Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: Sera_Akai    17/07/2013    2 recensioni
Quado il destino lega due anime, niente e nessuno avra' la forza necessaria per dividerli, se non l'ingenuita' e la testardaggine di entrambe le persone chiamate in causa.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due anime, un destino
 "Si, ci sono rimasto male" un sorriso amaro gli nacque in viso ripensando alle sue parole. 
"Beh ormai e' troppo tardi" si continuava a ripetere in mente come un disco rotto. 
"Nel senso che, non ho piu' voglia di stare con lei." Era diventata come una filastrocca, che dopo innumerevoli volte che se l'era detta e ridetta, non riusciva piu' a togliersela dalla testa.
Camminava per le strade di quel paese, cosi' piccolo ma tanto grande da poterli dividere, che a forza di percorrere sempre la stessa strada, sapeva a memoria come le sue tasche, o meglio come il suo sorriso. 
Pensava. 
Solo questo riusciva a fare dopo quelle frasi rotte rimaste  sul display del cellulare della sua amica. 
Pensava senza sosta, a come si sentiva in sua presenza, al calore che emanava in quelle due volte che si erano visti per chissa' quale motivo imponendo come compromesso  del segreto fra i due come degli amanti. 
Immaginava e sperava che tra i due accadesse qualcosa di piu' profondo e piu' duraturo. 
Perché forse scegliere di illudersi è più facile dell’affrontare la realtà, e sbattere contro un muro che non si ha ancora voglia di incontrare. 
Si sentiva dannatamente una cogliona nel capire solo ora di essere stata tanto acida nei suoi confronti fin dall'inizio. Lui, che a volte tra una litigio e un gesto gentile, le faceva battere il cuore inconsapevolmente. Ma l'unica cosa che non capiva veramente era: perche' e' andata a finire in quel modo cosi' tragico e doloroso, per lei e forse anche per lui? 
E l'unica cosa di cui era consapevole era che, in fin dei conti, lo amava se non piu' di prima. 
Se avessero messo da parte il loro orgoglio che li divorava dal profondo senza ritegno alcuno, forse sarebbero riusciti ad amarsi piu' di quello che riuscivano a fare da soli per conto loro. 
"L'esperienza e' il tipo di insegnante piu' difficile. Prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione." Diceva Oscar Wilde, e anche se odiava dar ragione agli altri, non aveva per niente torto. 
Era la prima volta che gli capitava: un ragazzo, per giunta un suo amico d'infanzia e primo amore, che gli chiedeva d'uscire senza spiegare come e perche'. Difficile da rifiutare, no?
Aveva voglia di spaccare tutto. Si odiava quando lo trattava di merda e non se lo meritava, peccato pero' che iniziava a comprendere solo ora il suo stato d'animo. 
Era passato quasi un mese da quei messaggi, da quelle frasi che sembravano galleggiare in aria nonostante le loro dure parole. 
Non lo vedeva da due mesi, ma d'altronde come poteva vederlo o meglio guardarlo negli occhi dopo tutto quello che era successo?
Voleva vederlo, si. Ma come?
Se il destino aveva scelto che loro sarebbero stati insieme, si sarebbero ricongiunti prima o poi.
Lei non credeva nel destino, o meglio
IO NON CREDO NEL DESTINO. 
Stavo svoltando l'angolo, ma andai addosso al petto di una persona facendo cadere entrambi come domino finendo a cavalcioni tra le sue gambe. 
"M-mi scusi, non stavo guardando dove stavo andando" non ho il coraggio di guardare negli occhi chiunque sia stato la mia vittima, sono troppo imbarazzata ma soprattutto la posizione che si e' creata fra noi, potrebbe essere fraintesa. 
"No, scusa tu. Anch'io.." non riesco a capire il motivo di quella frase lasciata a meta', cosi' alzo finalmente gli occhi per guardare la faccia di quel ragazzo dalla voce tanto famigliare quanto lontana. 
Lui. Neanche farlo a posta. Ora capisco, era piu' che altro stupito. 
"S-sarah?" mi chiamo' facendomi ritornare in me. Continuo a guardarlo con insistenza senza vergogna. Non riesco a capacitarmi di come un ragazzo come lui abbia deciso, ormai quasi un anno fa, di uscire con una come me. Continuo a chiedermelo ricercando una risposta plausibile senza risultato. 
"R-ray" chiamai il suo nome con voce flebile e impercettibile. Sto cercando in tutti i modi di non piangere convincendomi che non sia mai successo niente, tentativo ormai inutile. Dopo una manciata di secondi passati a specchiarci l'uno negli occhi dell'altra, provai a staccarmi dalle sue gambe alzandomi in piedi senza staccargli gli occhi di dosso come imprigionata nel suo corpo. 
Lo stesso fece lui, sbattendosi con una mano, i pantaloni per ripulirsi. 
"Cosa ci fai qui, non eri in Austria?"
Mi chiese spostando lo sguardo altrove in un punto indefinito. 
"Che.. Ci faccio.. Qui?" gli apostrofai a mia volta allibita della domanda che mi aveva posto. Ora sentivo le lacrime che spingevano prepotenti le palpebre. 
"Da quando ti interessa dove sono e cosa faccio?" gli chiesi piu' acida del dovuto ma quando me ne resi conto mi morsi le lingua per rimangiarmi quello che avevo appena detto. 
Cambio' posizione spostando il peso da una gamba all'altra incrociando le braccia al petto come per proteggersi. Mi guardo' con occhi pieni di astio facendomi rabbrividire. 
Abbassai lo sguardo nell'asfalto sentendomi colpevole in tutti i sensi, e mi diedi della stupida. I miei occhi si stanno gonfiando di lacrime e l'ultima cosa che voglio, e' farmi vedere infantile davanti a lui. 
"Lascia stare, non so neanche perche' te l'ho chiesto. Beh, ci vediamo a scuola, ciao Cavaliere" asserì con fare seccato rivolgendomi un sorriso tirato. Cammino' verso di me superandomi e quando mi passo' di fianco le lacrime spinsero fuori rigandomi il viso. 
"Da quando.." cominciai la frase facendo arrestare il passo a Ray. Il mio battito cardiaco aveva iniziato ad accelerare e strinsi i pugni raccogliendo tutto il coraggio di cui ero  in possesso. 
"Uhm?" suscitai la sua curiosita' di conseguenza mi girai dalla sua parte sentendo il suo sguardo pesare su di me. 
"Da quando hai iniziato a chiamarmi per cognome?" chiesi ancora con la testa china. Le mie lacrime hanno iniziato a toccare l'asfalto formando una leggera chiazza. 
"Per quale motivo abbiamo rovinato tutto?" mi voltai dalla sua parte lasciandomi guidare solo dai sentimenti lasciando da parte la ragione, che per tanto forse troppo tempo aveva preso possesso del mio essere. 
"C-cosa?" domando' confuso.
"Sono stata un'ipocrita.." continuai avvicinandomi a lui. 
"Una cogliona, una vera stronza e.."
Alzai lo sguardo con le lacrime che avevano preso in ostaggio il mio volto rendendolo bagnato dalle mie bugie. 
"Troppo orgogliosa per dirti quello che provo" gli sorrisi nonostante tutto il dolore che provavo nel petto. Passai una mano tra i capelli spostandoli all'indietro per guardarlo meglio. 
"E' colpa mia, ho mandato tutto a puttane, mi pento di tutto.. No avrei mai dovuto trattarti in questo modo e anche se non vorrai ascoltarmi.." avanzai di un passo ritrovandomelo a pochi centimetri di distanza riuscendo a specchiarmi nei suoi occhi cosi' scuri da perdermi dentro non riuscendo ad uscire in nessun modo se non con la sua voce profonda usandola come ultima ancora di salvezza. 
Lui sposto' lo sguardo a sinistra guardando per terra non riuscendo a sostenere ancora i miei occhi. Con non so quale coraggio, presi il suo mento e rivolsi il viso dalla mia parte. Aveva gli occhi lucidi come colpiti da una forza interiore come quella che aveva preso di mira me pochi attimi fa. 
"Ti amo, ti amo non da morire.." lo fissai intensamente non sapendo piu' come continuare cosi' scelsi la prima cosa piu' semplice che poteva venirmi in mente. 
"Ma da vivere per condividere con te gioie e dolori ed e' questo che voglio davvero." continuo' a fissarmi lanciandomi segretamente piu' frecce di quanto posso pensare. Lo so, e' stato tutto un mio dannatissimo errore ed ora devo ripagarlo in un modo o nell'altro. 
Assume un atteggiamento pensieroso, dettato dalla solita mano che va a strofinare la parte bassa del mento. I suoi occhi sono alzati al cielo, con lo sguardo perso nella nullità dell’ambiente. Poi ritorno' a guardarmi con aria divertita: possibile che mi abbia presa in giro fino adesso?
"Finalmente l'hai ammesso di essere innamorata di me" sorrise beffardo. Ma che diavolo e' successo?
"Hai idea di quanto mi hai fatto patire e dannare con il tuo comportamento? Con tutti questi cambi improvvisi d'umore, dopo che ci siamo baciati non ho capito piu' niente" tiro' un sospiro di sollievo afferrandomi la mano baciandone il palmo. Sobbalzai al suo tocco piu' confusa che compiaciuta. 
"S-se e' per questo neanche tu sei stato cosi' esplicito" balbettai contrariata. 
"Uhm.. Gia', non hai tutti i torti" e dicendo questo cinse le braccia intorno alla mia vita facendomi avvicinare di piu' al suo petto ritrovandomi ad un dito di distanza dalle sue labbra. 
"M-ma che fai? Potrebbe vederci qual.." non terminai la frase che lui appoggio' il suo indice a fior di labbra zittendomi. 
"Adesso non posso neanche baciare in pubblico la mia ragazza?"
"E-eh? Cos'e'? Uno scherzo? Perche' non e' divertente per niente"
"Dopo tutto questo tempo che ho passato a pensare a che razza di pensieri ti potevano passare per la testa, credevo ti fossi allontanata perche' non ricambiavi. Cosi' per farla finita ho risposto in quel modo ai messaggi di Elisa." rimanemmo ancora attaccati come se avessimo paura di allontanarci, iniziando a giocare con i miei capelli. 
"Perche', arbitrario o no, io ti ho amato fin da quando eravamo bambini, ti amo in questo momento e ti amero' qualsiasi cosa accada"
A quelle sue parole in un secondo  il rossore invase il mio volto facendomi alzare la temperatura corporea. 
Mi guardava con occhi luccicanti e pieni d'amore fissandomi avendo paura che fosse l'ultima volta. 
"Ma cosa ti metti a dire tutto d'un tratto.." risposi spostando lo sguardo verso la strada e alle macchine che passavano di tanto in tanto, non badando a noi due. 
"Non avevi forse detto di essere piu' esplicito? Ah, ho capito quello che intendevi allora" inclino' leggermente la testa di lato e in un secondo sfioro' le mie labbra in un bacio casto. 
Da quanto bramavo le sue labbra, tentai di aggrapparmi a lui incrociando le braccia intorno al suo collo, per non permettere alle gambe di cedere, aumentando sempre di piu' la foga e la passione in quel bacio che subito sembrava essere un semplice ed effimero. 
Rimanemmo cosi' incollati l'uno all'altra.  In quel momento non contava piu' nulla ne di quello che ci accadeva intorno, ne di quello che sarebbe accaduto di li in avanti: aravamo solo Sarah e Ray, Ray e Sarah ed era questo cio' che contava veramente. 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sera_Akai