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Autore: lovlove890    13/07/2013    2 recensioni
[Klaine
....
Kurt deve fare un progetto per la scuola, ma non sa che questo progetto si espanderà fino ad arrivare ad avere fama nazionale. E a cambiare la vita di tante persone, non solo la sua.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Carole Hudson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Coppia: Klaine
Parole: 2537
Genere: Fluff, leggermente tendente all’angst
Avvertimenti: Os ispirata dal film 'Un sogno per domani'. 
Note di betaggio: Annie che mi ha aiutata in un punto dove non riuscivo a capirci nulla, e, come sempre la mia piccola Giusy <3

Note: Oggi le metto all'inizio perchè si.
Dunque, questa os come ho già scritto è ispirata al film 'Un sogno per domani', con Haley Joel Osment (il bimbo del Sesto senso per intenderci), che è un film bellissimo e se non lo avete mai visto VEDETELO. Ne vale la pena.
Prima di lasciarvi alla lettura devo dire due cose.
*schiarisce la voce*
Avevo un mare di idee per questa Klaine week, e ovviamente ne ho portata avanti mezza.
Ma in cui fortunatamente sono riuscita, non so come a racchiudere tutti i prompt alla fine. O quasi.
Perchè questa shot è: un flashback, un quanto racconta cose del passato (anche se non propriamente della S2 u.u), un AU in tutti i casi, un 'What wolud you change?', un Crossover, un estremo (condiviso perchè passa da un estremo all'altro mentre si legge, non so come cavolo ho fatto, ma ok.) e un 'Surprise us!' perchè ho fatto esattamente ciò che diceva questo prompt. Ho adattato i prompt precedenti a quello che mi servivano per questo e li ho mischiati per cavarne fuori 2500 parole di shot che spero vi piaccia. 
Ho amato scrivere di uno dei miei film preferiti e donargli un nuovo finale, e chi lo consoce sa di cosa parlo. *prende fazzoletto*

Quindi, ora vi lascio alla lettura e se vi piace lasciate pure un commentino nello spazio bianco sotto che non vi mangia. :D E io nemmeno! 
A presto! 
Sara <3  

 

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Uh, Novelli, buon compleanno,

e scusa per il ritardo. <3


“Un sogno per domani”
‘Give me a favour?’



“Questo sono io, e queste sono
tre persone a cui darò il mio aiuto,
ma deve essere qualcosa di importante,
una cosa che non possono fare da sole,
perciò la faccio io per loro…
e loro la fanno per altre tre persone..”

 

 

La professoressa Hudson si sedette sulla cattedra e rivolse un sorriso enorme ai suoi alunni.
“Bene, per oggi era previsto come compito  di portare il progetto di sociologia. Chi vuole iniziare ad esporlo?”
“Io professoressa.” La mano di Kurt Hummel si alzò subito dal fondo della classe.
“Vieni Kurt.”


“Bene.” Disse dopo aver sistemati i fogli del suo progetto sul leggio che gli era stato messo a disposizione. “Io vorrei esporvi le mie conclusioni riguardo una serie di pensieri che..”
“Perché le checche pensano adesso?” una voce fin troppo familiare, proveniente dall’ultima fila di banchi dell’aula, interruppe in pieno l’introduzione del discorso.
Per fortuna la professoressa era una delle uniche che non ignorava la cosa, e tentava di rendere la classe un posto per lo meno soportabile, quindi Kurt le fu infinitamente grato quando questa sbottò un ‘Azimio zitto o finisci dritto in presidenza!’ per poi invitarlo a continuare.  


“…che mi hanno fatto riflettere. Ho finito col realizzare che nella società di oggi c’è un alto tasso di discriminazione e cattiveria perché la gente non è abituata ad ascoltare e offrire il proprio aiuto indipendentemente da un ipotetico guadagno, che nel caso mancasse segnerebbe il definitivo stop ad ogni qualsivoglia proposito positivo nei confronti del prossimo. Io sono solamente una goccia di acqua salata in un vasto Oceano qual è il mondo, ne sono pienamente consapevole. Però anche una semplice goccia può far valere la forza dell’insieme, e quindi far la differenza, se affiancata da altre gocce. Perché, come il moto delle onde corrode la roccia, diversi pensieri positivi possono contribuire al cambiamento progressivo anche delle menti più ignoranti.” Disse, incrociando di sfuggita lo sguardo di Karofski.


“Ossia” prese il gesso e disegnò un cerchio alla lavagna, con un  tratto deciso, facendo poi partire tre linee da esso. “Io aiuto tre persone” sotto alle linee disegnò altri tre cerchi in modo da far capire anche ai più ottusi come Azimio e Karofski. “Queste tre persone aiutano a loro volta altre tre persone, e così via. Non è un obbligo, ovviamente. Ma se almeno una delle tre persone facesse un gesto simile, la società sarebbe un posto migliore in cui vivere senza troppo timore di essere giudicati per quello che si è.”

“E noi cosa ne ricaviamo?” chiese Karofski, il suo peggior incubo.
“Nulla, appunto. Nulla di materiale almeno. Semplicemente si tratta di sentirsi meglio con se stessi, e cercare di essere persone migliori con piccoli gesti quotidiani.”


“Bene Kurt. Il tuo progetto è molto chiaro. Hai già cominciato a metterlo in atto?”

“Beh si. Vede da quando ho perso mia madre ho capito che le cose importanti nella vita sono veramente poche. Perciò il primo favore che sto cercando di fare è aiutare mio padre ad andare avanti. E lui sta facendo lo stesso con me.” Concluse
“Bene Kurt puoi andare a posto.”


Come si sedette suonò la campanella. “Ricordatevi per domani i vostri progetti” disse alla classe mentre usciva. “Ehi Kurt” lo fermò “Il tuo è veramente bellissimo.”
“Grazie professoressa.” Le rispose sorridendo imbarazzato.


-°-


Kurt stava riponendo i libri nell’armadietto quando un ‘Ehi checca’ e uno spintone lo fecero sbattere con le ginocchia per terra e battere le mani contro il ferro dello sportello di quello sotto il suo. Fece appena in tempo ad alzarsi dolorante, per vedere Karofski e Azimio andarsene voltando il corridoio mentre lui veniva bellamente ignorato.


“Ehi tutto bene?” gli chiese una voce che conosceva bene alle sue spalle. Blaine si era trasferito all’inizio dell’anno da una scuola privata. Avevano alcuni corsi in comune. E il Glee. E Kurt aveva una cotta pazzesca per lui da quando aveva sentito la sua voce il secondo giorno alle prove. Ma non si erano mai scambiati più di un ‘Ciao’, o un ‘Buona giornata’.

“Uh?”
“Va tutto bene? Ho visto quei due cretini che ti buttavano a terra.” Gli chiese gentile Blaine.


“Si grazie. Ci sono abituato. Ma non dovresti preoccuparti per me, o ti ritroverai come me, preso di mira e ricoperto di granita dalla mattina alla sera.”
“Oh, non preoccuparti. Alla mia vecchia scuola ci ero abituato, capitava spesso purtroppo. Comunque non ci siamo presentati, io sono Blaine.”
“Si scusa. Io sono Kurt. Facciamo alcuni corsi e il Glee assieme. Si è difficile, ma so che un giorno saranno tutti ai miei piedi e non dovrò più aver paura della strada che faccio per non doverli incontrare.”


“Tu hai una forza enorme dentro Kurt. Vorrei non aver abbandonato la mia vecchia scuola e aver lottato come stai facendo tu.”
“Si beh, o così o dico tutto a mio padre che non sa nulla, ha già i suoi problemi e non voglio che sappia mai nulla. Perciò non posso nemmeno chiedergli un consiglio, o di intervenire, o di cambiarmi scuola, cosa che non voglio fare perché qui ho tutti i miei amici.”

“Beh comunque mi sembra che tuo padre ti appoggi nelle scelte che fai.”


“A casa non ti appoggiano?”
“Beh se per appoggiarmi intendi che a momenti mi cacciavano di casa quando gli ho detto di essere gay allora si mi appoggiano moltissimo! Comunque mi è piaciuto moltissimo il tuo progetto. Era fantastico. Mi ha colpito la forza e la determinazione con cui hai esposto nonostante in classe ci fossero i tuoi peggiori incubi, sapendo che avrebbero potuto prenderti in giro.”
“B-Blaine grazie.” Kurt era incredulo. “Ma come quasi cacciato? Sei loro figlio!”

“Beh, a casa mia, mio fratello è quello bello, quello alto, quello con la carriera, quello realizzato, quello etero. Che però sostiene ogni mia scelta e loro questo fanno finta di non vederlo questo.”
“Non deve essere facile.”
“Per nulla.”


-°-


Qualche giorno dopo Blaine stava camminando per i corridoi per raggiungere la sua aula di francese quando gli arrivò la sua prima granita. Sentì solo ‘Questo è per il tuo coming out finocchio.’ E si ritrovò coperto di granita all’uva, neppure la sua preferita. Fortunatamente Kurt aveva la sua stessa lezione, anche se veniva dall’altra parte dell’istituto, lo aveva visto e lo aveva subito condotto in bagno a lavarsi almeno gli occhi prima che se li sfregasse e iniziassero a bruciargli. Poi gli aveva prestato un suo cambio per poter arrivare almeno a fine giornata.


-°-


Intanto il tempo passava e il progetto di Kurt procedeva. Lui e suo padre continuavano ad aiutarsi a vicenda a superare le piccole faccende quotidiane. Aveva scoperto che Blaine, essendosi trasferito da un’altra scuola a inizio anno, aveva bisogno di aiuto per mettersi in pari con il programma. E che la professoressa Hudson era single, rimasta vedova anche lei dopo un incidente.


Così all’incontro genitori-insegnanti, praticamente, costrinse suo padre ad andare a parlare con lei, anche se lui si ostinava a ripetere tutta una serie di ‘Ma cosa ti serve sociologia, tu non vuoi fare lo psicologo da grande, giusto?’ e frasi simili.
“Perché è una mia professoressa e tu devi sentire come vado. E non voglio sentire ragioni” praticamente lo stava un po’ spingendo e un po’ trascinando verso la sua classe, che era vuota.

“Ok, ok. Vado. Ho capito!” disse suo padre mentre bussava.


“Avanti” rispose una voce dolce dall’interno.
“Salve, sono il padre di Ku..”
“Oh, lei è il padre di Kurt! Non sa quanto sono felice di conoscerla!” gli rispose andandogli incontro per stringergli la mano. Per un quarto d’ora elogiò suo figlio, raccontandogli quanto partecipasse in classe, per poi fargli vedere lo ‘splendido progetto che aveva portato un mese fa come compito di sociologia e in cui aveva ottenuto il massimo dei voti, lei non ne sa nulla signor Hummel?’, e gli stava spiegando che all’incirca metà classe aveva aderito al suo progetto, coinvolgendo amici di altre classi, genitori, fratelli, conoscenti. Insomma, la cosa si stava espandendo rapidamente. E le persone coinvolte sembravano, no erano, più serene, più unite, più disponibili, e questo era tutto merito di Kurt.


“Lo posso far entrare?”
“Certamente!”
“Kurt puoi entrare un attimo?”
“Ho fatto qualcosa?” era allibito, lui sarebbe sgattaiolato via una volta chiusa la porta alle spalle di suo padre se non fosse stato per la sua proverbiale curiosità.


“Tu hai fatto tutto questo?” gli chiese mostrandogli il progetto che aveva tra le mani. “La professoressa Hudson me lo ha appena mostrato e mi ha parlato delle sue conseguenze.” Cercava di essere serio ma non ci riusciva. Era così fiero di suo figlio.

“Si.. Perché? Non ti piace?” ora Kurt era preoccupato.
“Lo adoro! Ma perché non me ne hai parlato??”
“Perché..” iniziò Kurt ma venne subito interrotto dalla sua insegnante.


“Kurt, lo sai che i tuoi compagni oltre a farlo qui a scuola hanno portato questo progetto a casa e ne hanno parlato con le loro famiglie, che molte di loro hanno aderito e stanno facendo espandere questo progetto ad amici, conoscenti e familiari che a loro volta lo raccontano e partecipano. E c’è una piccola tv locale che vorrebbe intervistarti per far sapere la tua storia e come è nato questo progetto.” Gli mostrò un ritaglio di un giornale locale “E c’è già chi ha iniziato a parlare di te.”

“V-Veramente?” Kurt avrebbe voluto piangere. Ma era forte e tratteneva le lacrime.
“Si ragazzo, sono così fiero di te.” Non ce la fece più. Kurt pianse. Burt lo abbracciò e pianse con lui.
E quando Kurt si riprese un pochino chiamò Blaine, che pianse con lui.


-°-


Circa sei mesi dopo, il fenomeno ‘Give me a favour?’, così era stato ribattezzato dai media americani, si era talmente espanso da essere conosciuto almeno nella metà degli stati americani.


In una afosa giornata di Giugno, poco dopo la fine della scuola, arrivò nella cittadina di Lima una troupe di un programma televisivo molto famoso e molto seguito, la cui conduttrice si mise a chiedere in giro di Kurt.


Lui era con Blaine in piscina, non era molto che stavano assieme e cercavano di passare insieme tutto il tempo possibile. Ma appena ‘Cedes lo aveva avvisato che, testuali parole, ‘Una certa Oprah Winfrey lo stava cercando e lo aspettava al suo albergo’, non avevano esitato a uscire dalla piscina, andare a casa di Kurt per potersi cambiare e correre all’albergo.


-°-


Bussò nervosamente.
“Salve, mi hanno detto che mi stava aspettando, sono Kur..”
“Kurt Hummel, si lo so chi sei, metà America parla di te. E dopo questa intervista anche l’altra metà saprà chi sei. Vieni avanti non stare sulla porta” lo accolse Oprah con un sorriso.
“Lui è Blaine, il mio ragazzo, può assistere?”
“Certamente. Non è un problema! Entrate su!”


Dopo esser stato truccato leggermente per non sembrare giallo davanti alle telecamere iniziarono.


“Benvenuto Kurt. È un piacere averti qui. Raccontami, come è nato ‘Give me a favour?’?”


“Beh, all’inizio era solamente un modo tra me e mio padre per aiutarci a superare il dolore dopo la perdita di mia madre, poi mi fu assegnato questo compito di sociologia, ‘Cosa cambieresti della società in cui vivi?’ e io ho provato a sviluppare questa.. Cosa, ecco. A mia insaputa i miei compagni lo hanno raccontato a casa e ad amici e familiari, e sembra che si sia espansa a macchia d’olio.” Kurt sorrideva orgoglioso di ciò a cui aveva dato vita.


“Raccontaci di più.”


“Allora, come dicevo prima, ho perso, in realtà io e mio padre abbiamo perso, mia madre circa tre anni fa. È stata una batosta enorme. Non grossa. Enorme. Non lo augurerei nemmeno al mio peggior bullo. Ed è stata molto dura da superare. Ma insieme, continuando con le piccole cose di tutti i giorni, aiutandoci a vicenda, siamo riusciti ad andare avanti.
E quando Carole, o meglio la professoressa Hudson, ci ha dato questo progetto per casa, io ho elaborato quello che stavo vivendo da un paio d’anni nella misura di una piccola cittadina. E non è stato difficile.
Quando poi l’ho esposto in classe, alcuni ragazzi, i bulli che mi hanno tormentato per tutto il liceo, mi hanno deriso. Altri invece, come il mio ragazzo Blaine,” un sorriso dolce apparve sul suo viso rivolto a Blaine che stava dietro la telecamera. “(che allora non era il mio ragazzo, anzi non ci eravamo mai parlati), la mia migliore amica ‘Cedes e alcuni nostri compagni di classe, mi hanno sostenuto e aiutato.
Probabilmente non saremmo qui a parlare se non fosse per loro.”


“Sicuramente sono stati una grande forza per te.”


“Si, molto probabilmente senza di loro non sarei qui in questo momento.” Io sguardo di Kurt si era annebbiato per un attimo mentre ripensava a quei giorni bui, quando credeva che non sarebbero mai finiti i tempi del bullismo, sia fisico che psicologico, e che la luce in fondo al tunnel per lui non sarebbe mai arrivata. “Mio padre aveva già troppi pensieri, le bollette, l’officina, i suoi problemi di salute, non volevo dargliene altri.
Ma poi, beh, non la ringrazierò mai abbastanza. La professoressa Hudson, Carole, chiamiamola col suo nome, è entrata nelle nostre vite, anche se nella mia c’era già dato che era la mia insegnate di sociologia, e ci ha aiutato a mettere a posto un po’ di cose che da soli non ce l’avremmo mai fatta.
Bullismo compreso.
Lei è un angelo. E suo figlio non è un tontolone troppo alto come credevo. E i suoi amici non sono dei completi idioti. A volte. È bello avere dei fratelli. La maggior parte delle volte.” Il sorriso era tornato a splendere sul suo volto ora più sereno.


“Soprattutto quando si ha bisogno di una mano per spostare gli scatoloni!” disse Oprah ridendo.


“Esattamente!
Ma anche dividere il peso delle preoccupazioni con qualcun altro è ‘piacevole’.”


“Perciò ora con i bulli come va?”


“Beh, se il fatto che tutti siano stati espulsi, tutti abbiano delle denunce sulla testa per violenza e abbiano delle ingiunzioni del tribunale che dicono che devono trovarsi sempre ad almeno 200 metri da me è un buon passo avanti, allora va benissimo.
Ma se guardo dentro di me so che le ferite sanguineranno copiosamente ancora per qualche anno. So che i bulli non possono più farmi male. Ma ogni volta che sento sbattere un armadietto il mio cuore va a mille. E a volte la notte piango perché non comprendo perché è toccato a me tutto questo. E Blaine mi stringe e mi accarezza i capelli cercando di farmi ri-addormentare.
Ma so che un giorno andrà tutto bene.
E so che questo mi ha reso una persona migliore. Soprattutto migliore di loro.”


“Grazie Kurt. Grazie per averci raccontato la tua storia.” Lo abbracciò salutandolo. “Spero di rivederti presto e che tutti i tuoi sogni e progetti per il futuro si realizzino. Blaine compreso.” Gli strizzò l’occhio.


Si abbracciarono e dopo aver firmato alcune liberatorie per la messa in onda, Kurt e Blaine uscirono dall’Hotel che stava scendendo la sera lasciandosi alle spalle uno splendido sole rosso con sfumature gialle. 



   
 
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