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Autore: Laylath    10/07/2013    2 recensioni
Diverse volte Breda gli aveva chiesto come faceva ad innamorarsi così in fretta di una donna.
Non aveva ancora trovato una risposta a questa domanda e, francamente, non gli interessava.
Ma in un unico caso aveva saputo dire di no.
Per un’ottima ragione
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jean Havoc, Riza Hawkeye
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Diverse volte Breda gli aveva chiesto come faceva ad innamorarsi così in fretta di una donna.
Non aveva ancora trovato una risposta a questa domanda e, francamente, non gli interessava.
Gli sarebbe sembrato di ammettere di avere un problema, mentre lui non considerava affatto tale il sentirsi innamorato così spesso. Forse, come aveva ipotizzato una volta il suo miglior amico, lui era innamorato dell’idea di avere una fidanzata a prescindere da chi essa fosse.
Certo, aveva la predilezione per le donne formose, ma gli era capitato di stare anche con ragazze non propriamente dotate; se doveva essere sincero quelle erano state le sue relazioni più interessanti… quando era stata la personalità ad attrarlo più dell’aspetto fisico.
Che poi di delusioni ne avesse avute tante, era un dato di fatto. Ci restava male, senza dubbio, ma a posteriori era in qualche modo soddisfatto di avere una notevole esperienza con l’altro sesso. Egoisticamente l’aver avuto tante ragazze, con diverse delle quali si era andati oltre le classiche prime uscite, lo faceva sentire sicuro. Voleva dire che piaceva e che, nonostante la sua non proprio spiccata intelligenza, le donne trovavano qualcosa da amare in lui.
Sapeva di non essere una cima e, a volte, invidiava alcune doti dei suoi compagni, anche se era difficile ammetterlo.
Avrebbe voluto avere la sagacia di Breda, con cui sorprendere sempre una donna, o la grande conoscenza di Falman, per non restare mai a corto di argomenti. Alcune volte si sorprendeva ad invidiare la timida gentilezza di Fury che avrebbe certamente aiutato a gestire la propria esuberante franchezza, spesso causa di tante liti.
Stranamente non invidiava il Colonnello… per lo meno, non la sua dote di seduttore.
Per quanto il suo superiore avesse molta più fortuna con le donne, Havoc si rendeva conto che erano due tipi di uomini molto diversi.
C’era qualcosa che non convinceva il sottotenente nelle uscite di Mustang e, dopo averci riflettuto, aveva capito di che si trattava. Sembrava che all’alchimista di fuoco non interessasse più di tanto… che quelle ragazze fossero un diversivo per superare la noia, un divertente modo per passare una serata. Ne cambiava tante per sua stessa volontà: non era mai innamorato davvero, se non della sua stessa persona, della sua stessa fama di dongiovanni.
Lui e il colonnello erano certamente i belli del gruppo, su questo non c’erano dubbi, ma erano come il sole e la luna, quasi a riflesso dei suoi capelli biondi e di quelli corvini dell’altro. E così il suo modo di amare era caldo come il sole… forse troppo scottante, mentre quello di Mustang, a discapito dell’alchimia del fuoco, era fugace e freddo, senza un vero coinvolgimento emotivo dell’interessato. Anche se alle ragazze la cosa sembrava andare bene.
Ma Havoc non avrebbe mai concepito un tipo di amore simile… perché amore non era, per lo meno non nel modo in cui lo intendeva lui.
 
“Sei pensieroso oggi, Havoc; qualcosa non va?” chiese una voce distogliendolo dai suoi pensieri.
“No, tenente – sorrise lui, vedendo che Riza si era avvicinata all’angolo del poligono di tiro dove stava sistemando alcuni fucili – facevo solo alcune riflessioni sull’amore”
“Di nuovo qualche guaio con una ragazza?” chiese lei con una punta di divertita rassegnazione, mentre prendeva uno dei fucili ancora da sistemare e lo aiutava nelle operazioni.
“Non proprio; riflessioni di carattere più generale, senza alcun riferimento a casi specifici. Per esempio, mi domandavo cosa spinge una persona ad innamorarsi o meno di un’altra”
Riza parve pensare intensamente a quella domanda, mentre le sue esperte mani finivano di montare il fucile. Havoc si fermò a guardarla per la millesima volta da quando la conosceva: quelle mani candide eppure segnate dall’uso delle armi, il viso tranquillo e placido come un lago, con gli occhi castani e limpidi, i capelli biondi raccolti dietro la testa e quei ciuffi sulla fronte… E poi un seno decisamente abbondante.
Ma nonostante tutto con lei non ci riusciva... non poteva.
“Credo dipenda dal fatto che su determinate persone noi abbiamo delle aspettative differenti dall’amore. - ammise Riza riportandolo alla realtà – Ce ne sono altri da sistemare?”
“No, era l’ultimo. Grazie, tenente, non si doveva disturbare tanto”
“Oh, figurati Havoc – sorrise lei… uno di quei sorrisi rilassati e sinceri: come sempre dopo che scaricava la tensione con qualche seduta di arma da fuoco – lo sai che mi piace maneggiare le armi”
Il sottotenente restituì il sorriso con la medesima sincerità. Sapeva che dietro quella frase la ragazza gli stava dicendo che era anche felice di scambiare qualche parola con lui al di fuori del lavoro d’ufficio o delle loro missioni.
Si chiese se fosse così spontanea anche con il Colonnello, ma una rapida intuizione gli disse di no.
“Adesso devo andare – continuò Riza – ci vediamo domani in ufficio, sottotenente”
“A domani, signora” salutò Havoc.
Guardandola allontanarsi, il busto libero dalla giacca della divisa e avvolto in quel dolcevita nero, Havoc non poté fare a meno di ripetersi che era molto bella. Certo, si nascondeva sotto l’atteggiamento marziale, ma a volte permetteva a quel sorriso dolce di trasparire in tutta la sua delicatezza, riflettendosi anche negli occhi castani. Sicuramente tali momenti li aveva concessi almeno una volta anche a tutti gli altri membri della squadra, del resto erano profondamente affezionati gli uni all’altra, ma era certo che con lui si lasciava andare un pelino in più.
Un bel cambiamento da quando l’aveva conosciuta, così rigida e riservata, nemmeno ventenne eppure di un grado più alto del suo. Ma quanto le era costato quel grado di Maresciallo? Tanto… un’intera guerra di sterminio, qualcosa che Havoc non poteva nemmeno immaginare e che si rifiutava di immaginare. Lui aveva evitato Ishval grazie alla saggezza dei suoi diretti superiori, ma la stessa fortuna non era capitata a quella ragazza che, pur non avendo ancora terminato l’Accademia Militare, si stava già distinguendo da tutti per la sua abilità con le armi.
Era brava come cecchino, se la battevano in precisione… una prima sfida, così per caso e poi tante altre.
E piano piano Havoc si era accorto che Riza lo cercava, in quei primissimi mesi di lavoro insieme… non per amore, non per infatuazione, eppure non sarebbe stato strano. Uno meno esperto non si sarebbe nemmeno accorto di quell’invisibile attenzione, ma lui non era ingenuo e aveva capito subito.
Riza ricercava la sua compagnia, il suo sguardo, perché lo riconosceva come un proprio simile, un assassino di precisione come lo era stata lei… troppo presto. Perché il loro modo di uccidere era una cosa unica, come lo era l’alchimia di Mustang. Ma per quanto gli fosse fedele, Riza non aveva la possibilità di confrontarsi in una maniera così profonda col Colonnello… proprio per questo le doveva esser sembrato un miracolo poter incontrare uno come Havoc e capire che anche lui provava gli stessi rimorsi, gli stessi dubbi, lo stesso dolore…
Oh quanto l’aveva compresa appena aveva visto tutto questo. Quanto si era sentito… non più solo.
Si Riza, siamo assassini specializzati… e nonostante questo adoriamo stringere in mano quell’arma.
Ironico, ma questi pensieri c’erano e li tenevano dentro di loro, dietro quella maschera di perfezione, dietro quei bersagli colpiti, quelle menzioni d’onore.
Era come una dannazione...
Rimettendo a posto l'ultimo fucile, Havoc sospirò.
Riza era bella, tanto, e aveva un carattere speciale, fatto di silenzi di sguardi, di cose non dette ma sparate.
E lei lo capiva più di qualsiasi altra donna avesse mai incontrato... e sapeva che la cosa era reciproca.
Una volta si era chiesto come avevano fatto a non innamorarsi, considerando che, tutto sommato, potevano essere una coppia niente male.
Credo dipenda dal fatto che su determinate persone noi abbiamo delle aspettative differenti dall’amore
Le parole della donna risuonarono nella sua mente e sorrise, scuotendo la testa bionda.
Sì, probabilmente anche lei ci aveva pensato, ogni tanto, ma sapevano entrambi che il bisogno che avevano l’uno dell’altra non era amore.
Riza era lo specchio della sua anima di cecchino, l’unica che poteva capire veramente la parte più profonda di lui. E viceversa.
L’amore richiedeva un coinvolgimento diverso che non si sarebbe mai aspettato da lei… e non l’avrebbe mai voluto.
No, io proteggerò e conforterò sempre quella bambina cresciuta così in fretta, ma non ho aspettative simili su di lei. Sei il mio riflesso, Riza, la mia unica vera compagna nel folle filo del rasoio tra essere cecchini e assassini. Amica, confidente, in una maniera tutta speciale, rivale… il bene che ti voglio è un’ottima ragione per non innamorarmi di te.
E’ vero, come diceva Breda, lui si innamorava tantissime volte.
Ma in un unico caso aveva saputo dire di no.
Per un’ottima ragione.



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Angolo dell'autrice.

Questa ff nasce per caso riprendendo alcuni pensieri che ho avuto su Havoc. 
Personalmente la ritengo una strana ripresa ideale del capitolo "Teoria dell'amore" di Brothers in Arms e della one shot "Il linguaggio della pistola"
Effettivamente si da per scontato che Riza sia da sempre destinata a Roy, ma proprio come l'alchimista di fuoco ha notevoli esperienze nell'amore, così anche lei era in qualche modo libera di avere sue esperienze.
Anche se ovviamente si tiene conto delle famose regole anti fratellanza dell'esercito, mi si è presentato il dubbio se un minimo pensiero tra i nostri due cecchini ci sia mai stato.
Ed inoltre è interessante far riflettere Havoc sull'amore... spesso lo si considera (e anche io lo faccio) in maniera molto superficiale, ma non è così, almeno secondo me :P
  
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