Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: BluRei    21/01/2008    5 recensioni
IN REVISIONE DAL 29/04/2020
"Come questo tuono la mia Dea urla dentro il mio petto, vuole vedere questo mondo, vuole vivere ancora il suo amore perduto ed io, con i miei capricci da bambina, non posso impedirle di manifestarsi. Devo ubbidire a lei ed alla sua anima tormentata e ritornare alla realtà. Mah così ogni mio sogno svanirà. E' questo il prezzo che pagherò per poter diventare la dea Scarlatta! Le sue parole risuonano nella mia testa come un eco infinito. "Chi mi sta chiamando?" "Chi mi sta chiamando?" L'amore la chiama, ed anche se sa che nulla andrà come lei desidera deve rispondere, anch'io risponderò Akoya, farò rivivere il tuo sogno d'amore uccidendo il mio." - dal capitolo 32
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ayumi Himekawa, Chigusa Tsukikage, Masumi Hayami, Maya Kitajima, Yu Sakurakoji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 - Il Cuore Di Isshin

 

 

 

Due giorni prima nell'ufficio di Masumi Hayami.

 

Stava osservando quel telefono da minuti oramai ed un simile comportamento da parte di Masumi Hayami della Daito Art Prodaction non si era mai verificato. Masumi non procrastinava mai quando prendeva una decisione la portava sempre avanti come si era prefisso senza lasciarsi distrarre da possibili pro e contro e lo dimostrava il fatto che più volte, con Lei, avesse sbagliato malamente. Anche quella decisione era presa ne aveva previsto le conseguenze e le aveva accettate, l'ultimo passo per non poter più tornare indietro era legato a quella telefonata, al semplice gesto di alzare la cornetta e coinvolgere nella sua decisione la fedele segretaria. Accennò un si scuotendo la testa come per darsi coraggio e procedette con il suo piano, avere per se i diritti de "La Dea Scarlatta".

 

Stava ancora stringendo strette tra le mani quelle foto che ritraevano Maya e Sakurakoji intenti a sorridere privi di pensieri e problemi e dimostrando un'intesa che lui, uno degli uomini più ricchi del Giappone, l'affarista senza scrupoli che era riuscito ad ereditare e migliorare l'azienda di suo padre con scaltrezza ed abnegazione rinunciando ad avere una vita, una famiglia e l'amore, invidiava con tutto il suo essere. Sospirò portando una mano sul volto stanco e, in un moto di rabbia, scaraventò tutto ciò che si trovava sopra la scrivania sul pavimento, - Signor Hayami. Signor Hayami? È tutto apposto? Cos'è stato questo fragore? - l'uomo non si era neanche accorto di aver fatto partire la chiamata e quando sentì la voce femminile dall'altra parte della cornetta riattaccò immediatamente guardandosi intorno. Cosa gli stava prendendo? Aveva delle responsabilità, un'azienda da portare avanti ed una fidanzata della quale occuparsi, non poteva comportarsi come un liceale alla sua prima cotta, mostrandosi geloso di quella ragazza che guardava tutti tranne lui.

 

La signorina Mizuki, udendo quel fragore e il suono della chiamata chiusa di colpo senza sentir dire nulla si precipitò nell’ufficio del presidente e si accorse subito che qualcosa non andava. Per terra, vicino alla scrivania, la tazza del caffè era ridotta in mille pezzi e una decina di fogli erano sparsi sul pavimento. Quel disordine poco si addiceva al tanto composto Masumi Hayami. Mizuki lo sapeva, solo una persona riusciva a far perdere l’autocontrollo al presidente, Maya Kitajima. Si avvicinò e piegandosi sulle ginocchia in equilibrio tra i tacchi e la gonna un po' troppo stretta raccolse uno di quei fogli, - ¨Questi due sembrano proprio innamorati¨ - pensò fra se e se, era questo che lo aveva fatto uscire fuori di testa? Che gli aveva fatto cadere la maschera di affarista senza scrupoli e di uomo adulto che non si fa scomporre da nessun evento? - Signor Masumi! - disse portandosi vicino alla scrivania poggiandovi sopra i fogli prendendosi cura di voltarli verso il tavolo in modo che quei sorrisi non facessero bella mostra di sé davanti al volto già fin troppo turbato del suo capo. L'uomo sembrò accorgersene e cercò di sdrammatizzare per mantenere una certa parvenza di contegno e savoir-faire - Non si preoccupi, non ho intenzione di gettarmi dalla finestra. Sono un uomo d’affari e non sono capace di simili atti d’amore – e sorrise con quella sua solita smorfia confusa tra arrendevolezza e speranza ma nonostante quel sorriso gli occhi del giovane presidente riflettevano con onestà la disperazione ed il vuoto del suo cuore. Qualcosa doveva essere cambiata. Quale difficile decisione aveva dovuto prendere lo spietato uomo d’affari per proteggere la sua Dea Scarlatta? Perché il cuore e la ragione non potevano trovare un punto d’incontro?

 

A Mizuki, Masumi Hayami sembrò così esausto che si sentì in dovere di smettere i panni di segretaria ed indossare quelli ancor più stretti di grillo parlante, di confidente non voluta. - Lasci stare la tazza e le foto. Li raccoglierò io prima di uscire – lo guardò per notare un qualche cambiamento sul suo volto, un accenno di assenso che la spingesse ad andare a vanti e prendersi quella libertà che altre volte aveva rubato e non chiesto ma non ci vide nulla, su quel volto non c'era niente se non la solita espressione neutra, disinteressata e glaciale. - Vuole che le annulli gli impegni previsti per oggi? - il suo capo aveva sicuramente bisogno di una pausa, di togliersi quel dannato completo elegante sempre troppo serioso per un uomo della sua età, ubriacarsi per dimenticare i troppi freni impostigli dalla sua posizione di presidente e dormire. I piani di Masumi però non erano quelli, niente oblio e niente vita nuova, lui sarebbe sempre stato Masumi Hayami, uomo senza scrupoli degno figlio di suo padre. - Si! Telefoni alla signorina Takamiya, annulli la cena di questa sera e si scusi da parte mia. Chiami anche i soliti giornalisti ed indica una conferenza stampa per domani pomeriggio. -

 

La risposta che ricevette non era certo quella che la donna si sarebbe aspettata, una conferenza stampa adesso? Nel momento in cui le decisioni erano così segrete e sussurrate da poterle loro stessi sentire a stento? Qualcosa era cambiato ma cosa? - Mi scusi presidente, posso chiederle su cosa verterà la conferenza? - Masumi si voltò verso la donna distogliendo il suo sguardo dalla grande finestra dove il panorama diurno aveva lasciato il posto al rosso acceso del tramonto, la fine di un'altra giornata da dimenticare stava arrivando, un sorriso tirato e triste si stampò sul suo volto e poi, sospirando, rispose - Sulla perdita dell’ultimo barlume d’umanità che mi restava e sulla disillusione delle mie speranze - l'uomo voltò le spalle per tornare a fissare il panorama fuori dalla finestra tutto sarebbe stato meglio che vedere lo sguardo pietoso che la donna gli stava riservando. Mizuki spalancò gli occhi senza sapere come reagire a quelle parole che non lasciavano presagire nulla di buono, era stata sempre orgogliosa di essere riuscita a lavorare per un imprenditore così importante e capace ed anche se le voci sul suo pessimo carattere non mancavano di girare nel loro ambiente lavorativo Mizuki aveva voluto provare da se cosa volesse dire vivere quotidianamente a contatto con un uomo così talentuoso ed aveva capito molto presto quali segreti si celassero dietro la maschera che Masumi Hayami amava portare ogni volta che indossava i panni di direttore generale, la solitudine mascherata da riservatezza, il dolore camuffato in indifferenza e la paura tramutata in spavalderia. Solitudine, dolore e paura che adesso si mostravano in tutto il loro essere, sgretolando la maschera di indifferenza che lo caratterizzava in ogni momento della giornata. Cosa avrebbe potuto dirgli senza far trapelare la pietà che sentiva di provare in quel momento per un uomo tanto orgoglioso e testardo? - Presidente! - disse con voce titubante, insicura su cosa dire e su cosa tacere ma l'uomo non gli permise di continuare, la guardò con sguardo severo e la invitò ad uscire dall'ufficio per occuparsi del compito che le aveva dato - Non si preoccupi ripulirò io qui! -

 

Anche Masumi stentava a riconoscersi. Quando aveva perso il controllo della sua vita diventando così vulnerabile? Quando quella ragazzina di undici anni più piccola di lui gli era diventata indispensabile come l’aria? Raccolse i cocci della tazzina con un lieve sorriso sulle labbra. - Che gesto plateale ed infantile! - sorrise di se stesso e si rimproverò per essersi lasciato andare tornando a guardare, girandole ancora una volta, le foto che la segretaria aveva accuratamente occultato alla sua vista, come per punire se stesso di aver perso il controllo e di aver anche solo sperato di poter avere per se quel sorriso. Le foto di Maya e Sakurakoji che ritraevano dei momenti tanto confidenziali gli avevano fatto perdere il lume della ragione. Perché non poteva essere lui a stringerla a se con altrettanta naturalezza senza la paura di essere mal visto dalla gente per via della loro differenza d'età e senza la paura di essere odiato da lei? Gettò i cocci nel cestino della spazzatura e premette di nuovo quel bottone che gli avrebbe permesso di parlare con la segretaria. Bisognava assolutamente mettere un punto a quella giornata infernale!

 

- Signorina Mizuki, può ritirare i documenti da consegnare domani mattina, io vado a casa. - Era stanco Masumi, stanco di fingersi indifferente, stanco di mascherarsi da lupo cattivo e stanco di aspettare, anni, fermo a quello stupido semaforo rosso, voleva solo tornarsene a casa, dismettere i panni da uomo cinico e crogiolarsi nel suo dolore ma anche questo doveva aspettare perché la voce di Mizuki lo trattenne ancora in quella stanza carica di insicurezze - Signor Masumi c’è qui il signor Hamil che le vorrebbe parlare! - L'uomo aggrottò le sopracciglia il nome non gli era nuovo ma, complice lo stress di quella giornata, non riusciva a ricordare di chi si trattasse - Hamil? Ah si, lo faccia accomodare. ¨Cosa vorrà da me il fotografo tanto interessato ad Ayumi Himekawa? Forse avrà anche lui delle foto che riguardano Maya e Sakurakoji che vorrà sbattermi in faccia¨ - Dopo pochi minuti il fotografo, accompagnato dalla segretaria, si affacciò all'uscio dell'ufficio salutando con il solito sorriso luminoso che lo contraddistingueva - Scusi se la disturbo signor Hayami. Lei è un uomo molto impegnato e la sua segretaria mi ha detto che stava per andare a casa. - Masumi allungò la mano ricambiando il saluto ed il sorriso affrettandosi a tranquillizzare l'altro – Dica pure, il presidente di una grande compagnia come la Daito non finisce mai di lavorare! - L'uomo si accomodò e tirò fuori dalla tracolla una carpetta di colore scarlatto dalla quale prese una foto della quale ancora non era visibile il soggetto ritratto - Veramente non sono qui per parlare d’affari. Le ho portato qualcosa che penso le farà piacere avere. Una foto della Dea Scarlatta interpretata dalla signorina Kitajima nella valle dei susini! - Masumi pensò subito che fosse splendida, gli occhi per un attimo si illuminarono di quello sguardo sincero che aveva ogni qualvolta pensava a quella sua ragazzina ed alla passione con la quale lei si dedicava al teatro. L'impasse però duro poco, si ricompose subito dopo per non lasciar trapelare nulla che potesse compromettere lui o la ragazza. - È una bella foto, la sua fama la precede, ma perché l’ha portata a me? Dovrebbe venderla a qualche giornale, io come presidente di una società che si occupa di teatro sto cercando di non schierarmi dalla parte di nessuna delle due candidate. - La sua voce risultava ferma e risoluta ma al fotografo, in quanto osservatore acuto della natura, dell'uomo e delle sue miriadi di sfaccettature gli occhi di Masumi non erano sfuggiti. - Perché nei suoi occhi, quel giorno, ed anche oggi, ho notato ardere una grande passione, sul palco c’era Akoya e tra il pubblico ho visto lei che cercava di dissimulare, inutilmente, il cuore di Isshin. - Masumi sgranò gli occhi, come aveva potuto lasciarsi andare davanti a tutte quelle persone senza pensare al fatto che quel giorno la valle fosse piena di fotografi e giornalisti curiosi pronti a scoprire qualsiasi losco segreto potesse esserci nascosto in quel paradiso, dissimulò subito la sua preoccupazione e sorrise, di nuovo, di quel sorriso sarcastico e finto - Ah, davvero? Hmf! Forse sarà stata la presenza della mia fidanzata ad avermi reso romantico. Maya Kitajima è una brava attrice ma la assicuro che lei ha frainteso i miei sentimenti. - Hamil sorrise, proprio come Ayumi anche quest'uomo era così ossessionato dal suo lavoro da non saper o voler riconoscere il sentimento puro dell'amore ma non toccava certo a lui aprirgli gli occhi, qualsiasi cosa avesse provato ad aggiungere avrebbe ottenuto solo l'effetto di indisporlo alle sue parole ed al suo gesto che era stato fatto davvero con tutte le buone intenzioni - Beh, diciamo allora che visto che lei ha una predilezione per quest'opera io le lascerò le foto di entrambe le candide in modo che possa usarle a suo piacimento. Arrivederci signor Masumi. - Hemil si alzò dalla sua comoda poltroncina, porse la mano destra all'altro stringendola calorosamente per salutarlo alla maniera europea e con la sinistra gli lasciò la cartelletta contenente le foto promesse per poi allontanarsi definitivamente verso la porta.

 

Quando rimase da solo si preparò per tornare a casa, spense le luci del suo ufficio e si incamminò verso l'ascensore, si imbambolò ad osservare quella foto, Maya era davvero bella così eterea e concentrata nel creare la sua magia. Masumi non poté fare a meno di ripensare al passato, alla prima volta che vide Maya a teatro durante lo spettacolo de "La signora delle camelie", quella volta alla compagnia Ondine quando la salvò dai cani e il sangue di lei gli sporcò la camicia e poi centinaia di altre volte continuando a cercare quella ragazza come una falena cerca la luce. Aveva tentato di nascondere i suoi sentimenti a se stesso, a lei e soprattutto agli altri ma la visita di Peter Hamil gli aveva fatto capire che non era stato bravo nel farlo. Davvero i suoi occhi, guardandola, urlavano l’amore che provava per quella ragazzina? Proprio come una falena Masumi era rimasto così affascinato da quella luce da restarne intrappolato fino a distruggersene. - Presidente, andiamo a casa? - La voce dell'autista che lo aspettava, come da disposizione lo risvegliò dai suoi pensieri. Non c'era una vera casa ad attendere Masumi Hayami come non c'era una vera famiglia ad aspettarlo. - Mi porti prima a questo indirizzo. - porse un foglietto all'uomo e si accomodò sul suo sedile - ¨Una volta che avrò fatto la mia dichiarazione ai giornalisti sono certo che la perderò per sempre. Ma forse l’ho già persa ed il mio cuore non vuole accettarlo dopotutto quelle foto erano piuttosto esplicite.¨ - Ancora una volta l'autista lo risvegliò dai suoi pensieri - Presidente Masumi, siamo arrivati! - Masumi scese dall'auto, si strinse dentro il suo inseparabile cappotto e sparì all'interno di un vecchio palazzo.

 

Ne uscì ancora stretto al suo indumento quasi un'ora dopo, accese una sigaretta guardando il cielo stellato. Tutti ormai erano abituati alla serietà ed il rigore che aleggiava di continuo sul volto di Masumi ma dopo quell’ultima commissione c’era soltanto un sentimento da leggere, disperazione! - ¨È fatta! Da qui in poi la mia vita potrà essere rappresentata solo con una parabola discendente.¨ - il viaggio verso casa gli era sembrato durare un attimo o forse fu solo grato che fosse già finito così da non essere più tormentato dalla sua decisione di perdere tutto per non perdere tutto e di rinunciare all'amore per non rinunciare alla vendetta!

 

- Presidente! Presidente, siamo arrivati. - da quando quell'uomo lo stava richiamando al presente? E da quando lui si sentiva così stanco di viverci in quel presente? - Ah! Si! Per oggi può considerarsi libero, se avrò bisogno ci penserò io, userò la mia auto, ¨Si, ci penserò io, quand’è l’ultima volta che ho deciso io della mia vita? Fin da bambino mio padre mi fece capire che per lui ero solo un mezzo per raggiungere la Dea Scarlatta. Il mio lavoro, la mia vita ed il mio matrimonio servono solo a rafforzare la sua società e ad avvicinarlo alla realizzazione del sogno della sua vita. Tutto è una farsa, solo una cosa è vera, il mio sentimento per Maya Kitajima. Ho provato a negarlo, a soffocare questi sentimenti, ho addirittura schiaffeggiato la mia segretaria in passato colpevole solo di aver saputo leggere quest’amore nei miei gesti, nella mia follia, sul mio volto e cosa ho ottenuto in cambio? Lei ed io tra le braccia di due sconosciuti¨ -

 

Ormai era sera inoltrata, Masumi passeggiando nervosamente nel salotto di casa neanche si accorgeva dei bicchieri di whisky che da due divennero presto tre, quattro, sei ed aumentavano fino a non poterli più contare - Con la mia stupida mania di tenere tutto sotto controllo ho fatto morire sua madre e mi sono fatto odiare. "Vorrei che fosse morto!". Ho la nausea! Forse, dovrei solo smettere di bere così tanto. Non solo non potevo smettere di essere il tuo ammiratore segreto ma ho anche cominciato a desiderare per me l’affetto che nutrivi per lui, per quel lato di me che ami, il tuo sostenitore e così - si fermò a pensare a se stesso, a questo lato della sua personalità che solo lei aveva saputo far uscire allo scoperto, quel lato di lui che era sopito nel suo cuore, quella parte di sé morta in quel mare gelido all'età di sei anni - e così ti ho portata al planetario per farti vedere che anche io sapevo essere romantico che c'era qualcosa di me che non conoscevi e che forse avresti apprezzato. Che splendida giornata ho trascorso con te quella volta! Io non avrei più dovuto amare ma come si può non amare un essere dotato di tanta passione? L’unica donna capace di risvegliare in me la gioia di vivere. La mia ragazzina, Maya Kitajima. Quanto amo pronunciare il tuo nome e sentire il mio uscire dalla tua piccola bocca!" -

 

Si era ormai perso nei ricordi, una mano stretta al suo bicchiere e l'altra a sfiorarsi le labbra ricordando quel bacio che le aveva rubato quando l'aveva aiutata a bere una medicina quando una voce dura e roca lo richiamò alla realtà - Masumi, sei ancora a casa? Non vedi che ore sono? Dovresti già essere a cena con la signorina Takamiya. - si voltò lentamente e con un sorriso sghembo sul volto, suo padre seduto sulla solita sedia a rotelle lo fissava con sguardo indagatore e severo, forse complice l'alcool o l'ormai consapevolezza di non avere più niente da perdere a cui teneva davvero sputò la sua risposta con rabbia - Padre, sono capace di organizzare da solo i miei impegni! - l'anziano uomo strabuzzò gli occhi, nonostante lui non fosse mai stato un uomo capace di grandi azioni di affetto Masumi non si era mai dimostrato un figlio irrispettoso e quella risposta sputata con rabbia e malevolenza, come a ricordargli di stare al suo posto, lo aveva sorpreso. Qualcosa stava bollendo in pentola se suo figlio era già ubriaco a quell'ora della sera - Ma sei ubriaco! Non dirmi che hai disdetto l’appuntamento con la tua futura moglie? Cosa credi possa pensare la sua famiglia? - Masumi si lasciò cadere sulla poltrona il volto sepolto tra le mani ed una risata folle ne usciva soffocata tra le fessure - Devo confessarti che in questo momento i rapporti con la famiglia Takamiya sono l’ultimo dei miei pensieri! Ed ora scusami voglio restare solo, tornatene ai tuoi affari! - l'uomo si avvicinò al figlio prendendolo per il polso quasi a volerlo scuotere da qualsiasi pensiero lo stesse avvelenando in quel momento, Eisuke Hayami non aveva nessuna intenzione di perdere la presa che nel tempo aveva conquistato sul figlio - Masumi, non parlarmi in questo modo! Io sono tuo padre e voglio solo il meglio per te. - Masumi si alzò di scatto scostando l'uomo con violenza, non ne sopportava più la presenza, la voce e persino il suo odore lo infastidiva. Sapeva che se mai un giorno avesse avuto la malaugurata idea di parlare allora quel fiume in piena non si sarebbe placato facilmente facendo tracimare parole delle quale sicuramente si sarebbe pentito ma oramai il danno era fatto - Padre? Tu non conosci neanche il significato di questa parola! Tu hai sempre voluto controllare la mia vita. Per te non sono altro che un burattino, ti avevo detto che ancora non volevo sposarmi ma tu non mi ascolti mai! Sai solo pensare ai tuoi fini ed accrescere la ricchezza della tua azienda – gli occhi puntati uno dentro l'altro in una gara che con il tempo non avrebbe avuto vincitori ma solo perdenti ma il vecchio non aveva intenzione di perdere uno dei suoi migliori burattini e fece subito un passo indietro capendo che in quel momento il figlio fosse troppo ubriaco e perso nel suo dolore a lui sconosciuto per affrontare quella discussione - Masumi ricordati il nostro obiettivo comune, la Dea Scarlatta! - si la Dea Scarlatta, l'opera che aveva segnato tutta la sua vita e che aveva segnato la crescita del ragazzo poteva essere l'argomento giusto per fargli ritornare il senno - Questo è sempre stato il tuo obiettivo non il mio. Io voglio cominciare ad inseguire la realtà e non un sogno. - la cocciutaggine del figlio gli stava facendo perdere la pazienza, erano così vicini a raggiungere l'obiettivo di una vita che il vecchio non aveva neanche messo in conto l'idea che il figlio si arrendesse ad un passo dal traguardo e così sbagliò a scegliere le parole rivelando più di quanto avesse mai voluto dire - Quella ragazzina ed il suo ammiratore non sono la realtà. Tu ti nascondi dietro una bugia e quando lei lo scoprirà non potrà fare altro che odiarti ancora di più se è possibile! - Masumi sgranò gli occhi e poggiò le spalle alla finestra per reggersi, come faceva lui a sapere? Gambe e mani gli tremavano quella era davvero la fine di tutto, se lui sapeva presto avrebbe rovinato ogni cosa rovinando tutto così come aveva fatto con i suoi sentimenti, con la sua infanzia e con sua madre. Avrebbe dovuto negare, fare finta di niente e dirgli che era un pazzo, un visionario quello che fece, invece, complici il dolore e l'alcool fu ammettere con due semplici domande - Come fai? Come fai a sapere dell’ammiratore? - un ghigno maligno nacque sul volto di Eisuke fiero di essere riuscito ancora una volta a superare in astuzia qualcuno che si credeva meglio di lui - Ti dimentichi che tutto quello che sai te l’ho insegnato io! - il sorriso del vecchio Hayami scomparve come le sue convinzioni quando, sul volto del figlio, cominciarono a cadere le prime lacrime e la maschera di vetro di Masumi si ruppe in mille frammenti - Già, sei stato tu ad insegnarmi la diffidenza, l’odio e la spietatezza. Fin da bambino non facevi altro che dirmi "Masumi, diffida di chi ti si avvicina con il sorriso sulle labbra! Non devi mostrarti indulgente con le persone! Tieni sempre i tuoi denti affilati!" Tutto per rendermi simile a te, tu non hai potuto avere l’amore della Dea Scarlatta e quindi neanche io merito di trovare l’amore ma sappi che da stasera deciderò io della mia vita! Non questa società corrotta ed elitaria, non tu, non Shori e neanche la Dea Scarlatta! - Masumi afferrò chiavi e cappotto e corse fuori da quella casa che con gli anni era diventata prigione e tomba e corse verso la sua auto sportiva ignorando le urla del padre - Masumi dove vai? Se esci da questa casa perderai tutto! -

 

Nella mente di Masumi, annebbiata dall’alcool, dal dolore e dalla disperazione i pensieri si affollavano, si spingevano uno con l'altro per venire a galla forse anche loro stanchi di dormire ed essere ignorati. Aveva preso la sua decisione, avrebbe rivelato il suo amore a Maya, la sua anima gemella. Anche se la magia avvertita nella valle dei susini fosse stata solo frutto della sua immaginazione e lei si fosse rifiutata di corrispondere i suoi sentimenti ne sarebbe valsa la pena!

 

Si diresse verso l'indirizzo dell'appartamento della ragazza che lui conosceva molto bene deciso, per una volta nella vita, di mette al primo posto il suo cuore che col passare dei minuti somigliava sempre di più a quello di Isshin - A quest’ora sarà a casa. Si! Andrò da lei e le dirò tutto. Al diavolo i giornalisti, gli scandali e le malelingue. Le dirò che sono io l’ammiratore delle rose scarlatte e che non posso vivere senza ammirare la luce che ha negli occhi quando sale sul palcoscenico. Le dirò che la amo e che non m’importa se ama Yu Sakurakoji né se ho undici anni più di lei e anche se mi rifiuterà io insisterò fino a farle capire che siamo legati dal filo rosso del destino e che non permetterò a niente e nessuno di spezzarlo. Non sarò né il primo né l’ultimo uomo ad essere respinto ed ho perso già troppo tempo. -

 

Erano ancora le cinque del mattino quando un uomo in uniforme bussò al portone di villa Hayami, il maggiordomo, riluttante, svegliò il padrone di casa ed accompagnò il poliziotto in salotto. Qualcosa nella mente del vecchio gli faceva presagire il peggio, suo figlio quella notte era troppo ubriaco ed accecato dalla rabbia per andare in giro in auto, fece accomodare l'uomo e lo incitò a parlare.

 

Sia Masumi che Maya si sarebbero meritati quell’opportunità ma il coronamento del loro amore non sarebbe avvenuto, non quella sera e forse mai. Il destino aveva voluto che le loro vite somigliassero sempre più a quelle dei protagonisti del Drama che aveva influenzato tutta la loro vita. Proprio quando pensavano di potersi amare tutto si complicava nuovamente allontanandoli senza via di scampo, Masumi, nel tentativo di correre dal suo unico amore pronto a dichiarare i suoi veri sentimenti alla donna che amava perse il controllo dell’auto uscendo fuori strada.

 

 

   
 
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