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Autore: barelyAlive    16/07/2013    2 recensioni
Tybee Island, una ridente comunità al confine tra Georgia e Carolina del Sud e le sue celebri spiagge divengono teatro delle vicende amorose di un gruppo di giovani alle prese con sentimenti che impareranno a maneggiare con la fragilità che conviene loro. A fare da sfondo ai cinque protagonisti, Amber, Sean, Ian, Andy e Jean sarà sempre l' oceano, mutevole come i loro stati d' animo, travolgente come le loro passioni, inesplorato come i loro cuori.
«Appoggiò la fronte sulle ginocchia concentrandosi solamente sul rumore delle onde che si infrangevano sulla riva, cercando invano di ignorare il frastuono della sua mente in piena attività.»
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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TYBEE ISLAND


Era un’afosa sera di luglio sull’ isola di Tybee, al confine tra Georgia e Carolina del Sud, e Amber si stava recando al lavoro. Svolgeva la mansione di cameriera al Jack’s Shrimps, un ristorantino locale che si affacciava direttamente sull’ oceano e riscuoteva una certa popolarità tra turisti e residenti per la magnifica vista che si godeva dalla terrazza sul retro e per via della sua specialità culinaria: gli scampi freschi di giornata. Si trattava di un impiego stagionale e serale che le era utile per mettere da parte qualche risparmio in vista dell’autunno, quando avrebbe ripreso l ‘università. In realtà la paga ammontava a pochi dollari l’ora, una cifra irrisoria tenendo conto del costo della vita sempre maggiore ma quel esiguo gruzzolo le permetteva comunque di finanziarsi qualche uscita con gli amici e di togliersi qualche vizio di quando in quando, senza pesare troppo sulle spalle dei genitori; Amber lo riteneva più che sufficiente. Veniva spesso definita una ragazza umile e dalle poche pretese. Vestiva in maniera semplice e sobria, prediligendo la comodità all’ apparenza. Portava i capelli castani corti fino alle spalle, con una leggera frangetta che le metteva in risalto i luminosi occhi verdi e non indossava trucco se non durante le occasioni speciali. Sebbene ogni particolare in lei richiamasse il concetto di essenzialità e naturalezza, non si poteva certo affermare che la ragazza fosse priva di fascino.
Il sole stava calando dietro agli edifici che correvano paralleli al viale alberato di Tybee Island, già gremito di turisti a passeggio e per un attimo la luce intensa del tramonto le abbagliò la vista mentre si dirigeva sul posto di lavoro in bicicletta. Dopo essersi fermata a scambiare qualche chiacchiera con alcuni negozianti del luogo come da consuetudine, riprese a pedalare a ritmo spedito temendo di arrivare in ritardo e di doversi sorbire una ramanzina dal capo sull’ importanza e il valore della puntualità nel mondo del lavoro.
Una volta giunta nei pressi del ristorante, fu costretta a scendere dal mezzo per proseguire a piedi a causa del flusso di villeggianti che le sbarrava la strada. Fu allora che lei lo vide: stava frugando nelle tasche dei pantaloni di fronte all’ ingresso di casa, tuttavia i suoi occhi vagavano inquieti tra la folla ed Amber era certa stesse cercando proprio lei in mezzo a tutti quegli sconosciuti. Erano passati più di nove mesi dall’ ultima volta in cui si erano rivolti la parola, eppure non era trascorso nemmeno un giorno senza che i due giovani si incontrassero. Come ogni volta, quando i loro sguardi si incrociavano, anche allora, seguendo quel rituale silenzioso, lei arrossì e si bloccò incapace di reagire in nessun modo. Dopo diversi secondi di esitazione, le riuscì solo di alzare flebilmente la mano in un impacciato gesto di saluto ma quel tentativo di approccio venne interrotto da un bambino infervorato che la investì in pieno facendola sbilanciare e finire a terra sotto il peso della bicicletta. La caduta non le provocò danni ad eccezione di qualche graffio ma ciò che più le dispiacque fu quando, dopo aver raggiunto il marciapiede opposto, voltandosi indietro, scorse il ragazzo aprire la porta di casa e richiuderla alle sue spalle con impeto come se con quel gesto volesse porre fine anche ai propri pensieri. Non riuscì ad attribuire un significato a quell’ atteggiamento e non ebbe neppure il tempo per rifletterci ulteriormente sopra: una veloce scorsa all’ orologio la informò che il suo turno era già iniziato da cinque minuti.

Quand’ ebbe finalmente indossato la divisa del locale raggiunse la terrazza esterna dove una giovane coppia di clienti attendeva un inserviente.
   “Buonasera signori. Posso prendere le vostre ordinazioni?” domandò con tono gentile e forse un po’ troppo formale per il locale che, al contrario, era noto per il clima affabile e gioviale. Mentre era intenta a trascrivere gli ordini sul blocchetto d’ appunti non potè trattenersi dall’ indirizzare lo sguardo verso l’edificio antistante il ristorante. A stento trattenne un sorriso: lui era lì ad attenderla, adagiato mollemente al balcone di casa che gli offriva una vista privilegiata sul Jack’s. I loro sguardi si incrociarono per la seconda volta nel giro di pochi minuti ma, a differenza di prima, Amber non distolse il suo e rimasero così per un po’ a scrutarsi ed esaminarsi, interrogandosi reciprocamente circa i pensieri che attraversavano la mente dell’altro. Negli ultimi tempi quella di affacciarsi al terrazzo era divenuta una vera e propria abitudine. Il ragazzo rimaneva lì anche per diverse ore di seguito ad osservarla lavorare e muoversi fra i tavoli. Quel comportamento aveva cominciato ad attirare la curiosità di colleghe e colleghi che non perdevano occasione per torturarla con riferimenti ironici su colui che avevano denominato “Romeo” per via del celeberrimo cliché del balcone. A lei non arrecava nessun fastidio e non si sentiva affatto intimidita; al contrario, aveva iniziato ad apprezzarlo intimamente e quando capitava che lui non si presentasse a quello stravagante appuntamento,  la sua serata assumeva una piega diversa e più grigia.
Fu la coppia di clienti a interrompere l’ idillio. La signora che probabilmente aveva provato in vari modi a catturare la sua attenzione senza riuscirvi, le agguantò il braccio e le diede una leggera scossa, non comprendendo il motivo dello sguardo perso nel vuoto della sua cameriera.
   “Signorina mi sta ascoltando?”chiese con tono spazientito. “Ha preso nota? Non voglio tracce di vongole nel mio risotto di pesce!”

Quella notte, quando rincasò, erano da un pezzo trascorsa la mezzanotte, ciononostante suo padre l’attendeva immancabilmente appisolato sul divano. Assicurarsi che tornasse a casa sana e salva era uno dei suoi modi per dimostrarle affetto. Amber non poteva fare a meno di domandarsi il motivo per cui lo svolgersi delle sue giornate fosse costellato di bizzarre routine come quella di suo padre e quella di “Romeo” in primo luogo. Perché non riusciva più semplicemente ad instaurare dei rapporti ordinari e normali con le persone che la circondavano?

Tempo addietro aveva sofferto a causa della carenza di espansività emotiva dei propri genitori. Durante il periodo dell adolescenza, in particolar modo, aveva spesso creduto che la sua nascita non fosse stata frutto di previsioni, ma solo di un errore di percorso. I suoi dubbi avevano trovato una sorta di conferma in frase pronunciata dal padre durante una delle abituali liti quotidiane, che le aveva rivelato quanto bramosamente attendesse il momento in cui sarebbe partita per l’università e sarebbero trascorsi mesi prima di rivedersi. In seguito a quell’episodio Amber si era trasferita per un’intera settimana  a casa degli zii materni volendo evitare ad ogni costo la presenza sgradevole del padre. Con il tempo probabilmente egli si era pentito di quell’affermazione e, quando la figlia aveva infine intrapreso l’università, aveva iniziato a percepirne la mancanza. Ogni volta che lei faceva ritorno per le vacanze, l’accoglieva a braccia aperte e con gioia. In un certo senso la distanza aveva giovato al loro rapporto.
Amber s’inginocchiò ai piedi del divano e scrollò dolcemente il braccio del genitore per svegliarlo.
   “Papà, lo sai che non è necessario che mi aspetti alzato tutte le sere, vero?”
Il padre in tutta risposta le accennò un sorriso e senza aggiungere altro si alzò e si diresse in camera da letto raggiungendo la moglie. Dopo una doccia rinfrescante anche Amber si rifugiò nella sua stanza.  Il sonno non tardò ad arrivare e l’ultimo pensiero della ragazza prima di addormentarsi fu rivolto ancora una volta alla scena che si era svolta in mezzo al viale affollato di turisti. Se solo le si fosse presentata un’altra occasione, quali parole avrebbe scelto per rivolgersi al ragazzo misterioso dopo mesi di silenzio? Amber non sapeva ancora che di lì a poco lo avrebbe scoperto.

 Il mattino seguente si sveglio all’ alba a causa della luce abbagliante che filtrava dalla finestra. In un primo momento imprecò contro se stessa per aver dimenticato di chiudere le tende ma poi, ripensandoci, scelse di approfittare  della propria sbadataggine per recarsi in spiaggia e fare un po’ di jogging prima che questa si riempisse di turisti e divenisse impraticabile.  Al campus universitario era facile mantenersi in forma con le palestre sempre a disposizione e le grandi distanze da coprire a piedi, ma una volta a casa era tutta un’ altra faccenda e tra lo studio e il lavoro, non trovava mai del tempo da dedicare a se stessa. Agguantò un paio di shorts e una vecchia maglietta logora dal primo cassetto a portata di mano, legò i capelli in una disordinata coda di cavallo e cercando di muoversi il più silenziosamente possibile nella penombra della cucina per non svegliare i genitori, uscì sul retro di casa dove ad attenderla vi era la fidata dueruote.
Non impiegò che qualche minuto a raggiungere Tybee Beach. Durante il percorso la menta svuotata da ogni pensiero, godeva alla semplice vista del quartiere che si risvegliava. Una brezza leggera, proveniente dall’ oceano accompagnava ogni suo affondo e le scompigliava la chioma rinfrescandola piacevolmente. Salutò il postino intento a scambiare gli ultimi pettegolezzi piccanti con la proprietaria di un piccolo cottage e venne sorpassata al volo dall’ imprudente ragazzo del giornale che pareva ansioso di terminare il proprio giro di consegne mattutine. La spiaggia, seppure vuota per lo più, non era del tutto desolata: poteva distinguere diversi surfisti e runners impegnati nelle loro attività. L’odore salmastro dell’aria si mescolava a quello più pungente del proprio sforzo fisico dovuto alla pedalata e sentiva il sale trasportato dal vento infiltrarsi nei capelli. Tutto sommato quell’insieme di elementi era piacevole e si penti di non avere mai fatto quell’ esperienza prima. Il mare che rifletteva la luce sole che sorgeva aveva una bellezza unica e inacessibile che la rapì per qualche minuto. Quando finalmente si senti pronta, attinse un sorso dalla propria scorta d’ acqua e si avviò con andatura spedita nella direzione opposta a quella da cui era venuta accompagnata dalla musica del suo mp3. Dopo circa mezz’ora la fatica e il caldo cominciarono a farsi sentire e fu costretta a fermarsi e a sedersi a riva per riprendere fiato. Si tolse le scarpe, lasciando che l’ acqua bassa le lambisse i piedi regalandole una sensazione piacevolissima. Rimase a rilassarsi così, con le cuffie dell’Ipod ancora nelle orecchie, fino a quando un morbido cucciolo di Welsh Terrier non le impose la propria presenza accorrendole incontro e spruzzandola d’acqua sino a inzupparla. Sorridendo per la sorpresa e per nulla contrariata, Amber lo prese tra le braccia e lo accarezzò teneramente finchè il cagnolino ritornò trottorellando dal suo padrone. Allora la sua attenzione venne catturata dalla voce del ragazzo che richiamava a sé il proprio animale. Amber l’avrebbe riconosciuta tra mille: apparteneva a “Romeo”; le fu sufficiente uno sguardo per accertarsene.
   “Sean!” esclamò Amber alzandosi bruscamente in piedi e scrollandosi di dosso la sabbia che le ricopriva ginocchia e gomiti, felice di potersi finalmente rivolgere a lui con il nome proprio.
  “Sai, potevo chiaramente sentirti ansimare sin da laggiù” esordì lui sorridendo velatamente e mostrando una fila perfetta di denti candidi mentre indicava un punto impreciso alle sue spalle.
   “Non è sfuggito proprio a nessuno, eh?” replicò lei avvampando visibilmente.
Provò a immaginare che aspetto potesse avere. Doveva necessariamente essere impresentabile con il sudore, la sabbia, le occhiaie dovute alle poche ore di sonno, i capelli raccolti malamente e tutto il resto. Lui, dal canto suo, era impeccabile nella sua t-shirt grigia e nei bermuda verde militare. Come se le avesse letto nel pensiero, soffermandosi a guardarla negli occhi, le confidò: “Sei ancora più bella dell’estate scorsa, Amber”
   “Sean…” Non riuscendo a sostenere il suo sguardo prese a fissarsi le dita dei piedi, celando così il proprio rossore.
   “Dico sul serio…” insistette lui.
   “Cosa ci fai qui, a quest’ora del mattino?”
   “Non è chiaro?” osservò Sean. “Porto a spasso il mio cane.” S’ interruppe qualche istante per raccoglierlo da terra prima di proseguire.
   “L’abbiamo adottato al canile solo pochi mesi fa. Devo ammettere che è molto più bravo di me nelle presentazioni.”  Mentre parlava il cucciolo tentava di svincolarsi dalla presa del padrone per leccargli il mento e mordergli le orecchie. Era una scena molto buffa che riuscì a strappare un sorriso alla ragazza e a distrarla dall’ utilizzo di quel plurale.
   “Come si chiama?” fu l’unica domanda che le venne in mente.
   “Nike. E’ una femmina.”
   “Mi piace il suo nome. Lo trovo molto interessante.” dichiarò affabilmente Amber dopo qualche secondo di riflessione.
   “Davvero? Perché lo pensi?” domandò Sean colto alla sprovvista da quell’ affermazione.
   “Perché significa vittoria. E’ greco antico”
Fu lui a tacere questa volta.
   “Sai sempre come spiazzarmi Amber con le tue conoscenze.” ammise infine offrendole un altro sorriso luminoso.
Era il secondo complimento che riceveva in capo a pochi minuti e, ugualmente a prima, lei non seppe come reagire.
   “Che ne dici di sederci un po’?” chiese infine per spezzare quel momento di imbarazzo, non trovando altro da aggiungere.
Di tutte le conversazioni d’ esordio che si sarebbe aspettata tra lei e Sean, quella che si era appena svolta era, senza dubbio, la più lontana dalla sua immaginazione. Fu grata della presenza di Nike per due motivi: non solo era stata la causa di quell’ incontro fortuito, ma aveva in secondo luogo permesso di allentare la tensione tra loro due offrendo uno spunto di conversazione leggera che aiutasse a spezzare il ghiaccio. Ora però, era giunto il momento di affrontare tutt' un altro genere di argomenti.

Mentre attendeva che Sean prendesse posto accanto a lei, Amber raccolse un pugno di sabbia fine da terra, poi, tendendo il palmo verso l' alto, lasciò che il vento ne spargesse i granelli tutt'attorno, trasportandoli lontano. Quanto avrebbe desiderato che i suoi timori e le sue preoccupazioni potessero sparire allo stesso modo.

 




 

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Ebbene eccoci qui: questo è il mio esordio sul sito. Mai in vita mia avevo concepito un progetto che esulasse dalla semplice one-shot. Questa volta ho voluto provare a cimentarmi in una vera e propria storia a capitoli e spero che il risultato non sia pessimo. Senza tirarla sulle lunghe, volevo solo ringraziare chiunque fosse arrivato fino alla fine di questa prologo e stesse leggendo queste note. Ci tengo a informare che sono una persona molto autocritica perciò prenderò per oro colato qualsiasi parere, anche quello più spietatamente negativo :) Grazie e a presto
Ps. Personaggi e vicende sono frutto della mia immaginazione mentre l' ambientazione si ispira in buona parte alla località marittima di Tybee Island, poco distante da Savannah, Georgia (USA). :)
  
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