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Autore: nutcracker    12/07/2013    6 recensioni
"- Come ti chiami?- chiesi con cautela, usando la voce più calma che riuscissi a emettere.
- Wendy.- rispose lei distrattamente – Come la ragazza di Peter Pan.-
Si sollevò in punta di piedi; il destro si spostò in avanti, facendo un passo nel vuoto, per poi ritornare al fianco del gemello sinistro. Notai che era scalza. Allargò le braccia, come se fosse sul punto di spiccare il volo.
- Beh, Wendy, non vedo né Trilly né la sua polvere di fata qui in giro, quindi pianta quei talloni ben per terra.-"
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Polvere di fata

 

 

 Lo so che nella storia non nevica, ma abbiate pazienza

 

Ascoltate questa. Visto che è più corta della ff, ogni volta che finisce fatela ripartire. E non stupitevi se non sentite nessuno cantare, è previsto.

 

 

 

Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around”

 

Dammi un po' di tempo

bruceremo tutto questo

Giocheremo a nascondino

per capovolgere le cose”

 

 

A tutti coloro che sono tristi. Pensate al profumo croccante di brioche di prima mattina.



 

 

L' aria pulita della sera mi riempì i polmoni. Chiusi delicatamente la porta dietro di me, continuando ad inalare la fresca brezza che mi ridava pian piano il respiro. Sul tetto della Bloomberg Tower, a circa 286 metri di quota, i gas e lo smog delle strade non riuscivano ad arrivare. Chitarra in spalla, mano affondata nella tasca dei jeans, capelli rossi al vento. Sbuffai, appoggiandomi all' uscio appena varcato. I giornalisti non capivano quanto a volte potessero essere opprimenti. O forse lo sapevano, ma non gliene fregava niente.

 

-Mr Sheeran, a quando il prossimo album?

-Mr Sheeran, si sente emozionato per il concerto di venerdì?

-Mr Sheeran, ci parli un po' della sua vita privata.”

 

 

Mr Sheeran aveva bisogno di una pausa. Una pausa da quelle domande, dallo stress e dalla pressione della gente, che rischiava di schiacciarlo. Alzai la testa osservando le poche stelle che riuscivo a individuare nel buio della notte. Avanzai lentamente sul pavimento, avvicinandomi al bordo per venire a contatto con l' ossigeno più rigenerante. Mentre lo raggiungevo, scorsi una figura in piedi sul cornicione. Era una ragazza, sui diciott' anni, dai lunghi capelli castani che le svolazzavano intorno al viso. Indossava una veste bianca che assomigliava molto ad una camicia da notte, anch' essa mossa dalla brezza. Allarmato, feci qualche passo nella sua direzione. Lei mi sentì, si irrigidì e si voltò a guardarmi. Rimasi colpito dai suoi occhi grigi e freddi, quasi di vetro, privi di qualsiasi traccia di vita. Sprofondai per un momento nel panico, non sapendo come comportarmi.

- Come ti chiami?- chiesi con cautela, usando la voce più calma che riuscissi a emettere.

- Wendy.- rispose lei distrattamente – Come la ragazza di Peter Pan.-

Si sollevò in punta di piedi; il destro si spostò in avanti, facendo un passo nel vuoto, per poi ritornare al fianco del gemello sinistro. Notai che era scalza. Allargò le braccia, come se fosse sul punto di spiccare il volo.

- Beh, Wendy, non vedo né Trilly né la sua polvere di fata qui in giro, quindi pianta quei talloni ben per terra.-

Mentre lo dicevo ero serio, ma quando mi resi conto di aver fatto una battuta mi maledissi mentalmente. Non si scherza con una ragazza in procinto di buttarsi da un grattacielo. Lei mi fissò, inclinando la testa di lato e posandosi con estrema grazia di nuovo sul cornicione. Poi si riconcentrò sullo spazio davanti a sé. Fui sollevato che almeno avesse eseguito il mio ordine sconsiderato.

- Wendy, cosa hai intenzione di fare?- domandai, tentando di fingere di non averlo compreso. Lei sospirò, contraendo le spalle.

- Cerco di capire se si può essere felici.-

Spiazzato dalla sua risposta, riflettei su una buona frase per ribattere.

- Certo che si può - commentai infine.

- Bugiardo – replicò bruscamente la ragazza, quasi in un sibilo. Colto per la seconda volta di sorpresa, continuai gentilmente:

- Non credi che si possa essere felici?-

Si girò di scatto penetrandomi con il suo sguardo di vetro.

- Tu lo sei?- fece, come sfidandomi. Rimasi senza parole per qualche secondo. Poi, annuii. E annuii un' altra volta, e una terza, freneticamente.

- Sì, lo sono. Lo sono.- confermai con calma decisione, rivolto prima a me e poi a lei. Wendy mi squadrò inclinando il capo e stringendo gli occhi. Tornò a guardare di fronte a sé. Le lisce ciocche setose e scure danzavano sfiorandole le guance pallide. La gonna si gonfiava e sgonfiava a basso ritmo. Era eterea. Un misto tra una angelo e un fantasma. Che poi era ciò che sarebbe diventata se non fossi riuscito a fermarla.

- E tu?- chiesi dal nulla, interrompendo il silenzio carico di tensione. Lei non disse nulla. Dopo una decina di secondi, commentò noncurante:

- Macchina gialla.- Ma non si spostò neanche di un millimetro per sferrarmi il consueto pugnetto. Confuso, la chiamai:

- Ascolta, Wendy, perché non andiamo a prenderci un caffè?-

Rimase immobile. Cominciò a dondolare le braccia. Destro. Sinistro. Destro. Sinistro. Destro. Sempre più veloce. Sinistro.

- Preferisci un cappuccino?- chiesi sull' orlo della disperazione, mentre lei aumentava gradualmente l' andatura. Si fermò di colpo.

- Tua madre è morta?- domandò pungente.

- N-no, lei...- balbettai disorientato.

- Ti ha lasciato in eredità un patrigno ubriacone che torna a casa alle quattro di mattina e pensa bene di svegliarti per darti una bella ripassata di botte?- continuò con gelida rabbia, più tremula verso la fine. Tacqui.

- Ogni mattina ti ritrovi davanti allo specchio, a guardare con orrore i segni viola sul tuo corpo, incapace di reagire per la paura che possa esserti fatto di peggio?- la sua voce era diventata più acuta e vacillante mentre mordeva le parole. Le sue gambe erano instabili, sembrava che le ginocchia le potessero cedere da un momento all' altro, facendola precipitare nel baratro.

- A scuola sei così preso a tenere lontani i ricordi violenti della notte che tutti, studenti e insegnanti, ti prendono per un povero pazzo?- era sul punto di scoppiare a piangere.

- La tua migliore amica, la tua ancora di salvezza nonché spalla su cui piangere, si è trasferita a Boston mollandoti da solo ad affrontare tutto il resto?-

Urlava. Piantò i suoi occhi frustrati nei miei. Grosse lacrime di sconforto le colavano giù per le gote, le labbra erano serrate, fronte e sopracciglia corrugate, mento contratto. Scossi piano la testa. Wendy si asciugò il viso e si ricompose.

- Allora sì, forse tu puoi anche essere felice.- mormorò nuovamente tranquilla, come se fosse un' altra persona. Avvicinò i piedi alla fine del cornicione.

- Ma io no.-

Sfiorò il bordo di pietra con l' alluce, provocando la caduta di qualche briciola di cemento. Le osservò cadere nel vuoto, poi si sporse in avanti. A quel punto, persi del tutto il controllo.

- Non è vero!- gridai. Lei si bloccò.

- Non è affatto vero. Puoi ancora essere felice.- affermai con sicurezza, le guance in fiamme. Wendy sospirò.

- Sì. Devo solo... volare. Librarmi in aria e cadere. E sarò di nuovo felice.- farneticò. Feci un passo verso di lei.

- No! La morte non ti renderà felice. Ti renderà polvere. Ti renderà niente.-

- Almeno smetterò di soffrire!- Il suo grido rotto echeggiò nello spazio tutt' intorno, come una richiesta d' aiuto che si era tenuta dentro per troppo tempo e non riusciva più a soffocare. Dava i brividi per l' angoscia.

- Smetterai di provare qualunque cosa!- esclamai compiendo un altro passo. – D' accordo. Tua madre è morta. Il tuo patrigno ti picchia. Hai paura di ribellarti, la gente ti crede matta, la tua migliore amica ti ha abbandonata. È orribile, lo riconosco. Ma non ti permetterò di buttare via anche tutte le cose belle!-

- Quali cose belle?- sbraitò disperata. Affondò le unghie nella pelle e le tirò verso il basso, lasciando graffi rossi sulla faccia sconvolta, senza distogliere lo sguardo dalla strada centinaia di metri sotto di sé. Mi avvicinai ulteriormente.

- Tutte le altre, porca puttana!- urlai a pieni polmoni nell' oscurità, facendo trasalire Wendy – La risata di un bambino, il profumo croccante di brioche di prima mattina, le sfumature calde del tramonto, una canzone trascinante trasmessa alla radio, i fiocchi di neve a Natale, un libro appassionante, i sogni assurdi durante la notte, il suono delle onde quando s' infrangono sulla sabbia! La speranza che tutto questo cambierà, perché hai ancora un lungo futuro davanti e se ora ti butti da questo cazzo di grattacielo non saprai mai cosa sarebbe successo!-

La vidi tremare convulsamente, stringere i pugni con tutta la sua forza e chinare il capo, scossa dai singhiozzi dalla testa ai piedi. Ormai ero dietro di lei.

- Tu puoi ancora essere felice, Wendy- dissi a voce alta, ma senza gridare – ti lascerai tutto questo alle spalle e ti costruirai una nuova vita. E sarai felice.-

Le poggiai una mano grande sulla spalla attraversata dai gemiti. Sussultò, si voltò e mi fissò. Le porsi l' altra mano.

- Vieni- sussurrai. Lei tirò su col naso. Non si mosse.

- Non importa a nessuno di me- mormorò afflitta. I suoi occhi fradici brillavano supplichevoli.

- Bugiarda.- la contraddissi - A me importa. E scommetto la mia chitarra che non sono l' unico. Anzi, se scendi di qui ti garantisco che conoscerai tante altre persone che si preoccupino per te.-

Le pupille della ragazza si spostarono sullo strumento che penzolava dalla mia spalla.

- Sei un musicista?- domandò piano.

- Ed Sheeran per servirti- Le mie dita erano ancora tese davanti a lei. Wendy sbiancò. Le afferrò e scese titubante dal cornicione. Le avvolsi le spalle con un braccio e la strinsi a me.

- Andrà tutto bene, ok? Andrà tutto bene.- bisbigliai. Lei emise qualche altro singhiozzo. Lasciai che si sfogasse completamente, poi mi staccai dalla sua presa e la condussi dolcemente verso la porta. L' aria della notte ci accompagnava, come a ringraziarmi di avere impedito a quella ragazza di fare una simile pazzia. Il numero di stelle visibili era cresciuto: risplendevano tutte quante, soddisfatte della salvezza di una vita in più.

- Lo sai- dissi a un tratto, prima di girare la maniglia – da bambino adoravo la storia di Peter Pan.-

Wendy rise, e i suoi occhi risero con lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Benvenute, benvenute! *si inchina dappertutto*

Dunque, per prima cosa ci tengo a precisare che la storia non è basata su Ed Sheeran, ma che ho adattato l' idea al suo personaggio. Sono una sua fan da poco, ma mi sono letteralmente innamorata delle sue canzoni e della sua voce. Poi, dovete sapere che adoro Peter Pan, forse è la mia fiaba preferita, ma parlo della versione Disney e specialmente del film (l' avete visto? È stupendo e Peter è davvero asdgjkfgjk). Perciò, pensando a come chiamare la ragazza, mi è venuto in mente Wendy e da lì è nato il collegamento Peter Pan-volare-polvere di fata-ecc... In ultimo, voglio assicurarmi che si capisca la parte della macchina gialla. È un' “usanza” che c' è dalle mie parti, ma non so se sia universale, nazionale o solo delle mie suddette parti. Vi spiego nel caso non la conosceste: se vedi una macchina gialla, dai un pugnetto alla persona che è con te (di solito sul braccio e chiaramente non in faccia). Semplice, no? Facciamo finta che questo giochino esista anche a New York, ok? Detto questo, spero che vi sia piaciuta e mi raccomando, lasciate una recensione, mi fa molto piacere conoscere le vostre opinioni! (Se copiate vi butto giù dalla Bloomberg Tower <3)

Un bacio,

 

Mel


 

Questa è Wendy nel film Peter Pan, interpretata dalla bellissima Rachel Hurd-Wood, di cui vi metto la foto qua sotto.

 

È meravigliosa, vero?

Ah, l' immagine all' inizio è sempre sua.

  
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