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Autore: Pando91    17/07/2013    2 recensioni
Santana e Brittany si conoscono alla fine del liceo, quando è tutto ancora in gioco.
Dopo una conoscenza infuocata e festini compromettenti, la mora e la bionda cominciano a conoscerci meglio, grazie ad un impegno preso da Brittany per concludere l' anno al meglio. Un esame l' aspetta.
La loro vita subirà dei cambiamenti, bisogna solo vedere chi riuscirà ad accettarli per prima.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1 ANNO DOPO

 
Poggiai la valigia sul vialetto e per la prima volta da quando ero arrivata, guardai veramente quella casa.

Era ormai passato un anno da quando avevo lasciato Lima.Un anno dal mio diploma, un anno da tutta quella sofferenza che mi sentivo dentro.

Ero andata semplicemente via. Lo stesso giorno avevo preso le valige ed ero partita. I miei genitori avevano provato più volte a farmi desistere, ma mi videro troppo stanca e dolorante per non lasciarmi andare. Così presi tutte le cose che ritenni importanti ed essenziali, e partii.
Andai dai miei nonni, a Santo Domingo. Dovevo staccare, togliermi da tutto quel casino che mi aveva preso e mai più lasciato.
Dissi che sarei partita soltanto quando ero già in volo. Quinn e Kurt mi chiesero di tornare, che si sarebbe trovata una soluzione, che non potevo lasciare tutto così e andarmene. Mi diedere dell’ immatura, mi dissero che da me non se lo sarebbero aspettato. E invece non era vero. Era solo un tentativo per farmi desistere.

Entrambi sapevano quanto fossi brava ad allontanarmi quando tutto andava male.

Restai dai miei nonni fino a che non mi arrivò una notizia che mi sconvolse, così tornai. Avevo cominciato a fare la cameriera, non avevo trovato di meglio. Poi, grazie ad alcuni agganci di clienti molto espansivi, avevo trovato un locale jazz. Così, avevo cominciato a cantare per le persone che mi guardavano.
Quando succedeva, quando mi trovavo sul palco di fronte a tutte quelle figure, riuscivo a sentire un brivido. Era il brivido dell’ amore, l’ amore per qualcosa che vuoi fare seriamente.

Guardai ancora un po’ quella casa.
Era giugno e faceva un caldo diverso da Santo Domingo. Respirai un po’ d’ aria e decisi di suonare. I miei genitori non sapevano che sarei tornata quel giorno. Alla notizia avevo fatto il più veloce possibile, spiegato ai miei nonni quanto potevo e poi avevo preso l’ aereo.
Quando mia madre aprì la porta e mi vide, non feci neanche in tempo a salutarla che mi stringe in un abbraccio stretto, che quasi mi fece soffocare.

“ Mija! “

“ Mamma .. mi stai strozzando “

Cercai di farla allontanare e, non dopo diversi sforzi, riuscii a tornare a respirare di nuovo.

“ Entra, che ci fai qui? Sono così contenta che tu sia tornata! “

Mi spinse dentro, mi buttò praticamente sul divano e continuò a fare domande. Era agitata, ogni due per tre mi faceva dei grandi sorrisi, tranne quando le spiegai il motivo del mio ritorno. Ma lo capii e io la ringraziai.

Tornare a casa, rivedere i miei genitori, mi fece sentire piena d’ amore.

Durante tutto quell’ anno avevo sperimentato, fatto esperienze, conosciuto gente nuova, ma niente mi aveva fatto perdere quel sentimento non vissuto che avevo per lei.
I miei sogni la ricreavano sempre, come se volessero farmi uno scherzo, nel letto, accanto a me, a guardarmi mentre dormivo.
Ogni volta che mi svegliavo, posavo una mano accanto a me, e ogni volta scoprivo che non c’ era nessuno, che lei non c’ era.
Delusa mi alzavo e mi maledivo per la mia stupidità. Ma non potevo negarlo a lungo: la volevo, la volevo ancora.

Volevo tutto di lei, volevo il suo sorriso, il suo modo di guardare al mondo. Volevo baciarla di nuovo, volevo sentire le sue mani su di me, volevo averla ancora.
Credo che mi maledissi ogni giorno per la scelta che avevo preso un anno fa, di andare via e non tornare.
Mi resi conto che scappare non serviva a niente, anzi forse peggiorava soltanto le cose: cercare di sopprimere qualcosa che vuole esplodere non è il modo migliore per andare avanti.

E così ero tornata.

 
--
 

Presi il cellulare e digitai pochi tasti.

“ Santana, ci siamo sentite due ore fa! “

Alzai gli occhi al cielo.

“ Beh, se ti dispiace così tanto che io ti chiami puoi anche dirlo “

La sentii sbuffare e le mie labbra si distesero in un sorriso per il mio falso vittimismo.

“ Cosa vuoi? “

“ Volevo salutarti “

Ci fu un attimo di silenzio.

“ Hai bevuto? “

Scossi la testa, incredula.

“ No Quinnie, non ho bevuto, è pomeriggio! E comunque sta maglia rosa è orribile “

Aspettai una sua reazione.

“ L’ ho comprata ieri, io la trovo in mio stile in-..ma tu come fai a sapere che ho una maglia rosa? “

Quinn era in camera sua, la schiena rivolta verso la finestra, mentre mi sembrava stesse rimettendo qualcosa a posto. La vidi girarsi con uno sguardo stranito.

Quando mi vide rimase un attimo ferma, poi sparì dalla stanza.

Dopo poco me la ritrovai davanti, fiatone e un sorriso enorme. Mi si buttò addosso.

“ Sei una stronza! Potevi avvisarmi invece di farmi prendere un colpo “

Quando mi liberai dalla sua presa, scossi la testa.

“ Si chiamano sorprese Quinn! Avanti fammi entrare e dammi da bere qualcosa di fresco, che muoio dal caldo! “

Entrammo e facemmo le solite chiacchiere da vecchie amiche che si ritrovano, nonostante ci fossimo sempre sentite durante quell’ anno. Poi arrivò la domanda cruciale.

“ Santana, cosa ci fai qui, seriamente? “

Abbassai per un attimo gli occhi. Avevo ancora difficoltà a parlarne, ma con Quinn probabilmente sarebbe stato più facile. Dopotutto lei mi aveva sempre capita, anche con poche parole. Mi resi conto che ero fortunata ad averla con me.

“ Sono venuta per lui “

E infatti, non ci mise molto a capire di cosa stessi parlando.

“ Come l’ hai saputo? “

Chiusi gli occhi un attimo e i miei ricordi tornarono a quel momento, quel momento che mi fece battere il cuore, quel momento che mi fece tornare a casa.

“ Me l’ ha detto lei “

Quinn sgranò gli occhi sorpresa.

“ Te l’ ha detto lei? “

“ L’ ha fatto “ scrollai le spalle facendo di tutto per sembrare indifferente. Povera illusa.

“ E come ti ha trovata? “

Le sorrisi.

“ Ha chiesto il numero a quella femminuccia di Hummel e lui non ha resistito e gliel’ ha dato “

“ Non sarà stato felice risentirti allora “

Risi un attimo.

“ Decisamente no “

Quinn continuò a guardarmi.

“ Immaginavo che l’ avrebbe fatto prima o poi .. chiamarti intendo, non pensavo ora, in questa situazione “

“ Quinn è proprio per questo che mi ha chiamata “

Lei mi fissò non capendo e io le raccontai la telefonata.

 
“ Nonna, sono tornata “

Chiusi piano la porta e chiamai più di una volta mia nonna: a quanto pare non era in casa. Erano le 20 e avevo una fame pazzesca, ma ero troppo stanca per cucinare veramente qualcosa.
Così mi sdraiai sul divano, tentando di aspettare che i miei nonni tornassero a casa. Gli occhi mi si chiudevano dopo una giornata di lavoro passata a portare ordinazioni a tutti i clienti. Per fortuna quella sera non sarei dovuta andare a cantare, non sarei stata al mio massimo.
Sentii gli occhi pesanti, mi misi comoda e decisi che fare un pisolino non sarebbe poi stata una brutta idea. Appena tolsi le scarpe e mi rannicchiai tranquilla, una vibrazione mi fece spaventare un attimo.

Avevo il cellulare in tasca.

Sbuffai. Chiaramente contrariata e mezza insonnolita presi il telefono e accettai la chiamata, sperando fosse qualcosa di veloce.

“ Pronto? “

Dall’ altro capo del cellulare nessuno rispose.

“ Pronto, chi è ? “

Guardai il numero sul display ma non lo conoscevo. Fu solo quando sentii quella voce che mi diedi un pizzicotto per capire se stessi sognando o meno.

“ San, sono io “

Non servì dire il suo nome, avrei riconosciuto quella voce dappertutto.

“ Britt .. “

Ma non continuai. Non sapevo cosa dire. Un tuffo al cuore. Restai immobile cercando di riprendermi. Mi aveva chiamata, mi aveva chiamata, mi aveva chiamata.

Perché mi aveva chiamata? Cercai di non agitarmi, volevo soltanto sentire ancora quel suono, dire ancora il suo nome. Mi sentii viva.

“Ciao San “

Nel suo tono non c’ era rabbia e provai una fitta di dolore al pensiero di non riuscire a riconoscere cosa pensasse, cosa provasse.

“ C-come stai? “

La sentii fare un sospiro.

“ Possiamo saltare i convenevoli, ti va? So dove sei, con chi e come stai, me l’ ha raccontato Kurt “

“ E’ lui che ti ha dato il mio numero? “

“ Si, ma non arrabbiarti, ho insistito così tanto! Anche Lord T. ha dovuto convincerlo, e alla fine ce l’ abbiamo fatta “

Sorrisi un attimo, al pensiero di quel maledetto gatto. Brittany non sembrava cambiata.

“ Allora dimmi “

Cercai di non andare troppo di fretta, ma non credei fosse proprio una sua prerogativa.

“ Mio padre ha il cancro “

Sgranai un attimo gli occhi, pensando a quell’ uomo che ci aveva così tanto fatto soffrire.

“ Mi dispiace “

Lo dissi, ma senza sentirlo veramente. Una piccola, cieca rabbia fece parte di me per un attimo. Dopotutto era stata causa sua, colpa sua se me ne andai via.

“ Ho bisogno che tu torni San “

Quella frase mi stupì più di tutte. Voleva che io tornassi? Perché?

“ Perché? “

Non riuscivo a capire.

“ Perché lui vuole parlarti “

Questo mi fece ancora più sorprendere. Brittany mi stava chiamando, mi stava chiedendo di tornare, perché suo padre voleva parlarmi.

“ Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo Brittany? “

Risentirla aveva acceso in me speranze sconosciute, mi aveva fatta sentire meglio e mi maledissi per non averla chiamata io molto tempo prima, ma non poteva chiedermi quello.

Ero sicura di amarla ancora, ma non sapevo dove sarei potuta arrivare. La sentì sospirare, probabilmente se lo sarebbe aspettato.

“ Me ne rendo conto, ma mi rendo conto che mi hai lasciata nel bel mezzo di un casino, hai mollato tutto e te ne sei andata dicendomi una bugia, quindi ora
ti chiedo se puoi tornare. Se non riesci a farlo per lui, fallo per me “


La sua voce era dura e ferma. Non l’ avevo mai sentita così sicura, e il suo tono non sembrava ammettere repliche.

“ Io .. “

Non riuscì a parlare perché mi interruppe.

“ Fallo per me San, ti prego “

Abbassai gli occhi e cercai di pensare a cosa fare. Ci pensai davvero, per pochi secondi, ma quell’ ultima frase detta con la tristezza più assoluta, mi fece capire che avrei dovuto farlo. Sarei dovuta tornare.

“ Ci vediamo a Lima allora “

 
--
 

“ Dopo ciò, mi ha chiamato e mi ha urlato addosso, stavo aspettando quella chiamata con paura “

Risi un attimo.

“ Te lo meritavi, e non dire di no “

Kurt aveva raggiunto me e Quinn a casa della bionda, per fare una cena insieme. I genitori, dopo aver capito che avevamo bisogno di un po’ di calma, erano andati a mangiare fuori.

Avevo detto ai miei che non sarei tornata e loro avevano capito.

“ Quando vi vedete ora? “

Scossi la testa.

“ Non lo so e chiamarla, lo devo ammettere, mi rende nervosa “

“ Fallo ora, almeno siamo insieme “

Guardai Quinn per un attimo, mentre pagava il fattorino e portava dentro tre pizze fumanti.

“ Ok si, credo sia meglio se ci siete anche voi “

Presi un respiro, recuperai il numero di Brittany dalla rubrica e attivai la chiamata. Il cuore mi batteva forte, e cercai di non dare a vedere quanto fossi emozionata. Mi sentii una stupida.
Dopo alcuni squilli, la voce di Brittany arrivò a me bassa, come se bisbigliasse, ed effettivamente era così.

“ Aspetta “

Ed aspettai senza rispondere.
Quando sentii di nuovo la sua voce, questa volta aveva un tono normale.

“ Scusa, sono in ospedale e non potevo parlare “


“ Tranquilla. Tuo padre come sta? “

“ Gli hanno dato pochi giorni “

Sentii la sua voce tremare. Quinn e Kurt mi guardavano in attesa, spingendomi ad arrivare al punto. Presi un altro respiro. Perché era diventato così difficile parlare?

“ Cosa devo fare ? “

Lei non rispose subito.

“ Domani lo portiamo a casa. È inutile che continui a stare in ospedale. Puoi venire dopo pranzo? “

Chiusi gli occhi un attimo.

“ Dopo pranzo va bene. Brittany .. perché mi vuole parlare? “

Ancora una pausa.

“ Non è niente di brutto San, stai tranquilla, non ti avrei mai fatta tornare altrimenti “

Aveva un tono freddo, non era più la Brittany di un tempo. Le avevo proprio fatto male. Provai un senso di dolore e mi disgustai per quella scelta presa un anno fa.

Non volevo dirlo di fronte a loro, non avrei voluto farlo, ma dovetti dire quelle parole.

“ Britt, mi dispiace per l’ anno scorso. Io, sono stata una stronza, lo so “

Aspettai che dicesse qualcosa, ma non arrivò nessuna risposta.

“ Ci vediamo domani Santana, dopo pranzo, mi raccomando “

E riagganciò il telefono.
Quinn e Kurt mi guardavano.

“ Non mi ha risposto “

“ Domani parlerete meglio San, è normale che ti sembri un po’ lontana “

Misi un pezzo di pizza in bocca, cercando di gustarlo.

“ Sono una casinista, pezza di stupida che non sono altro “

Mi schiaffeggiai un attimo.

“ Lo sappiamo San. Ora mangia, per favore. E aspetta domani, ok? “

Quinn cercò di non farmici pensare, inutile dire che non dormii per tutta la notte.


ANGOLO AUTRICE:

Buongiorno a tutti.
Credo che tutti noi sappiamo cos' è successo in questi ultimi giorni. Una persona che aveva dato tanto al mondo, è venuta a mancare.
Vorrei condividere con voi tanti miei pensieri, ma questa non è la sede giusta per farlo.
Posso solo dire che provo un dispiacere enorme, ma credo anche che se lui ha fatto quella cosa in quel momento, è perché ne ha avuto bisogno. Sbagliato o meno, dobbiamo accettarlo e continuare ad amare questa persona, che ha dedicato tutto se stesso in ciò in cui credeva.
Scusate per l' OFF TOPIC, ma mi sembrava giusto scrivere due parole su Cory.

So che forse non è il momento più adatto per aggiornare la storia, ma non mi sembrava neanche giusto fare aspettare troppo.
Spero di avervi dato 10 minuti di sollievo.
Ringrazio tutte quelle persone che seguono ancora questa storia, la leggono, la recensiscono, la preferiscono e la ricordano.
Il prossimo sarà l' ultimo capitolo, mi sembra di lasciare andare un pezzo di me :')

Se volete fare due chiacchiere, io ci sono.


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Un abbraccio a tutti, Pando!


  
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