Era una lontana giornata di primavera, il sole era già sorto e splendeva nel cielo azzurro chiaro. Stavo passeggiando sull'erba umida, ero molto vicino alla biblioteca, quel vecchio edificio con le pareti scrostate e giallognole. Poggiai una mano sulla crosta ruvida di un albero e vidi uscire una ragazza dall'edificio. Dentro di me scattò qualcosa, come se fossi stato fulminato nel bel mezzo di un temporale. Mi avvicinai lentamente a lei, cercando di non attirare l'attenzione. Aveva una lunga chioma color castano e due dolci occhi di un azzurro più profondo dell'Oceano stesso, in mano, teneva uniti fra loro tre libri di cui una piccola agendina nera che le cadde a terra. La raccolsi gentilmente, era ruvida e morbida al tempo stesso, gliela porsi guardandola nelle iridi chiare.
-Prendi, ti è caduta.-
Dissi quasi sorridendo. Lei la prese delicatamente, facendomi un cenno di ringraziamento, decisi che l'avrei seguita, che l'avrei tenuta d'occhio, quella ragazza aveva qualcosa in sé. Dopo qualche tratto di strada si girò chiedendomi.
-Perché mi segui?-
-Voglio vegliare su di te.-
Risposi. Lei aggrottò la fronte.
-Chi sei?-
-Sono Castiel.-
Dissi semplicemente. Era turbata, probabilmente da me, sembrava già sapesse chi e cosa ero, le era bastato ascoltare il mio nome per carpirne i segreti. Guardai una panchina di marmo grigia non molto lontana da noi.
-Perché non ci sediamo?-
Dissi indicandola e cercando di essere il più gentile possibile. Eravamo l'uno di fianco all'altra, quando lei mi disse.
-Sei un Angelo...vero?-
-Si, e tu sei Natalie.-
Risposi, lei rimase un po' scossa dopo aver sentito il suo nome pronunciato da un'altra persona. Ero troppo curioso e le avevo letto nel pensiero, nonostante mi ero ripromesso di non farlo, ma c'erano molte altre cose che di lei non mi erano ancora chiare.