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Autore: Julia Bex    09/07/2013    1 recensioni
Tutti sappiamo che il primo incontro tra Kate e Rick è avvenuto quel giorno in quella libreria, e se invece non fosse così? Se, tanti anni prima, loro si fossero già incontrati in circostanze..ecco, strane? Se siete curiosi, vi basta un click.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johanna Beckett, Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Verde come lo smeraldo, blu come l'oceano.
 
Rick odiava essere scorrazzato di qua e di la per negozi, al caldo, in un centro commerciale talmente affollato che quasi si faticava a respirare. Ma per la sua ragazza faceva questo e altro, sapeva che a lei certe cose erano sempre piaciute e se per una volta gli chiedeva di accompagnarla non sarebbe stata la fine del mondo dire di sì. Stavano insieme da un anno ormai, e lui era talmente preso, diciamo pure innamorato, che per vedere quello splendido sorriso si sarebbe messo anche a correre nudo per tutto Central Park.
 
La guardò contemplare un vestitino viola di seta nella vetrina di un negozio e, purtroppo per lui, decisamente costoso. Si stava avvicinando il suo compleanno e aveva trasformato questo tour di negozi in una caccia al regalo perfetto. Alla fine della giornata, quello che le sarebbe piaciuto di più lui sarebbe tornato per comprarlo il giorno seguente.
 
Questa era il genere di cose che Richard Castle era disposto a fare per la sua ragazza. Lei non si rendeva conto di quanto fosse fortunata.
 
“Oh Richard, non lo trovi bellissimo?” esclamò lei sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi sgargianti che gli faceva sempre girare la testa.
 
Castle sorrise. “Non è solo il vestito ad essere bellissimo.” sussurrò al suo orecchio.
 
La ragazza arrossì chinando il capo, e dire che era abituata a complimenti di questo genere. Lo prese per mano e gli si avvicinò sorridente, posando l’altra mano dietro la sua nuca e accarezzandogli i corti capelli. Lui le sfiorò le labbra ma proprio quando fece per approfondire il bacio un urlo stridulo li interruppe. Castle si voltò di scatto.
 
“Mamma! Mammaaa!” una bambina si guardava intorno spaesata e singhiozzava sfregandosi gli occhi con i pugnetti.
 
Rick venne subito intenerito a quella vista, in quel posto c’era talmente tanta gente che probabilmente la bambina si era persa.
 
Fece un passo verso di lei quando venne afferrato per il braccio e fermato. Voltò lo sguardo sulla sua ragazza spalancando gli occhi. Non capiva, lui voleva solo aiutare quella piccolina.
 
“Rick, che vuoi fare?” chiese lei.
 
“Come che voglio il fare? Voglio aiutarla, no?!” replicò lui come se fosse la cosa più normale del mondo.
 
La ragazza mise le mani sui fianchi. “E io? Se non te lo ricordi eri sul punto di baciarmi qualche secondo fa.”
 
“Kyra andiamo non dire sciocchezze, quella bambina si è persa ed ha chiaramente bisogno di aiuto.”
 
“Ma questa è la nostra giornata, davvero preferisci una bambinetta capricciosa che nemmeno conosci a me?” Rick non poteva credere che quelle fossero le parole della sua dolce ed altruista ragazza. Non era da lei comportarsi così, ma nell’ultimo periodo si era accorto che qualcosa era cambiato. Litigavano molto più spesso e la maggior parte delle volte per delle sciocchezze.
 
“Non puoi davvero essere gelosa di una bambina che avrà all’incirca cinque o sei anni!” esclamò alzando gli occhi al cielo.
 
“Non lo sono, ma che diavolo te ne importa poi? Ora, o lasci perdere questa stupida cosa o io me ne vado.”
 
“Non fare la stupida Kyra! Vogl...” ma non riuscì a completare la frase che un sonoro schiaffo lo colpì in faccia. Non ebbe nemmeno il tempo di replicare che Kyra gli aveva già voltato le spalle ed era corsa via.
 
Normalmente l’avrebbe inseguita per cercare di chiarire, ma dopo come si era comportata in quel modo aveva solo voglia di starle un po’ lontano per schiarirsi le idee. Non sembrava nemmeno più la ragazzina di cui si era innamorato. Sapeva che ci sarebbe stato il momento giusto per parlarne, ma di certo non era quello. Meglio lasciarla sbollire per un po’.
 
Scosse la testa e si avvicinò alla bambina che intanto non aveva smesso di piangere. Aveva lunghi capelli castani ma la prima cosa che Rick notò di lei furono quegli occhioni verdi che, senza le lacrime, probabilmente avrebbero brillato anche nella notte.
 
“Ehi.” sussurrò Rick inginocchiandosi accanto a lei. La piccola si voltò spaventata ma quando incrociò quegli occhi blu come il mare di rilassò subito. Smise un attimo di piangere e lo squadrò da capo a piedi come se cercasse di capire quale fosse la sua storia solo da uno sguardo.
 
“Dov’è la mia mamma?” chiese piano, timidamente.
 
Castle sorrise. “Non lo so piccola, perché non la cerchiamo insieme?” Fu sorpreso nel vedere quanto la bambina si fidasse ciecamente di uno sconosc…
 
“Aspetta! Tu chi sei? Come ti chiami? Perché mi vuoi aiutare? Conosci la mia mamma? E dov’è la tua?” chiese la bambina alzando il capo all’improvviso e guardandolo dubbiosa, alzando un sopraciglio.
 
Ecco appunto, mi sembrava strano. Pensò Castle cercando di non ridere all’espressione buffa della piccola. Qualcuno le avrà pur insegnato a non accettare le caramelle dagli estranei. Dopotutto era più sveglia di quanto pensasse.
 
“Ehi ehi piano piccola detective!”disse ridacchiando. “Io sono Rick, piacere. E no, non conosco la tua mamma ma mi sembra che tu abbia bisogno di un po’ di aiuto.” disse porgendole la mano.
 
La bambina non cambiò espressione e lo guardò ancora più sospettosa. Non sapeva se fidarsi o no.
 
Rick capì i suoi dubbi e le sorrise. “Oh andiamo, non ho la faccia da cattivo, non ti pare? Anzi, mia madre mi dice sempre che sono come un bambinone troppo cresciuto.”
 
La piccola cercò di nascondere la risatina che l’ultima frase di Rick le aveva suscitato, ma lui se ne accorse comunque. Forse l’aveva convinta.
 
“Va bene, ma ti avverto che se provi a farmi del male mi metto ad urlare e credimi, chiunque correrebbe in soccorso di una bimba carina come me.” disse mettendo i pugni sui fianchi.
 
Castle strabuzzò gli occhi per poi scoppiare in una sonora risata. Quella bambina era così adorabile che dovette trattenersi dal prenderla in braccio e portarsela a casa. Sarebbe stato, beh, un po’ inopportuno…e illegale.
 
“Abbiamo un caratterino tosto è?! D’accordo, d’accordo.” disse Rick scuotendo la testa divertito. In gamba, la ragazzina. “Io ti ho detto il mio nome, ora però tu mi devi dire il tuo. Così siamo pari, no?!”
 
“Kate. Il cognome lo decido io se te lo dirò.”
 
“D’accordo Katie, noi or-“
 
“Nooo, ho detto che è Kate, non Katie. Solo il mio papà può chiamarmi così, e tu non sei lui.”
 
Castle alzò entrambe le mani fingendo di essere tremendamente mortificato. “Mi scusi, Miss Kate. Non capiterà mai più. No no.” disse facendo una faccia buffa suscitando la risata della bambina.
 
Le prese la mano e si rialzò in piedi, sorridendole. “Allora, Kate, dov’è l’ultimo posto in cui hai visto la mamma?”
 
Kate aggrottò le sopracciglia e arricciò le labbra guardandosi intorno, cercando di ricordare l’ultimo negozio in cui erano state. Erano entrate al centro commerciale circa un’ora e mezza fa e come prima cosa sua madre le aveva comprato un gelato alla fragola e caffé (ogni volta si stupiva di come a una bambina di sei anni potesse piacere un gusto così.), dopodichè erano andate a fare compere per lei e per Jim, suo padre, dato che fra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno. Ci pensò su qualche secondo, dopodichè indicò con il braccio un negozietto di camice da uomo qualche metro più avanti.
 
Castle guardò in quella direzione e sorrise, a quanto pare la fortuna era dalla sua parte. “Ho idea che non sarà difficile trovare la tua mamma allora.” disse. Kate lo guardò confusa ma non volle chiedere nulla.
 
“Adolescenti..” si limitò a borbottare.
 
Entrarono nel negozio e il commesso riconobbe Rick all’istante. Un ometto grassottello con baffi enormi dai tratti ispanici allargò le braccia e sorrise raggiante. Fece il giro del bancone e andò dritto ad abbracciare Castle. “Ricardo mi querido! Sono anni che non ti vedo ragazzo. Come stai? Come sta tua madre? E questa piccolina? Non ricordavo avessi una sorellina.”
 
Kate strabuzzò gli occhi e mise una mano davanti alla bocca per cercare di contenere le risa davanti a quella buffa scene. Rick, nonostante fosse un ragazzo robusto, venne stritolato fino a fargli mancare il respiro da quello strano e simpatico ometto. Gli occhi gli uscivano quasi dalle orbite.
 
Castle, dal canto suo, si aspettava la solita serie di domande a raffica di Pablo, era sempre stato un tipo molto loquace. Lo conosceva fin da quando era piccolo, sua madre Martha aveva aiutato lui e la sua famiglia in un momento difficile, con una delle sue solite opere di carità. E praticamente Pablo aveva donato a loro cuore e anima, diceva che non avrebbe fatto mai abbastanza per ricompensarli.
 
“Oh no, nessuna sorellina. La bambina ha perso la mamma e l’ultimo posto in cui ricorda di averla vista è proprio questo.” disse sciogliendo l’abbraccio e ignorando le prime due domande, non era il momento per le chiacchiere.
 
Pablo guardò la piccola e sorrise mostrando i denti gialli. “Come ti chiami piccola?”
 
“Kate!” disse lei con sguardo fiero, mento alto.
 
Castle sorrise. “Esatto, Kate e io ci chiedevamo se avevi visto la sua mamma.” disse riprendendo tra la sua la mano della bambina.
 
Una voce giovane fece sobbalzare e voltare entrambi.
 
“Io so chi sei.!” da dietro il bancone spuntò un bambino, avrà avuto all’incirca nove o dieci anni. “Papà, e quella bambina, quella che l’alta signora stava cercando.” esclamò incrociando lo sguardo di Kate. Le sorrise e lei ricambiò.
 
“Lo so ometto, lo so.” sospirò Pablo. Poi tornò a rivolgersi a Castle. “Rick, ti ricordi di mio figlio Javier?”
 
Rick annuì e aprì la bocca per parlare ma fu interrotto da Kate. “Quindi.. quindi tu hai visto la mia mamma?” disse sgranando gli occhi e intrecciando le mani davanti al petto.
 
“Si piccola, la tua mamma era qui e ti stava cercando disperata.” sussurrò con sorriso dolce “Ha lasciato il suo numero in caso la bambina tornasse qui.” disse a Rick prendendo un fogliettino dal bancone e porgendoglielo.
 
Il sorriso di Kate si allargò a dismisura. Tra pochi minuti avrebbe potuto riabbracciare la sua mamma. Rick non perse tempo, ringraziò Pablo e compose il numero sul telefono. Squillò solo una volta prima che una voce femminile rispondesse dall’altro capo.
 
“Pronto? Pronto?”
 
“Signora uhm…Beckett?” disse Castle leggendo il nome sul bigliettino. La voce della donna era ansiosa.
 
“Si? Sono io.”
 
“Uhm, mi chiamo Richard io..sua figlia è qui con me al negozio di camice. Si era persa e così l’ho aiutata, spero non le disp-“
 
“Oh grazie al cielo, grazie al cielo, caro tu sia benedetto! Negozio di camice hai detto? Arrivo subito, dì alla mia Kate di stare tranquilla che arrivo subito da lei.”
 
“Certo signora, l’aspettiamo qui.”
 
“Grazie, grazie mille!”
 
La donna terminò la chiamata e Castle si voltò sorridente verso la bambina che intanto non aveva distolto lo sguardo da quel telefono nemmeno per un secondo. “Sentito Kate? La tua mamma sta arrivando.” esclamò.
A Kate brillarono gli occhi e corse ad abbracciare il ragazzo che, probabilmente, le aveva appena salvato la vita. “Grazie grazie grazie grazie grazie grazie!!!” urlò al settimo cielo.
 
Rick non poté fare a meno di sorridere e ricambiare l’abbraccio. Si sentiva strano, nonostante conoscesse quella bambina solo da pochi minuti sentiva di essersi già affezionato moltissimo a lei, si sentiva come se un legame speciale si fosse instaurato tra loro due.
 
“Non c’è di che Miss!” esclamò e Kate ridacchiò. Nessuno l’aveva mai chiamata Miss, e stranamente le piaceva.
 
”Perché tu e Javi non andate un po’ a giocare mentre aspettiamo che arrivi la tua mamma?” disse Pablo interrompendo quel momento speciale. 
 
“Solo se vieni anche tu però!” disse Kate a Rick ancora avvinghiata alle sue gambe. Lui sorrise e annuì prendendola per mano. Avrebbe passato con quella bambina l’intera settimana se fosse stato possibile.
 
Mimò un ‘grazie’ con le labbra a Pablo per poi essere condotto dai bambini nella stanza adiacente che supponeva fosse il magazzino del negozio.
 
Dieci minuti dopo Rick assisteva sorridente al riconcilio tra madre e figlia sulla soglia del negozio di Pablo. La madre di Kate era una bella donna, alta e con un sorriso da togliere il fiato…proprio come quello di sua figlia. In lacrime abbracciava la sua bambina che ora rideva contenta. Dovette trattenersi per non commuoversi.
 
La donna prese Kate per mano e si avvicinò a lui sorridente più che mai. Gli porse la mano e lui non esitò a stringerla, ricambiando il sorriso cordialmente.
 
“Grazie per avermela riportata, se non ci fossi stato tu sarebbe potuto succederle qualcosa di davvero terribile, io non me lo sarei mai-“
 
“Non ci pensi signora Beckett, l’importante è che sua figlia sia al sicuro ora.”
 
Johanna gli sorrise grata. “Se ci fossero più ragazzi come te il mondo sarebbe un posto migliore.” Rick restò colpito da quelle parole, di solito la gente gli diceva l’esatto contrario. Si sforzò di non arrossire come una ragazzina. “E grazie anche a lei, signor Esposito. Se c’è qualcosa che posso fare io..”
 
“Oh, non lo dica neanche per scherzo, la compagnia della sua bellissima bambina è stata più che piacevole.”
 
“Già, è proprio una straordinaria bambina quella che ha lì.” gli fece eco Castle.
 
Kate arrossì e sorrise timidamente. Non capitava spesso di incontrare persone così gentili e disponibili.
 
Johanna prese Kate in braccio e le fece il solletico facendola ridere. “Forza piccola mia, saluta i tuoi amici, è ora di andare.” Kate fece ciao ciao con la manina salutandoli tutti uno per uno.
 
“Ciao Pablo, ciao Javi, ciao Rick.!”
 
“Ciao Kate, ci rivediamo ok?!”
 
“Me lo prometti?”
 
“Te lo prometto! Un giorno.”
 
Kate gli sorrise smagliante prima di appoggiare il mento sulla spalla della mamma e guardarlo negli occhi. A Rick quasi gli si sciolse il cuore.
 
Quando furono a qualche metro di distanza Kate tirò su la testa e urlò “Riiick!”
 
Castle, che intanto non aveva staccato un attimo lo sguardo da lei, le fece un cenno col capo, sorridente.
 
“Grazie.”
 
“Sempre.”
 
 
 
Non.chiedetemi.cosa.sia. 
Lo so, invece di perdere tempo con certe stranezze dovrei essere a tradurre i 50 milioni di capitoli dell'altra long, ma a forza di scrivere di Alexis da piccola ho iniziato a pensare a come poteva essere Kate da bambina e il risultato è stato questo. 
Spero di aver prodotto qualcosa di piacevole da leggere, ad un certo punto volevo inserire anche Jackson Hunt ma sarebbe venuto fuori un papiro, così mi sono limitata alla dolce Johanna e a questa follia di un baby Javi. La trovavo una cosa tenera. 
Non so se ho collocato Kyra nel periodo giusto (Castle a conti fatti ha 15/16 anni) ma dato che è venuta prima di Meredith, la quale ha conosciuto Rick mentre andavano al college, non dovrebbe allontanarsi molto dalla realtà. Spero. 
Spero che vi sia piaciuta, io ci ho messo il cuore, soprattutto nell'ultima scena. *-* 
Commenti o anche critiche sono ben accetti, alla prossima Castillions!
X
J.
  
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