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Autore: __aris__    10/07/2013    2 recensioni
Mentre è sulla barca con Raul, Christine si accorge di trovarsi nel posto sbagliato e di stringere il braccio dell'uomo sbagliato. Torna alla Dimora ma trova solo la distruzione lasciata dalla folla, nessuna traccia del Fantasma! Da quella sera Parigi e la Francia non sanno più niente di lei
Otto anni dopo un misterioso milionario sostiene di voler ricostruire l'Opéra Populaire e di volerla riportare all'antico splendore, non ponendo limiti di spesa. Ha tuttavia una condizione: Christine Daaè dovrà essere la prima donna della nuova Opéra. Mentre Mr Y entusiasmerà Parigi, il Fantasma dell'Opéra cercherà la sua vendetta senza sapere che molte cose sono cambiate rispetto al passato, anche lui.
-- qualcosa di più "tradizionale" rispetto alle precedenti ff. I commenti sono sempre graditi! Spero vi piaccia!
----STORIA IN REVISIONE------
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parigi, il giorno seguente.
 
Appena varcate le porte della città Christine iniziò a sentire l’agitazione salirle nelle vene e prendere il possesso del suo corpo. Non aveva immaginato tutte le sensazioni che il ritorno a Parigi avrebbe comportato! Fino a pochi minuti prima era concentrata solo sulla possibilità di cantare per il suo Angelo! Ma ora sentiva il cuore scoppiarle in petto, il respiro accelerato e le sue mani continuavano a tremare, anche se appoggiate conserte sul suo grembo.
Vi sentite bene mademoiselle?” chiese divertito Nadir
Sto benissimo, sono solo un po’ nervosa!” si giustifico il soprano con un sorriso incerto “Grazie monsieur!” e Nadir non poté che roteare gli occhi per l’ennesimo inutile ringraziamento. Dopo questo veloce scambio di battute la carrozza proseguì il suo percorso tra i boulevard senza che nessuno dei suoi passeggeri proferisse parola.
Quando il desiderio di Nadir di accendersi un sigaro divenne irrefrenabile la carrozza raggiunse Place de L’Opéra; l’uomo scese per poi porgere la mano ed aiutare Christine ed in fine si dedicò al suo amato tabacco. Pretendere da un uomo nato a Teheran di resistere alla tentazione di fumare per più di cinque ore era semplice crudeltà! Aspirate le prime rassicuranti boccate concentrò la sua attenzione su mademoiselle Daaé e la totale meraviglia dei suoi occhi: alla vista del teatro perfettamente ricostruito la ragazza era rimasta immobile con le mani davanti alla bocca e gli occhi spalancati.
Non vorrete restare in quella posizione ancora a lungo mademoiselle?” chiese distrattamente, più concentrato sul piacevole sapore del tabacco che sulla sua interlocutrice.
Christine non riusciva a crederci! La facciata dell’Opéra si erigeva davanti a lei in tutta la sua eleganza! Nulla era fuori posto: ogni minimo dettaglio era esattamente come e dove la sua memoria le suggeriva dovesse essere! Solo quando il Persiano parlò si riscosse dal suo torpore ed arricciò il naso per l’odore tremendamente pungente del sigaro “No monsieur, possiamo entrare.” Rispose con il sorriso più educato di cui fu capace mentre ricercava il proprio contegno. Quel puzzo era insopportabile all’aria aperta, aveva terrore di scoprire come potesse diventare in una stanza chiusa! Nadir le porse il braccio e lei non ebbe altra scelta che accettarlo.
Salite le scale e valicata una delle pesanti porte in legno il soprano di trovò letteralmente in mezzo ad un cantiere: tutta la struttura interna dell’edificio era perfettamente completata, così come i raffinati pavimenti in marmo, ma sulle pareti si accalcavano decine e decine di operai per completare stucchi, dorature ed affreschi. Altri operai scendevano da una rampa posizionata sullo scalone spingendo una carriola coma di attrezzi da fabbro; Christine guardò in alto ed immaginò si trattasse di coloro che avevano montato le ringhiere alle balconate dell’Avant Foyer. Nadir tirò a sé il soprano giusto un attimo prima che un gruppo di falegnami diretti alla Grande Salle la urtasse con il loro carico di sedie. “Venite, qui siamo d’intralcio! Vorreste dare uno sguardo al teatro prima di incontrare André e Firmin?
Si, molto volentieri!” non poteva negare che rientrare all’Opéra le aveva messo uno strano brivido di eccitazione!
Il Persiano le mostrò tutta la parte pubblica dell’edificio: ad ogni stanza lo stupore della cantante aumentava costatando che ogni ambiente brulicava di lavoratori come un alveare di api. “Perdonatemi un istante mademoiselle!” si scusò nel Grand Foyer, prima di confabulare con degli uomini intenti a preparare la parete per i grandi specchi. Quando ebbe terminato ritornò da Christine, che era rimasta esattamente dove l’aveva lasciata “Scusate, ma Mastro Giovanni è un uomo molto preciso e voleva essere certo che fosse tutto in ordine!
Mastro Giovanni? Non sembra francese …” commentò perplessa
Infatti viene da Murano, è il più abile dei mastri vetrai veneziani!
Daroga, vi chiedo scusa ma non capisco. Quanti operai lavorano alla ricostruzione?
Considerando tutte le maestranze … tra muratori, idraulici, pittori, fabbri, scalpellini … e gli altri … credo più duemila e cinquecento persone.” Rispose non curante.
E quanto tempo ci avete messo per ricostruire tutto con tanta precisione?
Meno di due anni.
Ma per costruire la prima volta questo edificio ne impiegarono quasi tredici!
Quella volta non c’era Mr Y!” spiegò con un sorriso malizioso mente si dirigeva con la nuova stella dell’Opéra nella Grande Salle.
Chiedo scusa … non vorrei essere indiscreta, ma come ci è riuscito? Nemmeno Napoleone III poté permettersi tanto!” e con quella domanda Christine aveva espresso il pensiero di tutti i parigini.
Prima di rispondere Nadir ghignò assolutamente estasiato da tanta beata ignoranza! Trovava ironico il fatto che tra tutti coloro che avessero messo piede a Parigi negli ultimi diciotto mesi proprio Christine avesse avuto il coraggio di pronunciare quella domanda! “Vede mademoiselle, nel mio Paese si racconta che molto tempo fa ci fu un  periodo di siccità particolarmente prolungato e che lo Scià, dopo aver sentito tutte le persone più sagge del suo Regno, assolutamente disperato per le condizioni del suo popolo cercò aiuto all’estero. Arrivò un giovane architetto promettendo di creare un innovativo sistema di irrigazione che avrebbe permesso alla poca acqua rimasta di coltivare tutti i campi; il  sovrano gli disse di mettersi subito al lavoro e che se ci fosse riuscito lui avrebbe pagato qualunque prezzo avesse chiesto. Dopo diverse settimane di duro lavoro l’architetto aveva trovato il modo di far crescere un abbondante raccolto in quelle condizioni decisamente difficili, e quando le spighe nei campi furono belle alte e dorate l’uomo si presentò dallo Scià a chiedere il conto: “chiedete e vi sarà dato! Voi avete salvato il mio regno!” disse il sovrano. Allora l’architetto rispose: “il pavimento di questa stanza ha la forma di una scacchiera; il mio compenso consisterà nelle monete d’oro che questa scacchiere potrà contenere: una moneta nella prima casella; due alla seconda, tre nella terza e così via fino all’ultima!” Il re non ebbe nulla da obbiettare in quel momento, ma presto si accorse che il suo salvatore gli stava chiedendo più oro di quanto lui stesso possedesse, ed anche se il raccolto di quell’ano era stato eccezionalmente abbondante il suo debito avrebbe reso il suo regno più povero di prima, tuttavia aveva dato la sua parola e non poteva esimersi.”
E come finì?
Finì che l’architetto si trovò con tanto oro da essergli sufficiente per almeno due vite e che lo Scià fu ucciso Perché aveva portato il paese alla rovina!
Quell’architetto era il vostro principale?”
No! La mia era solo una vecchia storia che dovrebbe insegnare a valutare le conseguenze delle proprie azioni prima di fare una promessa. Ma vi assicuro che i metodi di Mr Y sono molto simili a quelli dell’architetto!” spiegò con il sorriso di chi sa troppo prima di tornare serio e spalancare con gesto ampio le porte dell’auditorium “Ora mi permetto di dare il benvenuto alla nuova soprano dell’Opèra nella Grande Salle! Spero che questo luogo le riservi solo successi!
La prima cosa che gli occhi di Christine misero a fuoco fu l’enorme lampadario in vetro di murano che veniva issato nella sua antica posizione attraverso un pesante argano.  Elegante ed enorme, in fine vetro chiaro, era proprio come un tempo! Ma guardando meglio si accorse che al posto delle lampade al olio c’erano delle sfere di vetro sottilissimo “Dove sono le lampade ad olio?
Cosa? Lampade ad olio? Ooh … già! Nel vostro eremo non avrete sentito dell’illuminazione elettrica!” rispose riflessivo per poi spiegare alla cantante cosa fosse esattamente l’energia elettrica e come funzionasse il nuovo, complesso ed avanguardistico sistema di illuminazione del teatro a prova di Catastrofe. Christine ascoltò molto attentamente rimando stupefatta per quanto il mondo fosse cambiato durante il suo ritiro in Normandia.
Dopo il lampadario la ragazza si concentrò sul resto della sala perfettamente ricostruita: la moquette dei pavimenti ed i tessuti damascati delle pareti erano dello stesso rosso opulento di dieci anni prima; le statue del soffitto e dei palchi laterali, oltre alle balaustre delle gallerie splendevano nelle loro lamine d’oro appena lucidate. Non un singolo elemento era fuori posto! Mancavano solo le poltroncine in velluto della platea, momentaneamente sistemate nella buca dell’orchestra.
Christine!!!!!!” l’urlo che irruppe dal palco costrinse tutti i presenti a voltarsi per vedere una nuvola rosa cipria percorrere la passerella che univa il palco alla platea, ignorando tutti coloro che si frapponevano tra lei ed il suo obbiettivo.
Meg?! Ma sei davvero tu?” Era davvero difficile riconoscere la sua migliore amica! Sebbene fosse rimasta un giunco flessuoso sempre alla ricerca di movimento, i lineamenti del suo viso si erano addolciti molto: al posto della “prugna secca”, come la chiamavano malignamente da bambina, c’erano guance piene e labbra rosee. Solo una cosa non era affatto cambiata: nonostante i capelli biondissimi la ballerina restava la copia sputata di sua madre. “Sei un vero incanto!”
Oh Christine! Mi sei mancata tanto!!” disse Meg raggiungendo l’altra con un salto prima di abbracciarla con tutta la forza che avevano le sue esili braccia.
Anche tu! Ma adesso a me manca l’aria!
Oh scusami!” Meg lasciò Christine e le due ragazze si tennero un momento per le mani guardandosi negli occhi, poi scoppiarono entrambe a ridere abbracciandosi nuovamente. Quando si lasciarono andare la bionda, diede un’occhiata alla soprano dalla punta dei capelli fino alle scarpe, per poi risalire. Il ritiro in quel posto dimenticato da tutti le aveva fatto bene: portava sempre i degni della mancanza del Fantasma, ma al dolore totalizzante, capace di annientarla e portarla quasi alla morte, si era sostituita una sorta di composta rassegnazione: forse iniziava ad accettare il fatto che il suo maestro fosse morto senza che lei avesse potuto fare qualcosa per evitarlo. “Stai davvero bene sai? E non credo tu sia stata tanto alla moda come adesso amica mia!
L’altra divenne rossa ed abbassò un po’ lo sguardo prima di rispondere “Grazie Meg, ma i vestiti me li ha portati monsieur Khan.” Solo in quel momento la piccola Giry si accorse del persiano e fece un passo in dietro mostrando tutta la sua repulsione per quell’uomo.
Buongiorno mademoiselle Giry! Come procedono le sue prove di Giselle?” la salutò l’uomo con un sorriso; ma forse sarebbe meglio dire ghigno.
Molto bene grazie.” rispose fredda l’altra.
Nadir si rivolse quindi a Christine “Mmademoiselle Daaé le presento la seconda ballerina dell’Opéra!” Poi si accese un sigaro, solo per rendere il suo personaggio ancora più sgradevole, e continuò a parlare come se fosse sovrappensiero ma scegliendo con molta cura sia l’espressione assorta che le parole fintamente casuali “Momentaneamente prima, almeno fino a quando non avrò sciolto Anastasia Nikolaevina dal contratto con lo Zar.
Meg divenne livida di rabbia: aveva rifiutato il Teatro San Carlo di Napoli per l’Opéra perché André e Frimin le avevano detto che non c’era una prima ballerina, ma arrivata a Parigi aveva scoperto che Mr Y aveva assistito ad uno spettacolo di Anastasia Nikolaevina, prima ballerina del Teatro Imperiale di San Pietroburgo, ed aveva deciso che l’unico posto adatto a lei fosse l’Opéra. Sulle prime aveva sperato che questa non accettasse, ma da quando aveva capito quanto le ricchezze del nuovo mecenate fossero immense sapeva che era solo questione di tempo! Se quell’uomo si fosse fatto vedere almeno mezza volta avrebbe avuto qualcuno con cui sfogare la propria ira, ma l’unico che era sempre presente era quell’arrogante sbruffone del suo attendente! E questo rendeva il tutto ancora più snervante!
Meg Giry! Devi esercitarti con le piroette! Chi ti ha detto che potevi fare una pausa!” Madame Giry arrivò giusto un attimo prima che la figlia aprisse bocca per rispondere malamente all’uomo che sogghignava sotto i baffi.
Scusa mamma! Ma è arrivata Christine e sono corsa a salutarla appena l’ho vista dal palco!” spiegò la ballerina, sperando che sua madre lasciasse correre. Da quando le avevano soffiato il posto di prima ballerina aveva aumentato le ore di esercizio e durante le prove non le concedeva tregua: se era il talento che Mr Y premiava, avrebbe visto di cosa la sua bambina era capace! E mademoiselle Anastasia sarebbe tornata in Siberia, o in qualsiasi altro posto dal quale era venuta! Antoniette ne aveva fatto un punto d’onore ed era disposta a qualsiasi sacrificio perché il merito di sua figlia fosse riconosciuto!
Christine! Figlia mia! Che bello rivederti!” disse cordialmente Madame, ignorando il Persiano che rimase immobile mentre le due donne si abbracciavano “Ti consiglio di andare dai direttori, mia cara, saranno entusiasti del tuo ritorno! Ora se ci vuoi scusare il e Meg abbiamo degli esercizi da terminare; vi potrete vedere più tardi!”
Ma certo madame, arrivederci! A dopo Meg!” Christine le salutò entrambe sorridente, felicissima di averle riviste dopo molto tempo. Erano ancora come le ricordava: madame, che fisicamente non era cambiata di mezza virgola (sempre in abito nero, scialle, treccia ed espressione severa) era rimasta un insegnante inflessibile, e Meg cercava di scappare dalle sue grinfie per una piccola pausa ogni volta che ne vedeva la possibilità; per poi tornare ad esercitarsi con la dedizione che la sua maestra le imponeva.
Ciao Christine! Ci vediamo quando avrò finito!” ricambiò Meg, lanciando poi uno sguardo di astio a Nadir che non ci badò minimamente e rispose con un educata riverenza prima di allontanarsi.
   
 
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