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Autore: C h a r l o t    17/07/2013    2 recensioni
Un ambizioso e forse pretenzioso tentativo di scrivere Ragazzo Da Parete dalla prospettiva di Patrick.
So che non ci riuscirò, ma spero potrete apprezzarla comunque!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Patrick, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Riflesso nello specchio vedo un ragazzo con lo sguardo fisso intento a cercare una sorta di tranquillità nei miei stessi occhi.
Perché sono nervoso?
Non mi era mai capitato prima, al limite una scalpitante impazienza in prospetto di una serata romantica con Brad, ma nervosismo mai.
Mi sistemo i capelli come al solito spettinati, tento un sorriso incoraggiante.
Incoraggiante?
Perché sento il bisogno di essere incoraggiato?
Busso alla porta della camera di Sam, lei non mi chiede neanche chi sono, lo sa perché io busso sempre nello stesso modo ed è diventato quasi come un segnale in codice.
«Che c’è, Patrick?» mi domanda lei con uno sguardo quasi preoccupato: di solito non parlo mai con nessuno quando sto per uscire con Brad, sono troppo felice e mi sembra di perdere tempo.
«Andrà tutto bene, vero?»
«Cosa dovrebbe andare bene?» ha uno sguardo interrogativo.
«Tra me e Brad, andrà tutto bene, vero?»
«Lo ami?»
Non mi aspettavo questa domanda, rimango quasi basito, ma rispondo comunque: «Lo amo più di ogni altra cosa al mondo».
Lei sorride sinceramente: «Allora non può che andare bene».
Adesso sorrido anche io, la abbraccio «Grazie Sam, davvero».
Mi stringe ancora di più «Figurati fratello maggiore di sole tre settimane. Ora và dal tuo Lui».
Ci allontaniamo e con un inchino indietreggio e chiudo la porta alle mie spalle.
Faccio un lungo respiro: sono pronto.
«Io esco!» grido a nessuno in particolare, spero solo che qualcuno mi abbia sentito, non vorrei si preoccupassero.
Esco di casa ancora pensieroso per gli ultimi avvenimenti che si sono succeduti in questi giorni.
Starò veramente facendo la cosa giusta mettendo i miei sentimenti così tanto in gioco con un ragazzo che non vuole mostrarsi per come è veramente?
Quasi mi stupisco della lucidità e della freddezza di questo ultimo ragionamento, scrollo la testa come per farlo scivolare via e mi dirigo verso il campo da golf.
A volte mi immagino l’espressione che avrebbero quei vecchi ricconi con la mente più chiusa di un caveau se vedessero come il loro lussuoso e verdeggiante campo si trasforma alla sera, quando decine di ragazzi gay si ritrovano per passare una serata tranquilla, lontana da sguardi indiscreti e soprattutto dai pregiudizi.
Comunque, spero riusciremo a chiarire questa sera, perché a volte non capisco alcuni suoi atteggiamenti con i suoi amici: va bene mantenere il segreto, ma potrebbe evitare di ridacchiare a battute fatte con il solo intento di ferirmi.
Vorrei sentirgli dire che non gli importa dei suoi compagni, della sua reputazione e del football, che vuole solo stare con me.
Ma non potrei mai chiedergli una cosa del genere, perché sono così egoista da precludere la nostra storia al suo futuro?
Dovrei smetterla di lagnarmi così tanto.
Senza neanche accorgermene arrivo al campo da golf, mi apposto alla nostra solita buca e aspetto che arrivi.
Il cielo inizia ad imbrunire e all’orizzonte si scorge l’ultimo frammento di sole che lentamente va a coricarsi.
Le stelle iniziano a fare capolino e la luna diventa la protagonista della scena: luminosa e lattescente, con il suo pallido chiarore dona un’atmosfera più intima a quel luogo che si trasforma drasticamente dal giorno alla notte.
Cerco di capire in quanti saremo questa notte, quando lo vedo arrivare con un cestino in mano: «Ehi» mi dice lui.
«Ciao Brad, cos’hai in mano?» chiedo incuriosito.
«Ciliegie, sono il tuo frutto preferito, no?» nonostante la luce fioca riesco a vederlo sorridere.
Dio, credo che la luna in questo momento stia bruciando d’invidia, perché ora il protagonista della scena è il suo sorriso, non può che essere lui.
«Certo che lo sono, ma come hai fatto a trovarle? È settembre!»
«Ho i miei contatti. E poi dovevo farmi perdonare» mentre dice questa frase si siede vicino a me, ed io da quel preciso istante in poi mi sento protetto e felice.
«Dai, vieni giù» mi accompagna la testa verso le sue gambe distese sull’erba, ora posso distintamente vedere il suo viso perfetto e, sullo sfondo, un numero indescrivibile di puntini luminosi.
«Chiudi gli occhi e apri la bocca» io ubbidisco perché mi fido di lui, più di chiunque altro.
Dopo pochi secondi sento il dolce sapore di una ciliegia, lui stacca il picciolo e l’addento «Ottima» gli sorrido.
Continuiamo così per un po’: io con la testa appoggiata alle sue gambe che guardo il cielo, lui seduto sul green ad imboccarmi con le ciliegie.
È dopo aver ricevuto un bacio invece dell’ennesimo frutto che capisco di averlo già perdonato, senza neanche chiedergli spiegazioni.
«Allora sabato avrai la prima partita della stagione» gli dico «Già…» il suo tono di voce è però distante, come se non stesse veramente prestando attenzione a quello che sta dicendo«Cosa c’è?»
«Nulla, stavo solo pensando al gesto che potrei fare»
«Di che gesto stai parlando, scusa?» inizio a perdere il filo del discorso, che siano ragionamenti da quarterback? Mah.
«Del gesto che farò ogni volta che segnerò un punto, per farti capire che te lo sto dedicando» non credo di aver mai percepito così tante emozioni diverse in un solo istante.
Lui sta mettendo a rischio tutto ciò che ama e per cui ha faticato in questi anni per me.
Mi sta mettendo al primo posto, prima del suo ruolo, prima dei suoi amici, prima di suo padre e soprattutto prima della sua ragazza ufficiale, la cheerleader Nancy.
«Lo farai davvero?» la mia voce quasi si spezza per l’emozione
«Certo, sono più che deciso a farlo»
«E se qualcuno lo notasse?» ad un certo punto vengo preso dal panico, non voglio metterlo nei guai.
«Sarà una cosa discreta, non preoccuparti. Ci tengo».
Già, lui ci tiene a me.
«È una delle cose più tenere che tu abbia mai fatto, Brad» sussurro con un filo di voce
«Sono contento che tu stia apprezzando la mia idea» alza la testa per osservare il cielo, dopo qualche secondo l’abbassa e riprende la frase che ha lasciato a metà «Ti amo Patrick»
«Anche io» gli do una leggera spinta e lui si sdraia a terra, mi sposto affinché i nostri visi possano quasi toccarsi.
Rimango ad osservarlo per un po’, cercando di cogliere più particolari possibili: i suoi grandi occhi castani, i suoi capelli che profumano di camomilla, il suo piccolo naso posto perfettamente al centro del viso, le sue labbra pallide che aspettano solo le mie.
Mi avvicino lentamente, appoggio il mio naso al suo e poi è la volta delle nostre bocche.
Un bacio così non ce lo davamo da qualche settimana, finalmente liberi dal segreto possiamo mostrarci vicendevolmente tutto l’amore che proviamo l’uno per l’altro.
Sento il sapore delle sue labbra, credo di avere una dipendenza da esso.
Il rosso passione delle ciliegie è nulla in confronto a quella che ci mettiamo noi nel scambiarci bramosi baci pieni di noi.
Ad un certo punto avverto il bisogno di andare oltre, ho bisogno di lui.
Gli infilo una mano sotto la maglietta, lo aiuto a togliersela e poi faccio la stessa cosa su me stesso: in questo modo posso osservare meglio il suo fisico scolpito dai duri allenamenti giornalieri ai quali si sottopone.
È perfetto, non potrei descriverlo in altro modo.
Sembra quasi una statua scolpita da Michelangelo, senza nessuna traccia di imperfezioni.
Gli bacio il collo, lo sento pulsare freneticamente.
Torno alle sue labbra e questa volta è lui a prendere l’iniziativa, mi slaccia i jeans ed io lo copio.
Sono al settimo cielo, finalmente di nuovo un po’ di intimità tra noi due.
Ricordo ancora la nostra prima volta, quando lui mi ha detto che mi amava.
Eravamo alla festa che avevo organizzato per la fine della scuola, ero così felice che mi sembrava di vivere in un sogno.

Mi sveglio con il sole che mi accarezza il viso, sento calore sulle mie spalle e mi rendo conto che ho addosso la felpa dei Devils.Mi guardo intorno e non lo vedo, al suo posto, un bigliettino:

“Ho il ritrovo con la squadra questa mattina presto, ti lascio la mia giacca così non avrai freddo.
Ci vediamo in giro, Niente.
 
P.S. la giacca tienila tu, me la restituirai appena ne avremo occasione, ti amo.                                                                                                        Il tuo quarterback"

Stringo a me il pezzetto di carta ed è solo adesso che realizzo una cosa: io dovrei essere a scuola adesso!
Mi alzo di scatto e corro verso la scuola, non ho idea di che ore siano, ma sono sicuramente in ritardo.
Arrivato nel parcheggio butto la giacca di Brad nel pickup di Sam, non posso sicuramente andare in giro indossandola! Sarebbe da pazzi incoscienti.
Suona la campanella della seconda ora e un gran numero di ragazzi esce dalle aule per precipitarsi nei corridoi, osservo con espressione beata tutti i presenti, cercando invano di tornare nel mondo reale.
Ad un certo punto scorgo Brad con Nancy: «Amore, dove hai lasciato la giacca della squadra? Non l’avrai mica persa!» chiede lei con fare apprensivo
«No, è semplicemente a lavare» risponde lui sorridendo sotto i baffi.
Io faccio lo stesso mentre ricambio il suo sguardo d’intesa.
Non potrebbe andare meglio, proprio no.



IMPORTANTE: questa storia è sì frutto della mia fantasia, ma non sarei mai e poi mai riuscita ad andare avanti se non fosse stato per Chiara, una mia compagna di classe che mi ha dato idee geniali per continuare. Quindi un po' di merito va anche a lei.

Grazie per tutte le visualizzazioni, vi invito a recensire qualora abbiate apprezzato lo scorso capitolo (ma anche se vi ha fatto schifo, le critiche, se costruttive, sono sempre ben accette!). So che siamo un piccolo fandom, se così si può definire, ma tengo molto a questo libro/film e so che c'è altra gente che è stata colpita dalla sua bellezza.

A presto!

  
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