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Autore: LaVendetta    15/07/2013    0 recensioni
"Patroclo non è mai morto. Esatto il prode Patroclo che veste l'armatura dell'amico Achille e si sacrifica è una grossa bugia..." una storia che svela ciò che Omero non ha voluto scrivere solo per antipatia nei confronti di un grande Eroe. Una storia dell'odio fraterno più profondo e di grande risentimento...
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Patroclo non è mai morto. Esatto, il prode Patroclo che veste l'armatura dell'amico Achille e si sacrifica è una grossa bugia. Sono Baltiade, il fratello gemello di Patroclo e probabilmente non mi avrete mai sentito nominare nelle opere di quel cieco, scusate Omero. Sono sempre stato nell'ombra, io. Sì, nell'ombra di mio fratello; per così dire, più "eroe" di me, più "Kalós Kai Agathos", intanto è lui che è fuggito. Lui non ha mai vestito i panni di Achille e combattuto valorosamente contro Ettore, perché quello ero io. Ora sono nella terra del niente. Due giorni fa ho anche visto Ulisse e non mi ha neppure salutato, non si ricorda di me. Nessuno si ricorda di me, sono stato solo un soldato semplice, uno come un altro. Ho sempre vissuto sotto l'apparente valorosità di quel tonto di mio fratello. Ma ora è giusto che si sappia davvero come sono andati i fatti. È il primo giorno della guerra chiamata "di Troia" e sono anche io un capo, come Ulisse e mio fratello, di una squadra di soldati. Mi viene assegnato l'incarico di spionaggio all'esterno delle mura per valutare il terreno di battaglia. Era necessaria la massima scaltrezza, nonché una buona dose di nervi saldi. Infine, era necessario che le sentinelle appostate sulla cinta di mura della città non ci vedessero. Il capo della spedizione, il sottoscritto, doveva appostarsi una posizione strategica col matematico che misurava, mentre i soldati ci coprivano le spalle da vari punti celati nella vegetazione. Avevamo quasi finito, quando un dardo infallibile colpisce la gola del matematico, che vacilla prima di cadere. Eravamo stati scoperti. Era la fine. Dovevamo ritirarci. Raggiungo i soldati, ma uno a uno cadono inermi insanguinando il terreno. A questo punto io e l'unico superstite battiamo ritirata. Ma una freccia lo raggiunge alla schiena che trapassa le costole e spunta dal petto. Morto. Tornato al campo da solo vengo ammonito pesantemente. Agamennone fa una sfuriata paurosa:"Non meriti essere un capitano! Da oggi sarai considerato un soldato. Sarai sotto il gruppo di tuo fratello, Patroclo." Tersite, ubriaco come sempre e consunto dalla vecchiaia, scoppia in una spontanea risata, che viene presto sedata da due bastonate sul capo. Continua Agamennone:"Tu sei esattamente come questo povero stolto, un niente. Un vero eroe avrebbe portato in salvo tutta la squadra, incapace!". Senza il coraggio di rispondere, infuriato più che mai a sapere di essere sotto il comando di mio fratello, scoppio in un pianto rabbioso, che viene deriso da tutti. Passano dieci anni, uno più atroce dell'altro. Io fratello abusa del suo potere su di me, gode delle mie disgrazie, ride di pianti disperati. Oramai manca poco al termine della guerra. Patroclo vuole tornare a casa ed è stufo di combattere. Essendo io e lui gemelli, quale miglior modo di evitare di combattere? Mi taglia capelli come i suoi, la barba e mi fa indossare sue vesti. Baltiade è diventato Patroclo e Patroclo è diventato "Otis", il signor nessuno. Nottetempo fugge dall'accampamento con un cavallo verso Mileto e nessuno ebbe più sue notizie. Quanto a me, la storia già la sapete: spacciato per Patroclo mi costringono (e NON mi sono offerto come quel cieco, scusate, Omero scrive) a vestirmi da Achille e vengo ucciso, seguendo il destino di mio fratello. Sono proprio curioso di sapere che fine ha fatto lui, dato che io ho compiuto il suo destino. Una riposta già ce l'ho ma non me sono certo... Si dice chiedi e ti sarà dato! Ecco che Caronte traghetta la sua anima. La sua faccia è triste e afflitta, oltre che sconsolata. Già da questo si intuisce che sarà morto in maniera non valorosa. Infatti tutti sanno che un eroe deve morire gloriosamente, perché è la sua fama sia ricordata e la morte venga vinta dalla memoria e dal ricordo. Sbarca tristemente sulle rive dell'Ade… Una folla di anime si avvicina per chiedergli il suo destino finale. La parca ha tagliato il filo della sua vita come io pensavo, ovvero, scambiandoci di personalità: lui ha seguito il mio destino dato che io ho fatto lo stesso col suo. Il mio destino era tutto fuorché eroico: il malcapitato è morto preso a rastrellate da un contadino perché aveva corteggiato la figlia. Perlomeno nell'aldilà l'ho spuntata io: Patroclo è morto come era giusto che fosse, da vigliacco, perché scappando ha dimostrato di esserlo per davvero. Ora che sapete come le cose sono andate veramente non spifferatelo a tutti, mi raccomando, o la fama del cieco, scusate, di Omero, sarà compromessa e mi verrà a picchiare. Anzi, ripensandoci, ditelo pure, tanto il cieco, scusate, Omero, è cieco, quindi non mi può neanche picchiare. A presto con altri pettegolezzi sui poemi "ciechici", scusate Omerici. (Già si intuisce che il cieco, scusate, Omero non mi sta simpatico...)
   
 
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