Buonasera a tutti! Questo brevissimo flash RoyxEd che mi frullava per la testa da due settimane...e, dato che non mi dava tregua, ho pensato di metterlo nero su bianco e levarmelo dai pensieri una volta per tutte.
Ovviamente i personaggi non mi appartengono e la storia non ha alcun scopo di lucro.
Detto ciò, buona mini-lettura!
momo_no_hana





Mustang passò lievemente una mano sul braccio d’acciaio, ritrovandosi, involontariamente, a fissarlo più del dovuto, facendo poi scorrere lo sguardo sulle grosse cicatrici.
“E’ mostruoso, vero?”, la voce di Ed –poco più che un sussurro- lo riscosse dai suoi tristi pensieri.
“Non pensarlo. Non è giusto che ti tratti così…”
“Beh, dopotutto penso di essermelo meritato; a giocare a fare dio è il minimo che si possa ricevere come punizione” proseguì il ragazzo, abbassando lo sguardo.
Passarono lunghi attimi di silenzio, senza che nessuno dei due proferisse più parola, finchè Edward si decise: “Roy…tu, ecco…io…ti farei ribrezzo in quel contesto?”. Mustang lo guardò senza capire: “Cosa stai farneticando adesso?”
“Ecco, tu…sì, insomma…questo ti fa ribrezzo?” chiese di nuovo, accennando al braccio e alla gamba d’acciaio con un gesto della mano.
“Ed, guardami”, Mustang gli sollevò il mento, inchiodando i suoi occhi d’antracite in quelli ambrati dell’altro. “Smettila di considerarti un mostro. Non lo sei, chiaro? E poi perché mai dovrebbe accadere una cosa del genere? Io ti amo”; nel pronunciare queste parole Roy Mustang era dannatamente serio, serio come non lo era mai stato.
Edward non rispose, cercando però di fuggire lo sguardo del moro, mentre avvertiva alcune lacrime impertinenti infiammargli le guance. Si sentiva un idiota.
“Non preoccuparti, sono qui” sussurrò Mustang, come se fosse riuscito a leggere nel groviglio di pensieri del più giovane. Lo attirò a sé, stringendolo contro il suo petto. “Sono qui”.
Il battito regolare del suo cuore era così caldo e rassicurante che Edward non voleva sciogliere quell’abbraccio: stava così bene in quel momento, si sentiva così…protetto? Sì, si sentiva a casa.