Xoxo
∞
«La rosa non era avvelenata. Vi ho disobbedito, marchesa.»
Nell’avanzata risuonava lo scroscio sottile della prua che si addentrava nella laguna. Sentiva l’acqua tra le dita e quella sensazione era così debole da farle salire le lacrime agli occhi, ma non poteva piangere, altrimenti Gasparo si sarebbe accorto che il colpo della Marchesa non era andato a segno come auspicava – e che razza di morte avrebbe avuto, dunque?
Ogni senso, mentre serrava le sue dita lasciando che le gocce pallide si spargessero sul palmo, parve smarrirsi nel nulla; gli anni trascorsi in sua compagnia, gli attimi in cui, con complicità, era riuscita addirittura a malignare alle spalle di qualcuno solo per compiacerla: tutto aveva perso di significato, mentre la corda si serrava attorno alla sua caviglia e le palpebre battevano piano, scorgendo i confini di un mondo imperfetto oltre la coltre di nubi che ricopriva il cielo tra i rami contorti della laguna.
Era così, in fondo, e non sarebbe potuta andare diversamente; perché ogni frammento di tempo perduto si ritrovava pressante contro gli stinchi e sapeva assumere le sembianze di un masso qualunque, uno tra tanti, che segnava la sua condanna a morte.
Chiuse gli occhi, mentre la mano del servo si posava sul suo volto, scostandolo per osservarlo meglio – e mai ci furono parole più vere di quelle che udì in quell’attimo: «Non lo sapevi che l’amore è proibito per quelli come noi?»
Aveva perso tutto, se mai avesse creduto di possedere qualcosa, ma il suo cuore dolente non aveva intenzione di chinarsi dinanzi la cattiveria dell’unica persona che avesse mai amato.
Uno scroscio più intenso la riscosse, lasciando che la morte le si avvicinasse senza che questa tentasse la fuga; allora l’aria cominciò a mancare nei suoi polmoni e dagli stessi, scivolando lungo la gola, l’aria prese a uscire in un singhiozzo soffocato.
Per sempre dimenticata, oltre i confini di una valle silenziosa.