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Autore: Elelovett    12/07/2013    1 recensioni
Bonejangles fece roteare l’occhio nell’altra orbita esclamando:
- Ottima idea! Questa sarà la Giornata del Racconto! Ognuno di noi racconterà la sua esperienza, come e perché è arrivato qui! Che ne dite?-
Ci fu un coro generale di "fantastico", e vedendoli tutti ansiosi di raccontare mi incuriosii e non mi sentii più in imbarazzo per essere il nuovo arrivato. Qualcosa mi diceva che le storie che mi apprestavo ad ascoltare sarebbero state molto interessanti. E chissà, forse alla fine avrei trovato il coraggio di raccontare la mia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bonejangles si stiracchiò sorridendo beffardo:
- E questo è quanto. Musicista fin nel midollo!
Era davvero un tipo incredibile. Ma ancora mi sorgeva un dubbio:
- E l'occhio l'avevi già perso?
Lo scheletro parve rianimarsi:
- Oh no! Quello è successo mooolto dopo! Ero già qui! A dir la verità è una storia curiosa...
- Non è il momento! Tocca agli altri adesso raccontare la propria morte, tu hai già avuto la tua occasione!- lo rimbeccò la signora Plum.
Alfred disse:
- Tocca alla nostra graziosa sposina adesso.
Guardai Emily, che probabilmente se fosse stata viva sarebbe arrossita. Doveva essere stata bellissima...Perché lo era ancora, in un modo strano. Era come vedere un mazzo di fiori secchi dal profumo intensissimo: una volta erano stati freschi e colorati, ma anche adesso avevano il loro fascino arcano.
- La storia della nostra piccola meriterebbe una vera e propria canzone! Sarebbe di grande effetto!- commentò Bonejangles.
- Come se non ci stessi già lavorando!- sbuffò il generale Cannonball.
L'altro aveva afferrato un foglio e stava scrivendo freneticamente:
- Che cosa fa rima con canna?
- Panna!- buttai lì per scherzare.
Bonejangles ci pensò su qualche secondo, poi si rimise a scrivere ringraziandomi.
Emily si aggiustò il vestito e con un sospiro si rivolse a me:
- Se siete un tipo romantico credo che troverete la mia storia di vostro gradimento...

La mia era la famiglia più nobile della città al tempo. Tutti rispettavano mio padre e amavano me e i miei fratelli. Dicevano che io fossi la fanciulla più bella di tutto il circondario, ero invidiata da molte e mio padre non faceva che tessere le mie lodi ad ogni ricevimento a cui si recava o che teneva in casa nostra.

Un giorno mia cugina si sposò e ovviamente tutta la famiglia era presente in chiesa per celebrare quel giorno felice. Ero seduta tra Lisbeth, mia sorella minore, e Thomas, il mio fratellino, perché a detta dei miei genitori dovevo dar loro il buon esempio durante un evento così solenne, quando notai uno sguardo fisso su di me. Voltai leggermente la testa e vidi seduto nella panca accanto alla mia un uomo elegantemente vestito, con un cappello in grembo e una giacca nera. Mi guardava, e non distolse lo sguardo quando si accorse che lo avevo visto. C'era qualcosa in quello sguardo, così fiero e così appassionato, che mi fece arrossire e voltare di scatto verso mia sorella. Ero stata guardata da molti uomini, giovani nobili perlopiù, ma mai nessuno mi aveva guardata in quel modo. C'era qualcosa di estremamente impudico in quello sguardo, non che io fossi una santarellina: sin da bambina esasperavo i miei genitori per la mia parlantina e i continui rifiuti di sottostare alle regole di casa. Crescendo avevo imparato ad essere aggraziata e obbediente, ma ancora amavo farmi notare ai ricevimenti interagendo con gli ospiti in modo forse troppo intraprendente, con un fare che mio padre riteneva "proprio ad un primogenito maschio, non ad una signorina". E nonostante rimproverasse spesso il mio carattere un po' esuberante mi aveva concesso lussi e possibilità che alle altre ragazze non erano concesse, come prendere lezioni di piano e di canto. Quindi devo ammettere che quello sguardo provocante mi sconquassò non poco, risvegliando in me la vanità che non avevo mai avuto occasione di provare se non da bambina. Uscita dalla chiesa vidi di nuovo quell'uomo, che se ne stava in disparte ma continuava a guardarmi e a sorridermi. Sembrava così diverso da tutti i giovani che avevo conosciuto! Così vivo, così pieno di ardore! Sentivo che era simile a me, che andava oltre il rigore e la serietà di tutti i gentiluomini dabbene. E non si era mosso, era il suo sguardo a parlare. Quella sera il ricevimento di matrimonio fu tenuto in casa nostra, e quale fu il mio stupore quando vidi entrare il bello sconosciuto! Non aveva preso parte al banchetto, nessuno pareva conoscerlo o salutarlo, ma al momento delle danze era lì, vicino alla porta. Si avvicinò a me e arrossii violentemente.
- La signorina Emily Peddington presumo.- disse baciandomi la mano.
Sentii che stavo diventando ancora più rossa, e non era da me.
- Sono io. Ma temo di dover ammettere che non conosco il vostro nome. - risposi.
Mi porse un biglietto da visita:
- Un lontano parente dello sposo, Barkis Bittern.
Sorrisi educatamente e gli chiesi perché non avesse partecipato al banchetto, evitando di fargli notare che non gli era stato riservato alcun posto.
- Mi sentivo poco bene dopo la cerimonia, ma adesso sento di essere in piena forma. Vi va di ballare?
Acconsentii quasi in sogno. Gli scuri capelli ondulati, il mento marcato, quella voce suadente mi avevano incantata totalmente. Volteggiammo senza che nessuno facesse molto caso a noi, dato che i novelli sposi stavano attirando tutte le attenzioni. Era molto tardi quando lasciammo la pista da ballo e, parlando del più e del meno, finimmo nel mio giardino. Era un uomo estremamente colto, aveva viaggiato moltissimo, conosciuto luoghi e persone di ogni tipo, e le sue idee sul mondo mi affascinavano. Non era noioso come tutti gli altri lord!
- Forse dovremmo tornare dentro...-accennai quando mi resi conto che eravamo soli, in un giardino immerso nell'oscurità.
Mi piaceva la sua compagnia, ma il mio cervello era tornato in funzione e mi rendevo conto che quella situazione era sconveniente. Barkis mi afferrò una mano facendomi arrossire. Mi stava di nuovo fissando in quel modo:
- Perché, Emily? Non è più bello stare qui, lontani da tutte quelle danze frenetiche e quelle conversazioni senza senso? Siete troppo brillante per sprecare una così bella serata tra quella gente.
Deglutii senza sapere cosa dire.
- Lord Barkis, io...
- Chiamatemi solo Barkis, ve ne prego. Io e voi siamo spiriti affini, lo sento. Mi è bastata una serata per capire quanto siate straordinaria. Già in chiesa non avevo potuto fare a meno di notare la vostra incredibile bellezza, ma siete molto, molto più che una donna incantevole.
Mi baciò la mano ancora una volta e la ritrassi confusa:
- Non posso!
Tornai nella sala mentre lo sentivo dire alle mie spalle:
- Vi prego, non vi offendete! Mi avete stregato completamente! Promettete almeno che ci rivedremo!
- Sì!- mi sfuggì dalla bocca mentre rientravo nel salone.
Come avevo potuto? Non lo conoscevo quasi! Eppure sentivo di amarlo. Quando raggiunsi gli altri dovevo avere un aspetto orribile. Mia sorella mi si avvicinò:
- Emily, che cos'hai? Sembri sul punto di svenire!
E forse lo ero. Borbottai qualche scusa e lasciai il ricevimento per chiudermi nella mia stanza. Il mio cuore già apparteneva a Barkis Bittern, che io lo volessi o no.

Nei giorni successivi Lord Barkis rimase sempre nei paraggi, non si allontanò mai veramente da casa nostra. Quando uscivo a passeggiare era lì dietro l'angolo, quando mi affacciavo al balcone era sotto la mia finestra. I miei genitori non si erano accorti di niente e, un giorno, ci incontrammo nella foresta subito fuori città. Fu lì che mi baciò per la prima volta, dicendomi che anche se ci conoscevamo da poco aveva capito di non poter amare nessun'altra donna se non me. Gli incontri si susseguirono finché anch'io dovetti ammettere di amare solo e soltanto lui. Sognavamo di sposarci e non vedevo l'ora che si presentasse ufficialmente a mio padre. Un giorno mi confessò che, sebbene lord, viveva nella miseria più assoluta, che la sua famiglia era decaduta, i suoi genitori erano morti da tempo e non aveva un soldo in tasca. Mi disse che non era affatto parente del marito di mia cugina, si era spacciato per tale solo per potermi incontrare dopo avermi vista per caso in chiesa. Mi ero innamorata di un forestiero, povero in canna, ma che mi amava come nessuno avrebbe potuto mai.
- Amore mio, spero che adesso non mi rifiuterai...Ti chiedo perdono per averti mentito quella sera, e per averti rivelato solo ora la verità. Ti amo moltissimo.- mi disse stringendomi le mani.
Sorrisi:
- Ti amo se non come prima, più di prima.
- Ma non posso darti quello che desideri...Come potrò prendermi cura di te quando non ho un soldo? Dove potremo vivere? A malapena posso pagarmi la locanda dove sto alloggiando!...Sono un miserabile, non merito di unirmi in matrimonio con una Peddington!
- Ma c'è la mia dote. Andrà a te quando ci sposeremo...Tu hai il tuo titolo, e avrai il mio denaro. Non è un problema.

Ma era un problema, eccome. Quando dissi a mio padre che volevo sposare Barkis, che lo amavo più di ogni altra cosa al mondo nonostante fosse povero, lui andò su tutte le furie. Disse che era scandaloso che frequentassi quel poco di buono, che di lui non sapevamo niente e che probabilmente non era neanche un vero lord. Disse che era una vergogna che una ragazza della mia levatura si unisse in matrimonio con un poveraccio, e, cosa peggiore, che probabilmente aveva solo adocchiato le nostre ricchezze e che avrebbe sperperato la mia dote.
- Non ti ama Emily- mi disse con durezza- non ti illudere su questo punto. Di lui non sai niente, è un forestiero comparso all'improvviso...Non puoi cedere il tuo cuore al primo disgraziato che fa leva sulla tua compassione e sul tuo sciocco e puerile romanticismo. Non permetterò che mia figlia sposi uno sconosciuto senza neanche un soldo in tasca. Questo è quanto, non parliamone più.
Gli gridai che era senza cuore, che non conosceva Barkis come lo conoscevo io e che avevo la più totale fiducia nel suo amore. Gli dissi che aveva perso il mio affetto di figlia e che impedendomi di rivederlo si era dimostrato meschino e crudele come mai avrei creduto. Fui molto dura ma lui non batté ciglio. Uscii di casa sbattendo la porta, mentre le governanti cercavano di richiamarmi indietro e lui rimaneva a fumare la pipa davanti al camino, più scosso di quanto non desse a vedere. Povero papà...

Andai alla locanda dove alloggiava Barkis e in lacrime gli dissi che mio padre non aveva acconsentito al matrimonio.
- Che cosa faremo adesso?- singhiozzai.
Barkis mi abbracciò:
- Me lo aspettavo. Non si fida di me, e non so come convincerlo della mia buona fede...Che sono al verde è tremendamente vero. Ma ti amo, e non rinuncerò a te! Fuggiremo.
Sollevai la testa e smisi di singhiozzare:
- Che cosa?
- Sì, fuggiremo dove tuo padre non ci troverà. Ci sposeremo in un'altra città e vivremo per sempre insieme! Nessuno ci dividerà mai, Emily, pensaci!
- E per i soldi come faremo?
- Hai dei gioielli? Qualcosa che puoi rivendere?
- Sì...Ho i gioielli dei miei nonni. So dove li tiene mia madre.
- Bene, ecco cosa faremo: fuggiremo stanotte. Tu prenderai i gioielli e li porterai con te, e mi aspetterai sotto l'albero del camposanto...Io arriverò alle tre, mi procurerò un cavallo e scapperemo verso Marlott.
- Dici davvero? Oh, Barkis, mi sembra impossibile!
- Vuoi farlo, Emily?
Ci pensai. Voleva dire lasciare i miei fratelli, i miei genitori...Ma pensai a mio padre, e all'amore che provavo per Barkis. Sì, era l'unica soluzione, non potevo separarmi da lui.
- Sì, voglio scappare con te.

Quella sera non cenai, mi chiusi nella mia stanza e aspettai che tutti fossero andati a letto. Lisbeth venne a darmi la buonanotte:
- Dormi bene Emily.
Mi baciò sulla guancia e io feci lo stesso con lei. In quel momento, mentre la abbracciavo, il mio cuore tentennò un attimo: per un istante temetti che non ce l'avrei fatta, pensai che era meglio non andare e rimanere nella casa che mi aveva amata sin dalla nascita. Guardai Lisbeth negli occhi e mi venne da piangere:
- Lisbeth...
- Tutto bene?
Feci un bel respiro e mi sforzai di sorridere:
- Certo. Fai bei sogni.
Mia sorella si ritirò nella sua stanza sorridendomi radiosa. Non l'avrei mai più rivista.
Quando nella casa piombò il silenzio aprii cautamente la porta della mia stanza e mi precipitai in soffitta. Tirai fuori dal baule il vecchio vestito da sposa di mia madre: era un po' sgualcito e puzzava, ma sarebbe andato bene per sposarmi con Barkis. Altri vestiti li avrei acquistati coi gioielli una volta trovata una dimora fissa. Per l'appunto dopo aver indossato l'abito entrai di soppiatto nella stanza dei miei genitori e sottrassi dal portagioie i gioielli di mia nonna, poi nello studio di mio padre portai via un sacchetto pieno d'oro. Uscii di casa senza voltarmi indietro, felice di iniziare una nuova vita con l'uomo che amavo, e che come un fulmine era entrato all'improvviso nella mia vita.

Arrivai al camposanto che erano le tre meno un quarto. Era buio e si era alzata una fitta nebbia, il freddo già cominciava a scoraggiarmi. Ero in anticipo, ma avevo lo stesso un vago timore che qualcosa sarebbe andato storto. Sotto l'albero mi misi a pensare alla vita che avremmo condotto, ai sacrifici che avremmo dovuto affrontare, ma anche alle gioie che ci avrebbero atteso, ai figli che avremmo avuto, e chissà, forse un giorno saremmo tornati e mio padre mi avrebbe perdonata...Erano le tre e lui non c'era. I rumori della foresta, inquietanti, cominciavano a spaventarmi.
- Verrà, Emily, non temere.- mi dicevo.
Ma dopo dieci minuti, quindici, cominciai a pensare che mi avesse abbandonata. Perché avrebbe dovuto, però? Forse era solo la mia fantasia...Ero veramente in ansia, i minuti passavano, la foresta era sempre più scura e i rami degli alberi proiettavano ombre sinistre che non mi rassicuravano affatto. All'improvviso sentii uno strano scricchiolio e mi voltai spaventata. Qualcosa si era mosso più lontano, alla mia destra.
- Barkis, sei tu?- chiesi con voce tremante.
Strinsi al petto il sacco dei gioielli e quello dell'oro, in attesa di risposta. Silenzio. Il cuore mi batteva all'impazzata, temevo fosse un brigante o una belva feroce. Avevo freddo e le gambe mi tremavano. All'improvviso vidi un'ombra scivolare fuori dalla boscaglia, e poi scomparire, come se mi stesse girando intorno. Mi voltai di scatto e vidi dietro di me Barkis, ma non feci in tempo ad esclamare sollevata il suo nome: vidi una strana luce nei suoi occhi e in meno di un secondo mi saltò addosso, facendomi cadere a terra. Gridai, ma le sue mani si serrarono sul mio collo con una forza mostruosa e sentii venirmi meno il respiro. Non riuscivo a credere che fosse lui, e che mi stesse strangolando. Credevo che mi amasse! No, non poteva essere vero! Il suo sguardo era spietato mentre premeva sempre di più, sibilando:
- Scusa tesoro.
Tesoro. Mio Dio, ero stata così stupida. Mentre il mio pensiero andava a mio padre e alle sue parole tutto divenne buio.

Mi svegliai con una strana sensazione. Non sentivo niente, il mio petto non si alzava ritmicamente come al solito. La mia pelle era livida, il vestito sporco di fango, di Barkis nessuna traccia. Per un attimo pensai di essermela cavata, che fosse fuggito. I gioielli e l'oro erano scomparsi...Ma mi accorsi che non ero più io. Il mio cuore non batteva: ero morta.
Morta...Tutto così all'improvviso...Mi accasciai di nuovo a terra piangendo. Avevo sognato l'amore, avevo sperato di essere felice, una sposa candida e devota, ed ero stata tradita, usata e uccisa. Non era giusto, dopo tutto quello che avevo fatto, dopo aver lasciato tutto ciò che avevo di più caro, non era giusto che tutto finisse lì. Il matrimonio era il mio più grande sogno da quando ero bambina! Mi sentivo persa, e guardai verso i rami dell'antico albero che mi sovrastava. E allora tra le lacrime giurai, giurai al cielo che mi sarei concessa al primo uomo che mi avesse amata, che davvero avesse dimostrato di volermi e mi avesse chiesta. Ci credevo con tutte le mie forze, mentre il tempo passava, le radici mi ricoprivano, e sprofondavo nell'Aldilà. Sono qui, ma sono anche lassù sotto quell'albero, dove i miei non verranno mai a cercarmi.
Io sto ancora aspettando, e verrà il mio momento.



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Non so che dire...Spero di aver reso giustizia al mio personaggio preferito in assoluto. :)
  
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