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Autore: Minari OppaRi    12/07/2013    1 recensioni
[ChosenShipping]
Insieme a Silver era morta anche una parte della ragazza.
Quella parte che aveva compreso di amarlo, quella parte che voleva stargli accanto per sempre, quella parte che non avrebbe più amato nessun altro.
“Ti amo, Silver.”
Parole vuote che il destinatario non avrebbe mai udito, parole piene di sentimento che il tempo aveva deciso di non far arrivare al ragazzo.
Il tempo di entrambi ormai era finito.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blue, Silver
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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“Cosa si prova quando si muore?”
Silver, relegato in uno squallido letto d’ospedale, si poneva spesso quella semplice ma amara domanda.
Sin dalla più tenera infanzia il ragazzo aveva sofferto di una forte debolezza cardiaca che, crescendo, era finita solo per peggiorare costringendolo senza diritto di scelta ad abbandonare la sua casa, i suoi sogni e i suoi legami.
Era un diciassettenne vuoto, senza una vera e propria ragione per continuare a vivere in quel mondo che per anni l’aveva rinnegato e indotto a chiudersi in sé stesso. Anzi, una piccola e fragile ragione per non smettere di respirare forse ce l’aveva, rinchiuso nel suo debole cuore vi era un lontano ricordo; una ragazza, appena poco più grande di lui, con il suo sorriso e la sua allegria.
Blue, questo era il suo nome.
Da piccoli giocavano spesso insieme, almeno quando il fisico del ragazzo reggeva, scherzavano tra di loro, avevano costruito un rapporto che a poco a poco era diventato sempre più forte e speciale.
Erano come fratello e sorella, un legame che però con il passare del tempo, almeno per quanto riguardava Silver, era maturato fino a tramutarsi in amore.
Quando si è piccoli è difficile, forse impossibile, comprendere a pieno i propri sentimenti. Essi mutano per via del tempo, si rafforzano oppure scompaiono per sempre lasciando alle spalle solo una moltitudine di ricordi, di delusioni, di attimi di felicità, di sbagli e di dolori.
Il rosso si trovava a suo agio solo con la ragazza, unica sua fonte di gioia; lei era la sua luce, una splendente speranza che l’aveva portato fuori dall’oblio di solitudine in cui era sprofondato. Le cause erano varie: un padre assente e violento, un fisico debole e fonte di prese in giro da parte dei compagni di scuola, l’essere emarginato dai coetanei per via del suo carattere riservato e poco allegro.
Ma il tempo dei giochi presto finì e il fato s’intromise trai due.
Giovanni, il padre di Silver, spezzò brutalmente quel loro magico rapporto; lo distrusse completamente, allontanandoli l’uno dall’altra rinchiudendo il figlio in casa, dandogli il permesso di uscire solo per frequentare la scuola.
Quegli anni per il ragazzo furono durissimi e lentamente lo stavano portando a distruggersi di nuovo.
Il tempo non sana le ferite ma si limita a nasconderle nei meandri più oscuri dell’inconscio umano. Basta poco, anche solo un piccolo ricordo può riaprire le vecchie cicatrici.
Era al secondo anno di scuola superiore quando incontrò l’esuberante Gold, un ragazzino pieno di vita e un ficcanaso per eccellenza, non andavano d’accordo e fin da subito infatti avevano iniziato a bisticciare arrivando persino ad iniziare una rissa, evitata dal tempestivo intervento del professore, finendo così per allontanarsi entrambi dal resto della classe.
Solo affrontandosi fuori dal perimetro scolastico i due iniziarono a capirsi e, tra dolori e risate, siglarono l’inizio della loro amicizia. Per Silver era tornato il momento di sorridere di nuovo.
Tutto ruota intorno ad un principio di fragilità. Più una cosa sembra forte più è facile romperla.
Passò solo un mese e tutte le speranze del rosso si dissolsero come sabbia portata via dal vento. La malattia prese il sopravvento, lo trascinò via dalla sua nuova quotidianità e lo costrinse ad isolarsi di nuovo, ma nessuno sarebbe venuto di nuovo a salvarlo. Senza nemmeno accorgersene si ritrovò in un ospedale, solo l’odore di sangue e disinfettante e il rumore dei macchinari a fargli compagnia. Quell’inferno che voleva evitare a tutti i costi, purtroppo l’aveva inevitabilmente inghiottito.
 
Passò un anno, trecentosessantacinque lunghissimi giorni in cui nessuno, nemmeno Giovanni, gli fece visita.
Lui, attaccato ad un respiratore e ad una flebo, restava fermo nel suo letto ad osservare il bianco soffitto della sua camera aspettando che qualcuno, anche per sbaglio, venisse a trovarlo.
Il padre, un affarista all’apice della sua carriera, anteponeva il lavoro al suo unico figlio. Gold era completamente scomparso, dopo essersi salutati all’uscita della scuola non l’aveva più visto, probabilmente dava più importanza all’uscire con gli amici e al rimorchiare le ragazze piuttosto che al ragazzo;. e Blue….
Blue, la sua unica vera speranza, non aveva mai osato oltrepassare quella porta che l’avrebbe condotta dall’amico d’infanzia. Non vederla aveva già ucciso il suo cuore e spezzato il suo animo.
Aspettava solo che il suo cuore smettesse di battere, che l’elettrocardiogramma suonasse l’infinito rumore della fine. Non aveva senso aspettare ancora, ormai era rimasto definitivamente solo e la sua luce non sarebbe mai venuta in suo soccorso.
 
Era una fredda giornata di gennaio, l’aria era gelida e una sensazione di morte aleggiava nella stanza.
La vista di Silver iniziava ad offuscarsi, il suo respiro era ormai mozzato e il suo battito cardiaco stava lentamente rallentando.
“E’ in arresto cardiaco! Portate i defibrillatori, presto!”
I medici urlavano, correvano con i macchinarsi per tentare di rianimarlo.
Sul viso del ragazzo era stampato un leggero sorriso, vedeva solo il buio avanzare davanti a sé, avvertiva un senso di libertà avvolgerlo e sentiva un leggero calore farsi strada nel suo petto ormai quasi privo di palpitazioni.
Stava morendo. La sua vita durata diciassette anni stava per essergli strappata via, ma lui ne era felice.
Niente più dolore.
Un battito.
Niente più solitudine.
Un altro battito.
Niente più false speranze.
Un battito più debole.
Niente più Giovanni, niente più Gold.
Solo un altro battito.
Un unico rimpianto.
Un debole rumore.
Non avrebbe mai più visto la sua amata Blue.
Stop.
Il tempo è finito.
 

*

“Non è giusto…”
Blue, seduta al letto ormai vuoto di quella stanza d’ospedale, stringeva nelle proprie mani la coperta ancora calda, dove solo fino a pochi istanti prima giaceva il corpo senza vita di Silver.
Tanti rimorsi la stavano affliggendo. L’aveva ignorato per mesi, confusa dai propri sentimenti e solo quando finalmente li aveva compresi si era decisa a correre da lui.
Non aveva fatto in tempo.
Il tempo è beffardo, esso scorre incessantemente riducendo le possibilità e spezzando le vite, allontanando i legami e rendendo vane le decisione prese.
Lei era forte, la classica ragazza che non si faceva mai vedere piangere, un esempio per tutti.
Lei, sola in quella camera, si mostrava in tutta la sua fragilità.
Lei, piangeva tutte le sue lacrime.
 
“Blue, se io morissi tu piangeresti per me?”
“Che domande fai, Silver? Certo che piangerei per te.”
 
Urlava. Chiamava il suo nome tra i singhiozzi. Soffriva.
 
“Ti voglio bene, Silver.”
 
Insieme a Silver era morta anche una parte della ragazza.
Quella parte che aveva compreso di amarlo, quella parte che voleva stargli accanto per sempre, quella parte che non avrebbe più amato nessun altro.
“Ti amo, Silver.”
Parole vuote che il destinatario non avrebbe mai udito, parole piene di sentimento che il tempo aveva deciso di non far arrivare al ragazzo.
Il tempo di entrambi ormai era finito.

 
 
Angolo dell'autrice depressa.
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Dopo un lungo periodo di pausa sono riuscita finalmente a scrivere di nuovo qualcosa, come avete letto è di nuovo una storia triste e drammatica, purtroppo sono di nuovo in un periodo di depressione e questa fanfiction ne è il risultato.
Silver è malato di una devastante malattia al cuore che fin da piccolo lo costringe in un ospedale e ripensa a quanto siano stati grandi i dolori e la solitudine che è passato.
Blue non riesce a comprendere a pieno i suoi stessi sentimenti, ci riesce solo quando ormai per il ragazzo è troppo tardi.
Il significato globale insomma è che noi tutti capiamo l’importanza di qualcosa solamente dopo averla persa e che anche le persone forti in realtà sono fragili e stanno lentamente logorando dentro di sé.
Chiedo scusa se sono uscita troppo dal personaggio di Silver, questa fic più che costruita sul punto di vista del Dex Holder è più uno sfogo mio personale. Perché AU? Perché non riesco bene a vedere un ospedale per umani nel mondo dei Pokémon, è una cosa abbastanza strana.
Spero di riuscire a finire una ChosenShipping fluff che sto cercando di scrivere e far felice Silver per una volta.
Ringrazio chiunque abbia letto e chi volesse lasciare una recensione.
Darkdan.
  
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