Fanfic su attori > Ben Barnes
Segui la storia  |       
Autore: saraviktoria    15/07/2013    1 recensioni
Dal prologo:
"oddio, chi lo vorrebbe morto?"
"tanto per fare un esempio? Io " certe volte era proprio una bambina. Stava a me riportarla con i piedi per terra. Ma al nostro capo non piaceva molto il mio modo di fare. Era lì, seduto dietro la scrivania, che ci guardava beccarci come due galline. È che proprio non la sopportavo. Ma dico io, con tutta la gente che lavora qui, proprio lei dovevo beccarmi? E, come se non bastasse, adesso anche questo. Avevo ventotto anni, avevo passato due anni a fare l'addestramento a Norfolk, diciotto mesi di servizio attivo a bordo della Enterprise, sei sulla Kitty Hawk, prima di diventare un agente di servizio ordinario della CIA. E ora mi sarebbe toccato fare da baby-sitter a un attore strapagato, viziatissimo e pieno di sé?
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

buongiorno a tutti/e!
sono molto dispiaciuta di avervi fatto aspettare tutto questo tempo per il nuovo capitolo, ma purtroppo il mio pc aveva deciso di darmi forfait, e mio marito -convinto, come tutti gli uomini, di saper fare qualsiasi cosa- ha tentato di aggiustarlo, probabilmente facendo più danni che altro, prima di decidersi a portarlo da qualcuno che, di computer, ne capisce molto più di lui... ora, fortunatamente, il mio pc è tornato a casa sano e salvo e, per farmi perdonare, oggi vi lascio due capitoli
a presto!
SaraViktoria


28-non ci sono donne a bordo? No, signora.

Il mattino seguente, di buon'ora, caricammo i bagagli su tre auto della CIA, che ci avrebbero portato a Norfolk. Avevo insistito per guidare, pur di avere un motivo valido per non prestare ascolto alle chiacchiere dei miei colleghi. La base militare di Norfolk era bella, niente da dire, e ben organizzata. Non c'era spostamento che non venisse registrato, visitatori che non venissero perquisiti. Mi era sempre piaciuta, era la perfezione che io non avrei avuto mai. Dopo esserci registrati e aver mostrato i documenti ad almeno dieci blocchi diversi, potemmo salire sul ponte della USS Theodore Roosevelt. Era grande, non quanto l'Enterprise certo, ma piuttosto grande. Qualcuno stava pulendo il ponte con dei potenti getti di acqua fredda, mentre un ufficiale in uniforme, dalla torre, dava gli ordini. Salii sulla torretta di comando, simile alle torri di controllo degli aeroporti, e mi schiarii la voce. l'ufficiale si girò.

"buongiorno" salutò, portandosi una mano al cappello, ma con un sorriso di scherno "lei dev'essere l'agente Rolland " ghignò

"sì. Piacere di conoscerla, signore. Lei  è l'ammiraglio Cole ? "

"certo, agente. La sua squadra?" indicai di sotto. Lì contò rapidamente.

"quattro donne e sei uomini, lei compresa?" annuii "gli uomini possono dormire con il mio equipaggio, mentre per voi ci sono due cabine giù al secondo livello" non capivo se ce l'aveva con me perché ero una donna, o perché il mio nome era associato alla parola 'tradimento'. In ogni caso, detestavo cordialmente quell'uomo, soprattutto per il suo modo di fare. Tornai sul ponte.

"voi potete dormire con l'equipaggio" indicai i sei uomini, che ero quasi sicura si chiamassero Matthew, Ashley, Carl, John, Ayrton e Andrew. "noi, quando l'ammiraglio sarà libero dai suoi impegni" lo dissi in modo che mi sentisse solo Anne, abituata ai miei sfoghi e alla mie battute "potremo portare le valigie al secondo livello" qualche minuto dopo ci si avvicinò un marinaio. A quanto pare  a bordo non c'erano donne. Ci mostrò due cabine che avevano l'aria di essere disabitate da un bel po'

"non ci sono donne a bordo?" chiesi, anche se conoscevo già la risposta

"no, signora"

"strano" continuai, in attesa di una risposta migliore "eppure ogni anno vengono assegnate anche delle cadette alle portaerei "

"certo, signora. Ma da noi durano poco. O rimangono incinta, oppure il nostro comandante trova qualcosa che non va in loro, e le rispedisce all'accademia." disse a voce bassa, come se avesse paura che qualcuno lo sentisse "la prego, non lo dica a nessuno, signora"

"non si preoccupi, marinaio … "

"Collinsworth " rispose prontamente. "arrivederci, signore" salutò, uscendo. Avrei diviso la cabina con Anne, ero già abituata a lei e alle sue stranezze. Le altre due donne, Ellen e Jennifer, avrebbero alloggiato nella stanza accanto. Issai la valigia sul letto più in alto -la mia collega preferiva dormire il più vicino possibile al pavimento- e la guardai. Aveva un'espressione a metà tra lo spaventato e il disgustato.

"non eri mai salita su una nave, vero ?" le chiesi, con una risatina

"soffro il mal di mare" si giustificò, cercando qualcosa nel borsone. Poco dopo raggiungemmo il resto dell'equipaggio a pranzo. La portaerei aveva già levato l'ancora, puntando verso l'Europa. Il marinaio che ci aveva accompagnate quella mattina ci fece posto vicino a lui e ad alcuni suoi colleghi

"sappia, signora" esordì un marinaio di quel tavolo quando mi sedetti "che noi non la consideriamo una traditrice" usava un tono pomposo, sarebbe stato bene a un comizio. Ma, in un certo senso, mi rassicurò. Era bello sapere che, al di fuori della CIA, c'era qualcuno che la pensava come me. Il cibo della mensa non poteva essere definito tale, ma ci ero abituata. E nel frattempo potemmo informarci sul resto dell'equipaggio. Quei quattro marinai seduti al tavolo con noi non erano certo tra i fedelissimi dell'ammiraglio. Anzi, non perdevano occasione per criticare lui e i suoi sottoposti.

"chi sono quelli?" chiesi, indicando un gruppo di marinai seduti per conto loro, che parlottavano

"sono i piloti" rispose un marinaio visibilmente gay "se ne stanno sempre per conto loro" aggiunse, triste.

"voi ve la siete fatta un'idea? Di chi c'è dietro a tutte queste sparizioni, intendo" giusto per sapere.

"quando è sparito il primo carico di olio abbiamo pensato a qualcuno dei piloti, ma nessuno di loro era a bordo quando sono sparite le munizioni e i materiali sequestrati in Afghanistan " iniziò Collinsworth

"il comandante ha sempre detto ai giornalisti che quando gettiamo l'ancora rimangono a bordo in pochi,  e perciò potrebbe essere entrato qualcuno di esterno" proseguì un altro

"ma voi non ci credete" non ci credevo nemmeno io, a dire il vero. Avanti, con tutte le misure di sicurezza -telecamere, scanner, rivelatori - nessuno sarebbe potuto salire a bordo, nemmeno via mare!

"infatti" annuirono vigorosamente, sembravano delle caricature grottesche "dev'essere qualcuno di interno"

"va bene, ma non ditelo troppo in giro"

"non si preoccupi, signora. Ma è meglio che non vada in giro a fare troppe domande"

"lo terremo a mente" assicurò Anne, alzandosi. Mi guardai intorno, tutto l'equipaggio stava per tornare al proprio posto.

"Ashley e Ayrton, salite sul ponte, e cercate di capire cosa ne pensano gli altri marinai. Matthew, tu e Jennifer andate giù nei magazzini, e controllate le cabine in cui si trovavano le cose rubato; vai anche tu, Carl. Anne e Andrew vengono con me, vediamo cos'ha da dire l'ammiraglio" ma possibile che avessero tutti i nomi inizianti per A?

l'ufficio dell'ammiraglio Cole era al primo livello, subito sotto al ponte. Era una stanza stretta e lunga, con le pareti coperte di poster della Marina. Una scrivania di metallo si intonava a muri e pavimenti. Dietro era seduto l'ammiraglio, su una sedia fissata al terreno, così come le sedie  di legno dalla parte della porta.

"buongiorno"

"agente, salve" rise, beffardo. Anne chiuse la porta, mentre Andrew si sedeva. Rimasi in piedi, anche la differenza di altezza poteva aiutare.

"vorremmo sapere cosa sta succedendo su questa nave" esordì Anne, incrociando le braccia

"ma come, non avete letto i giornali?" chiese, curioso

"certo. Ma come lei sa bene, i giornalisti scrivono tante di quelle balle …. Vorremmo sentirlo in prima persona" risposi. l'ammiraglio si sistemò meglio sulla sedia.

"è semplice: sono spariti tre carichi di merci diretti in America. Olio, munizioni e materiali di natura strategica sono stati portati via dai magazzini" spiegò, muovendo le mani. Non sembrava nervoso, ma poteva essere un ottimo attore "come ho ripetuto più volte, quando la nave viene ancorata in un porto, rimangono ben poche persone a bordo. È facile eludere la sorveglianza"

"e lei la rafforzi" commentai, anche se mi sembrava ovvio. Sorrise

"perché secondo lei io sono uno stupido?" chiese. Non risposi ma, sì, pensavo fosse un idiota "ho raddoppiato il numero di uomini sul ponte e i furti sono cessati"

"eravate in secca a Norfolk, con i magazzini vuoti!" esclamai, esasperata. Ora era lui a considerarci degli stupidi.

"non accetto che mi si parli in questo modo!" quasi lo urlò, alzandosi in piedi.

"non sono del suo equipaggio, non può darmi ordini" feci notare, calma. Ero felice di non dovere eseguire i suoi ordini, felice di non fare più parte di un equipaggio. Sembrò tranquillizzarsi, ma forse era una recita anche questa.

"bene" borbottò, cercando di controllare la voce, la rabbia che ribolliva sotto -e si vedeva- "sbarcheremo a Lisbona tra sette giorni" detto questo ci congedò, tornando a sedersi dietro la sua scrivania.

"l'hai fatto incazzare" commentò Anne, non appena fummo abbastanza lontani

"non me ne ero accorta" mormorai, sarcastica. Sentii Andrew chiederle qualcosa, ma non riuscii a capire la risposta. Doveva averle chiesto se ero sempre così. La risposta era sì, e non sarei cambiata.

Ero stata a Lisbona una volta sola, molti anni prima. La ricordavo come una città allegra, piena di vita. Ma soprattutto calda e afosa. Ricordavo vagamente il porto, con le enormi banchine e centinaia di barche ancorate; i pescatori che rientravano la mattina presto con le reti cariche, il mercato sotto una specie di porticato, vicino al mare. E odore di pesce ovunque.

 

29-direzione Londra, signora.

Passai la settimana successiva a fare domande apparentemente stupide all'equipaggio, con la scusa di essere 'arrugginita' sull'argomento portaerei. In pochi erano felici di rispondere, qualcuno si fingeva gentile, per poi andarsene. Altri invece, dissero di avere troppo da fare per stare dietro a un agente della CIA. La maggior parte, comunque, era già tanto se mi salutava. E quest'aura di maldicenze che mi aveva sempre perseguitato sembrava avvolgere anche la mia squadra, tanto che alla fine sembrò facessimo parte del mobilio o del ponte di volo. Guardando quei marinai mi ricordavo quand'ero anch'io in servizio sul ponte di volo, quando era compito nostro far decollare e atterrare gli aerei, quando avevo meno problemi.

E, se io me ne fregavo di quello che pensava l'equipaggio, Anne ci rimaneva male. La sentii piangere un paio di sere, dopo che l'avevano evitata per tutta la giornata. Ma io non avevo quel tatto e quella sensibilità necessaria per farla stare meglio. Probabilmente, pensai, se le avessi detto qualcosa, sarebbe stata peggio. Perciò lasciai perdere, aspettando che si abituasse.

Lisbona era esattamente come me la ricordavo. E mi piacque come la prima volta. Purtroppo rimanemmo in Portogallo solo una sera e una notte. Il mattino successivo, salendo sul ponte di comando dopo colazione, rimasi ad osservare i marinai che preparavano la nave a ripartire.

"direzione Inghilterra, signora" una voce interruppe i miei pensieri "c'è mai stata?" mi girai. Era uno dei pochi marinai che mi rivolgeva la parola, Sherman, l'amico gay -per quanto mi spiacesse etichettarlo così- di Collinsworth.

"purtroppo sì" mormorai, immersa di nuovo nei miei pensieri. Tornarci con una portaerei era la cosa peggiore che avrei potuto sopportare. Tornavo all'origine dei miei guai. Però, ricordai con un mezzo sorriso, era stata anche la mia prima missione 'fuori sede ' con Anne. E, in fondo, l'Inghilterra mi aveva fatto bene. Rimasi sul ponte per un po', finché non mi ricordai che stavano partendo, e che perciò i marinai che di solito erano di guardia avevano la giornata libera. Scesi sottocoperta, nella sala comune. c'erano una decina di persone, intente a leggere o ascoltare la radio

"buongiorno" salutai, con poca convinzione. Non rispose nessuno, così mi sedetti. Ci voleva poco più di un giorno per arrivare al porto di Plymouth . Dopo aver fatto rifornimento, la nave avrebbe proseguito verso Liverpool, per poi attraccare qualche giorno a Belfast. Da Liverpool all'Irlanda del Nord ci volevano meno di cinque ore: le portaerei possono raggiungere i 35 nodi. Nel frattempo, i piloti avrebbero fatto qualche giro di ricognizione in cielo. A Belfast -avevo scoperto ascoltando i marinai nella sala comune e sul ponte - la nave sarebbe stata caricata di materiale esplosivo, da portare a Esbjerg, in Danimarca. Da lì, la nave sarebbe rientrata in America. Non cercai di attaccare bottone con i marinai, perché tanto non sarebbe servito a niente. Perciò rimasi ad ascoltarli, fingendo di essere interessata a una rivista di automobili. Poco dopo mi raggiunse Jennifer che, seguendo il mio esempio, si sedette con un libro tra le mani.

"a Belfast ci sarà un bel po' di casino" stava dicendo uno, masticando del tabacco: a bordo erano proibite le sigarette.

"ah, sì, ho sentito. Stanno girando un film, vero Ben?" chiese un altro. Un film? Un film bastava a incasinare una città?

"già" mormorò quello che si chiamava Ben "un film sul rock, da quello che dicono i giornali. Ma meglio per noi, riusciremo a imbarcare senza che i turisti ci fissino come fossimo alieni … a proposito " continuò, abbassando la voce e guardando nella nostra direzione. Vedendoci 'assorte' nella lettura, proseguì "credete che sparirà anche questo carico?"

"ne dubito. Questa volta trasporteremo qualcosa che serve alla carriera di Cole, non ha molto interesse a farlo sparire. Anche perché, se mi ricordo bene, l'esplosivo viene registrato. Non si può rivendere senza permesso."

"anche per me sarà così. Ma non solo perché serve. Secondo me " l'uomo che masticava tabacco abbassò ancora di più la voce "Cole vuole togliersi loro" immaginai ci stesse indicando "dai piedi, prima di ricominciare" Jennifer cambiò pagina.

"forse è meglio se andiamo a risposarci" propose uno. Lo seguirono tutti, lasciandoci da sole. Aspettai che fossero lontani prima di parlare.

"hai sentito?" chiese la mia collega

"ma no!" risposi, acida.

"chissà che film stanno girando!" si chiese Anne quando le raccontammo tutto. Alzai gli occhi al cielo

"se non l'avevi capito, Simmons, non è il film la parte importante" sembrò smontarsi, accasciandosi sul letto.

"sono tutti convinti che c'entri l'ammiraglio" mormorò Ashley. Mi trattenni dal rispondere male anche a lui.

"allora c'entra"

"come fa ad esserne sicura, agente Rolland ? " domandò Ayrton. Non aveva un inglese eccezionale, e spesso faticavo a capire cosa dicesse. Ma era un valido agente, e un ottimo artificiere.

"sono stata su una portaerei. l'equipaggio sa molte cose che la maggior parte delle persone ritiene inutile. Ascoltano, ma di solito sanno farsi i fatti propri." non sembrava che capissero "avete presente il marinaio Sherman?   " annuirono, qualcuno fece un mezzo sorriso. "tutto l'equipaggio sa che è gay, ma nessuno andrà mai a fare la spia"

"perché?" chiese John. Sorrisi anch'io

"si chiama cameratismo. Sanno mantenere i segreti. Ma anche perché stare dei mesi per mare senza una compagnia femminile può essere un problema, per certe persone. Su questa nave non ci sono donne, a parte noi, e ai marinai sono proibiti i quartieri … diciamo  … 'allegri', pena il congedo" ora avevano capito.

"quindi sanno tutti chi è stato, ma non ce lo diranno?" chiese Anne

"forse non ne hanno la certezza, ma sono sicura che ognuno ha la sua spiegazione. Quando attraccheremo a Belfast, Ayrton, Ashley, John e Carl seguiranno il carico. Noi altri ci daremo il cambio sulla nave" augurammo buona notte agli altri, poi, a fatica, uscirono dalla nostra cabina, lasciandomi con Anne.

"buonanotte Rolland"

" 'notte,Simmons   " risposi, prima di spegnere la luce. Fu una notte tormentata, colpa forse del mare mosso. Ma quando entrammo nel porto di Plymouth, splendeva il sole. La nave doveva fare rifornimento, il carburante si stava esaurendo. Perciò gran parte dell'equipaggio scese a terra, dando una mano a caricare le provviste.

"andate a fare un giro" ci propose l'ammiraglio, ghignando come suo solito "è una bella città"

"no, grazie" risposi, gelida. Dopodiché me ne andai, lasciandolo da solo sul ponte. Ne approfittammo per fare un giro nei magazzini senza marinai in giro.

"Rolland, guarda qua!"mi chiamò Anne, dalla stanza accanto. La raggiunsi, cercando di non schiacciare i piedi a nessuno: lì sotto si stava proprio stretti, non mi ricordavo corridoi tanto piccoli.

La mia collega, insieme a Matthew, stava indicando una macchia d'olio sul pavimento.

"ma qui non c'era l'olio" mormorai

"infatti!" intervenne lei, agitando un pugno per aria "l'olio era un livello più sotto "

"sapete se ci sono delle telecamere?" chiesi, a nessuno in particolare. Fu Ellen  a rispondermi.

"di sicuro ci saranno, ma l'ammiraglio farà difficoltà se gli chiediamo le registrazioni"

"chi è il capo della sicurezza?" chiesi, di nuovo. La ragazza consultò la lista dell'equipaggio che si portava sempre a presso.

"uno dei piloti della nave. Il capitano di corvetta Justin McCarter " disse, servizievole "è sbarcato stamattina"

"ma deve tornare entro oggi pomeriggio, se vogliono salpare in serata" commentai, contenta. l'ammiraglio non si sarebbe fatto vedere fino all'ultimo segnale.

"come fai a sapere tutte queste cose?" chiese Anne, mentre andavamo a pranzo

"di cosa stai parlando?"

"beh, io non avrei mai pensato che ci volesse mezza giornata per saltare"

"salpare" corressi, in automatico.

"quello che è … o che non saremo mai riusciti a sapere qualcosa dai marinai"

"perché non ci sei mai stata." mormorai, desiderando in cuor mio di essere nella sua stessa situazione "tu hai insegnato all'accademia, saprai tutto sui cadetti. È la stessa cosa"

"se lo dici tu … " non mi diedi nemmeno la pena di rispondere.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Ben Barnes / Vai alla pagina dell'autore: saraviktoria