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Autore: koukla    11/07/2013    6 recensioni
Lexie ha appena dichiarato i propri sentimenti a Mark. E se non fosse stata completamente da sola? Se Julia avesse ascoltato più del dovuto?
Ma si sa, non tutti i mali vengono per nuocere; così, capendo realmente come stanno le cose, Julia magari riuscirà addirittura ad indirizzare Mark nella giusta direzione. E grazie anche all'aiuto di Derek, bloccato in casa a causa del virus intestinale di Zola, potrà forse finalmente arrivare, per i due, la tanto attesa riconciliazione.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Sheperd, Lexie Grey, Mark Sloan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Salve a tutti! :)

A quanto pare, la mia ispirazione ( e una fantastica fanfiction letta in inglese in questi giorni, cui mi sono vagamente rifatta) è direttamente proporzionale alla vicinanza di un esame, così invece di studiare a dovere sono finita a scrivere.

Comunque, - anche per evitare che la mia sia stata solo un'inutile perdita di tempo- spero vivamente che questa nuova storia sia di vostro gradimento.

Sì, sono recidiva e ho scritto di nuovo su di loro: Lexie e Mark... Ma che ci posso fare? Erano, sono, troppo carini!

Ho anche farneticato abbastanza, dunque vi lascio.

Buona lettura e, se vi va, i vostri commenti sono sempre molto ben accetti!

 

 

Wait till tomorrow

 

 

 

Julia Canner stava aspettando nell'atrio del Seattle Grace Mercy West Hospital il suo fidanzato, Mark Sloan.

Incrociò le braccia al petto, con un pizzico di disappunto e preoccupazione. Era strano che fosse in ritardo; di solito, Mark era una persona puntuale. D'altra parte era un medico anche e lei e sapeva come andavano queste cose: probabilmente doveva effettuare un consulto dell'ultimo minuto o, peggio, era arrivata un'emergenza. Si sentì leggermente egoista, sperando che non fosse così.

Con il cellulare tra le mani, pronta a mandargli un messaggio, lanciò un'ultima occhiata verso la scalinata che aveva di fronte, per poi girarsi verso l'imponente vetrata che ricopriva interamente la facciata principale dell'ospedale.

Fuori era già buio e cadeva una pioggerellina leggera.

Nonostante la strada non fosse particolarmente illuminata, gli sembrò di scorgere la figura familiare di Mark, appoggiato con noncuranza al basso muretto che separava lo slargo davanti l'ingresso dal parcheggio.

Sorrise, si sistemò il bavero dell'impermeabile e si diresse con passo sicuro verso il punto in cui lo aveva intravisto.

Stava parlando con qualcuno, o meglio stava ascoltando qualcuno. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé e sembrava completamente assorto nel discorso.

Dal punto in cui si trovava, Julia non poteva vedere chi fosse il suo interlocutore ma poteva sentire distintamente la sua voce.

Una voce femminile, che riconobbe come quella della Dottoressa Grey.

In ogni caso, ciò che la spinse a bloccarsi di colpo non fu la voce della donna, né tanto meno il fatto che fosse vicino al suo fidanzato.

Fu ciò che stava dicendo e il tono intimo e disperato con cui stava parlando.


 

“ Ti Amo.” Lexie parlò d'impulso, senza riflettere. Un attimo dopo sgranò gli occhi, shockata al pensiero di averlo detto davvero. “ Oh, Dio!” continuò, nel più completo imbarazzo. “ Oh mio Dio! Mi è uscito di slancio, mi è uscito di bocca come una specie di... Io-io ti amo. Davvero.” Ora stava iniziando a farneticare istericamente, gesticolando senza sosta. “ Io, io ti amo e ho cercato di non dirlo, mi sono sforzata tanto di reprimerlo e ignorarlo. E non dirlo. E Jackson è un bravo ragazzo-” Indicò con un braccio l'ospedale e si voltarono entrambi verso l'ingresso come se lo specializzando in questione dovesse apparire magicamente da un momento all'altro.

“ Sì, lui-lui è bello ed è più giovane di te e non ha nipoti o figli con la sua migliore amica lesbica-”

A queste parole, Mark si accarezzò la barba con aria colpevole.

“ Ed è un Avery e io gli piacevo. Sai, gli piacevo davvero. Ma non avrebbe mai funzionato perché io, io amo te.” urlò quasi, additandolo. “ Ti amo talmente tanto e tu-tu sei dentro di me. È come una malattia, è come se fossi contagiata da Mark Sloan!” emise una risatina nervosa, prima che la sua voce si incrinasse. Era sull'orlo delle lacrime. “ E non riesco a pensare a niente e a nessun altro, non riesco a dormire, non riesco a respirare, non riesco a mangiare e ti amo. Ti amo in ogni momento, in ogni minuto, in ogni giorno. Io, io, io... amo te.”

Tirò un sospiro per riprendere fiato e poi, scuotendo la testa ed agitando le braccia, esclamò: “ Dio, mi sento bene anche solo a dirlo! Mi sento molto meglio. Ed è solo ti amo!”

“ Mark?” Fece un passo avanti, aspettando una sua risposta e Julia era quasi sicura che stesse per parlare di nuovo, per intimarlo a rispondere.

Ma non poteva nascondersi ancora a lungo, si sforzò di apparire normale e li raggiunse.

“ Ciao Lexie!”

Il viso della ragazza si deformò in una smorfia di panico e sorpresa.

Quando era arrivata, esattamente?

“ Non avevi detto nella hall? Sei pronto?” Julia non voleva restare lì a lungo e, soprattutto, non voleva avere a che fare ancora per molto con lo sguardo terrorizzato di Lexie. Sembrava piccola e indifesa, come una bambina colta con le mani nel barattolo della marmellata. E Julia non ci teneva neanche un po' a recitare la parte della tata cattiva.

Sorrise verso Mark e si pentì subito per averlo guardato.

Le parole di Lexie lo avevano colpito, era chiaro. E nei suoi occhi erano altrettanto evidenti la paura, l'indecisione e il desiderio. Il desiderio di riaverla.

Julia ringraziò mentalmente quella conversazione origliata per caso: le aveva permesso di rendersi conto di come stavano realmente le cose, mettendola al corrente di segreti che, altrimenti, non avrebbe mai conosciuto.

E per quanto inopportune, inaspettate ed improvvise fossero le parole di Lexie, avevano raggiunto il loro scopo.

Julia si sentì quasi beffata dal destino leggendo in modo così limpido e spudorato i sentimenti negli occhi di Mark.

Nei suoi occhi.

Spostava lo sguardo dall'una all'altra, dalla sua fidanzata alla... donna che amava.

Perché l'amava, non cerano dubbi.


 

Lexie si allontanò velocemente, biascicando qualcosa e rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi. Perché doveva diventare così imbranata quando era in imbarazzo?

Comunque, doveva ammettere che, in quel momento, non era solo imbarazzata.

Paura, sollievo, incertezza, impazienza.

Guidando verso casa, provava un tale miscuglio di emozioni che si chiese se il suo corpo riuscisse a sopportarlo, se non rischiasse di scoppiare.

Aprì la porta con non poca difficoltà, le mani le tremavano e le chiavi le caddero un paio di volte per terra.

Si affacciò in salotto e trovò Derek sul divano, con Zola addormentata su una spalla. L'influenza intestinale era migliorata, sebbene non fosse passata del tutto.

Si accasciò accanto a loro, tirando un profondo sospiro e accarezzando lievemente la testolina della bimba.

“ Ehi! Stai bene?”

Lexie rispose con un borbottio incomprensibile, il volto coperto.

“ L'ho fatto. Dio, l'ho fatto davvero!” esclamò d'un tratto, portando le mani alla testa.

Derek le rivolse un'occhiata interrogativa.

“ Gli ho detto tutto, ho detto a Mark che lo amo. Lo amo!”

L'entusiasmo iniziale aveva ceduto il posto al panico, aveva pronunciato le ultime parole con voce strozzata, iniziando a singhiozzare piano.

Derek posizionò meglio Zola, per liberare una delle braccia, con cui toccò delicatamente la schiena di Lexie.

“ Ti va di parlarne?”

“ Io-” deglutì, chiudendo gli occhi. “ Io mi sento così idiota. Gli ho confessato tutto; e con tutto intendo ogni pensiero, ogni emozione, ogni dettaglio. E lui, lui mi fissava e basta.”

“ Lexie” mormorò Derek; ma fu interrotto dalle parole della ragazza, che ricominciò a balbettare gesticolando concitatamente.

“ Era come se fossi un'estranea, capisci? Stava lì, impalato a guardarmi e-e sembrava perfino seccato.”

“ Forse era solo sconvolto, probabilmente non se lo aspettava.”

“ Non mi importa che fosse sconvolto! Lo ero anche io.” replicò, alzando la voce e scattando in piedi.

Camminando nervosamente per la stanza continuò: “ Io, io gli ho sempre risposto... Non l'ho mai lasciato così, senza dire nulla, limitandomi a f-fissarlo!”

“ Aspetta un attimo.” la interruppe Derek, alzando una mano. “Cosa intendi dire? Anche lui ha detto che...”

Lexiè spalancò gli occhi e si affrettò a precisare: “ No, no. Non ora, anni fa. Quando stavo con Alex e anche dopo.

Lui disse che potevo avere un marito.” concluse in un sussurro. “ Un marito, capisci? Ma io risposi che avevo già un ragazzo, che volevo essere felice. Ok, in fin dei conti, non era ciò che voleva sentire; però io... gli ho risposto! Ho avuto la decenza di dire qualcosa, non come lui.”

“ Lo avrai colto di sorpresa.” replicò Derek pazientemente.

Lei, fermandosi al centro del salotto, mise una mano sul fianco alzando un sopracciglio.

“ Andiamo, stiamo parlando di Mark Sloan! Niente lo coglie di sorpresa.” ribatté con foga.

“ Ma tu gli hai dato, effettivamente, la possibilità di aprire la bocca?”

Lexie crollò sulla poltrona affianco al divano, boccheggiando. “ Quando ho smesso di parlare è arrivata Julia. Avevo appena finito il mio insensato, lungo e isterico discorso quando si è avvicinata sorridente.” schioccò la lingua, agitando piano la testa.

“ Capisco.”

Rimasero in silenzio per un po', finché Derek non decise di prendere in mano la situazione. “ Aspetta fino a domani. Dagli stanotte per pensarci e vedrai che domani te lo dirà. Ha solo bisogno di tempo e spazio per capire come dirtelo.” La rassicurò, stringendole una mano.

Lexie annuì, scorgendo la logica delle sue parole.

“ Ora andiamo a dormire, cerca di riposare e vedrai che domani avrai le risposte che cerchi.”

“ Anche se sono negative?” chiese con rammarico.

“ Anche se sono negative. Ma dubito che lo saranno.” le rivolse un sorriso sincero, alzandosi dal divano. Zola emise un gemito di disappunto.

“ Riuscirai a sopravvivere a questa notte?”

Lexie sorrise timidamente - nonostante si sentisse orribilmente- e bisbigliò: “ Ce la farò.”

Derek le strinse una spalla con fare protettivo e poi si diresse verso le scale.

“ Ehi” lo chiamò lei. “ Grazie.”

Lui alzò le spalle, facendole l'occhiolino.

 

 

 

 

   
 
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