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Autore: Lux_daisy    16/07/2013    5 recensioni
"-Che vuoi, feccia?- gli chiese, voltandosi verso di lui. Si appoggiò di schiena al davanzale della finestra e solo allora Squalo notò che la camicia del Boss era completamente sbottonata e lasciava vedere i muscoli scolpiti e la pelle scura segnata dalle cicatrici. Gli occhi dello spadaccino si sgranarono impercettibilmente per un attimo mentre la sua gola deglutì a vuoto un paio di volte e il suo corpo iniziò a percepire ancora più caldo di quanto ce ne fosse."
Nuova XS nata in una calda giornata che ha portato i miei pensieri verso lidi sensuali ed eccitanti u.u perchè questi due sono love and passion
Genere: Commedia, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Superbi Squalo, Xanxus
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo con un'altra XS ^^  l'idea mi è venuta durante una mattina di caldo torrido e il mio cervello è partito per la tangente, perchè, beh, non posso stare senza Xanxus e Squalo u.u e ho voluto scrivere una storia che fosse semplice ma anche sensuale e a tratti comica. In più, dato che su questo fandom nessuno scrive più XS (ç.ç), mi sento quasi in dovere di portare avanti la mia OTP X) anche se penso di avervi un pò martellato con le mie XS e storie sui Varia, quindi penso che per un pò mi fermerò.... dopo avervi annoiato anche con queste chiacchiere, vi lascio alla storia (era ora! direte XD).
Buona lettura!




16 Luglio – Italia, Villa Varia – ore 11:00

Condizioni meteo: 38 °C – tasso d’umidità dell’ 83% - temperatura percepita 42 °C
 

Non era neanche l’ora di pranzo e Squalo era già di pessimo umore. Se ne andava in giro con espressione truce, borbottando imprecazioni a ogni passo e maledicendo quel caldo infernale che non aveva smesso di farlo sudare da quando si era alzato, nonostante la lunga doccia fredda. Per di più, a farlo decisamente andare fuori di testa ci si metteva l’impianto di condizionamento rotto dal giorno prima che aveva spinto buona parte degli abitanti della Villa a cercare refrigerio all’ombra degli alberi dei giardini. Ovviamente anche Squalo avrebbe preferito unirsi a loro piuttosto che essere costretto ad occuparsi e preoccuparsi del Boss, ma dato che il caldo eccessivo tendeva a trasformare il moro in un essere molto più violento e irascibile del solito, era necessario tenerlo sotto controllo e quel compito spettava, come sempre, al suo vice.

Così, sudato, infuriato e nervoso, Squalo si diresse verso l’ufficio del Boss e, come al suo solito, entrò senza bussare, ma invece di trovarlo seduto sulla sua poltrona come si aspettava, lo vide in piedi davanti la finestra aperta, lo sguardo rivolto verso qualche punto indefinito, le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti, mentre la giacca dell’uniforme giaceva abbandonata sulla scrivania. Squalo si concesse di ammirare il suo Boss in quella posizione così insolita per lui, chiedendosi cosa stesse pensando in quel momento mentre i suoi occhi vagavano chissà dove, e l’usuale grido che lo contraddistingueva gli morì in gola, quasi come se avesse potuto distruggere quell’atmosfera che lo aveva incantato per lunghi secondi. Tanto che si riscosse solo quando sentì la voce profonda di Xanxus.
<< Che vuoi, feccia? >> gli chiese, voltandosi verso di lui. Si appoggiò di schiena al davanzale della finestra e solo allora Squalo notò che la camicia del Boss era completamente sbottonata e lasciava vedere i muscoli scolpiti e la pelle scura segnata dalle cicatrici. Gli occhi dello spadaccino si sgranarono impercettibilmente per un attimo mentre la sua gola deglutì a vuoto un paio di volte e il suo corpo iniziò a percepire ancora più caldo di quanto ce ne fosse.

<< Ho contattato il tecnico per far riparare l’impianto di condizionamento: entro l’ora di pranzo dovrebbe essere tutto risolto >> rispose, sforzandosi di mantenere un tono neutro e gli occhi fissi in quelli del moro.
<< Hn >> grugnì Xanxus, passandosi una mano tra i capelli, << meglio così. Questo posto è diventato peggio dell’inferno! Perché cazzo deve fare tutto questo caldo? >>.
“Eccolo là… mi sembrava troppo calmo!” pensò Squalo preoccupato.
<< Siamo in estate… >> si limitò a rispondere, avvicinandosi alla scrivania sulla quale posò un plico di fogli, << questi documenti sono da firmare entro oggi pomeriggio >>.
Xanxus gli piantò gli occhi addosso, squadrandolo dalla testa ai piedi: come lui, anche Squalo portava le maniche della camicia arrotolate, mentre il colletto era sbottonato solo nei primi bottoni e i suoi lunghi capelli erano legati in una coda che lasciava il collo scoperto; notò inoltre come la stoffa della camicia fosse appiccicata alla pelle a causa del sudore e mettesse in risalto i muscoli del torace, ma non lasciò trasparire dal suo volto i pensieri che attraversarono la sua mente a quello spettacolo. Squalo dal canto suo cercava di non fissare i suoi muscoli e la pelle imperlata di sudore, ma dato che si trovavano a pochissimi metri di distanza, divisi solo dalla scrivania, non era un’impresa facile.

In suo soccorso giunsero delle improvvise grida dall’esterno che fecero nuovamente voltare Xanxus verso la finestra: sotto di lui, in uno dei giardini, gli ufficiali dei Varia e altri sottoposti di basso rango si divertivano come dei bambini giocando con uno strano gavettone circondato da una luce bluastra che si lanciavano tra di loro, facendo attenzione a non romperlo e a non farsi colpire, come se si trattasse di una specie di “palla avvelenata”. Il Boss ipotizzò che il palloncino pieno d’acqua fosse protetto da una barriera creata da Fran per impedire che si rompesse se non quando colpiva in pieno qualcuno e, mentre li osservava, vide Lussuria fare un pessimo passaggio verso un sottoufficiale che venne recuperato in extremis da un Levi stranamente agile e che finì nelle mani di Belphegor. Ma il biondino, forse a causa di un eccessivo entusiasmo, non solo lanciò il gavettone verso l’alto ma lo fece con una tale violenza che questo colpì in pieno Xanxus affacciato alla finestra. Squalo ebbe l’impressione di vedere la scena al rallentatore, il palloncino che si infrangeva sulla testa del moro riversandogli addosso l’acqua e inzuppandogli viso, capelli e spalle. Il tempo sembrò fermarsi non solo nell’ufficio ma anche di sotto, dove tutti rimasero paralizzati, inorriditi dall’accaduto.
<< Cielo, Bel-chan, che cosa hai fatto? >> esclamò Lussuria con voce stridula.
<< I-io n-non l’ho fatto apposta… >> replicò il principe guardando con orrore il Boss.

Prima che Squalo potesse fare qualunque cosa per salvare la situazione, con un movimento fulmineo Xanxus afferrò le sue pistole e prese a sparare con furia contro i suoi uomini in giardino. In un attimo si scatenò il caos: i poveri bersagli presero a correre e gridare terrorizzati, scappando verso l’interno della Villa, mentre le fiamme dell’Ira distruggevano il giardino, rendendolo un colabrodo bruciacchiato. Ben consapevole che in certe situazioni fosse meglio non fare niente, Squalo rimase immobile al suo posto e aspettò che il Boss si sfogasse e calmasse. Quando il moro terminò la sua tentata opera di sterminio, si voltò verso il suo vice e nel vederlo grondante d’acqua come un grosso pulcino bagnato, Squalo non poté trattenere una risata divertita alla quale l’altro rispose con un’occhiataccia che avrebbe potuto gelare l’inferno e spaventare Lucifero.

<< Ehi, ehi, non prendertela con me >> disse il Capitano alzando le mani in segno di resa, << e poi non puoi negare che sia stato uno spasso >>. A quella presa in giro, condita dal sorriso che non abbandonava il suo volto, Xanxus afferrò il bicchiere rimasto sulla scrivania e lo lanciò contro l’indegna feccia che, preparato a una simile reazione, scartò agilmente di lato, lasciando che l’improvvisato proiettile si infrangesse sul pavimento.
<< Vooooooi! Falla finita! >> gridò Squalo, anche se il suo tono risultò meno serio del solito, << non muoverti, vado a prendere un asciugamano >> aggiunse subito dopo, dirigendosi verso il bagno privato del Boss a cui si accedeva tramite una porta nell’ufficio. Di ritorno, lo spadaccino si avvicinò al moro che era rimasto fermo al suo posto, ovvero ancora in piedi accanto alla finestra e d’istinto, senza sapere neanche lui perché, prese ad asciugarlo, passando il telo sul suo viso e i suoi capelli.

<< Feccia, se non ti togli quel sorrisetto dalla faccia, ti farò pentire di essere nato >> lo minacciò Xanxus, fissandolo con i suoi occhi di brace come se volesse fargli esplodere il cervello. Squalo rimase con l’asciugamano sospesa a mezz’aria e per un attimo ebbe il desiderio di scoppiare in una risata liberatoria, ma lo sguardo del moro gli fece capire che se ci avesse provato avrebbe potuto dire le sue ultime preghiere. Così sbuffò e riprese a strofinargli i capelli. << Quanto la fai lunga, Boss. È stato solo un incidente! E almeno ti sei rinfrescato un po’ >>.
<< Tsk >> fu la sua unica risposta, ma Squalo si dimenticò molto velocemente dell’accaduto, troppo distratto dalle gocce d’acqua miste a sudore che scivolavano sulle sue clavicole e sul petto e che lui stava accuratamente evitando di asciugare. Sembravano quasi seguire un loro percorso, come se volessero attraversare le linee dei suoi muscoli, insinuandosi in esse e ammiccando in direzione dello spadaccino. Non sapeva se fosse solo per il caldo o se quello fosse un’accentuante, però aveva l’impressione di sentire davvero la vicinanza con Xanxus, anche se non stavano facendo niente di che. Ma gli occhi dell’uno fissi in quelli dell’altro, i loro respiri regolari che si mescolavano e i corpi sudati quasi a contatto stavano mettendo a durissima prova la concentrazione e la resistenza di Squalo; lo sguardo dell’altro poi, così intenso e allo stesso tempo così imperscrutabile, era in grado di mettergli a soqquadro stomaco, cuore e neuroni ogni dannatissima volta, come se potesse leggergli fin dentro l’anima.

E quel momento non era diverso. Il cuore dello spadaccino prese a battere veloce, tanto che gli sembrò di sentirlo ringhiare contro le costole e il fatto che si ritrovassero accaldati, persi in quel silenzioso momento che non aveva bisogno di parole, mandò Squalo in confusione. Non seppe né come né perché, ma prima di poter concepire qualsiasi pensiero logico o anche illogico, le sue labbra presero a baciargli il collo, mentre il suo corpo si appoggiava inconsciamente a quello del moro che si irrigidì per un attimo, sorpreso dal fatto che l’altro avesse preso l’iniziativa. Di solito era sempre Xanxus a cercare l’altro quando aveva voglia di farlo e, anche se l’altro all’inizio faceva resistenza, alla fine cedeva sempre e si lasciava andare; adesso, invece, la bocca di Squalo seguiva la linea del suo collo lasciandogli baci leggeri e usando la lingua per leccare via le gocce d’acqua rimaste.

La pelle di Xanxus era calda, nonostante il gavettone d’acqua fredda, e la sensazione di sentirla sotto le sue labbra provocava brividi lungo la schiena di Squalo: avrebbe continuato a baciarla per ore, anche solo per poter continuare a provare quella piacevole sensazione e poter godere di quel contatto a cui normalmente l’altro non si concedeva, dato che, secondo il suo modo di pensare, le coccole erano solo per le femminucce. Dopo avergli circondato il collo con le braccia, Squalo fece risalire la sua bocca su per la mascella, lasciandosi dietro una scia di piccoli baci che si trasformarono in uno vero e vertiginoso quando incontrò le labbra dell’altro: le leccò e le fece schiudere per permettere alle loro lingue di incontrarsi, stringendosi contemporaneamente di più a Xanxus che non impiegò molto per rispondere a quel contatto così travolgente. D’un tratto sentì Squalo posargli le mani sulle spalle e togliergli la camicia bagnata, che cadde silenziosa e subito dopo la bocca del Capitano scese fino a baciargli il petto, stuzzicando anche i capezzoli, mentre le mani accarezzavano il profilo dei muscoli, soffermandosi sulle cicatrici che ricoprivano il corpo del moro.

I polsi di Squalo vennero d’un tratto arpionati dalla presa del Boss come a intimargli di fermarsi: lo spadaccino sapeva che, nonostante tutta la sicurezza e arroganza che Xanxus ostentava, la presenza delle cicatrici era un suo punto debole. Gli ricordavano costantemente i trascorsi con il Nono e gli otto anni passati prigioniero del ghiaccio a cui il suo falso padre l’aveva condannato; per lui erano il segno visibile del suo fallimento e del suo non essere degno di diventare Boss dei Vongola, una deturpazione della quale non si sarebbe mai liberato, ma per Squalo non erano mai state niente di tutto ciò. Erano il simbolo del ritorno di Xanxus da lui, del suo essere di nuovo nel mondo dei vivi e non in una bara eterna e, anche se non l’avrebbe mai detto ad alta voce – perché quello era uno dei tanti argomenti che non dovevano essere nominati in sua presenza – le trovava dannatamente sensuali e attraenti. Per questo ignorò il tentativo del moro di fermarlo e, dopo essersi liberato della sua presa, continuò ciò che stava facendo, passando anche le labbra sopra quelle cicatrici fino a quando decise che quello non era abbastanza.

Spinse il Boss verso la poltrona che era accanto a loro, accompagnando il movimento con il suo corpo e in pochi secondi si ritrovò seduto a cavalcioni sopra di lui, la bocca ancora impegnata a deliziarsi della pelle dell’altro. Nonostante fossero entrambi sudati, nessuno dei due sembrava farci caso, anche se Squalo riusciva a sentire la fastidiosa sensazione della stoffa attaccata al corpo. Come se Xanxus gli avesse letto nel pensiero, gli sbottonò la camicia e gliela tolse, il tutto mentre le labbra erano unite in uno dei loro baci selvaggi che non lasciavano respiro e le mani del moro presero ad accarezzare la schiena di Squalo, nella stanza solo il suono dei baci e dei gemiti sommessi.

Dopo un po’ lo spadaccino cominciò a chiedersi perché l’altro non avesse ancora fatto niente a parte rispondere alle sue labbra; normalmente l’avrebbe preso e sbattuto sulla scrivania o su qualsiasi superficie disponibile, infischiandosene delle sue proteste, invece adesso sembrava non avere neanche voglia di andare oltre.
“Forse non gli va? No, impossibile, Xanxus ha sempre voglia di farlo… non sarà mica che non gli piace?”. La prospettiva che il Boss gli stesse semplicemente lasciando fare quello che voleva lo fece fermare un momento e un’ondata di fastidio gli invase il petto: possibile che non riuscisse a farlo eccitare o almeno a farsi desiderare da lui?
<< Hai già finito, feccia? >> gli chiese il moro con una nota di disappunto nella voce, dato che l’altro era rimasto immobile alcuni secondi.
No, lui era Superbi Squalo e non era bravo solo ad uccidere la gente ed aveva tutte le intenzioni di dimostrarlo a quel presuntuoso. Senza rispondere, riprese a baciargli il petto, tracciando linee immaginarie con la lingua e scese, scese lentamente, in un sensuale e voluto stillicidio; superò l’ombelico e a quel punto si ritrovò costretto a cambiare la sua posizione e a inginocchiarsi a terra, ritrovandosi quasi sotto la scrivania.
<< Ho appena cominciato >> disse allora, sollevando lo sguardo verso il Boss, sul volto un sorrisetto di sfida, mentre le mani slacciavano la cintura dei pantaloni e abbassavano la zip.

Passati a malapena una dozzina di secondi da quando Squalo aveva iniziato a dare piacere a Xanxus, successe l’impensabile: qualcuno bussò alla porta dell’ufficio e senza attendere riposta entrò dentro, trovandosi di fronte al Boss seduto alla scrivania a torso nudo. Dato che lo spadaccino non aveva neanche avuto il tempo di spostarsi, si ritrovò a nascondersi sotto il grande tavolo che, per sua fortuna, era completamente chiuso sul lato esterno, impedendo così al nuovo arrivato di vederlo. Il tempo sembrò rallentare mentre il moro fissava con un misto di astio e sorpresa quel sottoposto che aveva osato entrare nel suo ufficio senza permesso. In qualsiasi altro momento gli avrebbe sparato all’istante solo per una simile mancanza di disciplina, dato che aveva appena violato uno degli ordini più sacri a Villa Varia, ovvero non entrare per nessun motivo nell’ufficio del Boss; ma data la presenza di Squalo si ritrovò leggermente distratto. Il motivo? Semplice: divertito dalla situazione, il Capitano, complice quel sentimento di ripicca e rivalsa nei confronti di Xanxus che mai lo abbandonava, aveva ben pensato di divertirsi a sue spese e invece di interrompere ciò che stava facendo, decise di continuare imperterrito a leccare e succhiare, ignorando i piccoli calci che riceveva da parte del moro, il quale, dal canto suo, dovette fare uno sforzo titanico per trattenersi e impedire a se stesso di lasciarsi andare al piacere.

<< Scusi se La disturbo, Boss, ma La informo che il tecnico ha finito di riparare l’impianto di condizionamento prima del previsto; il problema è che invece di accettare il compenso pattuito, sta chiedendo più soldi e dice che non se ne andrà fino a quando non verrà accontentato. Ho cercato il Capitano Squalo per parlarne con lui, ma non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte e anche gli altri ufficiali sembrano essere spariti nel nulla, perciò ho pensato che fosse meglio riferirlo direttamente a Lei >>. Nel mentre del discorso – che una parte del cervello di Xanxus aveva recepito e compreso – il moro aveva afferrato la testa di Squalo con una mano per costringerlo ad allontanarsi, ma, come i calci, anche quello non aveva avuto effetto, dato che lo spadaccino stava decisamente facendo un buon lavoro, rendendo quindi difficile al Boss di imporsi con la forza come al solito. Un gemito gli sfuggì dalla gola e Xanxus dovette coprirsi la bocca con la mano, prima di riuscire a trovare la forza per parlare. << Me ne occuperò io, ora puoi andare >> disse col tono più sicuro di cui era capace in quel momento e non era di certo uno dei più riusciti.

<< Ah, inoltre… >> ricominciò il sottoposto, che doveva avere qualche inconscio desiderio di morire, perché a quelle parole, il Boss afferrò la pistola rimasta sul tavolo e la puntò contro il ragazzo. Era quasi arrivato al limite per colpa della feccia sotto di lui: non poteva più perdere tempo, così, anche se la mano tremava, la voce era più bassa del normale e il respiro ansante, Xanxus affilò lo sguardo e disse: << Se non esci subito di qua, userò il tuo sangue per ridipingere le pareti >>.
Il sottoposto sussultò terrorizzato e si fiondò fuori dalla stanza, scusandosi e sbattendo la porta dietro di sé, lasciando finalmente al Boss la possibilità di godersi quel piacere che subito dopo giunse al suo apice, accompagnato da gemiti che somigliavano più a grugniti e da tremori che scossero il suo corpo.

Squalo, dal canto suo, soddisfatto di come erano andate le cose, uscì dal suo nascondiglio improvvisato ma rivelatosi quanto mai utile e si rialzò in piedi, fissando Xanxus con un’espressione di vittoria stampata sul volto. Quel sorriso compiaciuto, unito ai suo occhi leggermente lucidi e al suo corpo sudato, fece incazzare il moro e lo eccitò allo stesso tempo: non avrebbe mai creduto che il suo vice si sarebbe spinto a tanto e che l’avrebbe sfidato così apertamente. Perché per lui quel gesto fu proprio un segno di sfida e di certo non aveva intenzione di tirarsi indietro. Afferrò Squalo in un abbraccio che somigliava più ad una morsa e lo sbatté sulla scrivania, aprendogli le gambe e mettendosi in mezzo. Si chinò su di lui e dopo avergli leccato un capezzolo, lo fissò con un ghigno selvaggio ma sensuale. << Adesso mi diverto io, feccia. Preparati >> gli disse con la voce arrochita dal piacere.
Come a volerlo provocare ulteriormente, Squalo si leccò le labbra in un modo volutamente lascivo e, sorridendo, strinse le gambe attorno al bacino di Xanxus.
<< Ai tuoi ordini, Boss >>.
 
Sì, lui era Superbi Squalo e non era bravo solo ad uccidere la gente: era l’unico a saper trattare con quella creatura pigra, irascibile e arrogante che era il suo Boss.



Spero che vi sia piaciuta ^^ confesso che questa storia è stata una sorta di autofanservice, dato che per me Xanxus e Squalo sono l'apoteosi della sexaggine X) in più non so perchè ho sviluppato una sorta di fetish per le cicatrici che trovo davvero sexy *_* bene, dopo queste ultime precisazioni, vi ringrazio per essere arrivati fin qua e se mi lasciaste un commentino per farmi sapere che ne pensate, mi farebbe davvero piacere :3
a presto e buone vacanze ;)

  
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