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Autore: Camilla L    14/07/2013    4 recensioni
Sono ormai otto mesi che vivo a casa di Scott e mai nella mia vita mi sono sentito così parte integrante di qualcosa, nemmeno quando sono entrato nel branco di Derek ho sentito questa sensazione di appartenenza. Ora faccio parte di una famiglia, di qualcosa che non dovrebbe essere così speciale per nessuno, perchè tutti dovrebbero averne una. Di qualcosa che dovrebbero avere tutti, ma che io non ho mai avuto...fino ad ora.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isaac Lahey, Melissa McCall, Scott McCall
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Finally I have a family
 
Sono ormai otto mesi che vivo a casa di Scott e mai nella mia vita mi sono sentito così parte integrante di qualcosa, nemmeno quando sono entrato nel branco di Derek ho sentito questa sensazione di appartenenza. Ora faccio parte di una famiglia, di qualcosa che non dovrebbe essere così speciale per nessuno, perchè tutti dovrebbero averne una. Di qualcosa che dovrebbero avere tutti, ma che io non ho mai avuto...fino ad ora.
Melissa, la madre di Scott, è veramente una madre. E' sempre piena di mille premure, di mille attenzioni. Ogni volta che esco di casa mi sento dire: “Stai attento a non farti male, Isaac!”, anche se sa benissimo che sono praticamente indistruttibile. Fino a poco tempo fa era dentro casa dove dovevo stare attento a non farmi male, era quel luogo che avrebbe dovuto proteggermi che invece mi feriva in modo irreversibile.
La notte che mi sono presentato a casa McCall, completamente fradicio e pieno di quelle insicurezze che hanno riempito la mia vita, sono stato accolto come se la mia richiesta di ospitalità fosse la cosa più normale del mondo. Sia Scott che Melissa mi fecero qualche domanda, ma niente a cui non volessi rispondere, come se sapessero da sempre cosa avevo bisogno di sentirmi dire in quel momento.
Ho sempre visto Scott come qualcuno che sa sempre cosa fare, qualcuno a cui appoggiarsi, qualcuno di cui ci si può fidare, qualcuno che fa sempre di tutto per far si che gli altri stiano bene. Io lo vedevo così e non mi sono mai chiesto perchè lui fosse così speciale, lo era e basta. Quando ho conosciuto meglio sua madre, però, ho capito molte cose. Ho capito, innanzitutto che, è stata lei a crescerlo così, che è stata lei ad infondergli il suo spiccato altruismo, la sua lealtà, il suo coraggio. Non come me, che sono cresciuto avvolto in una terrificante aurea di terrore e sottomissione che ha rischiato di rovinare la mia vita per sempre.
Non smetterò mai di ringraziare Derek per quel morso che ha rivoluzionato tutto, per avermi donato questa seconda vita in cui, se volessi, potrei essere io a terrificare qualcuno. Anche se, quando il mio alpha che, fino in quel momento vedevo come mio unico possibile punto di riferimento, mi ha praticamente cacciato di casa, mi sono sentito mancare la terra sotto i piedi per l'ennesima volta. Ero di nuovo solo, di nuovo in fondo a quel buco nero in cui sono stato per anni. Ho girovagato per ore sotto la pioggia, quella sera, stringendo tra le mani il mio borsone pieno zeppo di cianfrusaglie e di paura. Sentivo le lacrime rigarmi le guance nonostante la pioggia. Nessuno al mondo mi voleva, in quel momento ne ero più che certo. Provai le emozioni più negative che potessi provare, delusione ed odio tra tutte le più potenti. Delusione per me stesso, ancora una volta avevo deluso qualcuno e soprattutto me stesso per non essere stato in grado di tenermi quel poco che la vita mi aveva donato. Ed odio per Derek che, scagliandomi addosso quel bicchiere, aveva risvegliato i miei fantasmi interiori per un attimo sopiti. Odiai il mio alpha per diverso tempo, accettavo i suoi ordini, ma senza mai dargli troppa confidenza: annuivo, facevo quello che mi veniva chiesto e nulla più. Lo trattai con freddezza finchè non mi resi conto che mi aveva cacciato solo per proteggermi, che la sua era solo una prudenza, anche se me lo aveva comunicato nel peggior modo possibile immaginabile. Ma, alla fine, non mi stupii più di tanto del suo comportamento, in fondo lui è Derek: all'apparenza freddo e distaccato, ma in realtà umano e sensibile come o, più di, chiunque altro.
 
Appena arrivato in questa casa mi svegliavo spesso in preda agli incubi, sognavo sempre l'interno di quel freezer maledetto che fu l'unica mia compagnia per quasi la metà delle mie notti di bambino. Al mio risveglio faticavo a respirare, la mia maglia era completamente zuppa di sudore, la maggior parte delle volte avevo strappato le coperte coi miei artigli che usavo nel sonno per graffiare l'interno della mia gabbia. Ma ogni volta trovavo al mio fianco qualcuno pronto a consolarmi e a ricordarmi che non ero più solo. Se non era Scott era Melissa, o entrambi le prima volte, quando lei non sapeva ancora come trattare un giovane lupo mannaro in preda al terrore. Fu in quei momenti che iniziai a sentirmi uno di loro, che iniziai a sentire Scott molto più un fratello che un amico o un compagno di branco e Melissa molto più genitore di coloro che mi hanno messo al mondo. La mia vera madre la ricordo a malapena, per fortuna, perchè da quel poco che ricordo non mi sembra che fosse molto diversa da mio padre.
 
Ora tutto è diverso, anche le battaglie con esseri fortissimi e malvagi mi sembrano meno spaventose, ora che ho qualcuno che si preoccupa per me e cura le mie ferite nel caso ce ne sia bisogno. Quando stavo con mio padre odiavo alzarmi dal letto ogni mattina per paura che trovasse un qualsiasi motivo per punirmi. Ora, invece, non vedo l'ora che si levi il sole per riceve il buongiorno da qualcuno a cui interessa che il mio sia veramente un giorno buono.
Solo fare colazione con loro riempie la mia giornata di tutto quell'amore che per quasi diciassette anni mi è stato negato. Ricordo ancora quando Melissa, che allora per me era ancora la Sig.ra McCall, mi chiese con cosa preferissi fare colazione e la sua faccia dispiaciuta quando le risposi che l'unica cosa di cui ero certo era quanto i fiocchi d'avena, che ero stato costretto ad ingurgitare per quasi tutta la mia vita, mi facessero venire la nausea. Da allora, per settimane, mi preparò una colazione diversa ogni mattina finchè non capì che la mia preferita sono i pancake ai mirtilli e succo d'arancia. Nessuno aveva mai avuto quelle premure nei miei confronti e, ad essere sincero, feci anche un po' fatica ad abituarmici. L'ultima cosa che volevo e, che voglio, è essere un peso per qualcuno, soprattutto per le uniche persone che siano mai state sinceramente gentili con me.
 
Ieri, Scott ed io, abbiamo fatto la nostra prima cosa da fratelli, non credo che Melissa si sia divertita quanto noi quando se ne è resa conto, ma è stato davvero bello sentire quella percezione di vera alleanza che si può avere solo tra fratelli.
-Buongiorno!-dice a me e a Scott, quando scendiamo per la colazione e la troviamo intenta a sorseggiare il suo indispensabile caffè.
-Buongiorno!-diciamo noi in contemporanea.
-Ieri sera avevate una delle vostre emergenze da lupi, non è vero?-chiede poi.
-Si, certo!-risponde immediatamente Scott.
-Già!-confermo, riempiendomi la bocca di qualsiasi cosa per far si che non mi venga chiesto altro.
-Ne siete sicuri?-
-Certo che si!-risponde sempre Scott.
-Isaac, puoi evitare di ingurgitare cibo per almeno due secondi e guardami negli occhi mentre parlo, per favore?-
Veramente no! Sono sempre stato un pessimo bugiardo, forse anche perchè ho sempre avuto paura delle conseguenze delle mie bugie. Ora è diverso, non ci saranno più tremende punizioni se verrò scoperto, ma come faccio a non dirle che Scott ed io siamo stati fino alle quattro del mattino chiusi in camera Stiles per evitare che lei ci parlasse del fantastico incontro che ha avuto ieri pomeriggio coi nostri insegnanti?
-Ok!-rispondo, ingoiando tutto quello che avevo in bocca senza nemmeno masticarlo.
-Siamo fottuti!-esclama Scott fra i denti, facendo in modo che solo io lo possa sentire.
-Sapete dove sono stata ieri pomeriggio, vero?-chiede ancora lei.
-Al lavoro?-chiede il finto ingenuo Scott.
-Non fare lo spiritoso, Scott! Non c'è niente di divertente nel tuo rendimento scolastico.-
-Lo so!-ammette lui, abbassando lo sguardo.
-E' arrivato il momento di parlarne seriamente.-
-Vi lascio soli!-dico io, tentando di alzarmi dalla sedia.
-Dove credi di andare, tu? Non ho chiesto il tuo affidamento e ti tratto come un figlio solo per sentirmi dire che sei un pessimo studente. Siediti!-mi dice categoricamente, trattenendomi per un braccio.
-Almeno ci hai provato!-mi dice Scott, trattenendo a stento le risate.
-Scott!-lo riprende nuovamente.
 
Il mio affidamento: le tre parole più belle che abbia mai sentito. Due mesi fa, il giorno del mio compleanno, scesi come ogni mattina a far colazione e trovai sul mio piatto un scatola bianca con un grande fiocco rosso. Solo alla vista del biglietto su cui spiccava la grande scritta “X Isaac” trattenni a stento le lacrime: cosa che non mi riuscì, invece, quando ne vidi il contenuto. La prima cosa che notai fu un portachiavi di cuoio a forma di “I”, identico a quelli di Scott e Melissa, a cui erano appese le chiavi di questa casa, la mia casa. Avevo sempre invidiato quella “M” e quella “S” che i componenti di questa famiglia portano sempre con sé come segno di distinzione, come se si portassero sempre appresso l'altro, anche quando non possono averlo al proprio fianco fisicamente. Da quel momento non ho più dovuto farlo, ora anch'io sono uno di loro, la mia “I” ne è la prova..
Le lacrime scesero definitivamente quando aprii la busta gialla che giaceva sul fondo della scatola, conteneva i documenti relativi al mio affidamento che Melissa aveva chiesto ed ottenuto dallo stato della California. Fu la seconda volta che piansi dalla gioia nella mia vita, la prima fu quando Deaton mi spiegò come assorbire il dolore da qualcuno che non guarisce in fretta quanto me.
 
-Noi dobbiamo chiarire un paio di punti!-continua Melissa, fissando a turno prima me e poi Scott.
-Mamma, possiamo spiegarti.-
-Cosa? Che avete la sufficienza a malapena in economia perchè il coach la da a chiunque sappia il significato della parola lacrosse?-
-Più o meno!-commento io con un filo di voce.
-Io capisco che non sia facile essere quello che siete, che avete ben altre cose da fare che stare chini sui libri tutto il giorno, ma non credo che aprirne uno ogni tanto vi faccia proprio così male.-
Scott ed io ci guardiamo negli occhi per qualche istante, incapaci di dare una risposta a questa verità.
-Io non pretendo che abbiate il massimo dei voti in tutte le materie, mi accontento di qualche misera sufficienza. Non mi ricordo il tempo di averne vista una, da parte di nessuno dei due.-
La calma e la comprensione di Melissa mentre ci rimprovera per il nostro pessimo rendimento scolastico mi mette quasi in soggezione, se ci fosse mio padre al suo posto, a questo punto della discussione avrei già, come minimo, un occhio nero e un altro paio di lividi in qualsiasi altra parte del corpo.
-Mi...mi dispiace!-balbetto a testa bassa.
-Isaac, tesoro, guardami!-Mi alza il mento con le dita.
-So che ti dispiace e so anche che non è del tutto colpa vostra. Quello che vi chiedo è solo di sforzarvi quel poco che basta per non ripetere l'anno, ok?-mi spiega, come farebbe ad un bambino impaurito, che poi è un po' quello che sono.
-Ok!-dico solo.
-Dispiace anche a me! Proveremo a rimediare il più possibile, vero Isaac?-
-Certo!-
-Perchè non cominciate studiando per il test di chimica che avete la prossima settimana? Sempre che non dobbiate lottare contro chissà quale bestia spaventosa.-ci prende in giro.
-Al momento non sembra ci sia molto contro cui lottare, perciò potremmo anche farcela.-commento io.
-Benissimo, anche perchè se non vedo due sufficienze potete scordarvi il lacrosse per un bel pezzo.-dice lei, mentre sorride maliziosamente e ci stampa un bacio sui capelli ad entrambi prima di uscire dalla cucina.
-Come te la cavi con la chimica?-mi chiede Scott, appena rimaniamo soli.
-Non credo di essere mai andato bene in un test di chimica in vita mia.-
-Siamo fottuti, siamo veramente fottuti.-commenta.
-Beh, in fondo, a me il lacrosse neanche piace.-
-In fondo nemmeno a me.-aggiunge lui, iniziando a ridere a crepa pelle seguito da me.
Che bello ridere con mio fratello, le punizioni di mio padre mi facevano tutto un altro effetto...
-Invece di ridere, iniziate a preparavi per la scuola. Almeno andandoci fate sembrare che ve ne importi qualcosa.-ci urla Melissa dal piano di sopra.
-Ma com'è possibile che abbia un udito più sviluppato del nostro?-chiedo poi a Scott.
-Lei è una mamma, non le sfugge mai niente.-mi risponde, mentre ci alziamo da tavola.
-L'ho notato!-
-Hei, lupacchiotti! Commentate di meno e datevi una mossa.-continua lei.
-E perchè ci chiama sempre così?-chiedo ancora.
-E cosa ne so, lo fa da quando ha scoperto cosa siamo.-
-Lo faccio perchè siete i miei bellissimi lupacchiotti e vi voglio bene anche se siete in ritardo per la scuola e non prenderete mai la sufficienza al test di chimica.-ci risponde lei, spuntando alle nostre spalle e scompigliando i capelli di entrambi, prima di salutarci per andare al lavoro.
 
Mi vuole bene, qualcuno a questo mondo mi vuole bene. Quando mi dice quelle parole e mi tratta al pari di Scott, mi sembra di volare ad un metro da terra. Quante volte ho sognato, rinchiuso in quel freezer, che qualcuno mi venisse a prendere e mi portasse in una vera famiglia, una di quelle con una mamma vera. Quelle mamme che ti preparano la tua colazione preferita, che ti fanno regali che ti fanno piangere dalla gioia, che ti stringono la mano e ti asciugano la fronte dopo un brutto sogno, che ti dicono quanto ti vogliono bene anche quando le hanno appena detto che sei uno dei peggior studenti della storia del liceo di Beacon Hills, una come Melissa insomma. Capace di scacciare le mie paure e donarmi, finalmente, una vera vita. Anche se per avere tutto ciò ho dovuto farmi spuntare zanne ed artigli, non c'è mattina che mi svegli con la paura che tutto questo sia solo un bel sogno di quel ragazzino spaventato chiuso a chiave in un freezer.
 
 
 
 
 
 
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E rieccomi di nuovi qui!!!
Si, lo so che avevo detto che sarei tornata con un'altra Sterek, ma spero che abbiate capito di non prendere mai come oro colato ciò che dico, soprattutto perchè la mia testolina e la mia creatività non vanno mai di pari passo con la mia volontà e spesso, quasi sempre, poi finisco per scrivere una cosa completamente diversa da quella che dovrei...le mie quattro long da finire ne sono la prova!
Detto questo vi saluto, sperando che la mia storia vi sia piaciuta almeno un po'...
 
Auf Wiedersehen!
Camilla
   
 
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