Capitolo 1



L’assegno era stato lasciato sulla grande scrivania di legno.
Lei era rimasta seduta sulla poltrona di pelle dando le spalle all’uomo, guardava fuori il panorama, oltre la vetrata che faceva da parete al suo ufficio. I suoi occhi impassibili davanti a quella visuale, che le avrebbe dato piacere in un’altra circostanza, come lo erano stati nel momento in cui aveva appreso la notizia.
Aveva atteso che l’uomo prendesse l’assegno e soddisfatto della cospicua paga ricevuta uscisse dall’ufficio richiudendosi la porta alle spalle; solo allora si era lasciata andare e una lacrima già solcava la sua pelle nivea ed ne era seguita subito un’altra mentre ruotando con la poltrona ora fissava straziata quella busta lasciata sulla sua scrivania. Non aveva avuto il coraggio di aprirla davanti all’investigatore privato, sapeva che non sarebbe riuscita a mantenere solida quella facciata di contegno vedendo con i proprio occhi i suoi dubbi divenuti realtà. Ma ora sapeva anche lei che non poteva più prendersi in giro, doveva vedere, per convincersi di essersi sbagliata, perché smettesse di credere in un futuro con lui, perché in fondo lei sapeva che quel sentimento che li legava da 7 anni non era amore.

Dopo venti minuti era ancora li, si fece coraggio, ora la sua mano si stava dirigendo verso la busta, con le dita affusolate l’aveva presa ma il peggio doveva ancora venire.
Iniziò piano ad aprirla usando il tagliacarte li vicino, con precisione senza strapparla e ora sempre più convinta che aveva fatto la cosa giusta infilò decisa la mano nella busta estraendone le foto
<< Marion???? >> urlò.
Non più tristezza e lacrime sul suo viso ma rabbia e vendetta stavano inondando occhi blu in tempesta.

Passo deciso, inarrestabile, la gente si girava a guardarla, bellissima.
Lei, Bulma Brief, figlia del più famoso scienziato del pianeta, di un’intelligenza ineguagliabile e giovanissima, solo 23 anni e già nominata presidentessa della Capsule Corp. proprio dal padre che ritiratosi era andato a vivere in campagna con la moglie e lei che era rimasta a vivere in città aveva riempito l’enorme vuoto della grande villa con le sue due migliori amiche, Chichi e C18.


Stava ancora dormendo quando il campanello aveva iniziato a suonare ripetutamente ma lui ancora mezzo addormentato aveva allungato un braccio verso la sveglia sul comodino e gli ci erano voluti qualche minuto prima che prendesse coscienza che non era la sua sveglia ad averlo svegliato. Si alzò seduto sul letto e guardò assonnato l’orologio, erano solo le 11 del mattino e lui avrebbe potuto dormire ancora due ore prima di andare alla SayaGym a lavorare come istruttore. Con solo i boxer in dosso andò ad aprire la porta ma prima ancora di rendersi conto chi aveva davanti si era ritrovato cinque dita stampate in faccia.
<< ma che.. >> non aveva nemmeno finito la frase che Bulma gli aveva lanciato la busta ai suoi piedi e ora lo guardava con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
Perplesso l’aveva raccolta e guardandovi all’interno capì subito il comportamento della ragazza.
<< Bulma amore, ti posso spiegare..>> tentò di dire sorpreso dall’essere stato scoperto
<< Penso che sia tutto molto più chiaro invece… è finita Yancho e vedi di non farti più sentire.. non voglio più avere alcun contatto con te >> detto ciò la ragazza senza ammettere repliche era tornata sui suoi passi lasciando un giovane rimasto a bocca aperta sull’uscio del suo appartamento che continuava a fissare quelle foto incriminanti.