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Autore: topstiel    09/07/2013    1 recensioni
In cui le vicende narrate in Supernatural non sono mai accadute e sono solo un sogno di Dean, intrappolato in una realtà immaginaria.
Ma, come gli diceva sempre sua madre, gli angeli vegliano su di lui.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione
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E' arrivato di nuovo quel momento della giornata.
Osservi la tua figura costruita pezzo per pezzo allo specchio, chiedendoti cosa ci sia di vero dietro quell'impermeabile dall'aspetto vecchio e quella postura rigida che ti ritrovi sempre a impersonare quando devi andare a trovarlo. 
Cerchi sempre di sistemarti la cravatta nel modo più casuale possibile e ti senti sempre in soggezione quando noti gli sguardi sorpresi che ti lanciano le persone quando ti vedono portare l'indumento al contrario. Ma non importa, perché a lui piaci così, lui ti immagina così. 
Mentre guidi vero l'ospedale, non puoi fare a meno che pensare a come tu sia finito in quella situazione, anche se, sinceramente, non importa molto, ora che sei arrivato a questo punto. 
Ti conoscono tutti, ormai. Le infermiere sanno l'orario delle tue visite e si accertano sempre che tu e lui siate soli, data la facile irascibilità del paziente. Sei un tipo puntuale e ogni volta te lo ritrovi davanti, seduto su una sedia con le mani congiunte ed appoggiate sulla superficie del vecchio tavolo di legno. Non manca mai nell'indossare una camicia a quadri, glielo permettono. Gli permettono tutto, fai caso. Le crostate la domenica, le tue immancabili visite e l'abbigliamento fuori luogo. In realtà, sei certo che con il suo giaccone in pelle e quel sorriso da bambino perennemente stampato sul volto, Dean sia capace di dare vita a quel manicomio pieno di gente nascosta dietro occhi tristi e parole senza senso.
Parole senza senso. Fermi il flusso dei tuoi pensieri quando ti accorgi di essere giunto a destinazione. Parcheggi quindi la macchina nel solito posto (sei un tipo ripetitivo) e ti fermi ad osservare la struttura per un lungo attimo. Dal cruscotto della vettura tiri fuori un blocco per gli appunti che ha l'aria di essere stato usato a lungo, in quanto, ogni volta, qualche foglio ribelle scivola via dalla base, cadendo sul sedile passeggero. 
E' lì che scrivi di Dean e delle cose che vede. Sai bene che la sua vita è basata sulle abitudini. La sua esistenza è un continuo loop temporale, è stato il dottore a raccontartelo; ogni giorno si sveglia a una certa ora, fa colazione e se ne torna silenzioso nella sua stanza. Molte infermiere dicono di averlo visto e sentito parlare al vuoto, rivolgendosi a un certo Sam.
Sam. Rimetti in moto la macchina, anche se non fai molta strada. Infatti, la posti in qualche rettangolo di terra più distante dal solito. Senti come la monotonia della vita di Dean inizia a infilarsi nella tua, come i tentacoli invisibili della pazzia e della noia si apprestano ad afferrarti alle spalle e trascinarti nella malinconia di anni e anni di solitudine. E senti che è necessario fare qualcosa, anche un piccolo shock. Sam Winchester, comunque, è il fratello di Dean. Forse sarebbe meglio rivolgersi a lui al passato. Ergo, Sam Winchester era il fratello di Dean. 
E' probabilmente questo avvenimento che ha fatto traboccare la goccia dal vaso del fratello maggiore. La solitudine. Ritrovarsi improvvisamente soli, senza una figura certa che possa supportarti, aiutarti a rimetterti in piedi. Nessuno che possa prenderti la bottiglia dalle mani e dirti che è okay, che ti aiuterà a passare tutto e andrà tutto bene. Tu lo capisci benissimo. Quando Amelia aveva fatto le valigie e, tenendo per mano Claire, aveva sbattuto la porta di casa, gettarti sugli alcolici fu la prima cosa che pensasti di fare. 
Poi venne il volontariato e così conoscesti un Dean in balia dall'alcool e con il fiato che ti faceva pizzicare gli occhi per l'odore amaro del whisky che si portava sempre dietro. Ricordi benissimo come l'hai raccolto dalla strada e di come sei stato ad ascoltare il suo blaterare sui demoni e di come sia incredibile essere uscito dall'Inferno. 
L'Inferno. Quando gliel'hai sentito dire per la prima volta, eri certo che con tale parola intendesse la situazione. Oh, come ti sbagliavi. 
Ti accerti di essere in ritardo, cosa mai accaduta in quegli anni, e finalmente esci dall'auto. Con un gesto che ti fa sentire come un ragazzino che si comporta sfacciatamente di fronte i genitori, ti sfili la cravatta blu dal collo e te la infili goffamente in tasca. Ti liberi anche del trench tanto amato da Dean e te lo appollottoli al petto. 
Non riesci a fare a meno di sorridere, sperando vivamente a riuscire a tirarlo fuori da quel completo naufragio. Quindi superi le infermiere con passo deciso. «Signor Novak, pensavamo non fosse più venuto!» le senti esclamare e, dopo aver dato qualche colpetto alla porta (quattro invece dei soliti tre), entri dentro la stanza.
Lo sguardo di Dean è confuso, più sorpreso e scosso, diresti. Fai un breve cenno della mano in segno di saluto mentre ti siedi e lo vedi chiaramente muovere la mascella nel tentativo di dire qualcosa. Le parole gli muoiono in gola.
«Castiel» afferma con voce instabile e tu lo guardi cone le sopracciglia aggrottate in un espressione malinconica, quasi delusa. Castiel, ripeti tra le tue labbra in un flebile e inudibile sussurro. E' così che ti chiama, lui. Non sai dove abbia tirato fuori un nome simile, assieme agli altri, ma sei certo che James non sia un nome poi così brutto. E' banale, sì, ma non avrai mai idea di come il suo subconscio abbia catturato e affibiato quel nome alla tua figura.
«No» replichi e scuoti il capo, lui preme le labbra insieme in una smorfia irritata e fa per rispondere. Sei certo abbia un'emergenza da comunicarti direttamente dal suo mondo immaginario, dove tu sei un angelo che lo ha salvato dalle fiamme e le torture dell'Inferno, Sam è ancora vivo e hanno tutti e tre salvato più volte il mondo. 
Se ci pensi bene, però, la prima parte non è molto differente dalla realtà. Ogni volta che ci fai caso, finisci sempre per arrossire al pensiero di essere stato paragonato a una creatura celeste.
«Sono Jimmy Novak e questa è la camera di un ospedale psichiatrico» continui a spiegare con calma, servendoti anche delle mani per gesticolare. Ti indichi, poggiandoti una mano sul petto, poi porti le dita su di lui e posi il palmo sopra il suo dorso poggiato sul tavolo. «Sam è morto, Dean. Nulla di ciò che vedi è reale». Cerchi di addolcire il tono della voce. Osservi i suoi occhi verdi spalancarsi e la sua espressione mutare in quella che solitamente lo vedi fare quando ti racconta del fantasma che ha fatto fuori insieme al fratello mentre non c'eri. Sei sempre impegnato con il Paradiso, ti dice sempre alla fine di un racconto e tu tendi a rispondergli che la prossima volta ci sarai di sicuro. 
Ma questa volta è diverso, perché noti la sua irrequietezza, e non sei certo se sia dovuta al modo in cui gli hai sconvolto il programma o perché è davvero successo qualcosa di grave.
Allora ti ammutolisci, vedendo come ti stringe la mano, bisognoso di esprimersi con parole che nemmeno riesce a trovare. 
«Come stai?» ti chiede, l'ansia che trabocca nei suoi occhi. «Voglio dire, ora sei umano. Stai tranquillo, Cas, risolveremo tutto. Io e Sam ci impegneremo e riusciremo a ritrovarti la Grazia».
Non hai idea di dove tu abbia trovato la forza per rispondere, ma gli sorridi e copri le sue mani con le tue in una stretta bisognosa di qualcosa di più forte. Sei tu ad aver bisogno di qualcosa di più. E Dean è quel qualcosa, ne sei certo dal giorno in cui lo hai preso per mano, portandolo via dal ciglio di quella strada. «Ne sono sicuro, Dean. Risolveremo tutto» gli rispondi e lo vedi subito tornare con il suo solito sorriso, sul suo solito viso spento, nella sua solita stanza coperta con della carta da parati dall'aspetto squallido.
Però sei stanco. Senti la fatica degli anni piombarti sulla schiena e, chiudendo gli occhi, ti lasci abbracciare dalla falsità di una vita del genere. Il trench torna sulle tue spalle ad avvolgerti con il suo calore immaginario e il sorriso di un Dean rotto e spezzato riprende ad illuminarti la giornata.
Forse non riuscirai a risolvere un bel niente, Jimmy Novak.
 
 
 
 
 
 
 
Note d'autrice.
E niente, angst everywhere. 
Ringrazio i miei amatissimi Radiohead che mi hanno tenuto compagnia mentre scrivevo questa piccola bambina. 
Recensioni sempre ben accettate. 
No, sul serio, scomodatevi pure, sono solo due minuti e sono capaci di rendere la mia esistenza migliore, almeno per un po'. 
   
 
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