Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Nenia357    15/07/2013    0 recensioni
Dean/human!Impala
"Ma dovevi proprio rimettere quei dannatissimi Lego giù per la mia bocchetta dell'aria? Stavo per soffocare, cazzo! Nel bel mezzo di un parcheggio, alle 3 di notte! Sarei potuta MORIRE!" urlò lei, improvvisamente di nuovo arrabbiata, tirando fuori da una tasca una manciata di mattoncini Lego e tirandoglieli dietro.
"LEGO GIU' PER LA TUA BOCCHETTA DELL'ARIA? SEI COMPLETAMENTE FUORI DI TESTA?"
"Dio, non capisco come fai ad essere ancora vivo. SONO IO LA TUA CAZZO DI IMPALA!"
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Dean Winchester, Impala, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Sam?" Dean entrò nella stanza sfregandosi gli occhi, i capelli scompigliati - per quanto potessero esserlo nei loro due centimetri di lunghezza. "Andiamo, spegni quel coso. Hai bisogno di riposare un poco"

"C'ho provato. Non riesco a dormire. Tu invece?"

"Appena svegliato. Un cavolo di incubo"

Sam comprensivo annuì appena, ma non disse nulla e continuò a scrivere col suo portatile: sapeva meglio di chiunque altro che c'erano alcune cose di cui non si parla, perché se le facessi uscire ti mangerebbero vivo. Puoi solo reprimerle e provare ad ignorarle. Beh, forse Dean reprimeva un po' troppe cose, ma era abbastanza sveglio da parlare quando era veramente necessario. Sam aveva smesso di provare a fare il sentimentalone. Alla fine aveva imparato con le cattive quello che Dean aveva provato a spiegargli per anni, pensò rivolgendo un sorrisetto amaro allo schermo di fronte a lui.

Nel frattempo Dean aveva preso una bottiglia d'acqua dal frigo all'angolo, e ora stava guardando fuori dalla finestra di quella squallida stanza di motel. Avevano dovuto lasciare la loro cas- no, il loro rifugio, per andare ad investigare ad Amarillo. Qualche psicopatico aveva avuto la fantastica idea di cominciare ad uccidere gente al comic-con del luogo.

Non sapeva nemmeno cosa fosse un comic-con prima che Sam glielo spiegasse. Da quello che aveva capito, era un posto dove la gente si incontrava per parlare di libri, anime, manga, film, e spesso si vestiva come i loro personaggi preferiti. Dean non riuscì a non sorridere pensando a quante gnocche con le minigonne cortissime aveva visto quel pomeriggio. Molte avevano fatto cospay- cospeit- erano vestite da qualche scolaretta asiatica, o Sailor Moon, o qualsiasi cosa andasse di moda ora. Lui avrebbe potuto portarle sulla luna se volevano. Ok, battuta pessima, anche per lui.

"Novità?" chiese a Sam.

"No. Niente di più di quello che ci hanno detto lì."

Sì, e quello significava che non avevano indizi. I testimoni avevano riferito che un tizio con una tuta nera ed arancione era spuntato fuori dal nulla e aveva ucciso un paio di persone. Chiodo in testa a giudicare dall'autopsia, ma l'uomo non aveva nessuna sparachiodi con sé. Poi era semplicemente sparito nella folla. Nessun sacchetto per il malocchio, nessun odore di zolfo, e con così tante persone ammassate tutte insieme non erano rimasti indizi concreti. Dannazione. Aveva bisogno di una birra.

"Sammy, vado al negozio a due isolati da qui, quello che abbiamo visto oggi. Hai bisogno di niente?"

"No… no, grazie." Rispose Sam senza staccare gli occhi dallo schermo.

Il maggiore prese le chiavi della sua adorata Impala e si chiuse la porta alle spalle. Il negozio non era distante, era vero, ma aveva davvero bisogno di guidare un poco per calmare i nervi e niente lo rilassava quanto stare dietro il volante della sua adorata Impala.

Riusciva già a vederla dalle scale. La sua piccola. Le passò una mano su una fiancata mentre si dirigeva verso il sedile del guidatore, ma aggrottò immediatamente le sopracciglia quando sentì sotto le dita la macchia verde che ci aveva trovato sopra quand'era tornato al parcheggio del comic-con quel pomeriggio. Aveva provato a strofinarla via con un panno umido era stato tutto inutile: si era già asciugata e sembrava resina o qualcosa del genere, quindi era possibile che l’unica soluzione fosse raschiarla via, e ciò significava rovinare così anche la vernice sottostante. Avrebbe preso a calci in culo l'idiota che le aveva fatto questo. Se mai l'avesse trovato. Con l'umore ancora peggiore di prima, lasciò che il rumore del motore lo cullasse e durante il breve tragitto verso il negozio e cercò di pensare positivo. Birra. Gli ci voleva della birra, e anche un po' di crostata. E qualche prodotto per la sua Chevy; forse con il prodotto giusto la macchia se ne sarebbe andata.

Una volta arrivato al negozio, prese meccanicamente tutta la roba in un lampo, e lasciò cadere il suo bottino alla cassa. Il cassiere, il cui viso che era l'emblema della noia, controllò tutto con gli occhi vitrei e gli diede lo scontrino senza dire una parola.

Aveva appena rimesso l'ultimo dollaro nel portafoglio quando una ragazza entrò come una furia nel negozio. Aveva lunghi capelli rossi, una giacca di pelle nera e dei jeans aderenti grigi. Molto carina, doveva dire. E si dirigeva verso di lui con lo sguardo più furioso che lui avesse mai visto.

"TU!" sbraitò, tirandogli un pugno alla mascella. "GIGANTESCO-" gli tirò un pugno alla mascella. "COGLIONE!" gli diede un calcio allo stomaco, facendogli perdere l'equilibrio e cadere per terra.

Lui la guardò, gli occhi spalancati, e non provò nemmeno a rialzarsi. Non era per il dolore (cavoli, aveva subito di molto peggio, un paio di pugni era routine per lui… anche se la ragazza sapeva quello che faceva). Era solo immensamente sbalordito.

"Che diavolo, ragaz-"

"Non chiamarmi ragazza!" Urlò lei.

"Ok, calmati. Che diavolo ti passa per la testa?"

"Cosa mi passa per la testa? Cosa mi passa per la gola intendi!"

"COSA?!"

Dopo un paio di secondi di passaggio dalla sua completa apatia al sentore di pericolo il proprietario del negozio reagì, dimostrando di non apprezzare per niente le sorprese. "Che cosa credete di fare? Non voglio drammi qui dentro. Andate a discutere dei vostri dannatissimi problemi fuori di qui!"

Dean diede un'occhiata al fucile mezzo nascosto sotto il bancone e provò a fare la persona ragionevole per una volta. "L'hai sentito. Andiamo fuori dai piedi."

'Questa è la situazione più assurda che mi sia mai capitata, lo giuro' pensò Dean mentre sia il proprietario che la ragazza fuori di testa gli lanciavano un'occhiataccia. Ringraziando Dio, alla fine decise di fare come lui aveva suggerito, uscendo dalla porta senza dire una parola con Dean poco dietro.

E poi la vide, e lasciò cadere la borsa della spesa diventando bianco come un lenzuolo. Beh, non la vide, era quello il problema. La sua Impala. La sua amata Impala non era dove l'aveva lasciata.

"Oh, andiamo. Non puoi farti venire un infarto, devo prenderti a calci nel culo prima."

"Scusa? Non mi interessa che cavolo pensi ti abbia fatto, qualcuno ha appena rubato la mia cazzo di macchina!"

"No"

"Cosa vuol dire ‘no’? Dove diavolo è? E perché tu- hmpfff" La ragazza doveva essere completamente suonata, perché lo stava baciando. E non era un semplice bacetto a stampo: era un grande, lungo, profondo bacio in bocca. Ancora una volta non aveva idea di che cosa diavolo stesse succedendo. Non poteva nemmeno essere una ragazza con la quale era stato a letto perché 1) non era mai stato lì prima e 2) si sarebbe sicuramente ricordato una ragazza con una carrozzeria come quella. Ancora senza fiato, si limitò a fissarla ancora una volta ad occhi spalancati.

"Quello era per avermi ricostruita, comunque." disse lei mentre si asciugava la bocca col dorso di una mano. "Ma dovevi proprio rimettere quei dannatissimi Lego giù per la mia bocchetta dell'aria? Stavo per soffocare! Nel bel mezzo di un parcheggio, alle 3 di notte! Sarei potuta morire!" urlò lei, improvvisamente di nuovo arrabbiata. Tirò fuori da una tasca una manciata di mattoncini Lego e glieli tirò addosso. L’uomo si riparò il viso con un braccio giusto in tempo per evitare di essere colpito.

La pazienza non era mai stata una delle virtù più randi di Dean, ma era appena arrivato al punto di rottura. "LEGO GIU' PER LA TUA BOCCHETTA DELL'ARIA? SEI COMPLETAMENTE FUORI DI TESTA?"

"Dio, non capisco come fai ad essere ancora vivo… Sono io la tua cazzo di Impala!"

Lui la guardò e basta per tre secondi buoni. Poi rispose: "La mia Impala." Ridacchiò "E' uno scherzo, o cosa?"

Lei si coprì la faccia con entrambe le mani, come se stesse cercando di non perdere completamente la pazienza, e passò le dita tra i capelli. "Cavoli, sei fortunato ad essere così carino, non so come saresti sopravvissuto altrimenti" disse sorridendo. Spostò tutto il peso sulla gamba destra e aprì la cerniera dello stivale sinistro, tirandone fuori un soldatino di plastica. ‘Aveva un cavolo di soldatino di plastica nello stivale di pelle a tacco alto. Perché qualcuno dovrebbe mettersi un soldatino di plastica nelle scarpe?’ Per Dean quella era l'ultima goccia. Si mise una mano in tasca per prendere il cellulare e chiamare un buon manicomio per quella psicopatica, ma… si rese conto che l’unica cosa che c’era lì dentro erano le sue chiavi.

Erano nell'Impala. Ognuno dei loro telefoni cellulari era nell'Impala. Merda. Così come tutto il loro arsenale, e tutte le sue cassette. Non era uno che si faceva prendere dal panico facilmente, ma stava davvero cominciando ad agitarsi.

"Ehi ragazzo, avevo detto niente infarti! Tieni." Gli tirò qualcosa. Nella luce fioca che proveniva dai lampioni in strada era difficile capire cosa fosse, ma Dean d'istinto la prese al volo.

Era il suo telefono. Gli aveva lanciato il suo telefono. Era semplicemente sbalordito; se non avesse smesso di fare così probabilmente gli sarebbero caduti gli occhi fuori dalle orbite entro la fine della serata. Per un breve momento lei lo fissò a sua volta, poi si mosse in fretta verso un cespuglio lì vicino. Prima che lui potesse dire o fare qualsiasi cosa tornò indietro con la sacca da ginnastica che tenevano nel bagagliaio su una spalla, e la scatola con tutte le sue cassette sotto l'altro braccio. La borsa sembrava sul punto di scoppiare. Gli porse i suoi averi con nonchalance e lui glieli strappò di mano per controllare che ci fosse tutto.

‘Rossa’ non sembrò infastidita dalle sue maniere brusche. Semplicemente tornò verso i cespugli e ne tirò fuori cinque o sei targhe di automobile. Lo guardò mentre finiva di esaminare armi e cassette e poi gliele porse. "Sono tue anche queste. Grazie al cielo avete buttato quella originale secoli fa, o probabilmente mi ritroverei un tatuaggio enorme in fronte. Sarebbe un po' difficile da nascondere."

Dean le scoccò un'occhiataccia.

"Oh, andiamo. Uno penserebbe che tu sia in grado di riconoscere la tua baby." Dean non riuscì nemmeno a cominciare a formulare la domanda che gli era saltata in mente (Come diavolo faceva a sapere che chiama la sua baby Baby?) che lei si era già tolta chiodo e maglietta.

La sua mente divagò e gli si stampò un sorrisone in faccia: gli piaceva la piega che stavano prendendo le cose. La ragazza vide la sua espressione improvvisamente entusiasta e roteò gli occhi. "Dean, no. Guarda e basta."

"Sì, sto guardando. E' la prima volta che una ragazza è così origin-"

"No, intendo guarda." Disse mentre spostava appena il reggiseno per mostrargli delle grandi cicatrici. Cicatrici a forma di lettere che conosceva molto bene. ‘S.W.’ e ‘D.W.’

"Che diavolo-"

"Per l'amor di Dio, Dean!" sbuffò, esasperata. Gli diede la schiena e si tirò giù un poco i jeans per mostrargli dei segni rossi che aveva sulla parte bassa della schiena. Dean si inginocchiò per esaminarli per bene, e questa volta lo sconcerto era talmente grande che non gli passò nemmeno per la testa di dare un'occhiata al suo fondoschiena, che era a pochi centimetri dalla sua faccia.

Era una trappola per demoni. Una trappola per demoni identica in ogni singolo particolare a quella che Sam aveva disegnato nel bagagliaio dell'Impala. Non c'erano dubbi, c'era persino la minuscola macchia di vernice che per sbaglio aveva fatto all'angolo in basso a destra del simbolo. Una delle varie volte in cui aveva dovuto ricostruire l’Impala e ridisegnare la trappola aveva controllato se la vernice si era seccata, ma aveva scoperto troppo tardi di avere le mani sporche. Quando aveva visto l’impronta del suo pollice sul portellone del bagagliaio le bestemmie che aveva tirato erano state così creative che Sammy era andato a controllare se c’era qualche problema. L’impronta non era parte del simbolo naturalmente, e nessuno a parte lui, Sam e Bobby erano mai stati autorizzati ad aprire il loro bagagliaio e vederla. Non era qualcosa di cui qualche vecchia fiamma, qualche demone, o angelo potesse essere a conoscenza. Neppure Castiel.

La ragazza nel frattempo si era rivestita e ora lo guardava con un sopracciglio sollevato ed un sorrisetto. "A giudicare dalla tua faccia stai cominciando a crederci, eh? Finalmente. Ora dammi quelle cassette, ti aiuto a riportarle all'hotel."

Le porse la scatola come gli era stato detto, ma era ancora fortemente sospettoso. Lei piazzò le targhe in cima alla scatola e cominciò a fischiettare mentre si dirigeva il motel. Aveva preso la direzione giusta, notò Dean. Guardò i Lego e il soldatino vicino ai suoi piedi e li raccolse. Si mise il borsone su una spalla e raccolse da per terra dove l’aveva mollata la borsa della spesa. Era stato fortunato ad aver scelto lattine invece delle bottiglie, perché in quel momento aveva davvero bisogno di una birra. Aprì una lattina e raggiunse la ragazza, che nel frattempo aveva continuato a camminare.

"Ehi, ora non mi offre nemmeno da bere?" Dean le lanciò un'occhiataccia ma le passò una lattina. Lei riuscì ad aprirla con la mano libera e prese un gran sorso."Aaaah. Ora capisco perché bevete sempre questa roba. Non ne prendevo una da quella volta in cui un vecchietto era passato col rosso e vi si è rovesciato il takeaway per tutti i sedili. Tecnicamente non l'ho assaggiata, mi si è solo rovesciata addosso. Era solo parecchio appiccicosa l’altra volta ma beh, sai, ora ho le papille gustative."

"Quindi continui a insistere di essere la mia macchina."

"Certo che continuo, è perché lo sono. O devo dire a Sam di quella volta in cui hai preso uno dei tuoi Busty Asian e-"

Dean si affrettò ad interromperla sputando fuori un "Okay, okay. Ho capito. Sei la mia baby."

"Puoi dirlo forte che lo sono."

"Non dovresti essere un po' più vecchia? Tipo, sulla quarantina? Sai, Chevrolet Impala del '67."

"Probabilmente. Ma sono stata distrutta e ricostruita talmente tante volte...suppongo che conti come chirurgia plastica."

"Sì, ha senso. Più o meno."

"Senti, sono confusa quanto lo sei tu. Tutto ciò che so è che mi sono svegliata in quel cavolo di parcheggio con una manciata di lego incastrati in gola, un cazzo di soldatino di plastica nelle scarpe e queste" si afferrò le tette "che non la smettono di traballare. Io dovrei essere fatta di ferro. Nessuna parte traballante. Non mi piace avere parti che traballano."

"Io non sono d'accordo" disse Dean con il migliore dei suoi sorrisetti da abbordaggio.

"Sta zitto, idiota. Ho 46 anni, e i tuoi genitori hanno concepito sia te che Sam sui miei sedili posteriori."

"Disgustoso!"

"Sì, esattamente. Ora lasciami finire e poi puoi dire tutte le stupidaggini che ti pare. Stavo soffocando ma sono riuscita a mettermi un dito in gola e vomitare, e fortunatamente sono usciti tutti i mattoncini. Tu invece sei fortunato che io sia affezionata alle tue cassette, o le avrei già buttate per vendetta. Aspetta solo che le appoggi-"

"Ehi, mi dispiace, ok? Non è che uno si aspetta che la sua macchina prenda vita, sai? Non l'ho fatto apposta." Ammise impacciato.

"Hmm...Mi sembra giusto." Decise, prendendo un altro sorso di birra.

Dean invece non riusciva a torglierle gli occhi di dosso. "La mia piccola." sorrise "Sapevo che saresti stata uno schianto, ma sei anche meglio di come ti avevo immaginata."

Lei sbuffò e lo guardò male.

"Non è così strano!"

"Immaginare come sarebbe la tua macchina se fosse umana? Sì, lo è. Ma sei tu, quindi non mi sorprende."

"Ehi!"

"E comunque" aggiunse con un sorriso affettuoso sulle labbra "vi ho praticamente cresciuti. Ti conosco. Te la prendi sempre con Sam per il gusto di farlo, ma sei un po’ strano anche tu. Non è la cosa più assurda che tu abbia fatto"

Dean fissò un punto che era improvvisamente diventato interessantissimo di fronte a lui, cercando di fingersi disinvolto mentre entravano nel parcheggio del motel. Quella ragazza sapeva fin troppo per i suoi gusti. Era uscito un'ora prima dicendo che andava a comprare della birra, e stava tornando senza macchina e con una sconosciuta al seguito… Come l'avrebbe spiegato a Sam?

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Nenia357