Era il giorno del quinto compleanno di Jonathan Christopher e il bambino quella mattina si svegliò eccitato all'idea di passare una giornata col padre. 

Valentine gli permetteva di scegliere il proprio regalo per il compleanno, quell'anno lui gli chiese di stare solo con lui, di far finta che l'altro Jonathan non esistesse.

Si alzò in tutta fretta dal letto e, con ancora il pigiama, corse in cucina per andare ad abbracciare Valentine, ma quando Jonathan giunse in cucina, trovò la tavola apparecchiata per due e dei pancake caldi... ma del padre nessuna traccia. 

Magari ancora dorme, pensò il piccolo, ora lo vado a svegliare, così potremo stare insieme. 

Ma Valentine non stava dormendo e non era da nessuna parte, così il bambino capì che era andato da Jace, pensò a quel nome come a una maledizione, ma in fondo lui era la sua maledizione. Jace, il bambino angelo, era il preferito di Valentine, Jace era preferito da Valentine al suo stesso figlio. Era piccolo, ma non stupido, vedeva che ogni volta che suo padre tornava da casa di Jace sorrideva e che ogni volta che lo guardava nei suoi occhi si leggeva disgusto. Jonathan, però, faceva finta di niente, lui era un bambino di soli cinque anni, aveva speranza, sperava di far cambiare idea sul suo conto. 

Jonathan era un Nephilim, metà umano e metà angelo, ma nelle sue vene scorreva anche il sangue di Lilith. Il piccolo non era cattivo, lui voleva bene a suo padre, era il padre a non volere bene a lui.

Lui, però, odiava Jace. Jace gli aveva rubato il padre.

Anche il giorno del suo compleanno Valentine si era dimenticato di lui.

Jonathan non voleva mangiare, non senza suo papà. Lo aspettò seduto sul divano. Quando Valentine tornò erano le cinque del pomeriggio, il piccolo gli corse in contro con le braccia aperte. Valentine lo bloccò. 

- Jonathan Christopher, che cosa stavi facendo? -

- Ti aspettavo.- rispose il bambino preoccupato dal tono astioso.

- Hai mangiato?-

- No, ti ho aspettato.-

- Perché non hai mangiato? Io ho mangiato con Jace.-

- Ma... ma mi avevi detto che stavamo assieme oggi!- esclamò il bambino. 

- Jonathan quante volte ti ho detto che devi smetterla di fidarti ciecamente.-

Prese il piccolo in braccio e lo portò nella "stanza delle punizioni", così la chiamava Jonathan, e lo frustò. La schiena diafana del bambino si squarciò, cominciando a sanguinare. Le prime frustate che il bambino riceveva.

Appena finì disinfettò le ferite e le fasciò.

- Così ti ricorderai che amare è la cosa peggiore di tutte.- disse freddo- Domani comincerai ad allenarti, vedi di non deludermi.-

Lasciò il bambino da solo.

Non devo piangere, così si ripeteva il bambino. 

Sentiva il sangue ribollire di rabbia, il sangue di demone prendere il sopravvento. 

Io non amerò, né ora e né mai. 

Io sono Jonathan Christopher Morgentern e sono un Nephilim, ma anche un demone. I demoni non amano e io neanche. Io sono Jonathan e sono il vero figlio di Lilith.







Angolo autrice
Scusate se ho pubblicato questa oscenità ahahah! Chiedo perdono. Allora come avrete capito questo è l'episodio in cui Jonathan perde quel briciolo di umanità che c'era in lui, diventando così molto più simile a un demone. Non ho niente da dirvi a perte il fatto che non so perché mi sono convinta a pubblicarla. Recensite voglio sapere che cosa ne pensate ;). Un bacio a tutti!