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Autore: Ayumi Yoshida    10/07/2013    3 recensioni
Il ragazzo trattenne a stento una risata: era incredibile che riuscisse a rendersi carina soltanto quando non si metteva d’impegno.
“Perché ridi, Hyuga-kun?"

(Hyuga/Riko, ohssì! *occhi sbrilluccicanti*)
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Junpei Hyuuga, Riko Aida, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto bene

 

Alla fine si era lasciato convincere. Teppei e Koganei sapevano essere così sfacciatamente noiosi quando si impegnavano. Avevano tirato fuori dal nulla la proposta di festeggiare più in grande del solito la vittoria ottenuta e avevano affittato in quattro e quattr’otto un’intera saletta di un locale di barbecue. Chissà poi con quali soldi avrebbero pagato.
Hyuga guardò ancora una volta l’orologio: erano tutti in ritardo. Ma quanto ci mettevano a farsi una doccia e a raggiungerlo? Ancora cinque minuti e sarebbe andato via. La gente continuava a passeggiare sulla strada, lanciandogli occhiate fugaci ed oltrepassandolo. Dovevano pensare che stesse aspettando una ragazza che non sarebbe mai arrivata e, da un certo punto di vista, era davvero così.

“Me ne vado.” si disse, stizzito da quel pensiero, ma Kuroko comparve dal nulla facendolo sobbalzare sul posto.

“Ciao.” lo salutò senza espressione, come al solito. Dietro di lui, Kagami gli fece un cenno con la mano.

“Dove sono gli altri?”

“Ci siamo solo noi.” sibilò Hyuga in risposta, cercando di non alterarsi ulteriormente. Gli facevano male le gambe, stava morendo di fame e si sentiva uno stupido per essere arrivato con mezz’ora di anticipo rispetto agli altri. Fortunatamente, tutti gli altri ragazzi presero ad apparire intorno a loro nel giro di un battito di ciglia e il ragazzo si rilassò leggermente. Almeno non avrebbe dovuto sforzarsi di fare conversazione con qualcuno, come Kuroko, che non parlava mai. Teppei gli diede una pacca sulla spalla per far notare la sua presenza.

“Bene, ci siamo tutti! Vogliamo entrare?”

“In realtà manca il coach.” mormorò Hyuga annoiato, ma nessuno gli prestò attenzione.

“Entriamo!” esclamò Koganei “Così cominciamo ad ordinare!”

“Koga, sei troppo eccitato!” commentò Izuki con una risata, spingendolo dentro il locale. Tutti lo seguirono.

Nessuno l’aveva sentito. Pazienza. Chissà dove si era cacciato il coach. Con un sospiro, anche Hyuga entrò.

La saletta che avevano prenotato non era molto grande, ma la squadra ci stava tutta comodamente.  Le borse furono accatastate in un angolo e i ragazzi si sedettero al lungo tavolo ottenuto unendo altri più piccoli, cominciando a sfogliare i menu. Non passò un minuto che Kagami già recitava ad alta voce tutte le tipologie di carne che voleva ordinare per arrostire. Kagami gli faceva davvero passare la fame. Sconfortato, Hyuga aprì il menu.

“Per me maiale.” annunciò, e Koganei, comparso da un punto imprecisato dietro la sua spalla, gli commentò all’orecchio, stordendolo: “Ottima scelta, anche per me!”

“Koganei…” sibilò, cercando di non infuriarsi, ma la voce di Kuroko, inattesa, catturò la sua attenzione.

“Ma dov’è il coach?”

Forse perché era stato proprio Kuroko a fare quella domanda, tutta la tavolata tacque di colpo e lo guardò con occhi sgranati.

“È vero!” esclamarono in coro Teppei e Koganei “Dov’è il coach?”

“È quello che ho detto io prima.” disse Hyuga, ma con voce talmente bassa che nessuno lo sentì.

“Forse si è persa… E se provassimo a chiamarla?” Mitobe annuì in silenzio alla proposta di Izuki. “Teppei, la chiami tu?”

“Hyuga, chiamala tu.” si liberò immediatamente Teppei. Il ragazzo s’incupì.

“Perché io?” protestò già alzandosi in piedi per uscire dal locale ed andare a telefonare, ma la porta scorrevole della saletta si spalancò ed il coach comparve, raggiante, davanti a loro, paralizzandolo.

“Scusate il ritardo! Non riuscivo a trovare la via giusta!”

Indossava un vestito corto e scollato, a fiori, accompagnato da un paio di scarpe con un piccolo tacco e una borsetta minuscola tra le mani. Hyuga spalancò la bocca per un secondo, poi la richiuse immediatamente, accorgendosi del fatto che tutti l’avevano imitato, pur senza volerlo. Conoscendo suo padre, si sorprendeva già del fatto che le avesse permesso di uscire vestita in quel modo.

“Allora, cosa avete ordinato?” Riko si tolse le scarpe, lanciò la borsetta sulla pila di quelle dei ragazzi con noncuranza e prese posto accanto a Hyuga a gambe incrociate, senza dar segno di essersi accorta di tutto il fermento che aveva causato. Il ragazzo trattenne a stento una risata: era incredibile che riuscisse a rendersi carina soltanto quando non si metteva d’impegno. “Perché ridi, Hyuga-kun? Allora, cosa avete ordinato?”

“Niente, niente.” si schernì Hyuga con un cenno della mano. Riko distolse immediatamente l’attenzione da lui. Il chiacchiericcio si riaccese velocemente, e continuò anche mentre cucinavano la carne per la seconda volta. Qualcuno aveva già alzato il gomito, approfittando del sakè che avevano ordinato sfruttando la loro altezza sopra la media e fingendosi maggiorenni, e rideva più rumorosamente degli altri; Riko era tra quelli, ma Hyuga non voleva credere che fosse brilla finché non l’avesse provato con le sue mani.

“È stata proprio una bella partita!” esclamò la ragazza battendo le bacchette più volte nel piatto e riuscendo finalmente ad afferrare un pezzo di carne. “Per premiarvi, domani faremo una sessione extra di addominali!”

“Ma domani è domenica!” si lamentò Koganei con una smorfia. Riko rise spingendo la testa all’indietro ed afferrò il bicchiere con il sakè.

“E allora? Non è mai tardi per allenarsi!”

“Sadica come sempre.” mormorò Teppei rivolto a Hyuga, cercando di non farsi sentire da lei, ma la ragazza gli lanciò un sorriso assassino.

“Ti ho sentito!” urlò, e vuotò il bicchiere pieno a metà tutto d’un fiato, scoppiando di nuovo a ridere. Ok, era davvero ubriaca. Hyuga si riscoprì a disagio nel vederla in quelle condizioni. Senza pensarci, vuotò anche lui un altro bicchiere di sakè, ma, pentitosi immediatamente, si servì un’altra porzione di carne miracolosamente sopravvissuta all’appetito incredibile di Kagami, che sedeva proprio di fronte a lui.

“Il coach fa ridere, in queste condizioni.” commentò Kuroko ingoiando un boccone di carne, senza preoccuparsi di poter offenderla. Kagami si portò una mano al volto, sconvolto.

“Non farti sentire!” lo ammonì Teppei spalancando gli occhi di scatto per farsi notare, ma Riko si era già alzata in piedi, le mani sui fianchi e l’espressione severa, per fare il giro del tavolo e recarsi da Kuroko a passo di marcia.

“Cosa dici? Vuoi sfidarmi?” esclamò non appena gli fu di fronte, ma Kuroko non batté ciglio: “No. Il mio era soltanto un commento oggettivo…”

“Coach, non ti reggi in piedi, sei ubriaca. Siediti.” ordinò improvvisamente Hyuga, annoiato da tutta quella sceneggiata. La ragazza si voltò a guardarlo, confusa.

“Io? Ubriaca? Ma…”

“Andiamo a casa. Ti accompagno.” si offrì.

Hyuga si alzò dal tavolo con i piedi pesanti e gli occhi di tutti puntati addosso, si frugò le tasche e porse diverse banconote a Teppei.

“Puoi pagare tu per me? Se non bastano ti darò il resto a scuola.”

Fece il giro del tavolo, perché Riko se ne stava ancora immobile accanto a Kuroko, con gli occhi spalancati, e la afferrò per un braccio, trascinandola con sé. La ragazza recuperò velocemente la sua borsetta e le scarpe, salutò tutti con la mano e con un sorriso larghissimo ed uscirono fuori dal locale a passo di marcia.

“Mi fanno male i piedi!” si lamentò con voce strascicata dopo qualche metro di cammino. Hyuga rallentò il proprio passo fino a fermarsi. Si voltò: Riko si teneva a stento in piedi, sembrava una copia ancora più brutta di Kuroko che cercasse di fare qualunque cosa che non fosse passare la palla. Scoppiò a ridere.

“Non lo reggi proprio l’alcol, eh coach?”

La ragazza sbuffò arricciando le labbra.

“Certo che sì!” replicò a voce un po’ troppo alta “È che mi fanno male i piedi, te l’ho detto…”

“Vuoi… Vuoi che ti porti sulle spalle?” le propose allora, non riuscendo a non arrossire e a non sistemarsi gli occhiali per dissimulare l’imbarazzo. Riko lo guardò, gli occhi e la bocca spalancata, ma non disse nulla. Corse malamente verso di lui senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore e gli cadde di peso tra le braccia chiudendo gli occhi.

“Hyuga-kun, io…” sussurrò, inondandolo con il suo fiato caldo e pesante di sakè. Il ragazzo sorrise in silenzio.

“Anch’io. Magari un’altra volta, però. Quando non sarai-”

“Cattivo!” esclamò lei spalancando gli occhi di scatto e fissandolo con quell’espressione sadica che l’intera squadra conosceva benissimo e che non portava mai nulla di buono. “Farai mille squat e mille addominali più degli altri per questo, domani!”

“Ma domani è domenica!” protestò Hyuga portandosi una mano al viso, incredulo. La ragazza la afferrò e la riportò verso di sé ridendo.

“Non è mai tardi per allenarsi, ricordatelo! Puoi sempre venire a casa mia!”

“Sai che tuo padre mi ucciderebbe se lo facessi, vero?”

Nonostante quella terribile visione, Hyuga non poté fare a meno di sorridere. Aveva Riko tra le braccia, andava tutto bene. Avrebbe potuto sopportare anche una morte violenta per strangolamento o per miliardi di squat.

 

 

Wo-ah tonight, tonight we could be more than friends
Wo-ah tonight, tonight we should be more than friends

(More than friends – Inna)

 

 

Note:

Salve a tutti, sono Ayumi e sono nuova in questa sezione. Avete letto bene, questa è la prima fic che io abbia mai scritto su Kuroko no basket. Spero di non aver causato ulcere o infarti a nessuno! XD

Questa fic è il risultato di una serata passata al pc con in sottofondo la canzone di Inna “More than friends” dopo aver terminato di vedere l’anime e del mio amore sconfinato per Hyuga, un ragazzo per cui ucciderei. Mi piace così tanto insieme a Riko, sono così carini! *____*

Che altro dire? Spero che la fic possa piacere e che i personaggi siano IC. Non abbiate remore nel comunicarmi se c’è qualcosa che non va, sono qui per questo. ^^

Alla prossima!  


   
 
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