Libri > La piramide rossa
Ricorda la storia  |      
Autore: bibrilove98    09/07/2013    7 recensioni
-Sei innamorata? –io sgranai gli occhi. Cavolo non sapevo cosa rispondergli! Ma si poteva essere innamorati di un dio? Non ero convinta di ciò che provavo per lui ma ogni volta che lo guardavo negli occhi mi scioglievo, e se non era quello amore, che cosa poteva essere? “Sono stupida!” mi dissi, ma dovevo rispondere sinceramente. Poi lo guardai dritto negli occhi e dissi:
-Si, sono innamorata. –Anubi mi sorrise.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anubi, Sadie Kane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


SALVE!
Allora. Ho appena finito di leggere un capitolo di The Kane Chronicles, La piramide Rossa che si intitola “Appuntamento col dio della carta igienica” e ne sono rimasta innamorata! *__* Adoro Sadie e Anubi e spero che ciò che ho scrittosi possa avverare :D Quindi mi sono messa al computer e ho inventato questa fan Fiction ;)
Vi prego solo una cosa: non fate spoiler xD non ho continuato a leggere la storia e quindi ciò che accade è completamente inventato da me :)
È la prima volta che scrivo su Sadie e Carter e spero che la mia storia vi piaccia quindi…
Buona lettura!






Quella mattina incominciò male, e finì ancora peggio. La sveglia suonò e per lo spavento, rotolai giù dal letto. Giusto, non mi sono presentata, sono Sadie Kane, e… no, la mia vita non è sempre così, è molto peggio. Potevo essere considerata una specie di ragazza normale, tranne per il fatto che mio fratello girava il mondo con mio padre, mia madre era morta cercando di imprigionare un serpente millenario che voleva portare il caos nel mondo, il mio adorato gatto Muffin in realtà è una dea egizia, io e mio fratello siamo dei maghi e nel nostro corpo scorre il sangue dei faraoni, oh e… particolare di piccolo valore, nei nostri corpi vivono degli dei. Si, forse la mia vita non è poi così normale come pensano gli altri. Giusto, ritorniamo a noi. Quella mattina mi alzai male e ogni volta che mi succede, è destino che mi vada male tutta la giornata. Mi rialzai dalla mia caduta e non appena guardai l’orologio notai che era tardissimo. Avrei fatto tardi, di nuovo, a scuola. Mi cambiai in fretta e indossai i miei soliti jeans, una maglietta e un giubbotto di pelle marrone. Hai piedi misi i miei adorabili anfibi e corsi al piano di sotto. A metà strada mi ricordai di aver dimenticato una cosa e ritornai in camera. Aprii il cassetto del mio comodino e sotto alcuni fogli trovai il mio ciondolo. Era una collanina che mio padre mi aveva regalato. Era l’unica cosa che mi collegava a lui quando non era in giro per il mondo con quello scemo di Carter. Raffigurava un tiet, un antico nodo magico e raffigurava la dea che aveva deciso di prendere in prestito il mio corpo, Iside. Me lo legai al collo e scesi in cucina. La nonna mi aveva preparato un toast e un bicchiere di succo di frutta. Bevvi in un sorso il succo e rischiai di strafogarmi col panino, ma non potevo permettermi di arrivare un'altra volta in ritardo.
-Piano Sadie! –mi rimproverò la nonna.
-Shi..mshusa hmmm. –cercai di dire “si scusa” ma non credo che mi uscirono proprio quelle parole. Presi il mio zaino e uscii di casa. Anche se la scuola era vicina corsi come un matta, schivai per un pelo un palo e travolsi un paio di signori che stavano andando a lavoro.
-Stai attenta signorina! –disse uno urlandomi dietro. Certo, loro non rischiavano una nota per il decimo ritardo di fila. “Stai attenta Sadie” mi disse Iside dentro la mia testa. La ignorai completamente e riuscii ad arrivare a scuola, in ritardo. E così presi la mia prima nota. Perfetto! Una giornata così non potevi dimenticartela, e quello era solo l’inizio.
-Wow! Mi dispiace Sadie. –mi disse Emma. –Prima nota individuale. Deve fare un poco male. –aggiunse Liz appoggiando la mano sulla spalla. “Dai non ti preoccupare, capita” Disse Iside. “Bene! Ci mancavi solo tu” le risposi scocciata.
-Allora stasera ci vediamo? –chiese Emma.
-Si, se i miei nonni mi fanno uscire. –risposi.
-Dai, vedrai che andrà tutto bene. –cercò di consolarmi Liz. –e poi non puoi non venire, ci sarà anche James!
-Si! Quel bonazzo! –aggiunse Emma e in quel momento i suoi occhi incominciarono a brillare.
-Ragazze, sapete benissimo che non vado dietro hai ragazzi come voi. Non sono innamorata di nessuno. –risposi. –Nonostante ciò, farò il possibile per convincere i miei nonni a mandarmi. –aggiunsi facendo un occhiolino. Poi le salutai e incominciai a tornare a casa. “Così non vai dietro hai ragazzi?!” disse Iside. “Si. I ragazzi portano solo problemi.” Le risposi. “Bene, me ne ricorderò quando ti innamorerai” mi disse la dea.
Quando arrivai a casa trovai una sorpresa. Mio padre e Carter erano venuti a trovarci! Probabilmente quella fu la parte della giornata migliore perché di solito vedevo mio padre e mio fratello solo due volte l’anno.
-Papà! –urlai appena lo vidi e gli saltai al collo.
-Sadie! Piccola mia, come stai? –mi chiese mio padre.
-Benissimo! –gli risposi rivolgendogli un grande sorriso. Poi mi accorsi che c’era anche Carter ma a lui mi limitai a salutarlo con un semplice ciao e un sorriso. Certo, dall’ultima volta in cui abbiamo lottato contro Set rischiando di morire ci eravamo avvicinati, ma era pur sempre mio fratello e non potevo trattarlo come un amico.
-Che sorpresa! –dissi. –Che dobbiamo fare oggi?
-Vi va una passeggiatina al British Museum? –propose papà.
-Cosa?! –rispondemmo io e Carter in coro.
-Papà, ti ricordi cosa è successo l’ultima volta? –disse Carter.
-Già. –aggiunsi. –vorrei ricordarti che hai fatto saltare in aria un reperto storico e hai liberato cinque dei tre dei quali vivono nei nostri corpi.
Mio padre alzò le spalle come se quello era soltanto un brutto ricordo.
-Non ho intenzione di far saltare di nuovo in aria la Stele di Rosetta, Sadie, voglio solo che sia una normalissima gita di famiglia.
-Ma perché ogni volta che vieni ci devi sempre portare in dei musei! Mai in un centro commerciale! –sbuffai.
-Dai Sadie, vedrai che questa volta sarà diverso. –mi promise papà. Sbuffai nuovamente e me ne andai in camera mia con Muffin.
-BEST! –urlai appena mi chiusi la porta della mia camera alle spalle. Muffin si sedette sul letto e incrinò la testa.
-Dai muoviti! Ho bisogno del tuo aiuto!
In quel momento la mia gatta brillò e prese delle sembianze umane. In un secondo mi ritrovai a guardare Best, la dea-gatto.
-Dimmi Sadie.
-Spiegami perché mio padre vuole portarci sempre in un museo del cavolo! –sbottai nervosa.
La mia gatta mi guardò con aria divertita.-Oh Sadie! Lo sai che devi farlo. Sei una maga potentissima e ti serve visitare questi posti di tanto in tanto.
-Ma perché proprio quando viene lui! Non ci sta mai, un anno fa ho rischiato di perdere tutto quello che avevo e ora lui vuole riportarci nello stesso punto in cui è incominciato il mio incubo?! No io non ci vado!
-Allora ascolta Iside. –mi disse Best. –dall’ultima volta il vostro legame è diventato più forte. Forse lei riuscirà a convincerti che quella è la cosa giusta da fare.
Sbuffai. Certo dopo un anno il mio rapporto con la dea era diventato più forte, ma non potevo considerarla come un’ amica, non potevo chiederle dei consigli e avevo sempre la paura che lei potesse prendere il controllo su di me quindi ero sempre molto prudente con lei. “Iside” dissi. “Che devo fare?” “Lo sai che devi fare Sadie” mi rispose la dea. “Devi andare. Prova a dare un'altra occasione…come dite voi? Ah si! Un'altra chance a tuo padre. E poi ti serve andare al museo.”
-Wow! –sbottai. –siete tutti contro di me! – Best mi guardò e sorrise.
-Tu ci hai chiesto un consiglio, e noi ti abbiamo detto cosa è giusto fare.
Sbuffai nuovamente, presi il mio cellulare e chiamai Liz ed Emma per disdire il nostro appuntamento. Ecco come una giornata che poteva essere bellissima si era rovinata. Riscesi le scale e trovai mio fratello che giocava con il suo kit da mago. Mi fermai un attimo a guardarlo.
-Come stanno andando a te le cose? –mi chiese Carter.
-Bhe…Al solito. –mi sedetti vicino a lui. Poi guardai in torno per controllare che non ci fosse nessuno nei paraggi. –Ho preso la mia prima nota oggi. –dissi. Carter si accigliò. Naturalmente lui era il tipico ragazzo perfettivo che se prendeva una nota poteva scoppiare a piangere e mettersi in punizione da solo per l’eternità. Poi fece una cosa che mi colpì. Scoppiò a ridere.
-Tu…-cercò di dire tra una risata e l’altra. –oggi… hai preso la tua prima nota!
-Ha ha. Non sei divertente Carter. –cercai di dire facendo l’offesa.
-Dai. –cercò di consolarmi lui asciugandosi una lacrima. –C’è sempre una prima volta.
-Va bene. Come va con te Horus? –chiesi cercando di cambiare discorso.
-Bene, credo. E a te?
-Bene. –In quel momento entrò papà.
-Siete pronti ragazzi? –disse tutto contento. Carter si alzò in piedi e si diresse verso la porta. Io lo imitai.
-Ciao nonna!-dissi prima di chiudermi la porta alle spalle.
 
Quella al British Museum fu una semplice uscita di famiglia, tranne per il fatto che stavamo andando nel posto in cui il mio incubo era incominciato. Mi venne un brivido ripensando a ciò che era successo un anno fa e il sangue mi si gelò ancora di più nelle vene quando passammo di fronte alla Stele di Rosetta. Poi accadde una cosa che mi spaventò ancora di più. Arrivammo vicino ad una statuetta di uno sciacallo e un ricordo mi si accese nella mente. Mi sentii stringere il cuore ripensando all’incontro con Anubi. Certo, mi aveva fatto particolarmente alterare l’ultima volta che lo avevo visto ma forse provavo veramente qualcosa per lui. “Ma smettila stupida!” mi dissi. In fondo non avrei mai avuta qualche possibilità con lui, lui era un dio immortale, dell’oltretomba per giunta e io era solo una ragazza di tredici anni compiuti da poco. Una profonda malinconia mi prese riguardando la statua dello sciacallo, ma per un attimo mi sembrò che quegli occhi di gemme rosse mi stessero guardando. Probabilmente era solo frutto della mia immaginazione e non ci feci molto caso. Raggiunsi mio padre e Carter e continuai la noiosissima visita al museo.
 
Quella sera non mangiai tantissimo, anzi, non toccai cibo. Avevo ancora in mente Anubi. Quella maledettissima statuetta aveva acceso in me un ricordo che speravo avessi dimenticato. Salutai mio fratello e mio padre che dovettero andare a dormire in un albergo visto che i miei nonni non nutrivano una forte simpatia per loro, ma questa è un'altra storia. Ritornai in camera mia e aprii la finestra. Era una bellissima notte, non faceva molto freddo e c’era un venticello fresco che faceva piacere al viso. Poi tutto precipitò. Sentii un ululato e non appena abbassai lo sguardo vidi sotto casa mia un cane. Era simile ad un Doberman, poi mi resi conto che era uno sciacallo. Sgranai gli occhi e un pensiero mi venne in mente. “Non può essere lui Sedie.” Mi rimproverai. “Sei sicura?” mi disse Iside. “Aspetta! Iside ti prego aiutami!” ma la dea non mi rispose più. Mi girai verso la finestra nella speranza di non trovare il nonno o Best. Poi il mio sguardo ritornò per strada e con mia grande sorpresa non vidi più l’animale.
-Ciao. –mi girai di scatto e vidi che seduto sulla ringhiera del mio balcone c’era un ragazzo alto, con una maglietta nera e una giacca di pelle. Aveva i capelli spettinati e i suoi grandi occhi castani mi stavano guardando.
-Ancora tu! –dissi. –Non ti basta il fatto di avermi fatto arrabbiare l’ultima volta?! –sbottai nervosa. Lui mi guardò strano. –Bene, ti ricordavo proprio così fastidiosa.
-Uffa! Prima la nota a scuola, poi la noiosa lezione al museo e ora tu!
-Ehi! Ehi! Calmati.
-Non dirmi di calmarmi! –poi Anubi scoppiò a ridere. Probabilmente quella scena era veramente comica e non appena me ne resi conto scoppiai a ridere pure io.
-Che ci fai qui? –chiesi.
-Bhe, niente, passavo di qui, poi mi sono ricordato una cosa…
-Cosa?-chiesi curiosa.
-Di te. Mi avevi promesso che mi avresti insegnato qualcosa sul corteggiamento moderno.
Aggrottai la fronte.
-Un dio che è innamorato? –chiesi. Anubi mi guardò e scoppiò a ridere. Cavolo se era bello quando rideva!
-Ma che dici! Era solo per vederti.
-Va bene. –ero ufficialmente imbarazzata a morte, dalla morte stessa! Poi lui mi disse: -Facciamo un gioco?
-Un gioco? –chiesi incuriosita.
-Si. –Poi il dio estrasse dalla tasca una piuma che conoscevo bene. Era la Piuma della Verità. Inarcai un sopracciglio. Non ci stavo capendo più niente.
-Io ti farò tre domande e tu dovrai essere sincera e rispondere. È lo stesso che abbiamo fatto l’ultima volta, solo che poi tu potrai farle a me quelle tre domande.
Il mio sopracciglio continuò a salire. –Che gioco strano! –dissi. Cavolo, si rischiava di morire! Se tu non eri sincero la piuma poteva ucciderti. Inizialmente non volli nemmeno provarci, poi mi incuriosii e accettai.
-Incomincia tu –dissi prendendo in mano la piuma.
-Allora…- cercò di pensare Anubi. –Ti piace la pizza?
Non ce la feci e scoppiai a ridere. –Ti piace la pizza? Ma che domanda è?
Anubi mi guardò un poco offeso e cercò di giustificarsi: -Non sapevo cosa chiederti.
-Ma tu l’hai proposto il gioco!
-Va be! Dai rispondi!
-Si, adoro la pizza.
-Continuiamo –disse il dio abbozzando un sorriso. –Soffri per il fatto che stai lontano da tuo padre e da tuo fratello?
Quella domanda mi spiazzò. Anubi aveva toccato un tasto particolarmente dolente. Abbassai lo sguardo e Anubi se ne accorse.
-Scusa, forse non dovevo farti questa domanda.
-No…non preoccuparti… comunque si, ci soffro.
-Mi dispiace.
-Per cosa? Per la domanda o perché ci soffro?
-Per tutti e due. –guardai Anubi e un po’ mi dispiacque per ciò che era successo.
-Dai, non ti preoccupare. Continua. –lo incalzai. Lui rialzò lo sguardo.
-Sei innamorata? –io sgranai gli occhi. Cavolo non sapevo cosa rispondergli! Ma si poteva essere innamorati di un dio? Non ero convinta di ciò che provavo per lui ma ogni volta che lo guardavo negli occhi mi scioglievo, e se non era quello amore, che cosa poteva essere? “Sono stupida!” mi dissi, ma dovevo rispondere sinceramente. Poi lo guardai dritto negli occhi e dissi:
-Si, sono innamorata. –Anubi mi sorrise.
-Bene, ora tocca a te. –prese dalla mia mano la piuma.
-Ma gli dei possono prendere fuoco?
-Si. –rispose Anubi. –Possono prendere fuoco ma non soffrono e non muoiono. Ah e questa vale come una domanda.
-Cavolo! –dissi. Dovevo stare più attenta. Ora il gioco diventava sempre più interessante, soprattutto perché le domande le facevo io a lui e potevo chiedergli qualsiasi cosa.
-Però non vale. –dissi.
-Ehi ti ricordo che l’ultima volta hai usato lo stesso trucchetto tu con me. –mi ricordò Anubi.
-Va be. –dissi, poi mi venne in mente una domanda strana, ma quella era l’occasione giusta per fargliela. –Gli dei, possono innamorarsi?
Anubi si accigliò poi il suo sguardo divenne divertito. –Si è una domanda strana. –ammisi.
-Si. Molti dei si innamorano, soprattutto gli altri dei.
-In che senso gli altri de..-poi mi ricordai che avevo solo un ultima domanda a  disposizione e lasciai perdere.
-Volevo dire. –mi schiarii la gola. –Quelli Egizi.
-Si, anche loro possono innamorarsi, anche dei mortali.
Che cosa strana. Però forse avevo una possibilità con lui quindi feci la mia ultima domanda.
-Mi ami?
Domanda stupidissima! Avevo fatto una figuraccia con un dio e non potevo mica dire di voler morire perché altrimenti lo avrei visto! Anubi fece un sorriso divertito.
-Si, Sadie. Ti amo.
Poi mi si avvicinò e poggiò le sue labbra sulle mie. In fondo quella non era stata una giornata tanto brutta e come mio primo bacio, devo dire che me l’ero cavata abbastanza bene. E così trovai una risposta. Si, si poteva essere innamorati di un dio.

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La piramide rossa / Vai alla pagina dell'autore: bibrilove98