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Autore: Seki    17/07/2013    0 recensioni
Green osservava il suo pokégear.
Il pokégear osservava Green.
Quanto tempo, un ragazzo ed un oggetto, potevano resistere in una gara a chi fissava più a lungo?
[Originalshipping+Gold]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gold, Green, Red
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Call me Maybe

Green osservava il suo pokégear.

Il pokégear osservava Green.

Quanto tempo, un ragazzo ed un oggetto, potevano resistere in una gara a chi fissava più a lungo?

Il capopalestra guardò l’orologio: un’ora.

Beh, avrebbe potuto anche decidersi ad aprirlo e comporre quel maledetto numero, non sarebbe stato poi così difficile.

Il problema non stava tanto nel fatto che non fosse in grado di utilizzare quell’aggeggio malefico, ai suoi tempi –si sentiva terribilmente vecchio anche solo a pensare una cosa del genere- non esisteva nulla del genere; la vera incognita risiedeva nella persona dall’altra parte della cornetta.

Avrebbe risposto?

Lo avrebbe sentito suonare, disperso com’era sulla vetta di Monte Argento?

E se avesse risposto…di che cosa, esattamente, intendeva parlargli?

Il ragazzo scosse la testa: il progresso, la più ingegnosa e crudele tortura dell’umanità.

Aveva la possibilità di contattare Red, di sentire la sua voce dopo tanto –troppo- tempo. Gli sarebbe bastato schiacciare un misero pulsante, eppure…

Eppure, perché non lo faceva?

Sospirò.

Sapeva esattamente cosa lo fermava: la paura. Il timore della lontananza, il terribile presentimento che tutto fosse cambiato in quel periodo in cui, per un capriccio dettato dalla voglia di essere il numero uno, si erano persi di vista, uno per inseguire il sogno di una vita, l’altro per occuparsi di una palestra che nemmeno aveva desiderato.

Un secondo sospirò rassegnato gli sfuggì dalle labbra, mentre il pokégear ancora lo studiava.

Il richiamo dolce di Umbreon lo riportò alla realtà, mentre il pokémon dal manto nero gli si avvicinava, andando a sfregare piano la testa contro la sua gamba, come a infondergli il coraggio che non aveva più avuto in quegli anni.

-D’accordo Umbreon, facciamolo!-

 Incoraggiato dal verso carico d’approvazione del suo compagno, il ragazzo afferrò il piccolo strumento e corse freneticamente a cercare tra la sua affollatissima rubrica –in cui spiccavano, ben quattro numeri diversi-, il numero dell’antico rivale.

Poi premette il tasto verde, e attese.

Passarono dieci secondi, prima che l’altro si decidesse a rispondere, e furono i dieci secondi più lunghi della sua vita: le mani gli sudavano copiosamente, mentre le gambe, incapaci di star ferme, lo avevano portato a percorrere, su e giù, la lunghezza della sua stanza per un numero infinito di volte. E intanto la sua mente non poteva fare altro che pensare “rispondi, razza di ridicolo giovane idiota!”.

Ma poi Red aveva risposta, e lui era entrato nel panico.

-Red? Sono Green…no aspetta, non dire niente!- Nella frenesia del momento, interruppe il tentativo dell’altro di rispondere qualsiasi cosa: sapeva che se si fosse fermato in quel momento, non sarebbe più stato in grado di dire alcunché; avrebbe perso il coraggio improvvisamente ritrovato e avrebbe sprecato l’unica possibilità che si era dato di porre rimedio a tutta quella faccenda.

Così, ignorando l’altro, andò avanti per la sua strada.

-So che ti sembrerà assurdo che io ti chiami proprio ora, è passato così tanto tempo…ma avevo bisogno di sentirti. Ho bisogno di sentirti. E di vederti. Quindi dovresti davvero smetterla di fare l’eremita su quel dannato Monte e tornare da me, a sfidarmi, a parlarmi, a passare del tempo con me, maledizione!- si fermò per prendere fiato per qualche istante, non era abituato a fare discorsi così lunghi, e probabilmente Red, dall’altro capo del Kanto si stava chiedendo cosa diavolo stesse pensando, per dire delle cose così assurde. Ma questo non lo fece demordere, e decise che, se doveva buttare alle ortiche anni di orgoglio lo avrebbe fatto bene.

-Maledizione Red!- ripeté –Mi manchi. Mi manchi così tanto che mi metto a fare queste telefonate assurde, anche col rischio che tu cominciassi a pensare che io sia andato totalmente fuori di testa. Il che potrebbe essere vero, ma sarebbe comunque colpa tua, e della tua lontananza! Quindi…quindi, dovresti davvero tornare. A casa. Da me.-

Si fermò, riprendendo fiato e cercando di convincere il suo cuore a fermare quella corsa sfrenata che sembrava aver deciso di intraprendere senza il suo permesso.

Glielo aveva detto.

Ce l’aveva fatta.

Era terribilmente liberatorio –e mortalmente imbarazzante, ma per uccidersi avrebbe avuto tempo, dopo-, era come essersi tolti un peso dal cuore che premeva fastidioso e non lo lasciava dormire, la notte.

Un sorriso leggero andò a incurvare le labbra del capo palestra.

Poi arrivò la doccia fredda.

-Green? Ecco…come dire…io non sono Red…-

Un voce titubante lo raggiunse.

Una voce che non era, assolutamente, la voce di Red.

-C-cosa?-

L’incredulità prese il sopravvento, mentre cercava in tutti i modi di non pensare al fatto che aveva appena dichiarato i suoi sentimenti ad un altro.

-Sono Gold…credo, credo tu abbia sbagliato numero.-

L’imbarazzo del giovane campione di Jotho, non era per nulla paragonabile a quello che stava attanagliando al momento il capo palestra, che, in un attimo di puro e semplice panico, riattaccò il pokègear, senza dare alcuna spiegazione.

Umbreon fissò il suo allenatore, che sembrava voler urlare, sebbene la voce lo avesse abbandonato, mentre si lasciava cadere sul letto, un braccio a coprirgli il viso imporporato, mentre tra le mani ancora teneva stretto il piccolo oggetto incriminato.
-Ah, maledizione!- sbottò infine, facendo trasalire il pokémon –Maledetta tecnologia!-

*****

Nella regione di Jotho, intanto, un incredulo Gold fissava sconvolto il suo pokégear, scambiandosi, di tanto in tanto, uno sguardo perplesso con il piccolo Ambipom aggrappato alla sua spalla.

Facendo spallucce, poi, si rimise l’oggetto in tasca.

-Andiamo, Ataro. Dobbiamo recapitare il messaggio di Green al senpai!-

Il pokémon emise un verso entusiasta, mentre si prestava a seguire il suo allenatore, che, con un sorriso sghembo, modificò il suo piano d’azione, dirigendosi verso la vetta innevato di Monte Argento.

Dopotutto, pensò, Red sarebbe stato entusiasta di vederlo, questa volta.

 

 

°Note°
Ataro è il soprannome dell’Ambipom di Gold, nella versione Giapponese.
So che in Italia Green è il nome dato alla ragazza, mentre Blue è il nome del rivale storico della prima generazione di pokémon, ma io ho tenuto i nomi originale giapponesi, perché mi gustava di più (?)
Questa cosa orribile partecipa alla challenge multifandom indotta su faccialibro dal gruppo “Fanfiction Challenge”, ma probabilmente, per il vostro dispiacere, l’avrei scritta lo stesso prima o poi: girava nella mia testa da quando, giocando a Heart Gold, ho ricevuto una chiamata da Green in cui parlava solo di Red, per poi riagganciare subito.
Che persona disagiata che sono.
Baci, Seki

   
 
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