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Autore: babygirlLucy    29/01/2008    6 recensioni
"Noi vampiri non siamo fatti per la monogamia… e gli esseri umani non sono fatti per la poligamia". "Io ho provato la monogamia, ma non ce l’ho fatta". [seguito di A vampire story e A vampire story 2]. Leggete e commentate!
Genere: Romantico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ciau

Ciau!!!!! Oggi mentre tornavo a scuola dal teatro, in pullman, stavo ascoltando l’iPod con una mia amica… e non so, mi è venuta in mente questa storia. Lo so, avevo detto che non avrei fatto un seguito, ma giuro che non era assolutamente previsto.

Diciamo che è una cosa capitata all’improvviso… e che se vi piace, continuerò, mentre se non vi piace la cancello e amen. Il titolo l’ho preso da una canzone di Lene Marlin, “Unforgivable Sinner”.

Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate, perché non sono tanto convinta. Ho paura di aver fatto una sciocchezza a scriverla… e una ancora più grande a pubblicarla. Quindi, se fa schifo, ditelo.

Baci, Lucy!

Ah, dimenticavo!! Avete presente “E fuori è buio”, di Tiziano Ferro? Che c’è una vampira? Quando ho visto il video sono rimasta davvero scioccata, perché Verity me la immagino più o meno così!! XD

 

Undici rintocchi.

Il rumore dell’orologio è l’unica cosa che risuona nella casa ostinatamente vuota. Da quando sono tornata alla mia vecchia vita, il silenzio è l’unica cosa che mi tiene compagnia.

Silenzio.

Eppure, se i miei pensieri potessero produrre anche solo un quasi impercettibile suono, sono convinta che il silenzio scapperebbe lontano, lontano e lontano ancora, fino a diventare un punto dimenticato e quasi invisibile.

Sono tornata alla mia vecchia vita e non me ne pento neanche un po’.

Sono tornata a vivere nel mio vecchio appartamento e non me ne pento neanche un po’.

Rimango a fissare il vuoto, incantandomi nei miei pensieri, come un cobra davanti al suo incantatore. Ma dov’è andato il mio incantatore?

A mille e mille miglia.

Noi vampiri non siamo fatti per la monogamia… e gli esseri umani non sono fatti per la poligamia.

Ecco cosa mi ripeto, ogni giorno e ogni notte… e ogni secondo della mia vita.

Mi ripeto che non è colpa mia. Mi ripeto che doveva andare così.

Ma perché se n’è andato?

Il fatto che non ami solo lui, implica per forza che non lo ami affatto?

Sono concetti che in fondo, non ho mai capito… né capirò mai. Noi vampiri siamo più semplici, sotto questo punto di vista: perché si deve amare una sola persona? Chi lo ha detto? Dov’è scritto?

Noi vampiri invidiamo gli esseri umani, perché sono capaci di restare fedeli ad una sola persona, per tutta la vita. Li invidiamo, perché non ne siamo capaci.

Li invidiamo a bassa voce, perché invidiare qualcuno di inferiore è una vergogna… un segno di debolezza… e noi vampiri non siamo deboli. Io non sono debole.

Ma i vampiri non soffrono più di tanto per ciò che non hanno. Lo accettano… e ne fanno un punto di forza, un vanto.

Ma io sono una vampira snaturata. Io ho provato la monogamia, ma non ce l’ho fatta.

E ho perso la persona che amo.

Ma non dirò che ho perso l’unica persona che amo, perché mentirei se lo facessi.

Amo Bill, ma non rinuncio anche ad altre persone.

Perché?

Perché fa parte della mia natura. Smettere vorrebbe dire tagliare anche l’ultimo collegamento che mi lega a ciò che in fondo sono. Sono una vampira snaturata, certo, ma comunque una vampira.

Non dico che lo faccio apposta, ma semplicemente non provo a controllarmi più di tanto.

E Bill non l’ha accettato.

La mia mente torna a vagare, ripensando a quel giorno, riproducendo la scena.

E io assisto, come una spettatrice qualunque.

Ma lo spettacolo non è gradimento.

Non posso cambiare canale, ma posso uscire dal cinema.

Posso sforzarmi a non pensare.

 

Una bambina cammina verso di me. Ha i capelli neri e gli occhi color del ghiaccio.

In braccio tiene un piccolo coniglietto di peluche.

Si avvicina ancora a me, avvolta nel suo pigiamino con gli orsacchiotti.

Si avvicina ancora a me.

Si siede accanto a me e mi abbraccia, per quanto possono farlo le sue braccia esili, come lo sono le braccia di una bambina di sette anni.

Una sola frase risuona nella stanza.

Ho fame, mamma

  
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