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Autore: Cornfield    15/07/2013    3 recensioni
Patatelesseedudonghiincinta. La storia è troppo nonsense, di conseguenza l'introduzione è nonsense.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava leggiadro, muovendo l’erba secca e le foglie in bilico. Una zanzara, imperturbabile, scrutava una vittima da cui trarne beneficio, le api facevano tranquillamente il loro operoso lavoro e Frank Edwin Wright III se ne stava quatto quatto rannicchiato su una panchina arrugginita da Dio solo sa cosa.
Stava provando a tenere i suoi occhioni vispi aperti per almeno una ventina di secondi, ma per quanto ci provasse, le iridi cominciavano a bruciarli e una lacrima gli rigava il viso. Non per lo strano traguardo che non riusciva mai a raggiungere, ma per qualcos’altro.
Il piccolino, visibilmente grassottello (sembrava una salciccia infilata in un sacchetto di plastica a detta di tutti) era solo. Sempre solo. Quando si lavava i denti, quando costruiva con i lego una fortezza inespugnabile (suo fratello poi la rompeva con un solo tocco), quando si accoccolava dolcemente tra le coperte rosa scuro, quando le bacchette di legno rullavano sulla sua pregiata batteria, quando si sedeva su una panchina arrugginita. Sempre da solo. Nessuno provava a consolarlo con il calore corporeo di un abbraccio, nessuno sapeva della sua inutile esistenza. Le uniche volte in cui qualcuno accennava il suo nome, era solo per prenderlo in giro del suo aspetto fisico. Il povero Frank era ormai stufo di questa fastidiosa situazione, ma non poteva, o forse non riusciva a reagire. Era impotente. Ed era triste.
La campanella suonò. Si alzò svogliatamente dalla panchina, ormai diventata l’unica cosa che potesse fargli compagnia, si stiracchiò per bene e si diresse verso la sua classe per la terza ora. Prima di varcare la soglia, come ogni giorno, controllò gli annunci scolastici (rappresentazioni, gite, scioperi..) che quotidianamente i bidelli affissavano. I suoi occhietti bluastri adocchiarono un foglio scritto frettolosamente a penna. Lesse quasi ad alta voce:
“Mercoledì (3 giugno) la palestra della scuola sarà allestita per lo spettacolo di fine anno…”
Frank si era quasi scordato dello spettacolo di cui non faceva neanche parte, perciò decise di abbandonare la lettura (tanto non ci sarebbe mai andato) ma proprio in quello stesso istante non fece a meno di leggere una frase sottolineata malamente da una mano poco precisa.
“Si cercano ragazzi in grado di saper maneggiare un monociclo per lo sketch finale.”
Un sorriso sornione si stampò sulla sua tenera faccia baffuta. Finalmente aveva trovato il modo per farsi notare da tutti. Sarebbe diventato una star, una vera star. Tutti si sarebbero seduti affianco a lui su quella panchina, tutti lo avrebbero sfidato alla gara delle puzzette. E non sarebbe stato mai più il ciccione, la salciccia, lo sfigato, il bambino triste.
Quale nome d’arte lo avrebbe accompagnato durante la sua carriera brillante da monociclista? “Frank Bang”? “Frank Edwin Wright III, un nome lungo come il suo talento!”? “Il bambino che sussurrava ai monocicli!”? Continuò a fantasticare con il suo fantomatico nome finché non arrivò a casa, per la prima volta felice.
Tra svariate prove, genitori sconcertati che lanciavano acqua santa contro il proprio figlio e sudore, arrivò il suo grande giorno.
La palestra conteneva più gente di quanto l’edificio potesse ospitare con la sua capienza, la folla era energetica e vispa. Frank si sistemò comodamente sul sedile del suo nuovo compagno d’avventure, il monociclo, e cominciò a pedalare con le sue gambe cicciottelle. Un urlo si stagliò alla volta del suo arrivo, gente che applaudiva assiduamente, sua madre che si nascondeva per un oscuro motivo, ragazzine che incitavano a cantare cori di ogni tipo.
Frank si guardò intorno estasiato. Era fatta. Era popolare. Lo stavano acclamando, non deridendo. Una sensazione strana cominciò a crescergli dalle budella, fino a raggiungere il suo piccolo e pulsante cuore. Soddisfazione.
Cominciò a pedalare sempre di più, mostrando i suoi pezzi migliori e le acrobazie provate e riprovate centinaia (o forse migliaia) di volte.
Per finire in grande stile, prese una bella rincorsa vivace e diede la carica. I suoi occhi attenti erano pronti, le mani sudaticce incitavano il pubblico, i capelli accuratamente pettinati ora svolazzavano da una parte all’altra. Fece il fatidico salto che avrebbe scatenato l’eccitazione del pubblico.
E poi?
E poi però non riuscì a sentire niente di niente.
E poi il buio.
 
 
Frank apri lentamente gli occhi, quasi come se quell’insignificante azione potesse fargli del male. Vedeva tutto offuscato intorno a lui. Una figura opaca si stagliò davanti. Parlava lentamente, ma le orecchie di Frank non connettevano le parole confuse.
“Tutto bene giovanotto?” Fece il dottore sorridente. L’altro annui senza neanche aver capito.
“Ti sei fatto davvero male sai? Ma per fortuna ora è tutto a posto.”
“Cosa è successo?” Farfugliò Frank strascicando le sillabe.
“Uhm.. beh.. Sei caduto rovinosamente dal monociclo e la tua… palla era rimasta incastrata tra la ruota. L’unico modo per staccarti da li era usufruire di un intervento chirurgico e cosi è stato fatto. Ora hai una sola… palla, ma rimarrà tutto come prima, non c’è nessuna complicazione.”
Frank questa  volta capì ogni singola parola. Tuttavia era ancora visibilmente confuso dall’anestesia.  Riuscì a farneticare debolmente: “Ho perso una palla. Sul monociclo. E ora sono monopalla. E se avessi pedalato su un triciclo mi sarebbero spuntate altre due palle?” Detto questo si addormentò improvvisamente.
L’infermiera sulla porta trattenne le risate e si fece sfuggire un commento: “Siamo sicuri che abbia ricevuto danni solo nelle parti intime e non nel cervello?”


Oggi possiamo confermare che no, non ne siamo per niente sicuri.




Salve popolo.Scompaio e ricompaio come solo io posso fare su efp. Che poi sono scemah. Dovrei aggiornare tre storie, ben tre fottutissime storie e invece me ne sto qui a scrivere fan fiction orribili e nonsense. A proprosito di ciò, mi sono discostata parecchio dal mio stile di scrittura,molto introspettivo e malinconico.Per una volta ho deciso di partorire una storia non seria e direi che il risultato è disastroso. Non sono soddisfatta di ciò che ho scritto ma ho voluto pubblicarla lo stesso dato che non finirò in prigione per averlo fatto (o almeno spero). Ma scommetto che mi denuncierete lo stesso perché la ff è davvero illeggibile.Anyway, come al solito vi prego di recensire poiché mi farebbe davvero piacere.
Alla prossima comparsa (?)
No One Knows.
  
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