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Autore: Soqquadro04    14/07/2013    1 recensioni
E' già leggermente – oh, sì, solo leggermente – brillo, però non può sopportare di essere deriso dalla sua coscienza. Sempre che la suddetta voce sia la sua coscienza e non il sintomo di chissà quale malattia mentale che lo porterà alla morte agonizzante per le allucinazioni. La prospettiva è quasi più rosea delle sue attuali possibilità.
Una notte qualsiasi, una di quelle che non ci hanno mai mostrato anche se, sicuramente, ci sono state.
Un Damon ancora infelicemente solo e non ricambiato, una consapevolezza nemmeno troppo improvvisa.
[DamonCentred]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La disperazione è solo il primo gradino della risalita, a volte bisogna proprio toccare il fondo per poi darci lo
slancio per risalire contro corrente.

Certo, poi c'è anche chi viene incatenato con corde immerse nella verbena.
Stephen Littleword, con gentile modifica di Damon Salvatore

Appoggiato con eleganza al bancone di formica di uno dei milioni di baretti insignificanti che crescono come funghi a Richmond, Damon fissa senza vederlo realmente il liquido ambrato in cui si riflette il suo volto, deformato dall'insolito specchio e dalla rabbia. O forse dal dolore. Non lo sa più, ormai. Non ha più il controllo di se stesso.

Le sue emozioni, quelle stupide e umane emozioni, si confondono e si mescolano fra loro. La felicità diventa improvvisamente furia, la furia muta in tristezza, la tristezza in lacrime. Ne ha versate così tante. In quel secolo e mezzo di vita, non ha mai pianto. Prima, ovviamente, di conoscerla.

Le dita stringono con più forza il bicchiere di vetro grosso, quasi rompendolo.

Non vuole pensare a lei, non ha la forza di pensare a lei, non deve pensare a lei. Fosse facile, non pensare a lei.
Sbuffa, contrariato dal temperamento ribelle della sua mente. Per poi ricordare che la sua mente è, a tutti gli effetti, controllata da lui. Sospira, sconsolato. Una vocina insinuante s'infila fra i suoi pensieri.

Non sono sicuro che sia veramente tu. Questo non è un comportamento da Damon Salvatore. Sembri una casalinga depressa. Ti sei abbassato a questo livello?”

E' già leggermente – oh, sì, solo leggermente – brillo, però non può sopportare di essere deriso dalla sua coscienza. Sempre che la suddetta voce sia la sua coscienza e non il sintomo di chissà quale malattia mentale che lo porterà alla morte agonizzante per le allucinazioni. La prospettiva è quasi più rosea delle sue attuali possibilità.

Comunque, non è ancora abbastanza ubriaco da lasciarsi maltrattare da una voce anonima, immaginaria o meno che sia. Anche se ha intenzione di rimediare al più presto.

Beve un sorso di liquore che gli incendia la gola in maniera adorabilmente familiare.
Fino a prova contraria, il whiskey non gli farà mai del male psicologicamente parlando. Neanche fisicamente, a dire il vero. Quanto ama il bourbon.
Sempre adatto alla missione “Dimentica i tuoi problemi per una notte, finendo in coma etilico o magari con una bella bionda (nota bene: evitare le brune, ricce o lisce che siano)”.

Caro grillo parlante, mi sono evidentemente rammollito, altrimenti non saresti venuto a rinfacciarmelo. Perché non sparisci, sempre che tu esista e non sia uno spiacevole effetto collaterale dell'alcol? Ah, per la cronaca: odio Pinocchio.”

Riporta nuovamente il bicchiere alle labbra, ingollando in un colpo tutto il contenuto, contento di essere riuscito a zittire la vocina.
Sbuffa, infastidito, quando si accorge che non è così. Quel grillo dal tono irritante fa un'ultima comparsa, concisa e, in un certo senso, dolorosa.

Ascolta.”

Stranito, Damon alza la testa, distogliendo lo sguardo dalle interessantissime macchie da qualcosa di non identificabile, ma sicuramente più vecchio di lui, per perlustrare con un'occhiata rapida il resto del locale.

Cosa dovrebbe ascoltare, di preciso?
Lo capisce quando una voce femminile, il timbro arrochito dal fumo, attira la sua attenzione.

«Dev'essere una donna incredibile, per aver ridotto così un uomo del genere.» la frase arriva da un punto imprecisato del bancone. Volta leggermente il capo, affinando l'udito. E' l'unico cliente seduto sugli scomodi sgabelli appiccicosi. Con la coda dell'occhio, osserva quella che suppone essere la proprietaria di quella bettola pulirsi le mani su un grembiule sporco, mentre conversa a mezza voce con un altro avventore, lanciandogli di tanto in tanto uno sguardo di sottecchi.
L'interlocutore – un ragazzo, giovane, forse uno studente – le risponde in modo scherzoso, scettico.

«Come sai che è per una donna, scusa? Anche se non lo escluderei a priori, con quella faccia.» per un attimo, è tentato di sorridere. Poi la sensazione di divertimento, effimera, scompare, lasciando spazio a una rabbia radicata e mitigata da una stanchezza profonda.

E' così evidente? E' talmente distrutto da far trasparire il dolore oltre la maschera?
Sta veramente cadendo in basso. Per quanto gli costi ammetterlo, il grillo irritante, in fondo, ha ragione.

«Viene spesso. Ordina una bottiglia di liquore e rimane seduto per tutta la sera, fino all'ora di chiusura, fissando il vuoto. E, ogni tanto, mormora qualcosa... un nome.» spalanca gli occhi, sorpreso.

Possibile che non si sia mai accorto...

Perché l'unica possibilità che gli viene in mente è lei. Chi altri, altrimenti?
Alza la testa, facendosi più interessato allo scambio di battute sulla sua persona.

La proprietaria stringe le palpebre, concentrandosi, poi continua «... Elena, mi sembra. Sì, ne sono sicura. Elena.» sobbalza, incurvando amareggiato le labbra a quella conferma. Il nome di lei è verbena che gli brucia le corde vocali. Stava per sussurrarlo in contemporanea alla donna.

E' proprio caduto in basso, pensa, mentre spinge indietro lo sgabello e paga il conto.

Quando la brezza fresca della notte gli solletica la pelle accaldata del viso, subito sostituita dall'odore di pelle dei sedili dell'auto – come ogni sera, è pronto a tornare a casa a fare da zerbino –, arriva alla conclusione che, alla fine, essere commiserato perfino dalla propria mente è un avvertimento non facilmente ignorabile.

Ha toccato il fondo. E ha come l'impressione che, presto, comincerà a scavare.

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N/A - Note dell'Autrice
Lo so che sto infestando il Fandom un giorno sì e l'altro pure  -.-" Mi dispiace subissarvi di storie, ma non ci posso fare nulla se vengono fuori e poi mi viene voglia di condividerle D:
Questa fanfic, poi, era a prendere polvere nel computer da tempo immemorabile, incompiuta, ma oggi pomeriggio... non so, sono riuscita a completarla.
Quindi ve la beccate voi (con gentile betaggio di mia madre, che non scrivendo fanfic e non seguendo la serie, non ci ha capito un emerito cavolo) ^.^
Io... spero solo non vi dispiaccia troppo, e vi lascio con la lista di qualche altro mio lavoro:


Di torte con glassa azzurra e feste di compleanno non richieste [OS//Post 4x23, dedicata al compleanno di Damon]
Dormi [OS//Delena; Post 4x23]
Monsters [OS//Child!Salvatorebros; 1864]
Relazione - Quando le cose succedono [Tripla Drabble//Delena]
Semplici prese di coscienza sulla Tour Eiffel [OS//Futurverse!Klaroline]
Attimi di vita di una neo-coppia di vampiri [Raccolta di Flashfic// Delena; in corso]
Di corse nel prato e terrori materni [OS//Un piccolo Damon, una signora Salvatore con il pancione e una sera con un piccolo incidente]
Tramonti [Flashfic//Un brutto ricordo legato ai tramonti estivi; DamonCentred]
Paura [Flashfic//Ipotetica reazione di Damon alla scoperta della situazione di Stefan; post 4x23; piccolo momento Delena]

Un commento (anche piccolo piccolo) è sempre gradito ^^
A presto,
la vostra Soqquadro

   
 
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