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Autore: welandtol    17/07/2013    2 recensioni
Ventidue anni prima di Katniss.
Prima di Snow.
Prima di Seneca.
Due anni dopo la seconda Edizione della Memoria.
Prima di tutto.. O l'inizio di tutto?
Benvenuti nei 52esimi Hunger Games..
E che la sorte sia SEMPRE vostro favore.
P.s. Ogni riferimento ad Aureliano realmente esistenti è puramente casuale.
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avete presente il divertente momento in cui vi svegliate e vi rendete conto che è il giorno della Mietitura?
Io no.
Certo, non è la prima che passo, ma comunque è sempre una cosa detestabile.
Chelsea mi fa segno di alzarmi. Lei è mia cugina, ma non ci assomigliamo affatto.
Ha i capelli ricci e scuri, mentre io sono bionda con gli occhi chiari.
Oltre ad essere mia cugina, è anche la mia migliore amica.
Siamo sempre state vicinissime, da quando un incidente nel bosco ha portato via mio padre. Mia madre è scomparsa tempo fa, senza lasciare traccia.
Una mattina ci siamo svegliati, e semplicemente non c'era più.
-Bree, oggi è IL giorno.- mi sorride lei. Meglio prenderla alla leggera che buttarsi nello sconforto.
-Che bello! Potremo rischiare un infarto mentre aspettiamo che estraggano il nostro nome da una boccia e poi due di noi saranno buttati in un'arena per ammazzarsi! Che cosa ENTUSIASMANTE!- dico, simulando un'allegria che non provo. Affatto.
-Lee!- chiama mia cugina. Mio fratello si affaccia dalla porta, poi mi sorride. È tutto zigomi ed incisivi, con gli occhi nocciola ed i capelli castani.
-Bree! Ti sei svegliata!
Lee ha 19 anni. Non è mai stato estratto e, per la prima volta dopo tempo, per lui questa giornata non rappresenta un pericolo.
Dopo una serie di eventi che distrussero la porzione di territorio chiamata Nord America, nacque Panem, una nazione formata dalla ricca Capitol City e tredici distretti.
Tempo dopo vennero i Giorni Bui, la rivolta dei distretti contro la capitale.
12 distretti furono sconfitti, mentre il Distretto 13 fu distrutto.
Dopo questo evento venne stipulato il Trattato Del Tradimento, che ridusse allo schiavismo buona parte dei distretti.
E per ricordare sempre della rivolta, vennero creati gli Hunger Games.
Due ragazzi per ogni Distretto, maschio e femmina, tra i 12 e i 18 anni, vengono sorteggiati da una boccia, e spediti in un'arena di cui nessuno conosce ubicazione e tantomento contenuto. Deserti, ghiacciai, boschi, spiaggie. A quel punto inizia il bello.
Perché i 24 ragazzi devono uccidersi tra loro, visto che solo l'ultimo rimasto vivo vince.
23 morti ed un vincitore.
Come si può immaginare, nessuno impazzisce per questa cosa. Nessuno, tranne gli abitanti di Capito City, che trovano uno strano lato divertente nella faccenda.
-Dobbiamo vestirci. Mia madre ci ha preparato gli abiti da Mietitura.
Ah, scordavo che per questa buffonata dobbiamo anche vestirci da festa.
Mi reco rassegnata nella stanza accanto, per fare il bagno. Chelsea mi sorride.
-Bree, se vuoi fare un giro mentre io mi preparo vai pure.
Le sorrido e la stringo in un abbraccio, prima di scappare fuori.
L'aria è fresca ed il cielo azzurro.
-Gli uccellini cantano, i fiori sbocciano, e Capitol City si diverte male.- sbuffo.
Distrattamente mi incammino per la prima strada che mi si apre davanti, senza una destinazione precisa. Ci sono pochi ragazzi della mia età fuori, probabilmente si stanno tutti preparando per il grande evento del giorno. Tutti quelli che incontro mi sorridono gentili, ed io ricambio. Il distretto non è eccezionalmente piccolo né eccezionalmente grande. Siamo un distretto di media grandezza, ma tutti conoscono tutti. È come essere in una grande comunità.
Persino i Pacificatori, gli emissari di Capitol City addetti al controllo di noi abitanti, sono parte di noi ormai.
Ne saluto un paio con un cenno del capo, e loro sorridono.
Il sole è ancora basso, quindi con qualche calcolo concludo che manchino circa quattro ore alla Mietitura.
In lontananza, nella piazza, vedo che stanno montando il palco.
Mi chiedo se per caso l'inviata di Capitol City che farà l'estrazione sia già arrivato.
Aguzzo lo sguardo, e vedo una massa di capelli fucsia agitarsi vicino al palco.
Riconosco Nora Edwards. Nora Edwards è una ragazza che dimostra apparentemente una ventina di anni. Ha la pelle azzurra ed i capelli fucsia, alla moda di Capitol City. Sarebbe anche simpatica, se il suo lavoro non fosse mandarci al macello.
-Felici Hunger Games.- dico sottovoce, esasperando l'accento della Capitale.
-E che possa la buona sorte essere SEMPRE a vostro favore.- finisce la frase una voce dietro di me. Mi giro di scatto, e vedo Ade.
Ade è il diminutivo del vero nome del mentore di questa edizione.
I Mentori sono persone che negli anni passati hanno vinto gli Hunger Games, ed adesso hanno il ruolo di tutor dei nuovi tributi. Ade avrà circa 25 anni, ed ad ogni edizione da quel che ricordo ci prova spudoratamente con Nora. Ha i capelli neri ed il sorriso sempre stampato in faccia. In giro si mormora che quel sorriso sia dovuto alle allucinazioni causate dagli stupefacenti di cui si dice faccia uso, ma nessuno lo sa con certezza.
-Ciao ragazza.. Tu saresti?
-Bree.. Signore.- incespico, prima di trovare un titolo che gli si addica.
-Sei in età da sorteggio Bree?- mi sorride, affabile.
-Si, ho compiuto 15 anni lo scorso inverno.
-Ti auguro di non finire là dentro, ragazzina. Non è roba piacevole.
Con lo sguardo si possono comunicare tante cose.
Lo sguardo che gli lancio è un misto tra 'Per chi mi hai preso?' e 'Maddai che non lo sapevo?' con un pizzico di 'Ma questo non dovrebbe fare qualcosa tipo PREPARARSI?’.
Ade non coglie il significato della mia occhiataccia, e si gira in direzione del palco.
-Beh, farò un salto a dare il benvenuto a Nora. Poverina, ha dovuto fare un bel viaggio, avrà bisogno di riposarsi. Ciao Bree, ci vediamo alla Mietitura.
Mi fa un cenno con la mano, e si avvia. Vedo Nora girarsi di scatto, e potrei giurare che abbia alzato gli occhi al cielo.
Torno verso casa, ormai rassegnata a prestarmi a questa idiozia.
Mi infilo nella vasca, con l'acqua ancora tiepida, e cerco di godermi i pochi minuti di privacy che questo mi consente. Quando esco vedo Chels già pronta, con indosso un abito bianco con una cintura nera stretta in vita. Le sta un po' largo sulle spalle, ma le sta bene. Per me la zia ha scelto un abito al ginocchio verde scuro.
Fa risaltare il colore dei miei occhi, quindi lo metto e vado allo specchio (al frammento di specchio) per guardarmi. Chels mi raggiunge, e mi si mette accanto. Nonostante sia più grande di me, sono alta venti centimetri più di lei. Sono una delle ragazze più alte di tutto il distretto, e questo spesso mi crea dei complessi. Chels sorride, ed anche io sorrido alla nostra immagine riflessa.
-Vuoi che ti faccia i capelli?- le chiedo. Intreccio i suoi ricci con un nastro bianco, e poi le faccio cadere la treccia su una spalla. Lei mi spazzola semplicemente i capelli, lasciandoli sciolti.
Manca un'ora scarsa alla Mietitura, e Lee si offre di accompagnarci.
Per le vie del paese vedo tanti altri ragazzi come noi, tutti diretti in piazza.
Una processione di abiti colorati, una processione che però non ha nulla di allegro.
Ci mettiamo in fila per l'identificazione, ed intanto mi guardo attorno.
La piazza è colma di gente: ragazzi seri, adulti preoccupati, anziani dallo sguardo rassegnato.
Rabbrividisco.
Arriva il mio turno, e porgo il dito per la registrazione,
Mi fanno un cenno con la testa, ed insieme a Chelsea mi dirigo nell’ala della piazza riservata alla mia fascia d’età.
Lancio uno sguardo a Lee, che da fuori la recinzione mi sorride incoraggiante. Rispondo con un sorriso tirato.
-Non mi piace questa storia Chels, non mi piace affatto.- mormoro, stringendomi al suo braccio.
-Tranquilla, andrà tutto.. Bene.- mi guarda, cercando di sembrare convincente.
-Non riesco a fare a meno di guardarmi attorno e chiedermi a chi toccherà quest’anno.- sussurro in risposta.
La bambina con le trecce in prima fila? Il ragazzo alto dagli occhi verdi che discute animatamente con il ragazzo biondo alla sua destra?
Il terrore inizia a prendermi alla gola.
Nora Edwards sale sul palco saltellando, seguita dal sindaco e da Ade.
-Salve, Distretto 7!- saluta entusiasta. Nessuno risponde al saluto.
I tre si accomodano sulle sedie, aspettando i rintocchi del campanile.
Appena suonano le due, il sindaco si alza ed inizia a leggere il solito discorso, uguale tutti gli altri.
L’origine degli Hunger Games. Sembrerebbe quasi una bella favola, peccato che non abbia un lieto fine.
Le frasi che ormai conosciamo a memoria si susseguono una dopo l’altra, sempre più detestabili.
-È il momento del pentimento ed è il momento del ringraziamento.
Segue la lista dei vincitori.
Non ne abbiamo avuti moltissimi, ma neanche pochi.
Il Distretto 12 ha avuto il suo secondo vincitore due edizioni fa. Il Distretto 2 ne conta almeno 10.
Noi ne abbiamo avuti circa cinque, di cui tre sono ancora in vita. Hanno lasciato l’occupazione di mentori ad Ade, il più giovane tra loro. Quando viene nominato, sorride alla folla e si alza in piedi per un inchino. Prima di sedersi fa l’occhiolino a Nora, che come al solito fa finta di non averlo notato e si alza in piedi.
-Felici Hunger Games! E che possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!
Nora ripete il suo collaudato discorsetto.
- È così bello essere qui bla bla bla quest’edizione sarà molto avvincente bla bla bla Capitol City bla bla bla..
Spengo il cervello per un po’, e riprendo a scrutare la folla.
Chels mi riscuote dai miei pensieri. –Bree, sta per estrarre.- sibila.
Fisso il palco, mentre sento i brividi attraversarmi, Con la mano gelata stringo il braccio di mia cugina, che a sua volta ricambia la stretta.
-Da chi iniziamo? Ragazzi o ragazze?- sorride Nora.
In seguito al silenzio in risposta alla sua domanda, Nora si avvicina alla boccia dei ragazzi.
Indugia un istante, poi tira fuori la striscia più in superficie di tutte.
Si avvicina al microfono e la apre.
Per quanto io sappia che il mio nome non verrà pronunciato, sento il cuore battermi nelle tempie ed il sudore imperlarmi la fronte.
-Jay Roberts.- esclama.
Un mormorio di sgomento attraversa la folla.
Jay.
Jay Roberts, il figlio di uno dei passati vincitori del reality.
Sua madre vinse i 32esimi Hunger Games.
Il mormorio non cessa, mentre il ragazzo scioccato sale sul palco. Si sentono le urla di sua madre fuori.
Una cosa che la vittoria non garantisce è la salvezza per i propri figli.
Se può essere consolante, forse lui è quello che ha più possibilità di vincere in tutto il distretto.
E questo ci riposta al problema principale, alias che un tributo deve ancora essere sorteggiato.
Nora si avvicina all’altra boccia, ma un suono mi distrae.
Un ronzio insistente che copre ogni altro rumore. Mi guardo attorno, ma solamente io riesco a sentirlo.
Mi giro alla mia destra, e vedo Chelsea che mi fissa sconvolta. Dice qualcosa, ma non riesco a sentirla. Vedo che tutti mi fissano.
-Cosa hai detto?- chiedo.
Chelsea articola di nuovo la frase, ed improvvisamente la realtà mi cade addosso come un macigno.
-Sei stata estratta, Bree.
  
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