Emorragia esistenziale in-esplorazione.

    

Ossido in un gomitolo di evidenze,
in cuciture nevralgiche d’edifici sintetici
che deflorano fughe, corolle sbiadite,
auto-repulse in un modello senza intervento;
intervengo e detengo sulle pagine avvizzite
parole mai pronunciate che non ottengo
in questa patologia di riflessi in paralisi.
Conquisto l’oblio, un conseguimento
che non occupo; lo incido con i bulbi
di un’escrescenza di ghirigori fluorescenti:
un’escoriazione di dubbi emulsionati
al gesso di una scultura ancestrale.
E’ elementare l’apocalisse delle ipotesi,
esegesi dislocate in un alfabeto di pillole.
Compilo una stringa di rapporti interplanetari,
inspirazioni pomeridiane di colloqui striduli,
loculi di giardini ristorati da un termosifone,
e li ungo con un gargarismo bastardo
estratto dall’inferno con un’unghia in onicocriptosi.
L’esplorazione č implorazione evoluta;
s’involve in putrescenza, si estingue,
in un’emorragia esistenziale
che reclama recipienti di latta aerospaziale.