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Autore: callmemavy    15/07/2013    3 recensioni
[Hotel Transylvania]La festa di compleanno di Mavis è appena finita, ma i problemi della coppia appena nata iniziano solo ora: il sangue di Jonathan risveglierà gli istinti da predatrice della vampira, il passato nascosto di Dracula verrà a galla e l'attacco di un uomo misterioso metterà in pericolo la vita della coppia oltre a rischiare una guerra fra umani e mostri.
Questa storia è un'avvincente susseguirsi di romanticismo, angoscia ed avventura, che aggiunge molto sentimento a questo splendido film.
Prometto a tutti i lettori che questa storia non rimarrà incompiuta!
Questa sembra essere l'unica fanfiction su Hotel transylvania in italiano al mondo, che tristezza, mi sento tanto solo... RETTIFICO, non è più la sola, ora è solo la prima, che bello!
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuore di demone'
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Dedico questo capitolo alla mia fidanzata ed a tutti quelli che mi seguono e commentano!

Un saluto speciale alle nuove followers Nox594 e jamyvampire :-)


CAPITOLO 24 - Dove sono?

Mavis aveva gli occhi chiusi e sentiva il fresco solletico dell'erba umida su cui era sdraiata sul collo. Non vedeva nulla, ma sorrideva mentre si lasciava cullare dalla leggera brezza del vento che le smuoveva i capelli, dall'aria profumata di erba e fiori e dal canto gioioso degli uccellini.

La ragazza aprì gli occhi e vide il luminoso cielo azzurro, solcato da qualche piccola nuvola bianca che di tanto in tanto faceva ombra al Sole alto nel cielo.

Si strofinò gli occhi e si accorse che non aveva più né bende, né ferite sul volto, poi si mise le mani fra i capelli e con enorme sollievo sentì che le orecchie le erano tornate normali. Infine si alzò in piedi, anche la ferita al ventre non la sentiva più.

Lei era vestita come sempre, vestitino nero a collo alto con maniche in tulle, ma aveva le calze nere fino al ginocchio, una cintura rossa a tre file di borchie e le Converse a stivaletto rosse con i lacci bianchi che le ricordarono il suo stile di qualche anno prima.

L'unica cosa anomala era la resistenza al Sole, ma in confronto al resto le sembrò il male minore.

Mavis si guardò intorno, era in un boschetto, ma era meno fitto di quello che circondava l'Hotel e soprattutto molto ben curato, tanto da sembrare un immenso giardino. Molti alberi erano in fiore ed il Sole riusciva ad illuminare l'erbetta chiara che ricopriva il terreno pulito e senza sottobosco.

Il posto sarebbe stato stupendo se non fosse stato per un singolo particolare, era sola, ma all'orizzonte scrutò l' Hotel Transylvania che le ridiede sicurezza, così si incamminò in quella direzione.

Durante la camminata la testa di Mavis rimase vuota da tutti i pensieri, non si preoccupò di come fosse arrivata li, né quando, né perché...

Il tempo passava, la vampira iniziò a camminare più veloce, poi a correre, ma la stanchezza sopraggiunse in fretta, quindi decise di fermarsi in un piccolo spiazzo.

Rimase immobile a guardare l' Hotel all'orizzonte, sembrava quasi non si fosse avvicinata per niente, anzi, sembrava quasi più lontano di prima a causa della foschia in lontananza che rendeva sfocato il castello.

Mentre era ferma si accorse che c'era troppo silenzio, nessun rumore, nessun fruscio del vento fra le foglie degli alberi, nessun cinguettio degli uccellini. Tutto era fermo come se il tempo si fosse bloccato.

-C'è nessuno?!- Domandò la vampira ad alta voce guardandosi in giro, ma neanche l'eco rispose.

Mavis era ancora più angosciata, non solo era sola in un luogo sconosciuto, ma le sembrò che la natura stessa l'avesse abbandonata.

La ragazza venne soffocata dalla paura come una preda inerme fra le spire di un pitone. Non riusciva quasi più a respirare, questa sensazione di abbandono l'aveva penetrata fino al midollo, ma neppure lei ne capiva il perché.

Riprese a correre disperata verso il castello ormai scomparso dietro la foschia dell'orizzonte.

Correva, pur essendo già stremata, dentro quel bosco incantevole, ma che si era trasformato in un incubo.

Mavis si fermò, sentì dei rumori in lontananza, così decise di proseguire camminando silenziosamente, non aveva idea di cosa si nascondesse oltre la vegetazione.

La ragazza si ritrovò davanti ad un piccolo villaggio di umani, non sapeva se fossero cattivi o no verso i mostri, quindi cercò di non fare nulla di "insolito".

Uscì dal bosco ed in poco tempo il cielo si fece scuro, tanto da sembrare notte, ed iniziò a piovere.

La vampira corse superando un ponticello in pietra e continuò per una strada in terra battuta, ormai fangosa, che sembrava essere la via principale del paese.

Questo villaggio era molto simile a quello che Dracula aveva fatto costruire per convincere Mavis dei pericoli del mondo, le case erano in legno e sassi e l'illuminazione cittadina era scarsa ed affidata a qualche lampione a torcia.

Mavis si guardò attorno pensando:

*Che strano, Jonny mi ha raccontato che nelle città umane l'elettricità ha soppiantato il fuoco ed il cemento ha sostituito il legno, ma questo posto sembra fermo nel passato... sarà perché è uno sperduto paese di campagna?*

La vampira continuò a correre in cerca di qualcuno che la aiutasse, ma tutti erano troppo impegnati a trovare riparo dalla pioggia, fino a che non raggiunse le uniche due persone che stavano ferme incuranti dell' acqua.

Erano vestiti con impermeabili scuri ed armati di moschetto.

Mavis si avvicinò lentamente e sorridendo chiese loro:

-Ciao, mi chiamo Mavis e mi sono persa, potete indicarmi la via per la Transylvania?-

Uno dei due abbassò la sguardo verso la ragazza, ma anziché rispondere alzò il fucile e colpì la ragazza sul petto con il calcio dell'arma con tanta forza da farla cadere nella melma.

-Vai via stracciona! Il dottor Frankenstein non vuole disturbi di alcun tipo!- Disse l'uomo in malo modo.

Mavis rimase molto sconcertata per la brutta risposta, poi, accorgendosi del nome familiare rispose:

-Lo zio Frank è qui? Portatemi da lui!-

Le due guardie si misero a ridere in modo disprezzante.

-Non c'è nessun Frank qui, ma solo Victor.- Disse uno, poi l'altro continuò:

-Ora vattene e tornatene per la strada, il dottore si è appena sposato e non ha bisogno di una come te!-

Detto ciò umiliò ulteriormente Mavis, che cercava di rialzarsi, dandole un calcio che la fece cadere nuovamente a terra.

La vampira li guardò male, avrebbe tanto voluto stenderli, ma preferì non attirarsi troppe attenzioni indesiderate, così tornò in piedi e si allontanò senza dire nulla.

-Che maleducati, perché dovrebbero trattare così male una ragazza che si è persa? Eppure non ho fatto nulla per fargli scoprire la mia vera identità. Non posso credere che gli umani siano così tanto cattivi anche fra di loro... forse papà non aveva tutti i torti sul loro conto...-

Mavis continuò a camminare verso un pub che sembrava affollato per cercare ulteriori informazioni, ma aveva molti pensieri nella mente.

*Dottor Frankenstein... non può essere solo una coincidenza...*

La vampira provò ad entrare, dentro c'erano vari tavoli rotondi pieni di calici di birra e tutti i posti erano già occupati da gente chiassosa, visibilmente ubriaca.

Mavis si avvicinò al bancone, ma rimase in piedi guardando lo specchio posto dietro le bottiglie di alcolici.

Ormai si era abitata a vedere il proprio riflesso, ma era diverso da come se lo aspettava, gli occhi erano tornati azzurri ed i denti non erano più appuntiti, ma normali, troppo normali... neppure i canini erano più lunghi o affilati degli altri denti.

Il barista, un giovane dai capelli rossi e scompigliati, si avvicinò a lei chiedendole:

-È la prima volta che ti vedo, sei una forestiera?-

La vampira lo guardò un po' prima di rispondere:

-Sì, mi sono persa... sai dove mi trovo? E come posso tornare a casa in Transilvania?-

-Sei molto lontana da casa, molto più di quanto ti possa immaginare, sai?-

-Cosa vuoi dire? Dove mi trovo?-

-Continua a seguire il tuo istinto e lo scoprirai presto.- Detto ciò il ragazzo tornò al lavoro senza permettere alla ragazza di fare altre domande, così lei decise di uscire.

Mavis si voltò verso la locanda, i due umani armati erano ancora li che la fissavano, ma qualcosa sui tetti aveva attirato la sua attenzione, sembrava una persona, molto grande, con un lungo cappotto nero.

-Zio Frank?- Disse Mavis a voce bassa, ma piena di speranza.

Doveva raggiungerlo, ma non poteva farsi vedere da quei prepotenti, così corse dietro ad un carro di botti fermo in un vicolo buio al lato del pub, si abbassò e si guardò intorno. Non vedendo nessuno provò a trasformarsi in pipistrello, ma non accadde nulla.

-Ma che...- Borbottò confusa.

Poi provò a concentrarsi di più, ma ancora nulla.

-Maledizione, che è successo ai miei poteri?-

Mavis, non potendo volare, doveva inventarsi qualcosa, così si guardò attorno e vide un grosso albero con cui avrebbe potuto raggiungere i tetti.

Senza perdere tempo iniziò ad arrampicarsi, in hotel era una delle sue attività preferite che poteva fare senza che il padre si preoccupasse, visto che in caso di necessità poteva volare, ma questa volta non aveva il lusso di commettere errori.

Arrivata abbastanza in alto camminò lungo un ramo fino a dove esso era abbastanza robusto da sorreggerla, ma era ancora un po' troppo lontana per arrivare al tetto della casa dove le era sembrato di vedere Frank.

Ma Mavis, non conoscendo realmente il dolore di una caduta non si fece scrupoli, si alzò le maniche di tulle e provò il rischioso salto.

Si dette un forte slancio e spiccò quasi il volo, ma non fu abbastanza alto per atterrare sopra alla casa, infatti colpì di petto il cornicione, mentre soltanto le braccia erano sopra al tetto.

Il duro colpo tolse il fiato alla ragazza, ma riuscì a resistere, mentre il resto del corpo dondolava pericolosamente nel vuoto.

Ancora prima che la ragazza si riprendesse del tutto provò a tirarsi su, ma le tegole bagnate dalla pioggia erano più viscide di quanto pensasse, quindi iniziò a scivolare.

Mavis cercò un appiglio invano, provò anche a rallentare la caduta con le unghie, ma l'unico risultato che ottenne fu quello di spazzarsele, purtroppo non erano più i duri ed affilati artigli da vampiro a cui era abituata.

Riuscì a fermarsi solo quando si aggrappò al ciglio del cornicione e prima che si stancasse troppo cercò di sollevarsi, ma una tegola a cui era aggrappata si sfilò, lasciando la ragazza sostenuta per una sola mano.

La vampira guardò giù e vide la tegola sbriciolarsi per terra, era stanca e dolorante, ma se non voleva fare quella fine non doveva perdere tempo. Si dette un po' di slancio e riuscì a riportare la mano libera sulla trave ormai scoperta, infine con un ultimo sforzo si sollevò a raggiunse il tetto su cui si sdraiò stremata.

Aveva le braccia sbucciate, ma era soddisfatta ed anche un po' divertita, emozioni così forti non le aveva mai provate grazie alla sicurezza che le davano i suoi poteri.

-Non credevo fosse così difficile vivere senza magia...-

Mavis si guardò attorno, ma Frank era sparito, lei avrebbe voluto chiamarlo, ma non voleva attirare l'attenzione delle guardie.

*Se non trovo lo zio Frank posso provare a parlare con questo dottor Victor, forse lui mi aiuterà.*

Il problema era arrivare alla locanda dall'altra parte della strada, troppo lontana per essere raggiunta direttamente da dove era. L'unica via che aveva, senza passare da terra, era saltare da un tetto all'altro, separati da uno stretto vicolo, ed attraversare la strada da sopra un arco che congiungeva due case poco lontano da lei.

Mavis iniziò a correre, pur rischiando di cadere varie volte, raggiunse il tetto della locanda, ma all'improvviso udì il suono armonioso di un flauto vicino a lei.

Provò a guardarsi attorno, ma il buio nascondeva ogni cosa attorno a lei e poco dopo questa musica svanì lasciando spazio solo allo scrosciare della pioggia.

-Elizabeth!- L'urlo di un uomo preoccupato proveniva dalla strada.

La ragazza scese dal tetto al balcone e si diresse verso la finestra dell'unica camera illuminata da molte candele, ma quando provò a guardare dentro un il lampo di un fulmine la accecò.

-Elizabeth!- Nuovamente quella voce, ma questa volta proveniva da dentro la camera.

La ragazza riaprì gli occhi, ma sarebbe stato meglio per lei se non lo avesse fatto.

-Ho mantenuto la mia promessa!- Disse Frank seduto sopra una donna in abito bianco grondante di sangue.

Poi un nuovo lampo di fulmine illuminò la stanza, ma questa volta Mavis rimase ad occhi aperti, non aveva la forza di chiuderli, né di muoversi da quanto quella scena era orribile.

Frank aveva in mano il cuore ancora pulsante di quella donna e lo teneva ben in mostra ai tre uomini sconvolti che avevano fatto irruzione nella stanza, per poi spingere quel cadavere giù dal letto contro una lanterna ad olio.

-Non sta accadendo realmente, non sta accadendo realmente... la zio Frank è una delle persone più buone che conosco, non può essere un assassino. Questo è solo un incubo... Ora mi sveglio, ora mi sveglio!- Disse Mavis per convincere se stessa che ciò che vedeva non era reale.

Chiuse gli occhi, nella speranza che quando li avrebbe riaperti si sarebbe ritrovata nel proprio letto, magari svegliata proprio dal padre che si preoccupava per lei, ma non fu così.

BANG, BANG BANG

I tuoni dei colpi di moschetto riportarono alla realtà la ragazza facendola trasalire.

Suo padre le aveva parlato delle orribili armi moderne che avevano sostituito i rudimentali forconi e lanterne, ma non ne aveva mai vista una in azione.

Frank venne colpito in pieno, ma il piccolo proiettile poteva fare poco contro un gigante del genere, che uscì dalla finestra rompendola per dileguarsi nell'oscurità della notte.

Anche Mavis fuggì via gettandosi dalla terrazza, la caduta fu rovinosa, ma lei era troppo disgustata per quello che aveva appena visto per rendersi conto che si era fatta male.

Le guardie non c'erano più, così si incamminò zoppicando verso il ponte attraverso il quale era arrivata in città, ma mentre stava per attraversarlo sentì le grida di molte persone. Per un attimo pensò che fosse sempre Frank a causare panico per il villaggio, ma poi un'ombra nera la raggiunse alle spalle. Di essa riuscì a sentire solo il vento dello spostamento d'aria ed un tremendo dolore al braccio.

Mavis cadde in ginocchio a terra, il suo braccio aveva quattro lacerazioni profonde, probabilmente causate da un'artigliata.

-Argh, che male, ma cosa è stato?- Disse la ragazza stringendosi il braccio ferito.

Poi alzò la testa, per la strada c'era un caotico fuggi-fuggi di persone terrorizzate, ma Mavis non riuscì a vedere cosa la avesse attaccata.

Poi si alzò in piedi e sentì un ululato provenire da sopra di lei, quindi alzò la sguardo e sopra al tetto di una casa dove vide la sagoma di un lupo mannaro che fendeva la luce della Luna piena circondata dalle nuvole. Non aveva alcun vestito addosso, ma Mavis non fece fatica a riconoscerlo.

-Wayne, no... anche tu...- Disse la ragazza con un filo di voce rassegnato alla vergognosa realtà.

Il lupo fece un salto fino alla strada travolgendo una donna e facendo cadere le persone che le stavano vicino. Una dozzina di uomini si armò di forconi, zappe e bastoni e provavano ad affrontare quella bestia, ma fu sufficiente una zampata per scaraventarli a terra feriti.

-Zio Wayne, smettila!- Gridò Mavis correndo verso di lui, ma il lupo mannaro non si fece scrupoli ad attaccare di nuovo la nipotina con un pugno nello stomaco che la scaraventò qualche metro più indietro.

Quel colpo ferì la ragazza che tossendo sputò sangue, se Wayne avesse sferrato un'artigliata con quella forza avrebbe potuto ucciderla all'istante.

Mavis rimase a terra inerme a vedere quegli umani innocenti perire sotto le zanne del lupo fino a che la vista iniziò a sfocarsi per poi sprofondare nel buio.


Eh eh eh! No, non è la seconda parte del combattimento, questo è un piccolo break. Dovrete aspettare il prossimo capitolo per leggerlo.

Al prossimo capitolo! E ricordate di recensire!

  
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