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Autore: Wild Dragon    12/07/2013    0 recensioni
Questa storia è per Gale, che a mio parere alla fine della saga è rimasto irrisolto.
Sono passati tre anni. Tre anni da quando la mia freccia trafisse la presidente Coin, tre anni dalla morte di Snow, tre anni dalla fine della guerra. Tre anni dall’inizio della mia nuova vita. [...]
Vagando con lo sguardo nel cielo terso, non riesco a tener fuori quel pensiero che ancora mi assilla.
Gale. Non l’ho più visto dall’ultimo giorno nel 13.
Ogni tanto mi arrivavano sue notizie, di come stesse bene continuasse a prestare un egregio servizio nell’esercito. Ma da parte sua, nulla.
Pensare a lui mi provoca fitte di dolore. Ripenso alle nostre scorribande nei boschi, al mio migliore amico, al ragazzo che mi ha amato, e non mi capacito che sia tutto finito, che lui non mi voglia più vedere.
Sento i passi pesanti di Peeta alle mie spalle e sospiro quando mi cinge la vita con un braccio.
“Tornerà, vedrai.” Mi dice all’orecchio. “Quando sarà pronto.”
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati tre anni. Tre anni da quando la mia freccia trafisse la presidente Coin, tre anni dalla morte di Snow, tre anni dalla fine della guerra. Tre anni dall’inizio della mia nuova vita.
Io e Peeta vivevamo ogni momento assieme. Ci proteggevamo, ci aiutavamo nelle cose quotidiane e la notte trovavamo conforto l’uno nelle braccia dell’altro. Solo le sue braccia riuscivano a scacciare via gli incubi.
Non erano andati via, non l’avrebbero mai fatto, ma lui li rendeva sopportabili. Se la notte mi svegliavo di soprassalto, con l’immagine di mia sorella avvolta dalle fiamme o di Finnick dilaniato dagli artigli degli ibridi, se lui era con me, riuscivo addirittura a riaddormentarmi.
In compenso, io ero l’ancora a cui poteva aggrapparsi ogni volta che veniva sopraffatto dai flash back come avesse il veleno degli aghi inseguitori ancora nelle vene. In quei momenti, gli prendevo il viso tra le mani, sussurrando il suo nome e “Non è reale. Resta con me.”
A volte temevo che mi guardasse di nuovo nel modo in cui faceva nel distretto 13, subito dopo la sua liberazione, ma non accadde più. I suoi occhi potevano darmi solo il suo amore. Ogni tanto erano appannati dalla confusione o da qualche ricordo oscuro, ma poi tornavano da me con l’espressione di sempre, ed io rivedevo il ragazzo del pane e sapevo che andava tutto bene.
Una mattina mi alzai senza svegliarlo ed uscii sul portico della nostra casa al Villaggio dei Vincitori. L’alba non era ancora sorta.
Vagando con lo sguardo nel cielo terso, non riesco a tener fuori quel pensiero che ancora mi assilla.
Gale. Non l’ho più visto dall’ultimo giorno nel 13.
Ogni tanto mi arrivavano sue notizie, di come stesse bene continuasse a prestare un egregio servizio nell’esercito. Ma da parte sua, nulla.
Pensare a lui mi provoca fitte di dolore. Ripenso alle nostre scorribande nei boschi, al mio migliore amico, al ragazzo che mi ha amato, e non mi capacito che sia tutto finito, che lui non mi voglia più vedere.
Sento i passi pesanti di Peeta alle mie spalle e sospiro quando mi cinge la vita con un braccio.
“Tornerà, vedrai.” Mi dice all’orecchio. “Quando sarà pronto.”
Ovviamente, mi ha letto nel pensiero. Come al solito. Non c’è alcun risentimento nella sua voce, o astio nei confronti di Gale. E’ solo in pena per me.
Le sue parole mi fanno pensare che forse Gale non si tiene lontano solo per colpa mia, ma anche perché non è pronto a tornare nel Distretto 12, il posto che ha amato ed abbandonato mentre veniva distrutto dalle bombe di Capitol City. Magari Peeta ha ragione. Non sarebbe la prima volta, del resto.
M lascio cullare dalle sua braccia fino al sorgere del sole, ripensando a ciò che mi disse Haymitch durante l’Edizione della Memoria: “Non lo meriteresti neanche tra cent’anni.” E so che ha ragione.
Peeta ha lottato per me nell’Arena e fuori, è stato catturato da Snow e depistato, è andato in guerra, ma alla fine è riuscito a tornare da me. In questi anni ho imparato il motivo: il suo posto è accanto a me.
  
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