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Autore: amanda91    15/07/2013    9 recensioni
Elena brama la vita, ma vive di menzogne. Damon è fuggito anni prima. Un incontro inatteso, destinato ad unirli. Due vite destinate ad incontrarsi, due anime destinate ad amarsi.
N.B= Tutti umani
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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POV ELENA
 

Era corsa a rifugiarsi negli stanzini bui e impolverati, adibiti a loro spogliatoi e bagni di fortuna, intenzionata a restarci per il resto del suo turno, o perlomeno finché lui non fosse uscito da quel posto. Doveva sparire perché riuscisse a riprendere il controllo del suo corpo e della sua stessa vita. Non poteva e non doveva lasciarsi sopraffare da lui, questa volta non si sarebbe ripresa.
Legò i capelli in uno chignon disordinato e sciacquò ripetutamente il viso, in cerca di frescura e sollievo, ma alzando gli occhi, attraverso lo specchio, lui era lì, alle sue spalle, comparso dal nulla e immobile sul ciglio della porta con un’espressione affranta sul viso. Quei grandi occhi blu spalancati su di lei, e la capacità intatta di toglierle il respiro.
“So di non meritare nulla da te”
Strinse le dita intorno al lavabo del lavandino finché non sentì i palmi sbiancare e farle male. Doveva essere forte, si ripeté.
“Hai capito perfettamente. Vattene” tagliò acida, senza voltarsi. Finché c’era uno specchio a dividerli poteva ancora ritenersi salva.
“Ho bisogno del tuo perdono, so di non meritarlo ma … ne ho bisogno”
Fu forse la voce rotta, o il tremolio leggero delle labbra, o ancora lo sguardo fisso nello specchio che riflettendosi su di lei le mozzò il fiato in gola, ma per un istante si sentì persa, persa senza di lui, quel solo folle attimo che la convinse a voltarsi. Rimase distante, e atona, inespressiva. Ma dentro, dentro di sé, odio e amore si contesero la sua anima.
“Non voglio litigare, non è il momento – gli spiegò fiacca – ma non posso perdonarti, non ora. Ho bisogno di tempo … quindi ti prego vattene”
Lo liquidò tremante, ma dura in volto. Non meritava quelle attenzioni, avrebbe dovuto sbatterlo fuori di lì, ma il suo corpo non si mosse di un millimetro, ancorato alla postazione con tutte le sue forze.
Damon chinò il capo “Tutto il tempo che ti serve”
“Ora vai via” gli ordinò ancora,  distante e tesa, scandendo ogni singola sillaba con troppa rabbia. Evitò i suoi occhi.
Per fortuna lui le obbedì e stava per darle le spalle quando fu la sua stessa a voce a sorprendersi e sorprenderlo, gelandolo in penombra sull’uscio della porta.
“Come stai?”
Glielo volle concedere un attimo di tregua, una breve domanda pronunciata dal suo angolino sicuro. Aveva bisogno di spazio dal quale tenerlo distante per poter respirare, ma allo stesso tempo voleva soltanto assicurarsi che lui stesse bene. La sua condanna, che vulnerabile come quel momento non lo era mai stata.
“Non pensavo c’avrei sofferto”
“E invece?” domandò premurosa, nella speranza di infliggere una qualche piccola crepa nel muro di silenzio che sembrava essersi creato intorno. Prima o poi avrebbe dovuto farlo, sarebbe arrivato anche per lui il momento in cui sarebbe riuscito a straripare. A lei era successo, proprio tra le sue braccia, in ospedale, quasi un anno prima. Tante cose erano cambiate da allora, ma loro, la loro chimica, era rimasta intatta. La sentì nell’aria, e la odiò.
“E invece lo sento … sento tutto. E’ orribile”
“Hai ancora Stefan” gli suggerì.
“Lo so” ammise flebile, sorridendole appena. Non lo vide il sorriso, presa com’era ad evitare di incrociare il suo viso, ma lo sentì. Riconobbe il suono del suo fiato, delle labbra che piano si piegarono all’insù. Conosceva tutto di quell’uomo, eppure non era stata in grado di difendersi da lui.
“La famiglia … è l’amore più grande. Sarà il vostro amore a salvarvi”
“So anche questo” concesse ancora, inespressivo.  Così taciturno e sfiancato non lo aveva mai visto, mai aveva visto i suoi occhi tanto grandi e umidi alla luce del sole, come in quel momento quando folle e sconsiderata alzò appena lo sguardo scorgendolo di soppiatto. Era orgoglioso Damon, e tagliente, forte, seducente e carismatico. Quel ragazzo era a malapena un’ombra sbiadita dell’uomo che aveva conosciuto, amato e odiato con tutta sé stessa.
“Io … vado” si scusò prima di tornare da dov’era venuto.
Un lungo sospiro le svuotò i polmoni e soltanto il silenzio che vi seguì riuscì a ristorarla.
Era sconvolta  … e capì che Damon era ben capace di quello, ed anche di peggio.
 
 
 
 
Quella notte, al termine del turno, tornare a casa era stata un’impresa quanto mai difficile. Un temporale violento e imprevisto si era abbattuto su Mistic Falls rinfrescando l’aria afosa e riversandosi con prepotenza su abitazioni e vegetazione. Un tipico temporale estivo, rifletté sobbalzando al rumore troppo vicino di un tuono, mentre a malapena riparata dall’ombrello si avviava a passo svelto verso casa, sotto una tempesta d’acqua e di vento che nulla risparmiava. Anche il tempo rifletteva il suo stato d’animo: tempestoso e scosso, come lo sguardo vitreo di Damon, come i suoi nervi in allerta e le deliziose ondate di brividi alla sua vista.
Lasciò che la pioggia facesse il suo corso, troppo poco ostacolato dalla presenza del piccolo ombrello, la prese in pieno per gran parte del tragitto. Ma non fu quello a preoccuparla nell’avvicinarsi a casa, quanto un’auto posteggiata nel vialetto: la sua.
Si affacciò al porticato con la vista annebbiata dalla pioggia fitta, tanto da accorgersi di lui soltanto quando furono a pochi metri.
Precipitò nel panico arrestandosi sbalordita nel notarlo lì, sulle scale del porticato, fradicio, rannicchiato come un bambino con le gambe strette al torace. Era bello anche nella vulnerabilità più totale di quel momento di sconforto, grondante d’acqua ma incurante di tutto. Era ubriaco forse, o semplicemente annientato, ma non le importò. In quel momento non ebbe importanza ricordare il male e gli errori passati. Non sarebbero bastati tutti gli errori del mondo a mandarla via.
“Damon…” lo chiamò in un sussurro coperto dal fruscio insistente della pioggia.
Il ragazzo alzò gli occhi verso di lei, due zaffiri lucenti capaci di comunicarle in un istante tutta la sofferenza, l’inquietudine e lo smarrimento di un uomo che nella vita aveva sempre soltanto giocato a fare il duro, ma che in fondo duro non lo era mai stato.
“Avevo bisogno di vederti. Non mandarmi via” la pregò a cuore aperto, ricordandole in un istante che mai sarebbe stata quel tipo di persona capace di voltargli le spalle.
“ Non … non lo farò” acconsentì cauta sedendoglisi accanto sul marmo bagnato e ormai cosciente di essere fradicia quanto lui depose l’ombrello al suo fianco e tremante lo accolse al grembo.
Inconsapevoli, senza volerlo, furono le sue braccia a cercarlo, a correre verso di lui per afferrarlo con cura e stringerlo a sé, con un amore e una tenerezza che non pensava gli avrebbe mai più riservato.
Al diavolo il male che le aveva fatto, in quell’istante aveva bisogno di lei. L’indomani la rabbia avrebbe ripreso il suo posto, ma in quel momento non glielo permise. Mise da parte sé stessa per lui.
Damon non reagì, non ricambiò, ma si rannicchiò contro di lei gettandosi al suo petto. Fu in quell’istante che straripò, ruppe i suoi argini finendo in lacrime.
Non lo credeva possibile, eppure erano lì. Era tutto vero.
Sentì la sua stessa sofferenza entrarle dentro mentre lo stringeva spasmodica assistendolo in un pianto a tratti nascosto, a tratti convulso. Sentì il suo respiro strozzato infrangersi sulla pelle, sul petto scoperto dalla piccola t-shirt, procurandole la pelle d’oca. Non era il momento, né il luogo, ma il suo corpo reagiva impertinente sfuggendole al controllo, e le dita corsero ad affondarsi nella folta chioma appiccicosa per carezzarla dolcemente nel tentativo di calmarlo. Era stretto a lei Damon, e piangeva a dirotto, rassicurato dalla notte, dal buio e dal mormorio della pioggia, al sicuro, stretto nel suo abbraccio. Nel loro primo contatto carne contro carne da mesi, da quando era andato via.
 
 
 
“Vieni”
Gli afferrò delicatamente le mani quando fu certa che il pianto si fosse ormai sopito, spento dalle sue carezze languide e dal silenzio di vicinanza e ascolto che gli concesse.
Il ragazzo le obbedì osservandola stranito un solo attimo, prima di lasciarsi andare a lei e seguirla passo passo, arrendevole e mansueto come non lo era mai stato. Lo guidò all’interno della casa vuota e su per le scale fino alla camera da letto ben attenta ad evitare di incontrare i suoi occhi, intenzionata a mantenere quella distanza che li avrebbe salvati entrambi dall’inevitabile.
Si accorse di lui ancora immobile sulla soglia soltanto quando rientrò dal bagno con un asciugamani che gli porse con un sorriso rassicurante. Non doveva mostrargli inquietudine, rimembrò ferma, ma soltanto vicinanza e comprensione. Tutto qui ciò che era tenuta a fare, il massimo che poteva concedergli.
Ma allora perché prese ad asciugarlo lei stessa con un amore sconfinato e incomprensibile persino per sé? Perché tutto ciò di cui si curò per un tempo indefinito fu il suo viso imperlato di pioggia e lacrime da accarezzare con perizia e amore?
Perché tutto ciò che vide furono i suoi occhi troppo vicini e troppo stanchi brillare carichi nella penombra della stanza?
Prima che potesse trovare l’unica possibile risposta alle sue domande gli posò il piccolo asciugamani sulle spalle e gli si allontanò di scatto per dedicarsi ad una veloce perlustrazione della stanza accanto che terminò con il ritrovamento in un cassetto di una tuta di Ric. Tornò in camera trovandolo intento a frizionare i capelli, con capo basso  e stanco.
“Questo è il meglio che ho trovato”
Gli porse i vestiti frettolosamente per invitarlo a cambiarsi, prima di chiudersi in bagno e fare lo stesso.
Soltanto lì, dinanzi allo specchio, sola con sé stessa, si concesse di respirare, maledire il suo piccolo cuore galoppante, e darsi della stupida.
Chiuse gli occhi inspirando piano … ci aveva messo mesi a ricostruire la sua esistenza  .. ma era bastato un solo suo sguardo a dubitare di tutto. Uno sguardo dal colore del male, la limpidezza di un cielo d’estate, la profondità di un orizzonte. Lo sguardo di un uomo che le aveva segnato la vita, un uomo la cui sola vicinanza bastava a farle dubitare di quella vita perfetta così meticolosamente costruita passo dopo passo, pezzo dopo pezzo, tassello per tassello, con troppa fatica.
 
 

“Resta qui stanotte”
Lo condusse verso il letto dove Damon si lasciò adagiare remissivo, per poi mettersi su un fianco dandole le spalle.
“Staremo un po’ stretti – si scusò imbarazzata – per fortuna Jenna ha insistito per prenderlo una piazza e mezzo” sdrammatizzò con tesa ironia, sistemandosi inquieta nella sua porzione di cuscino.
Damon aveva avuto perlomeno il buon senso di darle le spalle, notò, mentre si disponeva a incastro dietro di lui, nelle penombra rosata e fiacca della abat jour.
Dormire sarebbe stato difficile, ipotizzò sconsolata.
E lui si mosse ancora afferrandole un braccio per portarlo all’altezza del petto e stringerle una mano tra le sue.
“Ti prego … resta così”
Non avrebbe potuto divincolarsi da quella stretta nemmeno se avesse voluto, ammesso che lo avesse voluto. Ma il piccolo pugno ci stava benissimo tra le dite vellutate delle sue mani, il suo petto ansante ci stava da Dio a stretto contatto con le sue spalle ampie, il suo intero corpo non avrebbe potuto incastrarsi meglio con il suo. La verità era una soltanto, ma aveva il terrore di ammetterla.
“Grazie Elena. Grazie” farfugliò assonnato stringendole possessivo le dita prima di crollare addormentato.
Lei non disse una parole, non obiettò, non lo allontanò, ma sentì indistintamente il suo respiro regolarizzarsi all’arrivo del sonno e la presa farsi blanda liberandole le dita che però non lo abbandonarono ma anzi … restarono ferme all’altezza del cuore, a contarne i battiti attraverso la pelle e il sangue. Lo ascoltò ad occhi chiusi, e d’un tratto quella verità le parve chiara, unica e inequivocabile, ma non poté accettarla e mai avrebbe potuto: non aveva mai smesso di amarlo.




Spazio autrice:
Care lettrici eccomi qui con un nuovo capitolo!!! beh che dire??? soltanto di non aspettarvi un ritorno di fiamma XD insomma non c'è molto da spiegare ... che Elena lo ami ancora penso si capisse, ma questo loro avvicinamento è comunque dettato dalla particolarità del momento, non so per voi ma io al posto di Elena non lo avrei mai lasciato solo ubriaco e sconvolto sotto una tempesta, ma ciò non vuol dire che dal giorno dopo sarà tutto rose e fiori! consideratela come una piccola parentesi, un regalino per quante di voi aspettavano un nuovo piccolo momento tutto per loro! negli ultimi capitoli mi rendo conto che siamo stati a corto di loro scene insieme ma da qui in poi recuperemo! XD beh che altro ... non sto qui a ringraziarvi perchè sapete che vi adoro tutti!!! Buonanotte =*******

  
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