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Autore: SnowBlizard    09/07/2013    1 recensioni
Era da più di duecento anni che aveva perso la sua colonia più importante.
Era da più di duecento anni che il suo impero era andato distrutto.
Era da più di duecento anni che non era più nessuno, un inglese isterico alcolizzato, niente di più.
Che vita di merda.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Suonò la sveglia alle sei in punto, come tutti i giorni.
Arthur buttò una mano distrattamente sul comodino, cercando di spegnerla.
Si mise seduto sul materasso, stiracchiandosi leggermente.
Un altro giorno di lavoro, di meeting inutili e di persone insopportabili che non hanno di meglio da fare che romperti l’anima tutto il tempo.
Una giornata normale, niente di più.
Squillò il telefono, illuminando fiocamente la stanza con la luce dello schermo.
Cercò di fare una voce sveglia, se lo chiamavano così presto doveva essere qualcosa d’importante.
-Hello?-
-Hahahaha, hi Iggy, sei sveglio?! Penso proprio di sì, uno come te non si permetterebbe mai il lusso di dormire  di più!-
-Che vuoi America?-
-Che gentilezza, ti sei svegliato col piede sbagliato oldman? Anyway, volevo ricordarti che oggi è il mio compleanno!!-
-come se potessi dimenticarlo-
-Uh? Hai detto qualcosa?-
-No, va avanti…-
-Ecco, volevo solo ricordarti di venire alla festa a casa mia questo pomeriggio, e guai a te se mi dai buca anche quest’anno,  se no l’hero qui presente viene e ti rapisce dalla tua triste cittadina londinese a forza, capito?-
-Alfred lo sai che non ver-
-Hahaha, vengo a prenderti stasera alle nove, vedi di essere pronto!!-
-Ma mi vuoi ascoltare una buona volta? Pronto…?-
L’inglese guardò assente lo schermo del suo telefono per qualche minuto.
Era il 4 luglio, se ne stava quasi per dimenticare.
Sospirò profondamente, passandosi una mano sul viso.
Sarebbe stata una lunga, lunga, giornata…

***

Verso le otto di sera Inghilterra si stava preparando ad uscire.
Purtroppo quest’anno non aveva scuse per saltare, e in più sarebbe venuto a prenderlo proprio America in persona, che voleva essere sicuro che “anche un inglesotto depresso come lui si divertisse una volta tanto”.
Aprì svogliato l’armadio per vedere cosa mettersi.
Optò per un completo da sera molto elegante; magari così sarebbe sembrato che gli importasse qualcosa, o addirittura che ci tenesse ad apparire al meglio per quell’occasione.
Perché quell’idiota di un americano non si accorgeva di quanto spiacevole fosse per lui quella ricorrenza, di quanto la odiasse?! E lui continuava a fare quegli stupidi party in cui tutti erano felici e contenti, a congratularsi per la sua indipendenza, come se l’avesse vinta ad uno stupido gioco a premi di quelli che fanno per tv.
Il trillo insistente del campanello di casa lo tirò via dai suoi pensieri, riportandolo al presente.
Si sistemò un’ultima volta la cravatta e andò ad aprire la porta.
Davanti all’uscio si ritrovò un Alfred in jeans e felpa, rigorosamente a stelle e strisce.
-Arthur!!!- l’americano lo abbracciò rischiando di incrinargli qualche costola.
-Si, ciao anche a te Alfred…-
-Ma dove vai vestito così?! Non ti facevo così damerino per una semplice festa!-
-Si chiama eleganza, sai potresti imparare qualcos-
L’americano lo trascinò per il polso fino all’auto parcheggiata poco più in là.
-Si si, li starò a sentire un’altra volta i tuoi rimproveri sul mio modo di vestire, adesso dobbiamo andare!-
Arthur salì titubante.
-Bel gioiellino vero?- esclamò Alfred, mettendo in moto –Me l’ha regalata il mio capo per oggi, sai è il mio compleanno!-
-Me lo hai già detto.-
-E’ che sono così felice, sai quest’anno ho fatto le cose in grande, adesso vedrai!  Ho messo festoni per tutte le finestre, e attaccata al lampadario c’è un’enorme bandiera americana e poi-
Alfred continuò a blaterare sui preparativi per tutta la durata del viaggio, mentre Arthur faceva finta di ascoltarlo; se prima non era in vena di andare alla festa, adesso ne era più che certo, se ne sarebbe andato il prima possibile.
-Ecco, siamo arrivati!-
L’auto si fermò davanti a una villa immensa, in stile coloniale.
Anche se quest’ultimo dettaglio era quasi sparito, vista l’enorme quantità di addobbi vari che l’americasno aveva messo: luci a led intermittenti sui cornicioni, nastri, fiocchi, festoni di carta, statue della libertà, ovviamente tutto bianco, blu e rosso.
-Allora Iggy, ti stai pentendo di non essere mai venuto alle mie feste, vero?!-
-Sure…-
L’ americano sembrò non cogliere il sarcasmo dell’altra Nazione.
-Well! Andiamo, saranno tutti già arrivati!-
Il festeggiato quasi corse per il viale che portava all’ingresso, mentre Arthur camminò lentamente, più tempo metteva fra sé e la festa, meglio era.

***

Appena entrò, Alfred fu accolto da ovazioni da stadio dalla maggior parte delle Nazioni, capitanate da Gilbert, che sembrava già tutto meno che sobrio.
-Hey ragazzi, è arrivato l’Eroe!- esclamò, alzando il suo boccale di birra all’indirizzo dell’americano.
-Hi guys, adesso comincia il vero divertimento! Guardate chi sono riuscito a portare!-
Detto così prese energicamente sottobraccio Arthur, che intanto stava cercando di allontanarsi da quell’accozzaglia di esaltati.
-Ksesesese, finalmente sei riuscito ad acchiapparlo Al! Come stai vecchio Artie, è da una vita che non ci si vede!-
-Come mi hai chiamato?!-
-Hahaha, sospettavi forse che l’hero avrebbe fallito la sua missione?! Adesso devo andare a salutare gli altri, lo lascio alle vostre cure, trattatelo bene!- e facendo un occhiolino al britannico se ne andò dall’altra parte della sala, dove stavano le Nazioni più calme, o meglio, le più sobrie.
-E così,- disse Gilbert, avvicinandosi ad Arthur –finalmente sei venuto tra i comuni mortali a festeggiare! Vuoi una birra?-
L’inglese cercò di nascondere un espressione di ribrezzo –No, grazie…-
-Eddai, goditi un po’ la vita! Sei sempre il solito noioso!-
-Ohi Magnifico, a chi è che stai rivolgendo i tuoi deliri alcolici?!-
-Francis, finalmente sei arrivato! Guarda chi abbiamo qua!- esultò il prussiano.
Il francese sorrise malizioso.
-Angleterre, quelle surprise! Come mai sei venuto dopo tutti questi anni?-
-Di certo non per vedere te, frog!-
Francis si avvicinò sensuale, accarezzandogli una guancia
-Dai, non fare così, non è da Galateo essere scortesi alle feste altrui…-
 
-Che centra il Galateo, mica sei tu il festeggiato!-
-Honhonhon, potremmo festeggiare io te da soli,ma chère…-
-Se non vuoi che il 4 luglio diventi anche l’anniversario della tua morte è meglio che mi lasci in pace maledetto maniaco.-
L’altro alzò le mani in segno di resa.
-Va bene, vado vado… se a fine serata vuoi qualche divertimento extra, sai chi chiamare douceur!- e lanciandogli un bacio prese Gilbert con sé e andarono insieme verso il gruppo delle ragazze.
-Sarà meglio trovare America, devo andarmene subito!-

***

Ormai era quasi l’una di notte, e la festa continuava imperterrita: le signorine se n’erano già andate, cosicché il party era degenerato ancora di più.
Arthur se ne stava lì seduto appoggiato al muro, lontano da tutti, come compagnia le sue care bottiglie di rhum, le uniche compagne di vita su cui poteva sempre contare.
Era impossibile trovare Alfred, e quelle rare volte in cui lo trovava era sempre insieme ad altre persone, e non gli prestava la benché minima attenzione; così lui si era lasciato dietro tutte le formalità, e si era messo a “festeggiare” come faceva ogni anno; aveva solo cambiato luogo e gli alcolici erano gratis, tutto qua.
Si scolò in un sol colpo la terza bottiglia che aveva.
Quanti anni erano passati dall’indipendenza di America? Vediamo, duemilatredici, millesettecentosettantasette… duecentotrentasette anni, se l’alcol non gli aveva già annebbiato abbastanza la mente.
Era da più di duecento anni che aveva perso la sua colonia più importante.
Era da più di duecento anni che il suo impero era andato distrutto.
Era da più di duecento anni che non era più nessuno, un inglese isterico alcolizzato, niente di più.
Che vita di merda.
Intanto, gli altri invitati si erano messi a fare il trenino cantando canzoni alquanto sconce.
Francis era solo in mutande e papillon, ed era passato ad provarci col povero Matthew, Arthur sapeva già come sarebbe andata a finire…
-Hey, lo offriresti un bicchiere al festeggiato?-
Si girò, e vide Alfred sorridergli, mentre si sedeva vicino a lui.
-Sorry, qua ci sono solo bottiglie, niente bicchieri…-
L’americano rise debolmente e fissò un punto no preciso davanti a sé.
-Mi stai odiando per averti portato qua, vero?-
Arthur fece una risata forzata
-Perché dovrei? Mi hai solo invitato alla festa in cui si celebra la mia sconfitta più grande, niente di che…-
E senza tanti preavvisi, Alfred si girò e lo baciò, un bacio prepotente, voglioso, quasi violento.
L’inglese, preso alla sprovvista, lo spinse via.
-Cosa cazzo ti è saltato in mente brutto idiota?!-
L’altro si stava già avvicinando, tentando di baciarlo di nuovo.
-Lasciati andare Iggy, sei al sicuro con me…-
-Sei ubriaco America, se vuoi scoparti qualcuno va da Francis!-
L’inglese stava cercando di trattenerlo, ma Alfred era più forte.
-Ma io voglio stare con te stasera, voglio divertirmi un po’…-
L’americano aveva cominciato a sbottonargli la camicia, quando fu allontanato da un sonoro schiaffo sulla guancia.
Arthur si alzò irato, col respiro pesante.
-Non osare toccarmi maniaco! Non ti fai vedere per tutta  la festa e dopo ti presenti così?! Pensavo di averti cresciuto meglio di così, ma si vede che non ti conosco abbastanza…-
Arthur se ne andò a passo svelto sotto gli occhi sorpresi di tutti.
Alfred lo fermò.
-Arthur, aspetta!-
L’inglese si girò, ancora livido di rabbia.
-Non mi hai neanche fatto gli auguri di buon compleanno…-
Il britannico lo guardo greve.
-Happy Birthday, bloody wanker.-
Detto ciò se ne andò, chiamò un taxi che lo riportasse a casa.
Si sarebbe ubriacato come sempre, non era cambiato niente dagli altri 4 luglio: adesso aveva solo un motivo in più per voler dimenticare quello stupido giorno.
 
 
 
 



*Angolo dell’autrice*
Salve gente, Snow è tornata!
Questa storia doveva uscire il 4 luglio, ma purtroppo non ho avuto minimamente tempo in questi giorni, e ho potuto pubblicarla solo ora… non ha molto senso lo so! XD
E’ una fic ispirata alla canzone “Alfonso” di Levante; è molto bella, e penso che sia perfetta per Arthur!
Spero vi sia piaciuta, alla prossima!
Snow :D
  
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