei il primo sole era sorto già da diverse ore e le
attività stavano cominciando a riprendere con la consueta
scaletta quotidiana. Colazioni smodate e allenamenti mattutini per la
razza dominante, un'altra giornata di sopravvivenza per l'infinita
schiera di servi, schiavi, puttane e deboli che sperava di arrivare al
mattino successivo. Cosa poi ci trovassero nelle loro inutili vite da
volerle allungare così disperatamente, i saiyan proprio non
lo capivano.
Il
cielo aveva cominciato presto a striarsi delle lunghe code luminose
delle navicelle che partivano alla conquista di pianeti lontani o che
tornavano dalle missioni.
Bardack
e la sua squadra proprio in quel momento si stavano accingendo a salire
sulle proprie navicelle per aggiungersi a tutte le altre in cielo e
sparire velocemente alla volta della loro meta.
-Pianeta
Kutz, livello medio di combattimento 1300, alieni del genere rettile.-
informò Panbukin riportando le notizie che gli erano state
inviate sul rilevatore.
-Umh...
Niente male, forse sta volta riusciremo a divertirci.-
commentò Toma a cui ancora non era andato giù il
flop del pianeta Baleh.
-Divertirci?
Con solo 1300? Certo che ti accontenti di poco!- lo sfotté
Seripa con un ghigno beffardo.
-Ma
sta' zitta e ritieniti fortunata che ti paro il culo invece di fare
l'arrogante!- la riprese acidamente il giovane punto sul vivo.
-Tsk,
ti piacerebbe che fossi così debole!- lo attaccò
ancora la ragazza che di certo i piedi in testa da quell'idiota del
compagno di squadra non se li faceva mettere.
Toma
stava già per ribattere quando Panbukin lo bloccò
prontamente stanco di sentirli litigare già di prima mattina.
-Tacete,
tutti e due. O vi lasciamo a terra.-
-Tsk,
Bardack è il nostro capitano e solo lui può dirci
una cosa del genere!- lo punzecchiò allora Seripa.
-Bardack
è d'accordo con me; non è vero, amico?-
affermò con sicurezza il più vecchio del gruppo
cercando una conferma che non giunse mai.
I
tre si voltarono dove pochi minuti prima avevano scorto il compagno.
Lui
non c'era più.
-Per
tutte le stelle del cielo e i due soli di Vegeta, Nappa! Che diavolo le
è successo?- esclamarono le guardie stupefatte.
La
navicella del gigante era atterrata pochi istanti prima e senza nemmeno
aspettare che il portellone si aprisse completamente, il giovane uomo
era uscito di tutta fretta con un balzo potente, tenendo tra le braccia
il corpo inerte di una Taanipu innaturalmente bianca come il marmo.
Il
saiyan non si curò nemmeno di rivolgergli uno sguardo, ma
rapido e risoluto spiccò il volo verso la struttura che
conteneva le infermerie d'emergenza dove era certo di trovare delle
vasche di rianimazione libere e pronte all'uso.
I
due saiyan rimasero a fissare l'imponente figura allontanarsi, curiosi
di capire cosa fosse successo a una delle donne più belle
dell'intero pianeta. Un vero spreco se fosse morta.
-Sapete
cosa è successo?- chiese una voce profonda alle loro spalle.
I
due si voltarono verso il giovane Bardack che li fissava duro e con le
braccia conserte, impaziente di una risposta.
Si
limitarono a fare spallucce.
-Io
so che erano in missione su un pianeta a sud, ma per il resto non so
cosa dirti. Sono prime classi e ricevono ordini direttamente
dall'alto.- disse alla fine quello che pareva il più sveglio.
Per
Bardack fu sufficiente. Senza aggiungere altro si sollevò in
volo nella stessa direzione del gigante.
Erano
passate sei settimane dalla prima e ultima volta in cui aveva visto la
fastidiosa ragazzina e per le due settimane successive aveva dovuto
lottare contro il suo odore che ancora gli pregnava le narici.
Non
aveva ragione di cercarla o desiderio di rivederla, ma la scena che si
era presentata ai suoi occhi era stata troppo particolare
perché non attirasse la sua attenzione.
Sapeva
perfettamente che, se scoperto, sarebbe stato punito duramente per aver
lasciato in tredici la missione, ma allo stesso tempo aveva piena
fiducia sul silenzio dei compagni.
Ora
non restava che passare inosservato per le zone riservate alle
élite e alle prime classi che mal sopportavano mischiarsi
con gli ordini subalterni.
Per
molti tratti si limitò a camminare raso muro, in altri casi
riuscì anche a correre, fino ad arrivare ai laboratori che
contenevano le vasche.
Bene
attento a non rilevare la sua presenza, si nascose in un angolo in
ombra da cui poteva osservare perfettamente la scena.
Alla
vista del suo corpo svestito della tuta lacera, un lungo brivido scosse
le sue larghe spalle. Durante la loro convivenza forzata aveva notato
la bellezza che ne traspariva, ed ora ne aveva la conferma.
L'unica
cosa che non stava apprezzando in quella visione era la vicinanza del
colosso che, come il giovane, stava osservando in silenzio ammirato le
forme sensuali della donna.
La
vista delle sue mani su quel corpo che lui era stato così
vicino dall'ottenere, gli faceva montare il sangue alla testa.
-Cosa
è successo, Nappa?- chiese con garbo il medico digitando
alcuni comandi sugli screen della macchina.
-Sempre
la solita storia. Nemici troppo più forti di noi e lei che
doveva fare da vedetta ha dovuto prendere parte allo scontro. Io e il
gruppo abbiamo avuto serie difficoltà a tenere a bada quei
bastardi; lei ci stava rimettendo la vita.- spiegò in un
soffio il saiyan non staccando gli occhi dalla compagna immersa nel
liquido azzurro.
Un
sorriso beffardo non poté che stirarsi sulle labbra del
ragazzo. Quella mocciosa non si smentiva mai: voleva fare sempre cose
più grandi di lei.
Il
dialogo tra i due fu bruscamente interrotto dall'entrata di una saiyan
dai lunghi capelli corvini legati in una coda alta e gli occhi che
ardevano di sfida e scherno.
-Come
sta la nostra cara eroina?- berciò spalancando la porta con
violenza.
La
sua figura era ricoperta dalla testa ai piedi di sangue.
-Vivrà.-
si limitò a rispondere il medico.
Gli
occhi della ragazza divennero due fessure. -Non avevo dubbi in
proposito.- dischiarò fermamente.
-Andiamo
a fare rapporto, Nappa.- aggiunse, facendo un breve cenno al compagno
che annuì e la seguì scuro in volto.
Poco
dopo li seguì anche il medico, lasciando riposare la giovane.
Rapido
e silenzioso, Bardack fu dinanzi la vasca e rimase a guardarla a lungo
finché non riuscì a fare a meno di dire: -Noi due
ci rivedremo presto.-
Detto
questo tornò da dove era venuto.
Il
familiare sbuffo di vapore diede segno che la cura era
terminata.
Piano
piano il coperchio della macchina cominciò a sollevarsi
lentamente permettendo alla giovane di sollevarsi finalmente
rinvigorita.
Alzando
lo sguardo, incrociò l'espressione soddisfatta e rasserenata
di Nappa, che senza una minima increspatura osservava attentamente
quelle forme armoniose delinearsi tra le volute del vapore.
Taanipu
fece finta di non accorgersene e con naturalezza si sporse per prendere
un telo bianco poggiato poco distante.
Sapeva
che Nappa la desiderava da molto tempo.
-Ti
sei ripresa?- chiese con voce dura, quasi con sforzo.
La
ragazza annuì leggermente cominciando a vestirsi in fretta.
-Mio
padre cosa ha detto?- mormorò cercando di celare
l'apprensione.
-Io
e Ros abbiamo provato a tenerlo nascosto. Fino ad ora ci siamo
riusciti.- rispose il colosso poggiandole un mano sulla
spalla.
Taanipu
abbozzò un sorriso grato causando al compagno un forte
imbarazzo.
Il
giovane non riusciva a resistere a quelle manifestazioni d'affetto
così disarmanti da parte della ragazza.
Scosse
la testa per celare quei piacevoli brividi, affrettandosi a
cambiare argomento:-Su, andiamo a prendere qualcosa da mettere sotto i
denti. Ros ci aspetta alla taverna.-
Taanipu
annuì e lo seguì fuori i laboratori.
-Bardack,
ma ti sei bevuto il cervello o cosa?- trillò acida la voce
squillante di Seripa attraverso lo scouter.
"Probabilmente
sì." pensò annoiato il giovane ma i toni della
sua risposta furono decisamente diversi: -Farti i cazzi tuoi mai, vero?
Avete avuto problemi per caso?-
-Tsk,
certo che no.-
-Allora
non rompere.-
La
voce della ragazza tremò impercettibilmente. -Come lo
spiegherai al quartier generale? Tork non è un tipo molto
ragionevole.-
Bardack
sogghignò. -Non c'è alcun problema, lo sai che mi
scopo sua sorella. Ci penserà lei a metterci una buona
parola.-
-Tu
sei tutto matto!-
Bardack
non riuscì a trattenere una risata ma prima di poter
pronunciare la salace e opportuna risposta, l'entrata improvvisa di
Taanipu e del suo colossale accompagnatore, gli seccò la
lingua.
I
due si sedettero ad un tavolo poco distante dal suo, che per tutto il
tempo era stato occupato da una ragazzina che non doveva avere
più di diciassette anni, piuttosto smilza e dai muscoli
scattanti.
Il
giovane sogghignò e si affrettò a concludere la
conversazione. -Shò, ci si vede in giro. E di' a Toma di
star buono a riposare!-
-Lo
farò, shò.-
Il
collegamento fu interrotto e Bardack tornò a concentrarsi
sul suo nuovo obiettivo.
Doveva
trovare il modo per poterla provocare di nuovo, solo così
avrebbe avuto la possibilità di riavere una qualsiasi forma
di contatto.
Non
capiva bene le ragioni che lo spingevano a ricercare quella giovane
donna. Era come un cavillo, un vezzo, una piccola sfida insignificante
ma allo stesso tempo allettante, a cui non riusciva a rinunciare.
Inutile
fare giri di parole, voleva riaverla sotto le gambe, possibilmente nuda
e bagnata, sta volta.
L'occasione
propizia si presentò solo dopo molto tempo, alla fine dei
rispettivi spuntini.
Dei
tre giovani, fu proprio lei ad alzarsi per andare a pagare il conto e
lui non poté fare a meno di cogliere la palla al
balzo.
I
loro occhi di tenebra s'incrociarono dinanzi alla cassa. Un silenzio
greve d'imbarazzo e l'oste incuriosito si frappose tra i due
contendenti.
La
giovane parve molto stupita e questo non poté che dare una
scarica di piacere al bel saltimbanco.
-Vedo
che ti sei rimessa. Complimenti. Sono convinto che con un'altra decina
di missioni che ti lasciano in quelle condizioni riuscirai ad
avvicinarti al livello medio di una ragazzina.- esordì.
Il
livore che si impossessò del viso di lei fu impagabile, ma
Bardack ancora non conosceva veramente la sua avversaria e il suo grado
di sopportazione piuttosto elevato per la razza a cui apparteneva.
-Cioè
il tuo, immagino.- sorrise acida.
Bardack
si scurì in volto, ancor più, dopo aver sentito
la risata di sostegno dell'oste alla mocciosa.
-Ti
piacerebbe.- fu la risposta non molto acuta.
L'espressione
di Taanipu tornò seria.
-Tu
come diavolo fai a sapere della missione?- chiese inquisitoria.
-Ti
ho vista mentre il tuo uomo ti portava via dalla pista di atterraggio.-
sottolineò venefico. Voleva capire in che relazione erano.
La
giovane arrossì e uno scintillio di collera
attraversò i suoi occhi.
-Io
e Nappa siamo compagni di squadra.-
"Meglio
così." Esultò, allora, quello
mentalmente.
-E
comunque non sono affari tuoi quel che faccio in missione, chiaro?-
aggiunse con veemenza.
Bardack
sbuffò. -Tsk, guarda che non mi importa un bel nulla di
quello che fai; semplicemente mi sono accorto che non risulti
un'incapace solo con me!-
Colpita
e affondata. "Non resisterà a lungo!" gongolò
soddisfatto.
Infatti
lei illividì pericolosamente e il suo sguardo prometteva una
violenta vendetta che Bardack non vedeva l'ora di provare.
-Come
osi? Tu non sai nulla e blateri inutilmente. Chiudi il becco inutile
terza classe o ne pagherai le conseguenze.- sibilò in un
ringhio a stento trattenuto.
Bardack
avanzò di un passo e adesso la sua imponente figura
ombreggiava il viso di lei, contratto dalla stizza.
Si
chinò sul suo volto, i nasi quasi si sfioravano, i respiri
divenivano uno solo.
Taanipu,
l'oste e i compagni che avevano osservato divertiti la scena (Nappa un
po' meno divertito, a dire il vero) trattennero il fiato per alcuni
interminabili istanti di attesa.
-Oh,
sarà un piacere!- dichiarò alla fine con un
ghigno sornione. -Fammi vedere di cosa sei capace!-
Finalmente
la goccia che fece traboccare il vaso.
La
missione, in effetti, aveva avuto una sua utilità.
Il
solo incrementare dell'aura bastò a destabilizzare il
ragazzo, gettandolo contro la parete più vicina e lasciando
un bel ricordo nell'intonaco screziato.
Bardack
proruppe in una risata divertita. -Bene, così mi piaci,
donna!- esclamò ma non ebbe il tempo di riprendere fiato,
che Taanipu si era lanciata in una raffica di colpi contro il suo
ventre che non era riuscito a proteggere per tempo.
Bardack
avrebbe pagato il salario di un anno per poter dichiarare che la
mocciosa gli stava facendo solo il solletico, ma purtroppo per lui, non
era così.
Per
quanto l'intensità dei singoli pugni non era molto elevata,
l'insieme non lo lasciava indifferente, anzi, gli provocava un notevole
dolore.
Con
una finta, tuttavia, riuscì a scansarla quanto bastava per
sfuggire dal suo raggio d'azione.
-Ehi,
voi due! Vedete di darvele fuori dalla mia taverna o chiamo il quartier
generale!- li minacciò l'oste furioso.
Non
che temessero la sua rabbia ma, dopo un scambio di sguardi complici,
decisero di assecondarlo. Fuori avrebbero combattuto più
comodamente.
Al
primo spazio sgombro da occhi indiscreti e inutili ostacoli, si
fermarono.
-Devo
ammetterlo, tornare in fin di vita dalla missione ti ha fatto proprio
bene; sono certo che comunque alla fine del nostro incontro mi sarai
grata del trattamento. Il tuo livello s'innalzerà senz'altro
dopo un'altra seduta nella vasca di rianimazione.-
Taanipu
non disse nulla. Il pugno sfiorò di poco lo zigomo della
cicatrice.
A
quel punto, fu il turno di Bardack di ricambiare la cortesia e,
astutamente, la ragazza puntò tutto sull'evitare quei colpi
troppo pesanti per i suoi muscoli non molto sviluppati.
Sopportare
l'urto prolungato di quei pugni e, peggio ancora, dei suoi calci,
avrebbe dimezzato la sua resistenza. Se voleva vincere doveva puntare
tutto sulla strategia. Sviarlo, confonderlo, sorprenderlo, trovarlo
impreparato. Impresa ardua, ma era l'unica via.
Come
aveva previsto, controbattere quei colpi era dura e,
più di una volta, si ritrovò ad ascoltare
l'inquietante scricchiolio delle proprie ossa.
Tuttavia,
anche lei cominciava ad avere qualche soddisfazione: lui aveva iniziato
a intuire la sua strategia e questo naturalmente lo stava infastidendo.
Un ottima cosa se si fosse lasciato andare alla rabbia.
Le
raffiche di colpi erano incessanti da entrambe le parti. Calci, pugni,
gomitate volavano a destra e a manca, veloci e inarrestabili. Solo un
occhio ben allenato avrebbe potuto seguire quell'andamento frenetico e
rapsodico.
Movimenti
sempre più incessanti e il tempo passava sempre
più.
Ormai
entrambi i soli erano sul tracciato del loro millenario tramonto.
-Sei
già stanca?- la sfotté Bardack tentando di celare
un fiatone estremamente imbarazzante.
-Non
quanto te!- rispose prontamente l'altra pur essendo consapevole della
grossa menzogna.
Il
ragazzo sogghignò. Avrebbe concluso in fretta
quell'incontro, non aveva più ragione di continuarlo, visto
che un'altra strategia molto più interessante aveva
cominciato a farsi avanti nella sua mente.
Si
premurò di dar fondo a tutte le sue energie e
abilità per regalarle la più amara delle
sconfitte.
Lei
si difese bene, dovette riconoscerlo, ma obiettivamente non aveva
alcuna possibilità contro la sua forza.
La
colpì forte allo stomaco, gustando la contrazione dei suoi
muscoli e il rumore delle costole che si incrinavano.
Taanipu
non poté fare a meno di piegarsi sul ventre, lasciandosi
scivolare sulle ginocchia, sconfitta.
Bardack
la osservò a lungo, vedendola combattere contro il dolore
per celarlo al suo sguardo attento.
Il
piano era ben delineato in testa, tuttavia non riusciva ad allontanarsi
e lasciarla lì in preda alla rabbia e alla
frustrazione.
In
realtà stava cominciando a provare un sentimento sconosciuto
in tutto il mondo saiyan. Il senso di colpa.
La
mente corse ad una constatazione che aveva fatto già durante
il loro primo incontro. Quella donna non era fatta per essere picchiata
e imbruttita con ferite ed ematomi, ma per stare tra le braccia di un
uomo, nell'abbraccio più intimo che gli dèi
avessero concesso agli uomini.
Quel
pensiero lo confortò. Se tutto fosse andato come sperava,
forse quel desiderio non avrebbe atteso così a lungo.
Scoppiò
in una sonora risata, volta a sottolineare ancora di più
l'umiliazione della ragazza.
Ella,
infatti, lo fissò con rabbia e furia.
Avrebbe
presto pagato per quell'affronto.
Lo
vide allontanarsi rapidamente e lasciarla sola in mezzo al
deserto.
-Maledetto
bastardo!- soffiò tra i denti, serrati attorno ad un lembo
della benda, nel patetico tentativo di stringere la fasciatura.
Dopo
la sconfitta umiliante del pomeriggio e il vile abbandono, a capo chino
e tentando di dare il meno nell'occhio, tra le vie della capitale, era
tornata negli appartamenti che erano stati riservati alla sua famiglia
nei quartieri di rappresentanza.
Non
aveva avuto il coraggio di ritornare alle infermerie che aveva lasciato
solo qualche ora prima; adesso si ritrovava sola al buio e sul letto
della sua stanza, come un animale ferito, a litigare con bende e
cerotti, nel vano tentativo di recuperare un po' di dignità,
prima di essere richiamata dal padre per la cena.
Un
sonoro sbuffo e un gemito strozzato risuonarono nel silenzio.
Le
sue condizioni si stavano rivelando peggiori di quanto avesse
immaginato in un primo momento: il braccio che stava fasciando era
rotto in più punti e stessa sorte era toccata alle costole
incrinate e alle caviglie gonfie e lesionate. Non voleva neanche
azzardarsi a guardare i vari graffi ed ematomi superficiali.
Ma
il dolore più grande era sapere che la fetida terza classe
non aveva di quei problemi; aveva visto più volte il dolore
impossessarsi dei suoi lineamenti, ma purtroppo per attimi troppo brevi
per essere considerati significativi.
Dopo
un po' sentì bussare alla porta con vigore: dal tocco
sgraziato si sarebbe detto di certo uno dei tirapiedi del padre.
-Sì,
sto arrivando.- rispose prontamente, alzandosi e afferrando un veste
lunga, scelta appositamente per coprire la maggior parte del corpo,
soprattutto gambe e braccia.
Il
viso per fortuna era illeso.
La
sala rifletteva lo stesso gelo dello sguardo del padrone di
casa.
Colori
freddi e asettici regnavano sulle pareti e un enorme tavolo di metallo
nero prepotente e verace come il proprietario svettava al centro.
Era
arrivata giusto in tempo, prima dell'entrata di suo padre e del
principe che, quella sera, sarebbe stato loro ospite. Per la gioia
delle sue due sorelle maggiori che se lo disputavano.
La
casa di Koi infatti era stata ritenuta la più adatta per
dare la degna consorte all'erede del sovrano, quella che con
più probabilità avrebbe generato il figlio
più forte.
Taanipu
era l'ultima di sette fratelli, tre femmine e quattro maschi, e cosa
peggiore di tutti era quella dal livello combattivo più
basso in tutta la storia della sua onorata famiglia. Un'onta che suo
padre mal sopportava.
Non
tanto per la sua effettiva valenza sul campo di battaglia, ma quanto
più per l'impossibilità di darla, come giumenta
da monta, a qualche pezzo grosso utile alla sua politica.
Ovviamente
il principe era al di fuori di ogni sua più rosea
aspettativa, per lui erano state attivate le sorelle che per
l'occasione si erano abbigliate con gli abiti più
trasparenti e succinti che avessero in armadio.
"Come
se Vegeta non fosse abituato a certe sciocchezze." Si disse mentalmente
afferrando il cucchiaio per cominciare a sorbire la zuppa che aveva nel
piatto, dopo il brindisi cerimoniale tra il padre e il principe.
La
conversazione, dopo le prime facezie di rito, si spostò
immediatamente sulla nuova situazione politica, le oscure nubi
all'orizzonte smosse da quel certo Freezer.
-Non
è da sottovalutare. Tuo padre non deve prendere decisioni
avventate. Quell'alieno ha apparenze tutt'altro che temibili ma i suoi
occhi e l'assoluta fedeltà dei suoi uomini fanno supporre
che ci sia di più oltre quelle labbra schifosamente
femminili.- fu l'acuta analisi del generale, forte di una vita passata
a combattere, e non solo sul campo di battaglia.
Per
la prima volta nella sua vita Taanipu vedeva il principe interdetto. La
sua perenne boria incrollabile e la sua baldanza parevano incrinate.
-É
proprio questo il problema, generale. Non lo conosciamo e questo ci
impedisce di prendere le decisioni più giuste.- rispose
mesto.
-Non
possiamo certo inventarci le informazioni. Io ho già messo
in moto le mie spie e sono certo che presto mi daranno importanti
notizie a riguardo. In ogni caso, principe, tu avrai la
possibilità di imparare dagli errori di tuo padre.-
Vegeta
ghignò e la solita sfrontatezza ritornò a
illuminare i suoi occhi acuti.
-Generale,
forse sei il solo uomo che può parlare così del
re!-
-Oh,
no. Non ho detto nulla di sovversivo, principe. È lo stesso
consiglio che diedi a tuo padre a suo tempo. Lui può dartene
conferma.-
Vegeta
annuì e, notando lo sguardo attento di Taanipu nei suoi
confronti, le rivolse un breve sorriso.
Un
piccolo omaggio alla sua bellezza.
Dopo
cena e dopo che il principe se ne fu andato, suo padre la
bloccò, afferrandola per un braccio.
-Ho
visto il sorriso del principe, figlia. Quante volte ti ho detto che non
puoi puntare tanto in alto. Tu sei buona solo a farti massacrare sul
campo di battaglia! Sopravvaluti i tuoi amichetti e sottovaluti me.
Credi non avrei scoperto la sciocchezza che hai fatto su quel pianeta?-
l'attaccò furente.
-Ho
cercato di aiutare il gruppo. Anche la carne da macello può
avere una sua utilità. E non stavo puntando proprio a
niente!- si autodifese con voce debole, un ulteriore schiaffo al suo
orgoglio.
-È
questo il punto, Taanipu. Tu sei un gradino più alto della
carne da macello. Per quanto debole, sei mia figlia e non posso
dimostrare il contrario. Il tuo unico dovere é essermi utile
e l'unico modo che hai per farlo è mantenerti vergine. La
tua bellezza ti salva e ti permette di essere desiderata. L'idea che un
tale fiore possa appartenere ad una sola persona, fa gola a molti e
potrei sfruttarlo per trovarti un partito più alto di quel
che realmente meriti. Sono stato chiaro?-
Taanipu
annuì con rabbia, tenendo gli occhi bassi. Aveva smesso di
guardarlo già da tempo; da quando le sue parole le erano
divenute insopportabili.
Quando
la morsa al braccio si dissolse, ella tornò a respirare,
avida d'aria fresca. Da quando le prime macchie rosse avevano macchiato
il lenzuolo candido per la prima volta, suo padre rivangava quelle
parole, senza tregua.
Non
ne poteva più e visto che sembrava così semplice
distruggere in suoi piani, si sarebbe presa una piccola soddisfazione
"innocente". Tanto il suo destino era già scritto.
-Ci
avrei scommesso lo stipendio di un anno, donna!- la sfotté
Bardack -Sapevo saresti venuta! Ti sei rimessa del tutto? Lo spero,
perché non vorrei sconfiggerti ancora più
facilmente di quanto abbia già fatto oggi.-
Taanipu
non rispose. Si limitò a fargli un cenno con la mano,
indicandogli di raggiungerla fuori.
Si
umettò le labbra voglioso, quasi stesse per assaggiare un
piatto prelibato. E nell'ottica delle metafore culinarie, la figlia del
generale Koi, in effetti, lo era.
Cibo,
sesso e lotta. I piaceri massimi a cui i saiyan aspiravano e se una
femmina era capace di ispirarli tutti e tre, era la femmina adatta con
cui farci dei figli. Ecco l'unica etica che i saiyan onoravano.
Lo
scontro cominciò da subito violentissimo, prediligendo lo
scambio di calci e pugni più che quello delle onde
energetiche: del resto si trovavano sul terrazzo di una palazzo nel
mezzo di un quartiere sovrabitato.
"Questa
femmina vuole rompersi subito l'osso del collo!" non poté
fare a meno di pensare Bardack, notando come non le importasse ricevere
e attutire con i suoi muscoli insufficienti colpi forti il triplo dei
suoi.
A
Bardack stava parendo addirittura ingiusto, per certi versi.
-Però
devo dire che ci stai dando dentro più del solito. Ma farsi
trascinare dalla rabbia spesso è controproducente. Sul
momento dà più energia ai tuoi colpi ma dimezza
la tua resistenza e manda a puttane qualsiasi strategia. Potrei
fermarmi e lasciar fare tutto a te per poi darti il colpo di grazia!-
-Non
sono qui per una paternale. Sta' zitto e battiti.- berciò
invece quella, incurante delle fitte supplici che le costellavano il
corpo.
Bardack,
parando una fitta serie di colpi, si mordicchiò il labbro
infastidito.
Quella
mocciosa gli stava regalando la vittoria e non lo capiva. Tanto vale
cogliere al più presto i frutti di quella furia.
Evitò
abilmente gli ultimi due colpi, in modo tale da poterle afferrare i
polsi e bloccarla definitivamente.
Subito
dopo la scaraventò a terra e senza lasciarle il tempo di
riprendersi dallo stordimento, le fu addosso, inchiodandole le braccia
al suolo.
La
resistenza era debole. Era stremata. Il suo corpo non aveva
più nemmeno una goccia di energia e per il giovane era
vergognosamente facile tenerla buona.
-Lasciami
immediatamente!- sibilava la giovane furiosa, scuotendo la testa e
muovendo le gambe quel poco che il corpo possente del giovane le
permetteva.
-Se
volessi essere lasciata veramente, non saresti venuta, donna!-
ribatté quello sprezzante, fiatandole dritto sulle labbra.
-Ma
che dici, animale?! Io sono venuta per fartela pagare!-
-Non
sapevo ti facessi pagare!- la sfotté, approfittando
dell'ambiguità delle sue parole.
Taanipu
illividì di collera. Anche se era buio, Bardack vide
chiaramente la furia impossessarsi dei suoi bei lineamenti, rendendola
ancora più splendida, se possibile.
-Maledetto
bastardo, come osi?!- strillò la ragazza sentendo montare
lacrime di rabbia.
L'espressione
di Bardack, infine, mutò. Il sorriso strafottente e beffardo
si rilassò e il suo volto si adombrò, ammantando
i suoi occhi neri di un velo di mistero. Il suo sguardo divenne
talmente fondo e intenso, che sostenerlo era quasi impossibile. Un peso
enorme gravava su quegli occhi che avevano visto solo morte e
distruzione e la vita era diventata un semplice rimandare la fine al
giorno dopo.
Fu
un'attimo. Quegli occhi avevano ipnotizzato la ragazza che quasi non si
accorse del movimento repentino.
Il
ragazzo fu sulle sue labbra in meno di un battito di ciglia e quel
contatto mozzò il fiato ad entrambi. Una scarica di
adrenalina li scosse nell'intimo, fulminandoli.
Un
contatto agognato, temuto. Disprezzato, desiderato.
Rimasero
inerti, per pochi attimi o per per secoli, non avrebbero saputo dirlo.
Il
respiro era divenuto uno solo, i nasi si sfioravano teneri e le labbra,
presto iniziarono a unirsi e staccarsi sempre più
rapide e voraci.
A
nulla era servita la resistenza di Taanipu. Quando Bardack aveva
cominciato a desiderare un contatto più profondo, non aveva
potuto fare a meno di cedere, accogliendo tutto il calore e il
desiderio di quelle labbra sottili e fameliche.
Fu
un bacio intenso, pretenzioso, passionale, violento.
Taanipu
si sentiva completamente alla sua mercé, ma il senso di
fastidio che doveva per natura provare era invece sostituito da una
profonda soddisfazione.
Bardack,
al contrario, non riusciva a pensare a un bel nulla. Gustava quelle
labbra come un frutto succoso e maturo, il più dolce e
vellutato dei frutti.
Erano
carnose e turgide, parevano fossero state create dagli dei per i suoi
morsi e i suoi baci.
Taanipu
era stordita, confusa. Sapeva che c'era qualcosa che non andava, non
dovevano andare così le cose; eppure qualcosa le diceva che
non era mai stata nel posto giusto come in quel momento.
Talmente
confusa da non notare di non essere più a terra ma tra le
forti braccia del giovane che senza spostare il viso dal suo, la
condusse nel buio della piccola stanza che aveva dentro lo stabilimento.
Un
letto mezzo sfondato accolse i due corpi con uno scricchiolio poco
rassicurante.
Il
buio regnava sovrano e con la vista ottenebrata, Taanipu non riusciva a
prendere le redini della situazione. Era prigioniera del suo tocco, che
correva sul suo corpo, desideroso e insistente.
-Bardack...-
provò a richiamare la sua attenzione, che nel mentre si era
spostata al suo ventre, dopo aver sollevato la sua maglia.
-Bardack,
non dovremmo...- riprovò debolmente, mentre una fitta
bollente al bassoventre le provocava un inopportuno brivido di piacere.
-Dillo
ancora...- mormorò il giovane rauco, ritornando alle sue
labbra.
-Cosa?-
chiese lei perplessa.
-Il
mio nome.- rispose seccamente, afferrandola alla vita con un braccio e
cominciando con l'altra mano a spogliarla di quegli insopportabili
abiti.
Taanipu
represse a stento un urlo frustrato. Sapeva di non potergli permettere
ciò che desiderava, ma quando anche lui cominciò
a togliersi la maglia, ogni sua certezza vacillò e la
possibilità di ricambiare quella passione si faceva sempre
più concreta.
La
sua bocca era insaziabile, il suo tocco voluttuoso e inarrestabile.
Le
sue carezze percorrevano le sue forme quasi rimodellandole, come se
solo in quel momento, dopo il passaggio delle sue mani, ella poteva
prendere consapevolezza del proprio corpo.
I
suoi baci lasciavano scie incandescenti; catene che la legavano a lui,
ancora bollenti del bacio del fuoco che le aveva forgiate.
La
decisione si era imposta sopra ogni inutile lamentela o scrupolo. Lei
doveva essere sua, quella notte, per vivere e morire tra le sue
braccia; non aveva importanza cosa avrebbe portato il giorno con i suoi
vincoli e i suoi doveri.
Senza
pensarci un attimo di più, si affrettò ad aiutare
il giovane a liberarsi degli ultimi indumenti, così che i
suoi occhi furono liberi di vagare su quel corpo perfetto, temprato e
plasmato da mille battaglie, segnato da indicibili fatiche e sottili e
profonde ferite.
Anche
le sue mani cominciarono a scorrere sulla sua pelle bollente, un tocco
più delicato e meno possessivo, quel tocco che si riserva
soltanto ai doni preziosi e inaspettati.
Segni
rossi cominciarono a costellare il suo collo ed ella pensò
di non poter indossare collana più bella.
Bardack
aveva i sensi ottenebrati. Il profumo di quella donna gli dava alla
testa, la consistenza della sua pelle al tocco gli provocava brividi di
piacere e il sapore delle sue labbra era una droga a cui non avrebbe
più saputo rinunciare.
Quando
finalmente la ebbe tra le braccia, nuda e con lo sguardo acceso dallo
stesso desiderio, si disse che adesso poteva morire felice. Nulla di
meglio avrebbe potuto riservargli la vita.
Il
respiro diveniva sempre più concitato e breve, l'eccitazione
era alle stelle, non avrebbe retto a lungo.
Stringendola
al petto e sentendo i suoi seni pieni e sodi contro i suoi pettorali,
fece scivolare lascivo, una mano alla sua femminilità, che
sfiorò quasi con soggezione ma, allo stesso tempo, con somma
soddisfazione la notò umida e desiderosa quanto la sua
virilità era pronta e impaziente.
Aveva
sogghignato vedendo quanto lei si fosse impressionata vedendola e aveva
compreso di conseguenza che per lei doveva essere la prima volta
perché pareva non avere molta confidenza con la parte che
rendeva uomini.
Questa
consapevolezza lo aveva mandato in estasi; non poteva più
attendere.
Dal
seno, alzò il viso alle sue labbra per attutire in anticipo
le possibili urla, poco prima di spianarsi la strada con due dita, dopo
aver massaggiato con dolcezza il suo fiore proibito.
Nel
momento in cui si unirono, il giovane comprese fino in fondo quanto
potesse essere perfetta e unica l'unione di due corpi creati per
appartenersi.
Il dolore si impossessò dei bei lineamenti di lei, provocandogli una stretta al cuore.
Con baci e carezze tentò di mitigare il fastidio di qualla nuova presenza in lei, ma il piacere a cui si stava abbandonando non aveva paragoni.
All'inizio si mosse lentamente per farla abituare, strozzando i suoi gemiti con i baci; ma quando notò minore tensione nelle sue membra, agì seguendo il puro istinto, spingendo con una mano il suo pube al proprio e con l'altra seguendo le linee di quel corpo divino.
Si consumarono assieme, come fiamme che nel momento di maggiore vigore spendono tutta la loro forza ed energia, e quell'unico attimo di massimo splendore vale la cenere sotto la quale si spegneranno.
Così fu per i due giovani amanti, quel momento loro sarebbe valso ogni dolore che la loro unione vietata avrebbe comportato.
Prima di abbandonarsi allo sfinimento, con le gambe che formicolavano doloranti, la ragazza udì un sospiro rauco e sibilante all'orecchio: il giovane Bardack cedeva al sonno con il suo nome sulle labbra.
continua...
Note dell'autrice: innanzittutto spero vi sia piaciuta! E' la prima lemon che scrivo e sono piuttosto ansiosa: incrocio le dita! Bardack e Taanipu ormai si sono legati e per quanto entrambi vorrebbero non dare alla cosa molta importanza gli eventi futuri toglieranno la maschera a questa falsa indifferenza.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a questo bunto e ringrazio in anticipo chi vorrà spendere due minuti del suo tempo a commentare e farmi sapere la sua opinione! Le recensioni sono sempre gradite, anche a distanza di tempo. :)
Un abbraccio, GindelDeserto.
Il dolore si impossessò dei bei lineamenti di lei, provocandogli una stretta al cuore.
Con baci e carezze tentò di mitigare il fastidio di qualla nuova presenza in lei, ma il piacere a cui si stava abbandonando non aveva paragoni.
All'inizio si mosse lentamente per farla abituare, strozzando i suoi gemiti con i baci; ma quando notò minore tensione nelle sue membra, agì seguendo il puro istinto, spingendo con una mano il suo pube al proprio e con l'altra seguendo le linee di quel corpo divino.
Si consumarono assieme, come fiamme che nel momento di maggiore vigore spendono tutta la loro forza ed energia, e quell'unico attimo di massimo splendore vale la cenere sotto la quale si spegneranno.
Così fu per i due giovani amanti, quel momento loro sarebbe valso ogni dolore che la loro unione vietata avrebbe comportato.
Prima di abbandonarsi allo sfinimento, con le gambe che formicolavano doloranti, la ragazza udì un sospiro rauco e sibilante all'orecchio: il giovane Bardack cedeva al sonno con il suo nome sulle labbra.
continua...
Note dell'autrice: innanzittutto spero vi sia piaciuta! E' la prima lemon che scrivo e sono piuttosto ansiosa: incrocio le dita! Bardack e Taanipu ormai si sono legati e per quanto entrambi vorrebbero non dare alla cosa molta importanza gli eventi futuri toglieranno la maschera a questa falsa indifferenza.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a questo bunto e ringrazio in anticipo chi vorrà spendere due minuti del suo tempo a commentare e farmi sapere la sua opinione! Le recensioni sono sempre gradite, anche a distanza di tempo. :)
Un abbraccio, GindelDeserto.