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Autore: MaryCarry    12/07/2013    1 recensioni
Ciao :) in questo pezzo ho voluto descrivere uno degli sfoghi di Valentine a jocelyn mentre la tiene prigioniera. L'idea mi è venuta quando nel nuovo trailer del film ho visto la foto di loro due e Luke, spero di avervi incuriositi. Buona lettura:D
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jocelyn Fray, Valentine Morgenstern
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopo sedici non era certo in questa situazione che Valentine si immaginava di parlare con sua moglie; seduto al suo capezzale a rigirarsi una foto ormai rovinata dal tempo. Erano così giovani e le cose avevano finalmente iniziato a prendere una piega positiva. Dopo aver perso il padre fu proprio in Jocelyn e Lucian che Valentine aveva trovato un nuovo punto di inizio. Erano inseparabili, la loro forza derivava dal loro legame, che era qualcosa di più profondo che una semplice amicizia. Lui e Lucian erano fratelli di sangue, parabatai, poi c’era Lei, Jocelyn il suo punto fermo, il suo fuoco, era questo per lui: Vita, la sua vita. Quel giorno avevano sconfitto Marax, un demone superiore. “Te lo ricordi? Era notte e pioveva , ma niente ci ha fermato. Sapevo già che eri un’ottima shadowhunters ma quella notte mi hai davvero stupito, ricordo di aver pensato a te come una fiamma viva eri un perfetto equilibrio di grazia e forza”, Valentine non riuscì a trattenere l’accenno di un sorriso, mentre condivideva con la moglie inerte i ricordi di una vita ormai passata. “Quel giorno a casa abbiamo parlato del nostro futuro, pensavamo che se nemmeno un demone superiore era riuscito a dividerci niente e nessuno ce l’avrebbe fatta, è tremendo pensare che alla fine ci sono riuscito io. Ritrovo serenità quando rivivo questi momenti, perché so che , anche se per poco, sono riuscito a renderti felice e in questa foto sono i tuoi occhi a confermarmelo, non hai alibi”. La mano di Valentine sfiorò involontariamente le rune di unione, di matrimonio, ancora presenti sulla sua pelle. Succedeva spesso quando ripensava a lei, avere un ricordo concreto della vita passata insieme, lo confortava, erano il segno che una volta era stato davvero felice. “Quando ti ho proposto di sposarmi, mi hai domandato se avevo preso qualcosa da qualche fata, non capivi proprio quanto ti amavo, chissà se l’hai mai capito, poi mi sei saltata addosso, come la prima volta che siamo usciti insieme, e mi hai reso l’uomo più felice del mondo”. Non poté non sorridere ripensando a quei momenti, una delle cose che lo facevano impazzire di Jocelyn era la sua spontaneità, con la quale riusciva sempre a sorprenderlo, le strinse con sincero affetto al mano fredda “la vita con te era una scoperta continua, ogni volta che pensavo di conoscerti in tutto e per tutto tu mi sorprendevi mostrandomi lati di te che mai mi sarei immaginato”. Parlare del passato a Jocelyn lo faceva sentire bene, la mente correva da un ricordo all’altro che lui non riusciva a smettere di condividere con la donna che, nonostante tutto, ancora amava. Le ricordò di quando combattevano insieme,amava la complicità che si rafforzava in battaglia, parlò dei balli e delle feste che adoravano frequentare, le svelò di aver passato ore e ore ad osservarla dipingere, senza che se ne accorgesse. “La prima volta che ti ho vista disegnare andavamo ancora a scuola, eri seduta in cima a una collina e minuziosamente cercavi di ricreare i giochi di luce dovuti alle torri antidemoni. Ti torturavi un labbro ogni volta che notavi dettagli nuovi. Quel disegno poi fu uno dei tanti che decorarono la nostra casa. Sai, arrivato a New York è stato proprio grazie a uno dei tuoi disegni che ti ho ritrovata, non potevo che riconoscere il tuo tratto dopo averci vissuto per anni, era esposto in una galleria, nel quartiere degli artisti. Era un paesaggio triste. Il vetro di una finestra ricoperto di gocce che scendevano lente sul terreno. L'acqua che scorreva per la strada come un enorme fiume trascinando con se vecchi sacchetti di plastica e una barchetta di carta fatta da qualche bambino. Era una giornata autunnale e grigia. La malinconia della tela era dettata dal tuo odio per la pioggia. Me lo ricordo sai, dicevi sempre che era noiosa perché non fa che cadere continuamente senza smettere mai. Era il crepuscolo che ti affascinava, lo chiamavi l’ora blu...”. La prima volta che gli aveva parlato dell’”ora blu” era stato dopo una giornata passata insieme a lei e Lucian ad allenarsi. La stava riaccompagnando a casa quando persa nei suoi pensieri si illuminò all’improvviso e si sporse da uno dei ponticelli che collegavano le varie zone di Alicante per ammirare la città. Le aveva chiesto cosa stava succedendo e lei scoppiando in una risata cristallina aveva svelato di amare il crepuscolo perché a quell’ora la luce riflessa dalle torri antidemoni dava una sfumatura blu al paesaggio rendendolo magico. “Sapevi guardare il mondo in una prospettiva tutta tua, trovando in ogni cosa un dettaglio, che la rendeva speciale”, disse sfiorandole il viso diafano. Una fitta di nostalgia lo colpì, gli mancava il suono della sua risata contagiosa,girarsi involontariamente per cogliere il guizzo negli occhi di lei ogni volta che coglieva particolari sconosciuti nella vita attorno a se, i riccioli ribelli che le scappavano da qualsiasi acconciatura e che lui amava rimetterle a posto. La mancanza di tutti quei piccoli gesti che erano diventati quotidiani e scontati, avevano creato in Valentine una voragine incolmabile. “Poi alla nascita di Jonathan tutto è cambiato, noi siamo cambiati. Ho fatto di tutto per rimediare al danno, ma tu non solo sei scappata da me, ma mi hai tradito, ti sei alleata con i nostri nemici, mi hai nascosto nostra figlia...”. Clarissa, non l’aveva mai vista, ma aveva trovato delle sue foto nell’appartamento di Jocelyn. Era bella sua figlia, era umana. I suoi occhi non erano neri ma verdi, quel verde che aveva imparato ad amare negli anni passati con Jocelyn. I suoi capelli erano rossi come il fuoco e dai lunghi boccoli sfuggievano in ogni foto e dei riccioli ... chissà se anche lei aveva qualcuno che amava rimetterli a posto. La nostalgia di Valentine si tramutò a un tratto in rabbia “mi hai portato via mia figlia, l’hai cresciuta come una mondana assieme ad un nascosto, riducendo tutto il suo potenziale! Hai abbandonato tuo figlio e la tua famiglia e mi hai lasciato a morire, ti ho ritrovata e in pochi istanti mi hai trasmesso l’odio di una vita per poi lasciarmi di nuovo. A prescindere da tutto sono ancora qua, a cercare di salvarti per ricominciare una vita insieme, perché non riesci ad amarmi?. Guarda a cosa mi riduco per te, sono un uomo annientato dal dolore. Sai da tutta questa storia ho imparato qualcosa, ho capito che amare vuol dire distruggere e essere amati vuol dire essere distrutti. Forse non come volevi tu, ma ci sei riuscita, mi hai distrutto Jocelyn Farchild”.
  
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