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Autore: Hymn    09/07/2013    3 recensioni
Scorro le dita sulle tavole. Ammiro la divisa da Ghiandaia Imitatrice, e mi chiedo se vivrò abbastanza da vederla indossare da Katniss. Sorrido, so già che ci vorranno tutte le forze della resistenza per convincerla ad essere il simbolo della rivoluzione.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cinna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rivoluzione e matite

 

Ferisco me stesso attraverso il mio lavoro.

Dopo aver visto numerose coppie di tributi del Distretto Dodici morire come se nulla fosse dentro le settantatré arene che Capitol City aveva costruito appositamente per gli Hunger Games, la mia speranza di vedere qualche ragazzo o ragazza del Dodici uscire vittorioso dai Giochi era ormai ridotto a zero.

Da Stilista, fui ingaggiato dopo l'abbandono dei precedenti, proprio per curare il look dei tributi del Dodici nei Settantaquattresimi giochi. Sarò partecipe della loro meraviglia e della loro distruzione.

Guardai in diretta la Mietitura. Una ragazza bionda, giovane. Sospirai tra me, appuntando mentalmente i primi abbozzi di vestiti e trucchi.

Volevo dare dignità alla ragazza del Dodici. Una dignità che i precedenti stilisti sembravano aver dimenticato.

Ma dopotutto, quella era Capitol City. Panem et Circensem. Pane e divertimento, ed il divertimento di Capitol City è vedere ventiquattro ragazzi morire in un'arena.

Stavo per spegnere la televisione, quando un urlo mi fece ridestare. Un volontario. Mi alzai dalla poltrona, avvicinando il viso allo schermo. Una ragazza, diversa. Capelli scuri. Occhi di fuoco.

La vidi esser bloccata dai Pacificatori, finché Effie Trincket, con voce squillante, non si complimentò con lei. Sono decenni che il Distretto Dodici non aveva un Volontario.

Anzi, non li aveva mai avuti.

Katniss Everdeen, sorella di Primrose Everdeen, si era offerta volontaria per salvare la sorella. Studiai i suoi occhi, il suo viso. Era spaventata. Ma bruciava. Bruciavi

Spensi la televisione, dopo aver visto che il tributo maschio salire sul palco. Entro poco tempo sareste stati a disposizione mia, e di Portia.

 

This is it, the apocalypse.

..

Scoprii subito che eri diversa. Bruciavi di un fuoco tutto tuo, non ti eri arresa al tuo destino come il resto dei Tributi del Dodici che avevo visto morire sullo schermo e sulle proiezioni di Capitol City.

Il tuo istinto di sopravvivenza, Katniss, mi sorprese. Anche Peeta sembrava interessante, ma in modo tutto suo. Era troppo tranquillo, sicuro di sé. Non speravo minimamente nella sua vittoria, non speravo minimamente che entrambi ce l'avreste fatta.

Ebbi la conferma della mia teoria quando vi vidi, all'atto finale. Tu tirasti fuori quelle bacche, bacche velenose. Vidi il tuo sguardo di sfida, vidi la fiducia di Peeta nei tuoi confronti, vidi qualcosa di più.

Peeta si era già dichiarato, in diretta mondiale, sull'amore per te. Tu eri sconvolta. Ricordo ancora quando l'hai sbattuto al muro.

No, quella sera vidi qualcos'altro nei tuoi occhi, insieme a sfida; vidi sbocciare probabilmente l'amore...

 

Impreco. La punta del calamo si è spezzata. Mi alzo, annoiato, e cerco nei cassetti più bassi della scrivania un nuovo pennino. Odio la tecnologia, le penne super-accessoriate che qui a Capitol City vanno tanto di moda. Trovo che il rumore grattante del pennino sulla carta sia molto più appagante, l'odore dell'inchiostro che permea le fibre del foglio e si asciuga, lentamente.

Afferro tra le dita il nuovo pennino, soppesandolo. Resto pensieroso per pochi istanti, prima di intingerlo nuovamente nella china e riprendere a scrivere.

 

I'm waking up, I feel it in my bones

 

Un amore inconsapevole, un amore gentile. Troppo diverso dal fuoco che bruciava nei tuoi occhi, nella tua smania di proteggere Peeta e nella tua volontà di proteggere tua sorella, nel giorno della mietitura.

Ricordo ancora il vestito fiammeggiante che cucii appositamente per te, le lingue di fuoco guizzare davanti agli occhi di tutti quando ti chiesi di piroettare. Con quel gesto volevo mostrarti meno pericolosa di quanto tu, già di tuo, non fossi. Sicuramente anche il presidente Snow si accorse e sa di quanto tu possa essere un pericolo per la sua fragile società.

Perché, Katniss, il controllo di Capitol City è tutto meno che forte.

 

Mi tremano le mani, una piccola goccia di inchiostro cade dal pennino ed impatta con un lieve “pic” sul foglio. Fisso l'inchiostro spandersi come una ragnatela sulla carta, e sospiro.

Inizio ad aver paura. Non ho molto tempo.

Fisso con aria desolata le decine di tavole che ho abbozzato in tutto quest'ultimo anno. L'abito da sposa di Katniss, che già ha sortito l'effetto sperato. Il candore delle nozze che libera una ghiandaia imitatrice. L'espressione di Cornelius Snow che, per un istante, si tinge di rabbia. Lo strano silenzio dei cittadini. La tua espressione stupefatta nell'ammirare il vestito che ti cade a pennello. Finalmente capisti il perché sembrava tanto pesante, alle prove.

Riprendo a scrivere.

 

Non mi aspetto che tu capisca. Ma sicuramente lo capirai in breve tempo.

Domani partirai di nuovo, per l'arena. Mi chiedo per quanto ancora io invece potrò vivere. I Pacificatori, il sistema si sta muovendo, siamo tutti sull'orlo del precipizio. Fidati dei tuoi compagni e fidati di coloro che cercheranno di allearsi. Fidati del tuo istinto.

E ricorda, Katniss, se potessi, scommetterei ancora su di te.

 

Firmo quelle poche righe di testo nate dalla mia mente. Le fisso. Non dicono niente. O per lo meno, mi sembrano vuote. Scorro le dita sulle tavole. Ammiro la divisa da Ghiandaia Imitatrice, e mi chiedo se vivrò abbastanza da vederla indossare da Katniss. Sorrido, so già che ci vorranno tutte le forze della resistenza per convincerla ad essere il simbolo della rivoluzione.

Raccolgo i disegni, saranno decine, in un unico blocco. Mi avvio verso il mio studio, lasciando probabilmente per l'ultima volta la sala da disegno; afferro il necessario per la rilegatura, finché non pongo la lettera nella copertina del book.

Mi chiedo se Katniss la leggerà mai, se mai la troverà, mentre sparisce dietro il cartone della rilegatura. Poggio il viso su quell'album, ultimo ricordo che probabilmente avrà di me, dopo ciò che avverrà domani. Inspiro a pieni polmoni l'odore di carta e di colore, avvertendo in fondo al cuore un'ondata di speranza.

Perché si sa, la speranza è l'ultima a morire.

 

 

Note dell'autore

Onestamente, non so nemmeno io perché ho scritto questa cosa.

So solo che, alle 23,02 del nove luglio, con l'ansia pre-esami universitari, mi son messo a scrivere. Spero vi piaccia.

Hymn

   
 
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