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Autore: FedeB    16/07/2013    2 recensioni
"La prima volta che lo vide notò solo i capelli.
Insomma, all'inizio pensava si trattasse di un' allucinazione, ma quei capelli brillavano. Letteralmente."
[HUNHAN]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La seconda volta che lo vide, notò le guance.

Uscito per la prima volta da quel buco nero universale, si era reso conto che forse, andare in un bar durante la settimana e perdere la mattinata di scuola non era stata un’ idea così geniale.

Tuttavia, il giorno dopo era di nuovo davanti all’ entrata dell’ XOXO, così si chiamava il bar, fermo come un idiota a fissare l’ insegna luminosa rossa.

Ora è accesa. Ora è spenta. Oh, ora è accesa. Ora spenta!
… Forse mi conviene entrare.


Si era svegliato presto quella mattina, con il buon proposito di andare al bar, bere il suo marocchino e schizzare fuori a lezione.
Ma, insomma, i buoni propositi fanno tutti la stessa, orribile fine.

Era stato invaso da un dolce profumo di cioccolato non appena aveva aperto le porte e si era trascinato come solito fino allo stesso tavolino del giorno avanti, il numero 15, quello dal quale riusciva a vedere tutto il locale, ma anche quella testa rosa che non gli aveva permesso di dormire sonni tranquilli. Anzi, non gli aveva proprio permesso di dormire.

Non che fosse venuto lì per lui, capiamoci.
gli era solo piaciuto il marocchino preparato da lui, sì.

Ma con suo grande disappunto, del suo alieno dalla testa rosa non c’era nemmeno l’ ombra.

Che poi. Che pretese. Punto primo: non è mio e probabilmente mai lo sarà.
e per la cronaca, punto secondo: non sono gay. Per davvero.


Con un sospiro rassegnato, buttò lo sguardo sull’ ambiente che lo circondava; a quell’ ora, quando spuntavano le prime luci del mattino, il bar era silenzioso, ad eccezione di una musica soffusa che aleggiava nell’ aria e il rumore delle stoviglie sciacquate nella zona cucina.
Con gli imprenditori in giacca e cravatta intenti a leggere le notizie di borsa sul giornale e gli studenti universitari chinati sui computer per un ripasso finale prima dell’ esame, il locale dava l’ idea di un posto fondamentalmente sicuro, tranquillo, quasi un luogo dove rifugiarsi quando il mondo sembrava prenderti a calci in culo.
Persino il sorriso della giraffa con l’ occhio sminchio e la goffaggine di un ragazzo che ricordava tanto uno di quei cosi di carne che Se Hun amava contribuivano all’ intimità di quel luogo.

Chissà come diavolo si chiamavano quei cosi… Bao… Baozi, ma certo! Ecco, quel ragazzo sembra tanto un Baozi. Quindi per me lui si chiamerà Baozi. Nice to meet you.

Era stato quasi un’ ora dopo che le porte si erano spalancate e aveva fatto la sua comparsa la testa rosa, che magicamente era diventata rossa.
“Ah, Lu Han! Vedo che ti sei tinto di rosso!” aveva esordito il Baozi.

Intuitivo, il ragazzo. Quindi si chiama Lu Han. Deve essere cinese.

“Ah, grazie Minseok – ssi. Buongiorno anche a te, Chanyeol.” L’ interessato lo aveva salutato con un cenno del capo e un ghigno in tralice decisamente inquietante. “Scusate il ritardo, mi metto subito al lavoro!”

Era stato allora che Se Hun aveva notato le guance: leggermente arrossate, forse conseguenza di una corsa per non arrivare troppo in ritardo, e con gli zigomi alti, che gli conferivano quell’ aria fanciullesca e da bambola di ceramica, accentuata dalla sua chiara carnagione.

Che poi a Se Hun nemmeno piacevano le bambole di porcellana, anzi. Gli avevano sempre fatto una caga assurda.

Lu Han passava per i tavoli e prendeva le ordinazioni sorridendo a tutti, piegando le guance in due tenere fossette che lo facevano apparire ancor più bambino e Se Hun aveva realizzato che avrebbe passato volentieri tutta la giornata a baciare quelle guance.

Se Hun, cosa stai pensando? Non sei gay, no, assolutamente.

Aveva scosso la testa, come a cercare di scacciare quei pensieri che girovagavano per la sua mente e poi aveva guardato il cellulare per accertarsi di essere in tempo per andare a scuola.
Lo schermo si era illuminato e Se Hun si era pietrificato.

Merda.

FROM:Kim Jong In (Asshole) 08:23
“Oh, Cristo Santo, Se Hun. Non di nuovo. Dimmi che entri un’ ora dopo, plz.”

FROM:Kim Jong In (Asshole) 09:00
“…..A quanto pare no. due ore?”

FROM:Kim Jong In (Asshole) 10:39
“No, eh?
Va bene. Va tutto bene, perfettamente. Alla fine mi hai solo abbandonato in mezzo a questo branco di idioti per chissà quale assurda ragione al mondo. Spero per te che comprenda un paio di tette, questa ragione, o stai sicuro che non ti lascio vivo.”

FROM:Kim Jong In (Asshole) 11:17
“Se Hun! TT.TT Mi manchi!! TT.TT TT.TT”

FROM:Kim Jong In (Asshole) 12:30
“Ok, brutta cacca che non sei altro. Sto venendo a casa tua.”

Oh, Santa Merda.
 
 
Niji’s corner~
Hello, ppl!
Ok, insomma, ecco il secondo capitolo. Il primo, “Hands”, era solo un capitolo puramente introduttivo, ma non propriamente un prologo.
Una sorta di introduzione, sì.
Ora, passiamo alla storia: dovete sapere che per me questo è un mondo tutto nuovo. Nel senso: io sono abituata a scrivere cose più “statiche”, nel senso che preferisco più la parte psicologica che la parte attiva di un personaggio.
A raccontare gli avvenimenti uno dopo l’ altro non sono abituata, lol
Motivo per cui, se per caso ho deluso le aspettative di qualcuno, mi scuso tantissimo. Sorry! //inchino profondo.
Inzomma, ci vediamo alla prossima settimana! E fatemi sapere che cosa ne pensate, plz!
Pai pai~
  
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