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Autore: Nebul_a    08/07/2013    5 recensioni
Seguito di Bella: Inizio e Fine Coincidono.
Bardack e Taanipu riconosceranno il filo rosso che li lega, ma il loro orgoglio e altre minacce comprometteranno la loro unione.
Dal testo:
Si era ridotta proprio male. E per cosa? Per qualcosa che nella lingua saiyan neanche aveva un nome, per definirla si doveva ricorrere ad un termine coniato in altri pianeti lontani e che forse non esistevano nemmeno più, travolti dalla furia del suo popolo che non sapeva niente di quella parola tanto insulsa e fastidiosa, eppure tanto letale e venefica.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Nappa, Taanipu
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Trilogia delle Origini.'
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Ridicola.

Il sangue ormai aveva cominciato a seccare sulla sua pelle, striando le sue membra come il manto di una tigre.
La pozza ai suoi piedi si era presto diramata lungo le sottili fessure tra le varie piastrelle del pavimento, facendole risaltare ancora di più nel loro candore asettico.
Un luogo troppo pulito che cozzava irrimediabilmente con la lordura delle colpe che lì venivano punite e purgate.
La sua, forse, era la peggiore di tutte.
Un sorriso amaro si distese sulle sue labbra scure e tumefatte, spezzate da linee vermiglie.
Quanto si sentiva ridicola. Appesa per le braccia a quella parete da catene di metallo, impossibilitata a muoversi, troppo stanca anche per respirare; ma del resto le svariate costole che le erano state spezzate premevano, pericolosamente sui polmoni e quella posizione non la aiutava a evitare il pericolo che le ossa rotte glieli bucassero.
Eppure, sarebbe stato positivo, certamente. Avrebbe terminato un'esistenza all'insegna della vergogna, e per la prima volta nella sua vita, la sua famiglia le sarebbe stata grata di qualcosa.
Il sorriso amaro continuò ad allargarsi. Si era ridotta proprio male. E per cosa? Per qualcosa che nella lingua saiyan neanche aveva un nome, per definirla si doveva ricorrere ad un termine coniato in altri pianeti lontani e che forse non esistevano nemmeno più, travolti dalla furia del suo popolo che non sapeva niente di quella parola tanto insulsa e fastidiosa, eppure tanto letale e venefica.
Amore.
Un lungo brivido di ribrezzo scosse la sua schiena. 
Come si era ridotta in quello stato?
Ma si consolò presto: no, non solo per quello. Esso era venuto dopo.

Su Vegeta-sei il primo sole era sorto già da diverse ore e le attività stavano cominciando a riprendere con la consueta scaletta quotidiana. Colazioni smodate e allenamenti mattutini per la razza dominante, un'altra giornata di sopravvivenza per l'infinita schiera di servi, schiavi, puttane e deboli che sperava di arrivare al mattino successivo. Cosa poi ci trovassero nelle loro inutili vite da volerle allungare così disperatamente, i saiyan proprio non lo capivano.
Il cielo aveva cominciato presto a striarsi delle lunghe code luminose delle navicelle che partivano alla conquista di pianeti lontani o che tornavano dalle missioni.
Bardack e la sua squadra proprio in quel momento si stavano accingendo a salire sulle proprie navicelle per aggiungersi a tutte le altre in cielo e sparire velocemente alla volta della loro meta.
-Pianeta Kutz, livello medio di combattimento 1300, alieni del genere rettile.- informò Panbukin riportando le notizie che gli erano state inviate sul rilevatore.
-Umh... Niente male, forse sta volta riusciremo a divertirci.- commentò Toma a cui ancora non era andato giù il flop del pianeta Baleh.
-Divertirci? Con solo 1300? Certo che ti accontenti di poco!- lo sfotté Seripa con un ghigno beffardo.
-Ma sta' zitta e ritieniti fortunata che ti paro il culo invece di fare l'arrogante!- la riprese acidamente il giovane punto sul vivo.
-Tsk, ti piacerebbe che fossi così debole!- lo attaccò ancora la ragazza che di certo i piedi in testa da quell'idiota del compagno di squadra non se li faceva mettere.
Toma stava già per ribattere quando Panbukin lo bloccò prontamente stanco di sentirli litigare già di prima mattina.
-Tacete, tutti e due. O vi lasciamo a terra.-
-Tsk, Bardack è il nostro capitano e solo lui può dirci una cosa del genere!- lo punzecchiò allora Seripa.
-Bardack è d'accordo con me; non è vero, amico?- affermò con sicurezza il più vecchio del gruppo cercando una conferma che non giunse mai.
I tre si voltarono dove pochi minuti prima avevano scorto il compagno.
Lui non c'era più.

-Per tutte le stelle del cielo e i due soli di Vegeta, Nappa! Che diavolo le è successo?- esclamarono le guardie stupefatte.
La navicella del gigante era atterrata pochi istanti prima e senza nemmeno aspettare che il portellone si aprisse completamente, il giovane uomo era uscito di tutta fretta con un balzo potente, tenendo tra le braccia il corpo inerte di una Taanipu innaturalmente bianca come il marmo.
Il saiyan non si curò nemmeno di rivolgergli uno sguardo, ma rapido e risoluto spiccò il volo verso la struttura che conteneva le infermerie d'emergenza dove era certo di trovare delle vasche di rianimazione libere e pronte all'uso.
I due saiyan rimasero a fissare l'imponente figura allontanarsi, curiosi di capire cosa fosse successo a una delle donne più belle dell'intero pianeta. Un vero spreco se fosse morta.
-Sapete cosa è successo?- chiese una voce profonda alle loro spalle.
I due si voltarono verso il giovane Bardack che li fissava duro e con le braccia conserte, impaziente di una risposta.
Si limitarono a fare spallucce.
-Io so che erano in missione su un pianeta a sud, ma per il resto non so cosa dirti. Sono prime classi e ricevono ordini direttamente dall'alto.- disse alla fine quello che pareva il più sveglio.
Per Bardack fu sufficiente. Senza aggiungere altro si sollevò in volo nella stessa direzione del gigante.
Erano passate sei settimane dalla prima e ultima volta in cui aveva visto la fastidiosa ragazzina e per le due settimane successive aveva dovuto lottare contro il suo odore che ancora gli pregnava le narici.
Non aveva ragione di cercarla o desiderio di rivederla, ma la scena che si era presentata ai suoi occhi era stata troppo particolare perché non attirasse la sua attenzione.
Sapeva perfettamente che, se scoperto, sarebbe stato punito duramente per aver lasciato in tredici la missione, ma allo stesso tempo aveva piena fiducia sul silenzio dei compagni.
Ora non restava che passare inosservato per le zone riservate alle élite e alle prime classi che mal sopportavano mischiarsi con gli ordini subalterni.
Per molti tratti si limitò a camminare raso muro, in altri casi riuscì anche a correre, fino ad arrivare ai laboratori che contenevano le vasche.
Bene attento a non rilevare la sua presenza, si nascose in un angolo in ombra da cui poteva osservare perfettamente la scena.
Alla vista del suo corpo svestito della tuta lacera, un lungo brivido scosse le sue larghe spalle. Durante la loro convivenza forzata aveva notato la bellezza che ne traspariva, ed ora ne aveva la conferma. 
L'unica cosa che non stava apprezzando in quella visione era la vicinanza del colosso che, come il giovane, stava osservando in silenzio ammirato le forme sensuali della donna.
La vista delle sue mani su quel corpo che lui era stato così vicino dall'ottenere, gli faceva montare il sangue alla testa. 
-Cosa è successo, Nappa?- chiese con garbo il medico digitando alcuni comandi sugli screen della macchina.
-Sempre la solita storia. Nemici troppo più forti di noi e lei che doveva fare da vedetta ha dovuto prendere parte allo scontro. Io e il gruppo abbiamo avuto serie difficoltà a tenere a bada quei bastardi; lei ci stava rimettendo la vita.- spiegò in un soffio il saiyan non staccando gli occhi dalla compagna immersa nel liquido azzurro.
Un sorriso beffardo non poté che stirarsi sulle labbra del ragazzo. Quella mocciosa non si smentiva mai: voleva fare sempre cose più grandi di lei.
Il dialogo tra i due fu bruscamente interrotto dall'entrata di una saiyan dai lunghi capelli corvini legati in una coda alta e gli occhi che ardevano di sfida e scherno. 
-Come sta la nostra cara eroina?- berciò spalancando la porta con violenza.
La sua figura era ricoperta dalla testa ai piedi di sangue. 
-Vivrà.- si limitò a rispondere il medico.
Gli occhi della ragazza divennero due fessure. -Non avevo dubbi in proposito.- dischiarò fermamente.
-Andiamo a fare rapporto, Nappa.- aggiunse, facendo un breve cenno al compagno che annuì e la seguì scuro in volto.
Poco dopo li seguì anche il medico, lasciando riposare la giovane.
Rapido e silenzioso, Bardack fu dinanzi la vasca e rimase a guardarla a lungo finché non riuscì a fare a meno di dire: -Noi due ci rivedremo presto.-
Detto questo tornò da dove era venuto.

Il familiare sbuffo di vapore diede segno che la cura era terminata. 
Piano piano il coperchio della macchina cominciò a sollevarsi lentamente permettendo alla giovane di sollevarsi finalmente rinvigorita.
Alzando lo sguardo, incrociò l'espressione soddisfatta e rasserenata di Nappa, che senza una minima increspatura osservava attentamente quelle forme armoniose delinearsi tra le volute del vapore.
Taanipu fece finta di non accorgersene e con naturalezza si sporse per prendere un telo bianco poggiato poco distante. 
Sapeva che Nappa la desiderava da molto tempo.
-Ti sei ripresa?- chiese con voce dura, quasi con sforzo. 
La ragazza annuì leggermente cominciando a vestirsi in fretta.
-Mio padre cosa ha detto?- mormorò cercando di celare l'apprensione.
-Io e Ros abbiamo provato a tenerlo nascosto. Fino ad ora ci siamo riusciti.- rispose il colosso poggiandole un mano sulla spalla. 
Taanipu abbozzò un sorriso grato causando al compagno un forte imbarazzo. 
Il giovane non riusciva a resistere a quelle manifestazioni d'affetto così disarmanti da parte della ragazza.
Scosse la testa per celare quei piacevoli brividi,  affrettandosi a cambiare argomento:-Su, andiamo a prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Ros ci aspetta alla taverna.- 
Taanipu annuì e lo seguì fuori i laboratori.

-Bardack, ma ti sei bevuto il cervello o cosa?- trillò acida la voce squillante di Seripa attraverso lo scouter. 
"Probabilmente sì." pensò annoiato il giovane ma i toni della sua risposta furono decisamente diversi: -Farti i cazzi tuoi mai, vero? Avete avuto problemi per caso?- 
-Tsk, certo che no.- 
-Allora non rompere.-
La voce della ragazza tremò impercettibilmente. -Come lo spiegherai al quartier generale? Tork non è un tipo molto ragionevole.- 
Bardack sogghignò. -Non c'è alcun problema, lo sai che mi scopo sua sorella. Ci penserà lei a metterci una buona parola.-
-Tu sei tutto matto!-
Bardack non riuscì a trattenere una risata ma prima di poter pronunciare la salace e opportuna risposta, l'entrata improvvisa di Taanipu e del suo colossale accompagnatore, gli seccò la lingua.
I due si sedettero ad un tavolo poco distante dal suo, che per tutto il tempo era stato occupato da una ragazzina che non doveva avere più di diciassette anni, piuttosto smilza e dai muscoli scattanti.
Il giovane sogghignò e si affrettò a concludere la conversazione. -Shò, ci si vede in giro. E di' a Toma di star buono a riposare!-
-Lo farò, shò.- 
Il collegamento fu interrotto e Bardack tornò a concentrarsi sul suo nuovo obiettivo. 
Doveva trovare il modo per poterla provocare di nuovo, solo così avrebbe avuto la possibilità di riavere una qualsiasi forma di contatto.
Non capiva bene le ragioni che lo spingevano a ricercare quella giovane donna. Era come un cavillo, un vezzo, una piccola sfida insignificante ma allo stesso tempo allettante, a cui non riusciva a rinunciare.
Inutile fare giri di parole, voleva riaverla sotto le gambe, possibilmente nuda e bagnata, sta volta.
L'occasione propizia si presentò solo dopo molto tempo, alla fine dei rispettivi spuntini.
Dei tre giovani, fu proprio lei ad alzarsi per andare a pagare il conto e lui non poté fare a meno di cogliere la palla al balzo. 
I loro occhi di tenebra s'incrociarono dinanzi alla cassa. Un silenzio greve d'imbarazzo e l'oste incuriosito si frappose tra i due contendenti.
La giovane parve molto stupita e questo non poté che dare una scarica di piacere al bel saltimbanco. 
-Vedo che ti sei rimessa. Complimenti. Sono convinto che con un'altra decina di missioni che ti lasciano in quelle condizioni riuscirai ad avvicinarti al livello medio di una ragazzina.- esordì.
Il livore che si impossessò del viso di lei fu impagabile, ma Bardack ancora non conosceva veramente la sua avversaria e il suo grado di sopportazione piuttosto elevato per la razza a cui apparteneva.
-Cioè il tuo, immagino.- sorrise acida. 
Bardack si scurì in volto, ancor più, dopo aver sentito la risata di sostegno dell'oste alla mocciosa.
-Ti piacerebbe.- fu la risposta non molto acuta.
L'espressione di Taanipu tornò seria.
-Tu come diavolo fai a sapere della missione?- chiese inquisitoria.
-Ti ho vista mentre il tuo uomo ti portava via dalla pista di atterraggio.- sottolineò venefico. Voleva capire in che relazione erano.
La giovane arrossì e uno scintillio di collera attraversò i suoi occhi. 
-Io e Nappa siamo compagni di squadra.-
"Meglio così." Esultò, allora, quello mentalmente. 
-E comunque non sono affari tuoi quel che faccio in missione, chiaro?- aggiunse con veemenza.
Bardack sbuffò. -Tsk, guarda che non mi importa un bel nulla di quello che fai; semplicemente mi sono accorto che non risulti un'incapace solo con me!- 
Colpita e affondata. "Non resisterà a lungo!" gongolò soddisfatto.
Infatti lei illividì pericolosamente e il suo sguardo prometteva una violenta vendetta che Bardack non vedeva l'ora di provare. 
-Come osi? Tu non sai nulla e blateri inutilmente. Chiudi il becco inutile terza classe o ne pagherai le conseguenze.- sibilò in un ringhio a stento trattenuto.
Bardack avanzò di un passo e adesso la sua imponente figura ombreggiava il viso di lei, contratto dalla stizza. 
Si chinò sul suo volto, i nasi quasi si sfioravano, i respiri divenivano uno solo.
Taanipu, l'oste e i compagni che avevano osservato divertiti la scena (Nappa un po' meno divertito, a dire il vero) trattennero il fiato per alcuni interminabili istanti di attesa.
-Oh, sarà un piacere!- dichiarò alla fine con un ghigno sornione. -Fammi vedere di cosa sei capace!- 
Finalmente la goccia che fece traboccare il vaso. 
La missione, in effetti, aveva avuto una sua utilità.
Il solo incrementare dell'aura bastò a destabilizzare il ragazzo, gettandolo contro la parete più vicina e lasciando un bel ricordo nell'intonaco screziato.
Bardack proruppe in una risata divertita. -Bene, così mi piaci, donna!- esclamò ma non ebbe il tempo di riprendere fiato, che Taanipu si era lanciata in una raffica di colpi contro il suo ventre che non era riuscito a proteggere per tempo. 
Bardack avrebbe pagato il salario di un anno per poter dichiarare che la mocciosa gli stava facendo solo il solletico, ma purtroppo per lui, non era così. 
Per quanto l'intensità dei singoli pugni non era molto elevata, l'insieme non lo lasciava indifferente, anzi, gli provocava un notevole dolore.
Con una finta, tuttavia, riuscì a scansarla quanto bastava per sfuggire dal suo raggio d'azione.
-Ehi, voi due! Vedete di darvele fuori dalla mia taverna o chiamo il quartier generale!- li minacciò l'oste furioso.
Non che temessero la sua rabbia ma, dopo un scambio di sguardi complici, decisero di assecondarlo. Fuori avrebbero combattuto più comodamente. 
Al primo spazio sgombro da occhi indiscreti e inutili ostacoli, si fermarono.
-Devo ammetterlo, tornare in fin di vita dalla missione ti ha fatto proprio bene; sono certo che comunque alla fine del nostro incontro mi sarai grata del trattamento. Il tuo livello s'innalzerà senz'altro dopo un'altra seduta nella vasca di rianimazione.-
Taanipu non disse nulla. Il pugno sfiorò di poco lo zigomo della cicatrice.
A quel punto, fu il turno di Bardack di ricambiare la cortesia e, astutamente, la ragazza puntò tutto sull'evitare quei colpi troppo pesanti per i suoi muscoli non molto sviluppati. 
Sopportare l'urto prolungato di quei pugni e, peggio ancora, dei suoi calci, avrebbe dimezzato la sua resistenza. Se voleva vincere doveva puntare tutto sulla strategia. Sviarlo, confonderlo, sorprenderlo, trovarlo impreparato. Impresa ardua, ma era l'unica via.
Come aveva previsto, controbattere  quei colpi era dura e, più di una volta, si ritrovò ad ascoltare l'inquietante scricchiolio delle proprie ossa.
Tuttavia, anche lei cominciava ad avere qualche soddisfazione: lui aveva iniziato a intuire la sua strategia e questo naturalmente lo stava infastidendo. Un ottima cosa se si fosse lasciato andare alla rabbia.
Le raffiche di colpi erano incessanti da entrambe le parti. Calci, pugni, gomitate volavano a destra e a manca, veloci e inarrestabili. Solo un occhio ben allenato avrebbe potuto seguire quell'andamento frenetico e rapsodico. 
Movimenti sempre più incessanti e il tempo passava sempre più. 
Ormai entrambi i soli erano sul tracciato del loro millenario tramonto.
-Sei già stanca?- la sfotté Bardack tentando di celare un fiatone estremamente imbarazzante.
-Non quanto te!- rispose prontamente l'altra pur essendo consapevole della grossa menzogna.
Il ragazzo sogghignò. Avrebbe concluso in fretta quell'incontro, non aveva più ragione di continuarlo, visto che un'altra strategia molto più interessante aveva cominciato a farsi avanti nella sua mente.
Si premurò di dar fondo a tutte le sue energie e abilità per regalarle la più amara delle sconfitte.
Lei si difese bene, dovette riconoscerlo, ma obiettivamente non aveva alcuna possibilità contro la sua forza. 
La colpì forte allo stomaco, gustando la contrazione dei suoi muscoli e il rumore delle costole che si incrinavano.
Taanipu non poté fare a meno di piegarsi sul ventre, lasciandosi scivolare sulle ginocchia, sconfitta.
Bardack la osservò a lungo, vedendola combattere contro il dolore per celarlo al suo sguardo attento.
Il piano era ben delineato in testa, tuttavia non riusciva ad allontanarsi e lasciarla lì in preda alla rabbia e alla frustrazione. 
In realtà stava cominciando a provare un sentimento sconosciuto in tutto il mondo saiyan. Il senso di colpa.
La mente corse ad una constatazione che aveva fatto già durante il loro primo incontro. Quella donna non era fatta per essere picchiata e imbruttita con ferite ed ematomi, ma per stare tra le braccia di un uomo, nell'abbraccio più intimo che gli dèi avessero concesso agli uomini.
Quel pensiero lo confortò. Se tutto fosse andato come sperava, forse quel desiderio non avrebbe atteso così a lungo.
Scoppiò in una sonora risata, volta a sottolineare ancora di più l'umiliazione della ragazza.
Ella, infatti, lo fissò con rabbia e furia.
Avrebbe presto pagato per quell'affronto.
Lo vide allontanarsi rapidamente e lasciarla sola in mezzo al deserto. 

-Maledetto bastardo!- soffiò tra i denti, serrati attorno ad un lembo della benda, nel patetico tentativo di stringere la fasciatura.
Dopo la sconfitta umiliante del pomeriggio e il vile abbandono, a capo chino e tentando di dare il meno nell'occhio, tra le vie della capitale, era tornata negli appartamenti che erano stati riservati alla sua famiglia nei quartieri di rappresentanza.
Non aveva avuto il coraggio di ritornare alle infermerie che aveva lasciato solo qualche ora prima; adesso si ritrovava sola al buio e sul letto della sua stanza, come un animale ferito, a litigare con bende e cerotti, nel vano tentativo di recuperare un po' di dignità, prima di essere richiamata dal padre per la cena.
Un sonoro sbuffo e un gemito strozzato risuonarono nel silenzio.
Le sue condizioni si stavano rivelando peggiori di quanto avesse immaginato in un primo momento: il braccio che stava fasciando era rotto in più punti e stessa sorte era toccata alle costole incrinate e alle caviglie gonfie e lesionate. Non voleva neanche azzardarsi a guardare i vari graffi ed ematomi superficiali.
Ma il dolore più grande era sapere che la fetida terza classe non aveva di quei problemi; aveva visto più volte il dolore impossessarsi dei suoi lineamenti, ma purtroppo per attimi troppo brevi per essere considerati significativi.
Dopo un po' sentì bussare alla porta con vigore: dal tocco sgraziato si sarebbe detto di certo uno dei tirapiedi del padre.
-Sì, sto arrivando.- rispose prontamente, alzandosi e afferrando un veste lunga, scelta appositamente per coprire la maggior parte del corpo, soprattutto gambe e braccia.
Il viso per fortuna era illeso.

La sala rifletteva lo stesso gelo dello sguardo del padrone di casa. 
Colori freddi e asettici regnavano sulle pareti e un enorme tavolo di metallo nero prepotente e verace come il proprietario svettava al centro.
Era arrivata giusto in tempo, prima dell'entrata di suo padre e del principe che, quella sera, sarebbe stato loro ospite. Per la gioia delle sue due sorelle maggiori che se lo disputavano. 
La casa di Koi infatti era stata ritenuta la più adatta per dare la degna consorte all'erede del sovrano, quella che con più probabilità avrebbe generato il figlio più forte. 
Taanipu era l'ultima di sette fratelli, tre femmine e quattro maschi, e cosa peggiore di tutti era quella dal livello combattivo più basso in tutta la storia della sua onorata famiglia. Un'onta che suo padre mal sopportava.
Non tanto per la sua effettiva valenza sul campo di battaglia, ma quanto più per l'impossibilità di darla, come giumenta da monta, a qualche pezzo grosso utile alla sua politica. 
Ovviamente il principe era al di fuori di ogni sua più rosea aspettativa, per lui erano state attivate le sorelle che per l'occasione si erano abbigliate con gli abiti più trasparenti e succinti che avessero in armadio.
"Come se Vegeta non fosse abituato a certe sciocchezze." Si disse mentalmente afferrando il cucchiaio per cominciare a sorbire la zuppa che aveva nel piatto, dopo il brindisi cerimoniale tra il padre e il principe.
La conversazione, dopo le prime facezie di rito, si spostò immediatamente sulla nuova situazione politica, le oscure nubi all'orizzonte smosse da quel certo Freezer.
-Non è da sottovalutare. Tuo padre non deve prendere decisioni avventate. Quell'alieno ha apparenze tutt'altro che temibili ma i suoi occhi e l'assoluta fedeltà dei suoi uomini fanno supporre che ci sia di più oltre quelle labbra schifosamente femminili.- fu l'acuta analisi del generale, forte di una vita passata a combattere, e non solo sul campo di battaglia.
Per la prima volta nella sua vita Taanipu vedeva il principe interdetto. La sua perenne boria incrollabile e la sua baldanza parevano incrinate.
-É proprio questo il problema, generale. Non lo conosciamo e questo ci impedisce di prendere le decisioni più giuste.- rispose mesto.
-Non possiamo certo inventarci le informazioni. Io ho già messo in moto le mie spie e sono certo che presto mi daranno importanti notizie a riguardo. In ogni caso, principe, tu avrai la possibilità di imparare dagli errori di tuo padre.-
Vegeta ghignò e la solita sfrontatezza ritornò a illuminare i suoi occhi acuti.  
-Generale, forse sei il solo uomo che può parlare così del re!-
-Oh, no. Non ho detto nulla di sovversivo, principe. È lo stesso consiglio che diedi a tuo padre a suo tempo. Lui può dartene conferma.- 
Vegeta annuì e, notando lo sguardo attento di Taanipu nei suoi confronti, le rivolse un breve sorriso. 
Un piccolo omaggio alla sua bellezza.

Dopo cena e dopo che il principe se ne fu andato, suo padre la bloccò, afferrandola per un braccio.
-Ho visto il sorriso del principe, figlia. Quante volte ti ho detto che non puoi puntare tanto in alto. Tu sei buona solo a farti massacrare sul campo di battaglia! Sopravvaluti i tuoi amichetti e sottovaluti me. Credi non avrei scoperto la sciocchezza che hai fatto su quel pianeta?- l'attaccò furente.
-Ho cercato di aiutare il gruppo. Anche la carne da macello può avere una sua utilità. E non stavo puntando proprio a niente!- si autodifese con voce debole, un ulteriore schiaffo al suo orgoglio.
-È questo il punto, Taanipu. Tu sei un gradino più alto della carne da macello. Per quanto debole, sei mia figlia e non posso dimostrare il contrario. Il tuo unico dovere é essermi utile e l'unico modo che hai per farlo è mantenerti vergine. La tua bellezza ti salva e ti permette di essere desiderata. L'idea che un tale fiore possa appartenere ad una sola persona, fa gola a molti e potrei sfruttarlo per trovarti un partito più alto di quel che realmente meriti. Sono stato chiaro?-
Taanipu annuì con rabbia, tenendo gli occhi bassi. Aveva smesso di guardarlo già da tempo; da quando le sue parole le erano divenute insopportabili.
Quando la morsa al braccio si dissolse, ella tornò a respirare, avida d'aria fresca. Da quando le prime macchie rosse avevano macchiato il lenzuolo candido per la prima volta, suo padre rivangava quelle parole, senza tregua.
Non ne poteva più e visto che sembrava così semplice distruggere in suoi piani, si sarebbe presa una piccola soddisfazione "innocente". Tanto il suo destino era già scritto.

-Ci avrei scommesso lo stipendio di un anno, donna!- la sfotté Bardack -Sapevo saresti venuta! Ti sei rimessa del tutto? Lo spero, perché non vorrei sconfiggerti ancora più facilmente di quanto abbia già fatto oggi.-
Taanipu non rispose. Si limitò a fargli un cenno con la mano, indicandogli di raggiungerla fuori.
Si umettò le labbra voglioso, quasi stesse per assaggiare un piatto prelibato. E nell'ottica delle metafore culinarie, la figlia del generale Koi, in effetti, lo era.
Cibo, sesso e lotta. I piaceri massimi a cui i saiyan aspiravano e se una femmina era capace di ispirarli tutti e tre, era la femmina adatta con cui farci dei figli. Ecco l'unica etica che i saiyan onoravano.
Lo scontro cominciò da subito violentissimo, prediligendo lo scambio di calci e pugni più che quello delle onde energetiche: del resto si trovavano sul terrazzo di una palazzo nel mezzo di un quartiere sovrabitato. 
"Questa femmina vuole rompersi subito l'osso del collo!" non poté fare a meno di pensare Bardack, notando come non le importasse ricevere e attutire con i suoi muscoli insufficienti colpi forti il triplo dei suoi. 
A Bardack stava parendo addirittura ingiusto, per certi versi.
-Però devo dire che ci stai dando dentro più del solito. Ma farsi trascinare dalla rabbia spesso è controproducente. Sul momento dà più energia ai tuoi colpi ma dimezza la tua resistenza e manda a puttane qualsiasi strategia. Potrei fermarmi e lasciar fare tutto a te per poi darti il colpo di grazia!-
-Non sono qui per una paternale. Sta' zitto e battiti.- berciò invece quella, incurante delle fitte supplici che le costellavano il corpo.
Bardack, parando una fitta serie di colpi, si mordicchiò il labbro infastidito. 
Quella mocciosa gli stava regalando la vittoria e non lo capiva. Tanto vale cogliere al più presto i frutti di quella furia.
Evitò abilmente gli ultimi due colpi, in modo tale da poterle afferrare i polsi e bloccarla definitivamente. 
Subito dopo la scaraventò a terra e senza lasciarle il tempo di riprendersi dallo stordimento, le fu addosso, inchiodandole le braccia al suolo.
La resistenza era debole. Era stremata. Il suo corpo non aveva più nemmeno una goccia di energia e per il giovane era vergognosamente facile tenerla buona.
-Lasciami immediatamente!- sibilava la giovane furiosa, scuotendo la testa e muovendo le gambe quel poco che il corpo possente del giovane le permetteva.
-Se volessi essere lasciata veramente, non saresti venuta, donna!- ribatté quello sprezzante, fiatandole dritto sulle labbra.
-Ma che dici, animale?! Io sono venuta per fartela pagare!- 
-Non sapevo ti facessi pagare!- la sfotté, approfittando dell'ambiguità delle sue parole. 
Taanipu illividì di collera. Anche se era buio, Bardack vide chiaramente la furia impossessarsi dei suoi bei lineamenti, rendendola ancora più splendida, se possibile.
-Maledetto bastardo, come osi?!- strillò la ragazza sentendo montare lacrime di rabbia.
L'espressione di Bardack, infine, mutò. Il sorriso strafottente e beffardo si rilassò e il suo volto si adombrò, ammantando i suoi occhi neri di un velo di mistero. Il suo sguardo divenne talmente fondo e intenso, che sostenerlo era quasi impossibile. Un peso enorme gravava su quegli occhi che avevano visto solo morte e distruzione e la vita era diventata un semplice rimandare la fine al giorno dopo.
Fu un'attimo. Quegli occhi avevano ipnotizzato la ragazza che quasi non si accorse del movimento repentino.
Il ragazzo fu sulle sue labbra in meno di un battito di ciglia e quel contatto mozzò il fiato ad entrambi. Una scarica di adrenalina li scosse nell'intimo, fulminandoli.
Un contatto agognato, temuto. Disprezzato, desiderato.
Rimasero inerti, per pochi attimi o per per secoli, non avrebbero saputo dirlo.
Il respiro era divenuto uno solo, i nasi si sfioravano teneri e le labbra, presto iniziarono a unirsi e staccarsi sempre più  rapide e voraci. 
A nulla era servita la resistenza di Taanipu. Quando Bardack aveva cominciato a desiderare un contatto più profondo, non aveva potuto fare a meno di cedere, accogliendo tutto il calore e il desiderio di quelle labbra sottili e fameliche.
Fu un bacio intenso, pretenzioso, passionale, violento. 
Taanipu si sentiva completamente alla sua mercé, ma il senso di fastidio che doveva per natura provare era invece sostituito da una profonda soddisfazione.
Bardack, al contrario, non riusciva a pensare a un bel nulla. Gustava quelle labbra come un frutto succoso e maturo, il più dolce e vellutato dei frutti.
Erano carnose e turgide, parevano fossero state create dagli dei per i suoi morsi e i suoi baci.
Taanipu era stordita, confusa. Sapeva che c'era qualcosa che non andava, non dovevano andare così le cose; eppure qualcosa le diceva che non era mai stata nel posto giusto come in quel momento.
Talmente confusa da non notare di non essere più a terra ma tra le forti braccia del giovane che senza spostare il viso dal suo, la condusse nel buio della piccola stanza che aveva dentro lo stabilimento.
Un letto mezzo sfondato accolse i due corpi con uno scricchiolio poco rassicurante. 
Il buio regnava sovrano e con la vista ottenebrata, Taanipu non riusciva a prendere le redini della situazione. Era prigioniera del suo tocco, che correva sul suo corpo, desideroso e insistente.
-Bardack...- provò a richiamare la sua attenzione, che nel mentre si era spostata al suo ventre, dopo aver sollevato la sua maglia.
-Bardack, non dovremmo...- riprovò debolmente, mentre una fitta bollente al bassoventre le provocava un inopportuno brivido di piacere.
-Dillo ancora...- mormorò il giovane rauco, ritornando alle sue labbra.
-Cosa?- chiese lei perplessa.
-Il mio nome.- rispose seccamente, afferrandola alla vita con un braccio e cominciando con l'altra mano a spogliarla di quegli insopportabili abiti.
Taanipu represse a stento un urlo frustrato. Sapeva di non potergli permettere ciò che desiderava, ma quando anche lui cominciò a togliersi la maglia, ogni sua certezza vacillò e la possibilità di ricambiare quella passione si faceva sempre più concreta.
La sua bocca era insaziabile, il suo tocco voluttuoso e inarrestabile.
Le sue carezze percorrevano le sue forme quasi rimodellandole, come se solo in quel momento, dopo il passaggio delle sue mani, ella poteva prendere consapevolezza del proprio corpo. 
I suoi baci lasciavano scie incandescenti; catene che la legavano a lui, ancora bollenti del bacio del fuoco che le aveva forgiate.
La decisione si era imposta sopra ogni inutile lamentela o scrupolo. Lei doveva essere sua, quella notte, per vivere e morire tra le sue braccia; non aveva importanza cosa avrebbe portato il giorno con i suoi vincoli e i suoi doveri.
Senza pensarci un attimo di più, si affrettò ad aiutare il giovane a liberarsi degli ultimi indumenti, così che i suoi occhi furono liberi di vagare su quel corpo perfetto, temprato e plasmato da mille battaglie, segnato da indicibili fatiche e sottili e profonde ferite.
Anche le sue mani cominciarono a scorrere sulla sua pelle bollente, un tocco più delicato e meno possessivo, quel tocco che si riserva soltanto ai doni preziosi e inaspettati.
Segni rossi cominciarono a costellare il suo collo ed ella pensò di non poter indossare collana più bella. 
Bardack aveva i sensi ottenebrati. Il profumo di quella donna gli dava alla testa, la consistenza della sua pelle al tocco gli provocava brividi di piacere e il sapore delle sue labbra era una droga a cui non avrebbe più saputo rinunciare.
Quando finalmente la ebbe tra le braccia, nuda e con lo sguardo acceso dallo stesso desiderio, si disse che adesso poteva morire felice. Nulla di meglio avrebbe potuto riservargli la vita.
Il respiro diveniva sempre più concitato e breve, l'eccitazione era alle stelle, non avrebbe retto a lungo.
Stringendola al petto e sentendo i suoi seni pieni e sodi contro i suoi pettorali, fece scivolare lascivo, una mano alla sua femminilità, che sfiorò quasi con soggezione ma, allo stesso tempo, con somma soddisfazione la notò umida e desiderosa quanto la sua virilità era pronta e impaziente.
Aveva sogghignato vedendo quanto lei si fosse impressionata vedendola e aveva compreso di conseguenza che per lei doveva essere la prima volta perché pareva non avere molta confidenza con la parte che rendeva uomini. 
Questa consapevolezza lo aveva mandato in estasi; non poteva più attendere.
Dal seno, alzò il viso alle sue labbra per attutire in anticipo le possibili urla, poco prima di spianarsi la strada con due dita, dopo aver massaggiato con dolcezza il suo fiore proibito.
Nel momento in cui si unirono, il giovane comprese fino in fondo quanto potesse essere perfetta e unica l'unione di due corpi creati per appartenersi.
Il dolore si impossessò dei bei lineamenti di lei, provocandogli una stretta al cuore.
Con baci e carezze tentò di mitigare il fastidio di qualla nuova presenza in lei, ma il piacere a cui si stava abbandonando non aveva paragoni.
All'inizio si mosse lentamente per farla abituare, strozzando i suoi gemiti con i baci; ma quando notò minore tensione nelle sue membra, agì seguendo il puro istinto, spingendo con una mano il suo pube al proprio e con l'altra seguendo le linee di quel corpo divino.
Si consumarono assieme, come fiamme che nel momento di maggiore vigore spendono tutta la loro forza ed energia, e quell'unico attimo di massimo splendore vale la cenere sotto la quale si spegneranno.
Così fu per i due giovani amanti, quel momento loro sarebbe valso ogni dolore che la loro unione vietata avrebbe comportato.
Prima di abbandonarsi allo sfinimento, con le gambe che formicolavano doloranti, la ragazza udì un sospiro rauco e sibilante all'orecchio: il giovane Bardack cedeva al sonno con il suo nome sulle labbra.

continua...

Note dell'autrice: innanzittutto spero vi sia piaciuta! E' la prima lemon che scrivo e sono piuttosto ansiosa: incrocio le dita! Bardack e Taanipu ormai si sono legati e per quanto entrambi vorrebbero non dare alla cosa molta importanza gli eventi futuri toglieranno la maschera a questa falsa indifferenza.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a questo bunto e ringrazio in anticipo chi vorrà spendere due minuti del suo tempo a commentare e farmi sapere la sua opinione! Le recensioni sono sempre gradite, anche a distanza di tempo. :)
Un abbraccio, GindelDeserto.
  
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