-E se ce ne andassimo a San Francisco?- domandai a Mello bevendo un sorso di Jack Daniel’s.
Lui mi guardò con aria divertita e la sua solita smorfia: -A fare cosa?-
Sospirai e guardai il cielo pieno di stelle di quell’autunno ormai vicino alla fine. Quella sera era abbastanza fresco, per cui Mello mi prestò il suo giaccone rosso con il pelo sul cappuccio. Era una delle poche sere in cui io e lui potevamo stare tranquilli senza gli altri componenti della banda.
-Non lo so. Magari farci una vita vera, con un vero lavoro e una casa.- risposi -Magari non una casa, un appartamento basta.-
Lui rise: -Certo, e magari anche un bel giardino e una macchina che non abbia cinquant’anni.-
-Esatto. Nel centro di San Francisco, un bell’attico in un palazzo altissimo con un giardino pieno di fiori e anche una piscina interrata.-
Sapevamo entrambi che era soltanto un sogno, pura immaginazione. E non ci volle poco affinché Mello mi riportò con i piedi per terra.
-Sai benissimo che siamo in una specie di trappola, vero? Non abbiamo via d’uscita almeno fino a quando non avremmo catturato quel pazzo psicopatico.-
Lasciai andare un sospiro sonoro e finii il mio Jack Daniel’s. Purtroppo lo sapevo benissimo e più volte mi ero pentita di aver lasciato la Wammy’s House per un futuro del genere. Vivere con dei mafiosi, ascoltare i loro discorsi di omicidi e belle ragazze usate solo per il divertimento mi dava il voltastomaco. Ma soprattutto odiavo i loro sguardi su di me come se fossi un pezzo di carne pronto per essere gustato. Se non ci fosse stato Mello, a quest’ora mi sentirei una delle loro puttane in affitto. Fingere la nostra relazione non era mai stato facile, fin dal primo momento. E ora la nostra copertura stava per saltare. Resistevo per Mello, per la sua volontà di vincere e di catturare Kira.
Lo guardai mentre scartava l’ennesima barretta di cioccolato: -Dimmi che finirà presto.- lo implorai. Vivere con la paura di essere toccata o peggio, violentata da uno di quegli schifosi mi faceva venire i brividi.
Fece l’ennesima smorfia, si grattò il naso e poi mi mise il cappuccio in testa: -Finirà presto, te lo prometto. Vai a dormire.-
Lo ringraziai con lo sguardo. Il mio unico amico, colui che rischiava la sua incolumità solo per salvare la mia. Se non lo avessi seguito quella notte, ora dove sarei? E con chi? Forse avrei avuto una vita migliore, magari una vera casa o un lavoro a tempo pieno ma sicuramente la mia strada non si sarebbe mai più incrociata a quella di Mello. Per cui, mi dissi che soffrire un po’ per supportare un amico era comunque un prezzo che potevo pagare tranquillamente.
Mi alzai dall’erba morbida e gli chiesi se gli servisse il giaccone. Rispose di no, che lo avrebbe preso il giorno dopo.
-Va bene, buonanotte allora.- gli augurai sorridendo. Uno dei pochi sorrisi che facevo da quando ero a Los Angeles.
-Buonanotte, Zoey.-
Per la prima volta lo vidi sorridere, ma sorridere davvero. Non una di quelle smorfie inquietanti, non un sorriso forzato. Un vero sorriso.
E quella notte riuscii a dormire benissimo con il sorriso di Mello ben impresso nella mia mente. Eravamo solo amici, non è vero nonno?