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Autore: Freakyyep    09/07/2013    19 recensioni
Cosa ha fatto di male per essere costretta ad affrontare una nuova città, una nuova scuola, nuovi "amici"? A 16 anni non è pronta per iniziare questo nuovo capitolo in California dal fratello maggiore, Charlie. Ma Huntington Beach ha in serbo per Naomi una vita poi non così male come quella che lei e il pessimismo che la caratterizza, possono solo immaginare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Goodbye Phoenix.


Non era una di quelle giornate che promettevano bene, l’avevo capito appena aveva iniziato a squillare la sveglia di primo mattino.
La spensi e mi girai dall’altra parte del letto, iniziando a fissare fuori dalla finestra. Il cielo era grigio e probabilmente un altro temporale come quello che c’era stato durante la notte, che non mi aveva permesso di chiudere occhio, era in arrivo. Strano, perché qui in Arizona le piogge non sono frequenti.
Cercavo il coraggio di scoprirmi, alzarmi dal letto e andare dritta a fare una doccia, ma proprio non lo trovavo.
Sentii un rumore di passi proveniente dal corridoio e velocemente mi coprii anche la faccia, nascondendomi completamente sotto il lenzuolo.
- Hey, la sveglia è suonata. È ora di alzarsi! -
- Mamma, ti prego, altri cinque minuti. Solo cinque. -
- Naomi,alzati, dai. Hai scuola oggi e se continui ad elemosinare altri minuti da trascorrere sotto le coperte, arriverai in ritardo! - Prese un lembo del lenzuolo e mi scoprii. Si chinò e mi diede un bacio sulla fronte. - Vado a preparare la colazione. Ti aspetto in cucina. -
- Io mangio solo la barretta ai cereali! - Urlai, cercando di farmi sentire anche dall’altra parte della casa.
Mi misi seduta sul letto a cercare con lo sguardo le pantofole sul pavimento.
Diamo inizio ad una delle tante schifose giornate che compongono la mia vita.
Presi i vestiti che avevo preparato la sera prima, piegati sul divanetto vicino la finestra e andai in bagno. 
Lo stereo blu posizionato sulla lavatrice attirò la mia attenzione e mi avvicinai per accenderlo. Notai subito qualcosa scritto a penna su un adesivo bianco, attaccato vicino ai tasti che regolavano il volume. C’era scritto “Charlie”, seguito da uno smile. Già, quella radio era di mio fratello maggiore, Charles. Gliel’aveva regalata mamma al suo quindicesimo compleanno e ne rimase molto felice perché finalmente poteva ascoltare in ogni angolo della casa gli album che comprava con i suoi risparmi.
 
Charlie ormai si era trasferito da quasi un anno e mezzo ad Huntington Beach e aveva lasciato il suo stereo a casa, dato che aveva a disposizione altri mezzi per poter ascoltare le sue canzoni preferite.
Il suo sogno era quello di diventare un famoso scrittore e all’età di 26 anni, aveva preso la decisione di trasferirsi perché era in cerca di persone, vite e storie di cui parlare nei suoi libri. Non so precisamente cosa lo abbia spinto a trasferirsi proprio lì, ma so che in California è felice e sta bene, anche se è costretto a lavorare per mantenersi da solo. Mio fratello vive con Winston, un tenero bulldog inglese che ha adottato poco dopo essersi trasferito perché sentiva la casa troppo “vuota”, dato che era abitata solo da lui e dal suo disordine. 
L’ho preso come tuo sostituto, non sono abituato a non avere nessuno che mi rompe le palle tutto il giorno. Ma ti dirò, Winston è davvero di compagnia a differenza tua. Mi disse in videochiamata su skype mentre teneva il cucciolo tra le braccia per farmelo vedere. Quella sera mi prese palesemente in giro ma non so perché, quell’affermazione mi fece sorridere per giorni. Il punto è che averlo in giro per casa, mi manca tantissimo. Lui mi manca tantissimo.
Da quando Charlie ha intrapreso la sua vita da adulto responsabile, il numero di abitanti di questa casa è diminuito a due: io e la mamma. 
Papà ci ha lasciato parecchio tempo fa, per iniziare una nuova vita senza noi tre, senza sua moglie e i suoi due figli. Non avevo un buon rapporto con mio padre e la sua mancanza non la sento neanche un po’.
Era molto rigido ed autoritario. Litigava spesso con mio fratello perché per lui, qualunque cosa Charlie facesse, non andava mai bene. Mio fratello non poteva permettersi un brutto voto in matematica, non poteva trattenersi con i suoi amici e ritornare a casa dopo cena perché la cena doveva essere condivisa solo in famiglia, non poteva dedicare parte del suo tempo alla scrittura di racconti che lui riteneva “inutili”.
Già lo immaginava come chirurgo affermato in un ospedale famoso americano, magari di New York.
Già immaginava l’invidia di tutti i suoi colleghi che non avevano avuto la fortuna di avere un figlio come il suo.
Mamma non sapeva mai da che parte schierarsi anche se la maggior parte delle volte, prendeva le difese di Charles.
Ho sempre pensato che il motivo per cui mio padre sia improvvisamente sparito, sia proprio perché forse noi non eravamo la famiglia che lui sognava di avere. Non gli andavamo bene.
L’importante è che ce la siamo cavata e continuiamo a cavarcela anche da soli, anche senza di lui.
Mia madre non ci ha mai fatto mancare nulla e anche se per lei è stata dura accettare il divorzio e far crescere due ragazzi da sola, oggi è decisamente la donna migliore di questo mondo. Non che prima non lo fosse, ma io la vedo diversa. È bella, niente la spaventa più ormai, riesce ad affrontare tutto con un sorriso stampato sul viso e non si lascia abbattere da nessuno.
 
Feci partire il cd che era già nello stereo, sfilai velocemente il pigiama e mi abbandonai al getto caldo d’acqua della doccia.
- Naomi, sei viva? È un quarto d’ora che ti aspetto! - Gridò mamma fuori la porta, bussando rumorosamente per due volte.
- Ho fatto, mamma. Devo solo vestirmi. - Le risposi avvolgendomi nell’accappatoio zebrato.
La sentii ritornare in cucina ad aspettarmi.
Alla terza passata di mascara per ottenere l’effetto di ciglia più nere e più lunghe, ritornai in camera a prendere lo zaino e poi la raggiunsi.
- Era ora! - Entrambe sorridemmo.
- Andiamo dai, altrimenti faccio tardi. - Dissi mentre cercavo la mia barretta nella dispensa della cucina.
- Ah, inizi a capirlo anche tu, finalmente.
Prese le chiavi della macchina e uscimmo. Mi sedetti sul sediolino affianco e lei e tirai fuori dallo zaino il mio ipod.
Mise in moto la macchina e parlò prima che io potessi far partire una canzone a caso della playlist.
- Mi ha chiamata il mio capo stamattina. Ha detto che ha buone notizie da darmi. -
- Spero per te siano davvero buone. -
- Lo spero anche io. - Mi accarezzò la gamba e sorrise, mentre infilai gli auricolari e cercai di scacciare via il pensiero di tutto quello che mi avrebbe aspettato durante la giornata: scuola, ansia, professori, ragazzi odiosi e stupidi che frequentano la scuola, pranzo schifoso della mensa, compiti, pioggia, le converse che avevo ai piedi non adatte al diluvio universale che di lì a poco ci sarebbe stato, ancora tanta ansia.
- Naomi, tutto bene? Che c’è? Non vuoi proprio andarci oggi a scuola? - La voce di mamma e il suo gesto di togliermi la cuffia dall’orecchio, mi riportarono nella dimensione in cui vivevo.
Con tutto questo pensare, non mi ero accorta di essere arrivata a destinazione.
- Sì, scusa. Va tutto bene. - Dissi togliendo anche l’altra cuffia e sistemando l’ipod nello zaino. Le diedi un bacio sulla guancia e scesi dalla macchina. - A stasera! -
Mi addentrai nei corridoi affollati della scuola. Camminai lungo la schiera di armadietti, fino ad arrivare al mio. Presi ciò che mi serviva per la lezione di storia e mi avviai verso la classe.
Sperai che quella giornata si sarebbe conclusa quanto prima possibile.
 
La campanella, il dolce suono della campanella. La fine di gran parte delle mie ansie.
Raggiunsi velocemente l’uscita e realizzai che fuori aveva iniziato a piovere, come previsto. Rassegnata, aprii l’ombrello e tornai a casa a piedi. Era un po’ distante ma non mi andava di aspettare l’autobus. Poi solitamente io prendevo sempre il secondo che passava dopo l’uscita di scuola perché era meno affollato e mi capitava anche di trovare un posto per sedermi. Ma in quel momento pioveva e l’unica cosa a cui pensavo erano dei vestiti asciutti e il calore di casa.
Appena girai la chiave nella serratura della porta, andai subito in camera. Lasciai cadere lo zaino, ormai inzuppato, sul pavimento e aprii l’armadio in cerca di qualcosa da mettere. Odio i vestiti bagnati, mi infastidiscono proprio sulla pelle.
Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi. 
Non era assolutamente mia intenzione addormentarmi ma mi accorsi di averlo fatto quando il rumore di un clacson proveniente dalla strada, mi svegliò. Controllai l’orario sul cellulare, erano appena le 18.00. 
Saltai subito giù dal letto e iniziai i compiti. Dovevo finirli prima dell’arrivo di mamma e dell'ora di cena.
Stranamente non avevo molto da studiare e andò tutto come previsto. Terminai l’ultimo esercizio di fisica e dopo un po’ sentii la porta di casa aprirsi. 
- Sono a casa e con me ho due pizze calde! -
Sorrisi alla parola “pizze”. Mia madre sapeva come rendermi felice.
Subito la raggiunsi in cucina e la trovai appoggiata alla tavola, sorridente.
- Devo dirti una cosa e spero che ne sarai felice quanto me! -
- Ciao mamma, anche la mia giornata è andata bene anche se sono tornata a casa con le converse fradice e i jeans completamente… -
Non mi diede il tempo di concludere la frase, mentre mi avventai sulla mia margherita.
- Naomi, sono seria. Dobbiamo parlare di questa cosa. -
Aprì il frigo e tirò fuori due lattine di Coca-Cola. Le poggiò sul tavolo e si mise a sedere di fronte a me.
- Ti ho raccontato della telefonata del mio capo stamattina. -
- Già. Ti ha dato le buone notizie che ti aspettavi? -
- Beh si, in parte… -
Il sorriso che aveva appena l’avevo vista, era scomparso. Faticava a parlare.
- In che senso? -
- Nel senso che mi hanno dato una specie di promozione. -
- Oh mio Dio, mamma! Ma è fantastico! Ti pagheranno di più e passerai più tempo a casa? -
- Magari… - Rise forzatamente.
- Devi dirmi qualcos’altro di un po’ meno bello? - Fui diretta, tanto avevo capito che c’era qualcosa che aveva paura di dirmi perché temeva la mia reazione.
- Ecco, Naomi… questa promozione, diciamo che ha i suoi lati positivi e i suoi lati negativi. In pratica mi hanno proposto di continuare a lavorare come rappresentante dell’azienda, mi aumenteranno la paga, ma il piccolo problema è che tutto questo dovrei farlo in Italia, a Firenze. -
Come, scusa? Italia? Firenze? Oh, aspettate... trasferimento?
- Mi stai dicendo che dobbiamo trasferirci? - Pronunciai alzando il tono di voce. Quasi mi strozzavo con il pezzo di pizza che stavo per ingerire.
Lei fece segno di si, muovendo la testa.
- Mamma, l’Italia è dall’altra parte del mondo! Come farai a lasciare Charlie qui in America da solo? Poi io, io come farò ad ambientarmi? La scuola? L’italiano? Scherzi? Io non voglio venirci, mamma. Non voglio! -
- Naomi, calmati. Con Charlie non ho ancora parlato di tutto questo e comunque non hai molta scelta. Io non posso rifiutare un’occasione del genere e tu non hai nessuno con cui rimanere qui. -
Mi si chiuse completamente lo stomaco. Non potevo credere a quello che mamma mi stava dicendo.
- Mi spaventa il pensiero di cambiare vita in questo modo. -
- Ma non è un trasferimento definitivo. Partiremo dopo l’estate e staremo lì per un anno. Se non riusciamo a star bene lì, farò la richiesta per tornare qui ma per lo meno proviamoci. -
- Mamma, ti prego, troviamo una soluzione perché non voglio trasferirmi. -
- Ma tu ami l’Italia! -
- Si, amo la pizza. Amo Roma, Milano, Venezia… anche Firenze. Ma le amo se so che dopo due settimane di vacanza trascorse lì, ritornerò alla mia vita di sempre qui, in Arizona. -
Mia madre mi guardò rassegnata. Non c’era niente che nessuna delle due potesse fare per impedire questo trasferimento. O meglio, lei poteva non accettando il lavoro. Ma come avrei mai potuto permettere una cosa del genere, dopo tutto quello che lei ha fatto per me e mio fratello da quando siamo nati?
Non riuscivo più a mangiare il mio pasto preferito. Avevo la nausea.
Iniziai a guardarmi attorno e il mio sguardo cadde su una foto di famiglia che avevamo scattato a Los Angeles qualche anno prima. C’eravamo io, lei e mio fratello sorridenti. Lì mi venne un’idea, per niente geniale.
- Non posso trasferirmi da Charlie? Sarebbe il male minore stare da lui. Non avrò problemi con l’italiano per lo meno. E poi mi manca stare con il mio fratellone. -
Mamma mi guardava con un’aria molto confusa.
- Charles non si prenderà mai la tua responsabilità. -
- Ti prego, parliamogli. Lo so che capirà. Tu gli darai dei soldi per le mie spese di modo che dovrà solamente offrirmi un letto su cui dormire. In cambio gli terrò in ordine la casa e cucinerò anche quando lui non ne avrà voglia o tornerà stanco da lavoro. - Io ero seria mentre parlavo così, ma mamma mi indusse a ridere. - Porterò anche Winston a passeggio. -
- Non lo so, Naomi. Non me la sento di affidargli una responsabilità del genere. -
Mi alzai dalla sedia e andai in cerca del telefono di casa. Lo trovai e composi il numero di Charlie. Lo porsi a mamma.
- Ti prego, chiamalo ora. -
Mamma iniziò a fissare il display del telefono, fino a che non si decise a premere la cornetta verde.
Io tornai in camera. Chiusi la porta alle mie spalle  e mi buttai sul letto.
Avevo fatto una cazzata. Mi sarei dovuta trasferire ad Huntington Beach e non sarebbe stata una cosa facile comunque, per me. 
Che casino. L’avevo detto che la giornata non prometteva bene.
Mamma e Charlie parlarono per tre quarti d’ora ed io, attraverso i muri che ci separavano, riuscii a percepire solo poche parole della conversazione.
Poi la porta della camera si aprii e la luce del corridoio penetrò all’interno. Mi diede fastidio agli occhi, dato che ero stata per troppo tempo al buio.
- Che ha detto? - Domandai a mia madre, temendo qualunque risposta avesse potuto darmi dato che nessuna sarebbe stata niente, rimaniamo a Phoenix.
Sorrise e si avvicinò al letto. - Ha detto che sarà lieto di accoglierti in casa sua.-
Si sedette affianco a me e mi abbracciò. Improvvisamente poi, scoppiò in lacrime.
- Quando Charles decise di trasferirsi, per me fu davvero difficile vivere in questa casa senza di lui. Insomma, dopo 26 anni era anche ora che prendesse questa decisione ma io non ero pronta. Mi mancava trovare i suoi vestiti nel cesto dei panni da lavare, mi mancava riordinare camera sua, mi mancava preparargli la colazione al mattino. Mi ero promessa che quando te ne saresti andata tu, avrei dovuto reagire diversamente. Mica tu saresti rimasta con me tutta la vita? Solo che non pensavo che a distanza di un anno e mezzo mi sarei divisa anche da te. Non sono ancora pronta per affrontare questo passo… -
Iniziò a stringermi fortissimo e io feci lo stesso.
- Mamma, non mi sarei mai voluta separare da te proprio ora. Anche per me è difficile ma ti prometto che ti insegno ad usare skype così ci sentiremo tutte le sere in videochiamata, come facciamo con Charlie. Appena avremmo la possibilità, prenderò il primo volo e ti raggiungerò a Firenze e staremo insieme. Purtroppo tutto questo non dipende da noi. Pensiamo solo che i cambiamenti che ci saranno nella nostra vita non dovranno essere per forza negativi, anzi.-
Era una frase troppo ottimista quella che avevo pronunciato alla fine e non era per niente da me esserlo. Pensavo l’esatto contrario, ma non avrei mai potuto dirlo a mamma.
- Ti voglio bene, piccola mia. -
- Anche io te ne voglio, non sai quanto. -
Ci stendemmo sul mio letto e senza neanche accorgercene, cademmo in un sonno profondo.

 
Spazio Autrice:
Salve a tutti!
Sono felice del fatto che siate arrivate fino qui giù a leggere ,  vi ringrazio  lol
Questa è la prima ff che scrivo, in particolare sui ragazzi quindi spero che questa specie di "prologo" sia stato di vostro gradimento.
Spero di postare il prossimo capitolo e di aver ricevuto almeno due belle recensioni, ne sarei davvero felice hdjs
e beh, nient'altro da dire.
Al prossimo capitolo, un bacio!

ps:  a chiunque interessasse, potete seguirmi su twitter. sono @freakyyep  
  
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