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Autore: bra94    26/01/2008    10 recensioni
Una sera come tante, in una famiglia come poche: Goten si trova alle prese con due figli scalmanati da convincere che è giunta l'ora di dormire. Decide di vincere, raccontando loro una storia un po' triste, ma magica e vera, crudelmente reale. E' una storia che parla di un amore finito... Ma immortale. Una favola di un principe, una principessa e il loro regno infinito di quelle antiche, che ancora potete trovare nei libri di fiabe dei bambini. Commentate, grazie^^.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Goten
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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FAvoLA
Credits: La canzone che ha ispirato questa storia è "Favola" dei Modà, ne ho citato il testo.
Beta: princess21ssj è stata la beta-reader di questa storia.
CONSIGLIO : leggetela con la musica in sottofondo la trovate facilmente su youtube

FAVOLA


La storia che vi sto per raccontare è una di quelle famose narrazioni fantastiche dai contorni sfumati dalla fantasia e dal mistero, che spesso ricorrono nei nostri sogni romantici e fatati, quelli più segreti e dolci, quelli che fanno sussultare il nostro cuore. Sebbene essa possa apparire falsa come tutte le fantasie - vi prego, signori- leggetela: chiudete la sterile ragione in un cantuccio del vostro animo e spiegate le ali della fantasticheria.
Seguite l'esempio dei bambini, ascoltate i racconti degli adulti raccolti attorno al fuoco, restate a bocca aperta davanti alle manifestazioni della magia e credeteci: tutte le favole hanno la facoltà di essere vere nell'incredibile.
E, anche se voi la doveste ritenere niente più che una stupida favola, lasciatemela raccontare comunque.
Le parole fluiscono spontanee dalle mie labbra ed io mi abbandono ai ricordi, godendo del dono della dimenticanza del dolore; allora, a poco a poco, il calore torna a scaldare le mie membra, il mio cuore ed il mio spirito. E narro.
La sentite anche voi questa musica? E' una favola, niente di più, niente di meno che questo.



All'interno di una piccola casetta sperduta sui monti Paoz, vi era un giovane padre che, stancato dalle sfibranti lotte con i figlioletti, era riuscito alla fine a spuntarla anche nell'ennesima battaglia all'ultimo cuscino; d'altro canto era un supersaiyan, ci voleva ben altro che qualche piuma svolazzante per vincere con lui. Peccato che gli stessi geni devastanti erano stati trasmessi a quei due marmocchi e, come se non bastasse, avevano lo stesso caratterino intrattabile della madre: ogni sera per Goten era una fatica disumana metterli a letto, ma, quando vi riusciva, traeva sempre una gran soddisfazione.
Erano vivaci, insopportabili, pestiferi, però, quando chiudevano gli occhietti e pacificamente si lasciavano cullare dalle prime avvisaglie del sonno pesante, tipico della loro innocente età, egli tirava un sospiro di sollievo, continuando a guardarli ancora un poco, prima che la stanchezza cogliesse pure lui. Solo che in quell'occasione non era stata sufficiente l'intera giornata a sfinirli e, una volta rimboccate le coperte, ancora cianciavano allegri, tra acuti e strilli fastidiosi.
-Cosa devo fare ragazzi questa sera per convincervi a dormire?!
Braiton, che era più piccolo e curioso di Ryan, spalancò gli occhioni azzurri e chiese interessato:
-Papà, perché non ci racconti com'era la mamma? Io proprio non riesco a ricordarla...
Goten alzò le spalle in segno di resa, afferrò la sedia posta accanto ai due lettini e vi si accomodò, respirando a lungo, prima di avere il coraggio tale per poter rivangare i ricordi persi nel tempo, in quei lunghi anni dell'assenza incolmabile della moglie. Sbirciò ancora le iridi cristalline di Braiton, le scrutò confondendo le sue reali a quelle che tanto aveva amato tempo addietro. Le rimirò, contemplando in quel celeste, il medesimo colore che aveva perso per sempre e che poteva ritrovare solo nelle favole.

Ora vi racconto una storia che
Farete fatica a credere
Perché parla di una principessa
E di un cavaliere che
In sella al suo cavallo bianco
Entrò nel bosco
Alla ricerca di un sentimento
Che tutti chiamavano amore

-Vedete ragazzi, la mamma era la mamma. Sarebbe scontato definirla la ragazza più bella del mondo, ma vi giuro, lo era. Era così bella da sembrare una principessa e lei lo era davvero, sapete? Era la principessa dei saiyan.
Ryan aggrottò le sopracciglia scure, scosse il capo e protestò annoiato:
-Papà, questo ce lo dici sempre!
Braiton lo fulminò con lo sguardo, assumendo il cipiglio torvo tipico di suo nonno Vegeta, poi indusse il padre a continuare, mormorando eccitato:
-Zitto, Ryan, lascia parlare papà!
Goten sorrise rinfrancato e sussurrò quello che tutti e due immaginavano fosse sul punto di raccontare.
-Suo padre era il principe Vegeta, vostro nonno, miei cari.
Ryan rabbrividì involontariamente, tentò di mascherare il proprio timore reverenziale per quel nonno scorbutico e altero, ma non vi riuscì, tant'è che sfuggì allo sguardo del fratellino, tutt'altro che spaventato.
-Quello che non vi ho mai rivelato è che il principe Vegeta era geloso dei bellissimi occhi azzurri di sua figlia.
I bimbi strabuzzarono gli occhi, lo fissarono in attesa del continuo: ora pendevano dalle sue labbra.

Prese un sentiero che portava
A una cascata dove l'aria
Era pura come il cuore di quella
Fanciulla che cantava
E se ne stava coi conigli
I pappagalli verdi e gialli
Come i petali di quei fiori che
Portava tra i capelli
Na na na na na na na na na…

-In che senso, papà?
Balbettò sbigottito Braiton. Goten rise piano, perso nella dolce sinfonia delle memorie; non pareva lui, quasi trasfigurato dalla pesantezza dei trascorsi lieti.
-Il principe non voleva che sua figlia mi frequentasse poiché mi giudicava indegno, in quanto secondogenito del suo acerrimo nemico, nonché avversario imbattuto ed imbattibile...
I bambini lo interruppero, urlando in coro entusiasti:
-... Nonno Goku!
Goten annuì, ridacchiò divertito e proseguì:
-Già, proprio così. Ci ostacolava in tutti i modi, ci minacciava, le impediva di uscire, ma io e lei ci incontravamo lo stesso alla cascata qui vicino. Quello era il nostro rifugio, il nostro regno, il nostro anfratto magico di passione e sentimento.
Ryan inarcò il ciglio scettico, poi borbottò con quello strano senso di concretezza che lo differenziava da Braiton:
-Sembra una di quelle storielle che leggono nonna Chichi e nonna Bulma! A me non piace tanto. Perché a te sì, papà?
Goten rimase di stucco di fronte alla schiettezza del figlio, incapace di rispondere sensatamente, al che intervenne Braiton spigliato, raggelando l'altro con una vocetta saccente:
-Perché il papà amava la mamma, no? Stupido!
Goten sogghignò tronfio, rivedendo un po' di Bra nel piccoletto, poi confortò Ryan, sottolineando i particolari della cascata che a lui premeva conoscere.
-Ryan, la cascata non era solo un luogo romantico... Era abitata da ogni sorta di specie animale, da uccelli incredibili, dalle ali esageratamente grandi!
-Davvero?
Goten sorrise, mormorò piatto:
-Davvero.

Il cavaliere scese dal suo cavallo bianco
E piano piano le si avvicinò
La guardò per un secondo
Poi le sorrise
E poi pian piano iniziò a dirle
Queste dolci parole:

-E quel luogo è ancora più importante perché è lì che ci siamo dati il primo bacio ed è sempre lì che mi ha annunciato del tuo prossimo arrivo, Ryan.
Braiton corrucciò la boccuccia, rivolse un'occhiata di rimprovero al padre, che sbrigò a correggersi:
-Bé, anche del tuo Braiton, certo.

Vorrei essere il raggio di sole che
Ogni giorno ti viene a svegliare per
Farti respirare e farti vivere di me
Vorrei essere la prima stella che
Ogni sera vedi brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo
E che sono sempre con te
Vorrei essere lo specchio che ti parla
E che a ogni tua domanda
Ti risponda che al mondo
Tu sei sempre la più bella
Na na na na na na na na na…

-Ed è lì che le ho chiesto di diventare la mia ragazza per tutta la vita.

La principessa lo guardò
Senza dire parole
E si lasciò cadere tra le sue braccia
Il cavaliere la portò con se
Sul suo cavallo bianco
E seguendo il vento
Le cantava intanto
Questa dolce canzone:

-Lei vi voleva bene, ve ne avrebbe voluto e io l'amavo e l'amo ancora. E mi manca.
Goten si alzò di scatto, catturato da un istinto mistico, un presagio; si convinse di essere stato suggestionato dai ricordi, dal dolore e dall'amore, desiderò restare solo. Poi si accorse che per tutto il tempo che aveva parlato i bambini non lo avevano ascoltato: avevano smesso secoli prima, quando ancora narrava di ali giganti e mostri delle cascate, perché a loro non poteva interessare il suo intenso sentimento, non lo capivano, non lo potevano vivere. Si accontentavano di sognare quella principessa, la loro mamma, a cavallo di creature fantastiche e uccelli mitici e a Goten, in fondo, andava bene così.
Era giunta la mezzanotte quando si recò in camera sua per provare anch'egli le gioie del riposo; stava per addormentarsi, senonché, d'improvviso ebbe la percezione vivida che qualcuno bussasse alla sua porta. Scrollò il capo indispettito e si rigirò nel letto, sfregando il viso contro i l cuscino. Eppure quel tocco deciso alla porta non smetteva di tormentarlo, era identico al suo e tuttavia non lo poteva essere perché Bra non c'era più, era morta.

Vorrei essere il raggio di sole che
Ogni giorno ti viene a svegliare per
Farti respirare e farti vivere di me
Vorrei essere la prima stella che
Ogni sera vedi brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo
E che sono sempre con te
Vorrei essere lo specchio che ti parla
E che a ogni tua domanda
Ti risponda che al mondo
Tu sei sempre la più bella
Na na na na na na na na na…

-Mio dio, sto sognando?
Aprì gli occhi, o almeno credette di averlo fatto, e si ritrovò lei di fronte. Così bella, reale, fantastica, tanto da sembrare l'illusione di una favola, la magia di una fata buona, il dono della fortuna.
-Sei... Vera? Tutto questo è... Vero?
Bra, il suo fantasma, il suo riflesso o chi per lei, parlò con quella sua voce squillante e pulita, allegra e spensierata della ragazza che aveva conosciuto e amato tanto.
-Forse. Se tu lo vuoi.
Goten sussultò, sfregò gli occhi come per verificare la capacità ottima della sua vista, sentì i pugni scivolare sulla pelle umida, mentre le lacrime sgorgavano e lo bagnavano di sorpresa.
-Bra sei tornata per stare con noi? Dimmelo, ti scongiuro!
La voce di Bra si fece ovattata, lontana, tuttavia la forza infondeva ancora la loro unione dell'entusiasmo giovanile, della voglia pura e spontanea di viversi, intento che ella parlava, Goten scattò in piedi, si fiondò da lei.
-Goten, non posso. Non posso! Però tu questa sera mi hai richiamata a te e o sono venuta, vedi?
-Lo vedo, ma non ti sento.
Si abbracciarono, si baciarono a lungo disperati, impetuosi, appassionati, ma a Goten pareva di stringere a sé l'aria. Bra si dissolse così dalla sua stretta, come era venuta, scomparve. Lasciò un'eco d'affetto, una promessa che sapeva di giuramento.
-Ricordati, io sarò sempre con voi, nei vostri cuori...

Vorrei essere il raggio di sole che
Ogni giorno ti viene a svegliare per
Farti respirare e farti vivere di me
Vorrei essere la prima stella che
Ogni sera vedi brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo
E che sono sempre con te
Vorrei essere lo specchio che ti parla
E che a ogni tua domanda
Ti risponda che al mondo
Tu sei sempre la più bella
Na na na na na na na na na…

Goten non scoprì mai se il suo era stato un sogno, oppure realtà. Certo era che da allora vi fu un angelo particolare a vegliare su quella casetta, sui suoi abitanti e su quell'allegra famigliola dalla quale era stata strappata con violenza dalla morte.
Ed alla fine vi è sempre una morale da fiaba, la si può scovare; probabilmente risulta vecchia, obsoleta ed abusata, ma chi ci crede non smette di ripeterla e riproporla in mille modi diversi, forse, tutti tendenti a quel significato iniziale, che, chi ci ha amato, rimarrà sempre con noi, nei nostri cuori. Come in una favola.

                                                                                       
VORREI  RINGRAZZIARE PRINCE21SSJ  PER AVERMI FATTO DA BETA E ANCHE DI PIù  .
  
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