‘Un fiore senza luce’
Alzo lo sguardo e
socchiudo gli occhi alla luce calda del sole.
Non sorrido, non
piango. Niente ha più senso.
Corro veloce
dietro una figura longilinea e tozza allo stesso tempo, resa così
contraddittoria dagli abiti larghissimi.
- Tom, Tom, aspetta! -
Lui non mi ascolta
e continua a correre verso il bosco.
- Ti prego, Tom!
Lo sai che mi fa paura! -
Duro ammetterlo,
ma l’ho fatto. E’ notte e non me la sento di infiltrarmi tra gli alberi senza
nemmeno una torcia. Ma Tom sembra non far caso a me e, cosa ancor più
sorprendente, pare conoscere perfettamente la strada.
Un attimo ed è
sparito, inghiottito dal fogliame fitto.
Mi guardo intorno,
sono al limitare del bosco e sono solo. Che fare?
Sarebbe bello
lasciare Tom nei pasticci e tornarsene a casa, così impara a portarmi dove non
voglio, ma qualcosa mi trattiene. E’ il mio fratellino.
Armandomi di tutto
il coraggio che possiedo, avanzo.
Il buio mi avvolge
tiepido e minaccioso allo stesso tempo.
- Tom? – comincio
a chiamare.
Nessuna risposta.
Perché si ostina a nascondersi?
Con l’udito
affinato a captare qualsiasi suono sinistro o confortante voce, allungo un
piede sul fogliame autunnale e chiamo ancora a voce alta il mio gemello.
Faccio qualche
metro rischiando di sbattere contro qualche tronco, la vista non ancora
abituata alle tenebre.
Poi un grido
risuona improvviso da un punto impreciso alla mia destra.
Tom.
Incurante
del pericolo di cadere e farmi del male, corro a perdifiato verso il punto da
cui ho sentito provenire la voce. Quello non era un urlo di gioia, o di
finzione per fare paura, era di puro terrore.
Con le lacrime agli occhi per
il freddo e la tensione, inciampo ad un tratto in qualcosa di molle, cadendo a
terra e sporcandomi da capo a piedi con il fango e le foglie sudice.
- Bill! -
- Tom! -
Sorrido
all’oscurità senza preoccuparmi del dolore perché accanto a me c’è il mio
fratellino.
Ma un gemito
doloroso mi riporta alla realtà della situazione.
- Tom… Che c’è? -
Un altro gemito mi
provoca brividi in tutto il corpo, scuotendomi violentemente.
- La… La gamba…
Credo di essere finito in una trappola per animali. -
Le lacrime salgono
agli occhi questa volta solo per paura.
- Tom… -
Mi avvicino a mio
fratello con il terrore di trovarlo ferito a morte. Allungo una mano e incontro
il suo viso. Lui freme a quel contatto così diretto. La mia mano scorre sul suo
corpo fino alla gamba destra e un violento sussulto mi scuote. Tom ha la gamba
chiusa in una tagliola ed un lungo taglio gli trafigge la caviglia, mentre un
liquido viscoso scende lento e omicida dalla carne visibile.
- Bill… Mi
dispiace… -
Spalanco gli occhi
nel buio, sapendo che lui non può vedermi, ma forse immaginarmi.
- E’ tutta colpa
mia. -
Ride: una risatina
flebile e sconnessa da piccoli singhiozzi. Sento il suo respiro farsi affannoso
e le mie poche lacrime si trasformano in un pianto a dirotto.
- Tom, che ti
succede? Tom! -
Il mio gemello
sorride e si abbandona debole nel mio abbraccio.
- Non
preoccuparti, Bill. -
Mentre lo tengo
stretto a me percepisco che non resisterà molto, perde tanto sangue. Troppo.
- Vado a chiamare
qualcuno, Tom, ti prego resisti… - la mia è una supplica.
- No! – mi ferma,
stringendo con la mano abbandonata la mia maglia – Aspetta, o non avrà avuto
senso. -
Non capisco le sue
parole, ma contro ogni logica, mi immobilizzo.
Tom prende un
grosso respiro per riuscire a parlare.
- Guarda. – dice
solamente.
Mi accorgo delle
sue mani che armeggiano faticosamente nei pantaloni e attendo incapace di far
qualunque cosa.
Ad un tratto una
luce si accende, illuminando gli alberi che ci circondano e accecandomi un
istante. Poi il fascio viene proiettato alle mie spalle ed io mi volto.
La bocca mi si
spalanca automaticamente.
Un fiore azzurro,
alto quanto metà di un tronco d’albero e con i petali gonfi, pronto a
sbocciare.
Che meraviglia.
- Io… -
Sento Tom
sorridere, benché io abbia lo sguardo rivolto da un’altra parte.
- L’ho scelto per
te, sai? Penso che ti assomigli. – prende fiato, sempre più debole – Sta per
sbocciare e quando lo farà sarà il fiore più bello di tutti, anche più bello di
quello che è già adesso. -
I miei occhi si
appannano ed un calore famigliare m’invade il viso, quando le lacrime
cominciano a sgorgare.
- …Tom… -
sussurro, incapace di dire altro.
- Ti voglio bene,
Bill. -
La luce della
torcia si spegne ed il fiore sparisce.
Tom… Io sono il
fiore, ma tu sei la mia luce… Senza di te non esisto.
Appoggio il corpo
inerte a terra e mi volto.
Chiudo gli occhi,
stringendoli.
Resisti, ti prego.
Che stupido, che stupido sei
stato Tom a credere che io fossi quel fiore così bello. Non me ne sono mai
accorto, troppo egoista e concentrato su me stesso per notarlo, ma eri tu
quella meraviglia.
Da piccolo mi
difendevi dai bulli anche più grandi di te, nonostante volesse dire tornare a
casa pieno di lividi.
Alle medie mi
difendevi da quegli stronzi che ce l’avevano tanto sul modo in cui mi vestivo e
mi truccavo, a volte perdendo anche i tuoi amici.
Nella band restavi
con me quando mi sentivo solo e rimanevi in disparte se ero felice, godendo
solo del fatto che io stessi bene, senza preoccuparti di te stesso.
Ma ora cosa mi
resta? Dimmelo, Tom, adesso che te ne sei andato, adesso che ho solo più quella
parte di me egoista e vanitosa, allora, dimmi, che mi resta?
Sì, Tom, tu eri la
parte migliore di me e non me ne sono mai accorto. Forse se non avessi avuto
tutto quel gratuito amore per me, se non mi avessi voluto bene e perdonato
incondizionatamente ogni volta, se non avessi ignorato la parte di me che non
ti piaceva, beh, forse ora tu saresti qui.
Eppure mi hai
sempre amato, sempre curato, sempre accudito, sempre sorretto e sempre
incoraggiato, con quello sguardo che non avevi per nessun altro.
Perché, perché
l’hai fatto?
Forse volevi
donarmi l’affetto negato di nostro padre. Senza accorgerti che mancava anche a
te.
Ed era così.
Dovevo amarti e
non ne sono stato capace.
- Tu non capisci,
Bill… -
Una lacrima mi
scorre sulla guancia destra, rompendo l’equilibrio della stanza.
- Io… -
- ‘Io’ niente,
Bill. Ora basta. Ho passato anni interi, tutta la mia adolescenza ad amarti,
perché avevo capito che avevi più bisogno di me di amore. Ho rinunciato ad
avere una vera storia d’amore, fingendo di amare i flirt passeggeri, solo per
non abbandonarti e restarti sempre accanto. Ho trascurato il dolore di Gustav e
quello di George, molte volte, per pensare solo al tuo. Ma tu eri troppo
occupato a pensare a te stesso e alla tua carriera per accorgertene. George e
Gustav sono diventati man mano più freddi con te, tentando di coinvolgermi, ma
no, io ho continuato a volerti bene come quando eravamo bambini. Ma nonostante
tutti i miei sforzi, malgrado il mio amore, tu non hai capito niente, Bill,
niente. Ed io mi chiedo perché. -
Le lacrime
scorrono senza ritegno gettandosi sul pavimento di legno.
- Beh, vedo che non
capisci nemmeno ora e non m’impedirai neanche di andarmene, immagino. Mi
dispiace, perché ho davvero creduto in te, fratellino, sempre. -
La parola
fratellino mi fa sussultare, per l’odio che vi è impresso.
Alzo lo sguardo
incollato a terra al tuo viso, contratto per la rabbia.
Voltandosi ti
dirigi alla porta e ti giri un ultima volta.
- Io credevo
davvero che fossi quel magnifico fiore, Bill. -
Apri la porta per
qualche centimetro e senza voltarti pronunci le ultime parole della mia vita.
- Ma probabilmente
mi sbagliavo. Addio, Bill. -
La porta che
sbatte con violenza, i tuoi passi sulle scale, poi più nulla.
Ti ho perso per
sempre, Tom.
E fu l’ultima volta che ti
vidi.
Non sono mai stato
quel fiore che immaginavi, Tom. Lo ero solo nella tua speranza, lo ero solo
guardato attraverso i tuoi occhi.
Sono stanco, Tom,
stanco di questa vita stupida, che ci fa sbagliare senza averci spiegato le
regole del gioco. Se mi avessero detto che ero egoista, che avevo gli occhi
chiusi, allora li avrei aperti. Ma era una cosa che dovevo fare da solo, vero
Tom? Lo capisco solo ora.
E ormai sono
troppo stanco per rimediare, troppo consumato da quest’esistenza infame a cui
mi hai condannato quando te ne sei andato attraverso la porta della camera 483.
Sono vecchio dentro di me.
La band è finita
da quando ci hai lasciati. Giustamente, George e Gustav hanno dato la colpa a
me per questo e così ho perso anche loro. Andreas è andato a vivere con nostra
madre per confortarla, distrutta dalla nostra separazione.
Ricordi cosa ci
aveva detto? L’unica cosa importante è che stiate sempre insieme. Ma non
l’abbiamo fatto e la colpa è solo mia.
Sospiro. La luce
che filtra attraverso le fronde mi acceca. L’ultima volta che ci siamo stati
era notte. Guardo la terra e sorrido. La tagliola sta facendo effetto, quello
che volevo. Il sangue scorre dalle mie gambe quasi tumultuoso e ansioso di
andarsene come lo sono io.
Forse ora stai
leggendo la mia lettera d’addio e te ne stai rallegrando. Del resto, finalmente
perderai quello stupido ragazzo che ti ha rovinato la giovinezza.
Sono stanco, Tom,
stufo di questa vita senza di te. Ma forse, finalmente, troverò un po’ di pace.
Sposto la testa
dolorante e confusa alla mia sinistra, fissando quel fiore azzurro. E’
sbocciato… strano, perché fino a pochi minuti fa sembrava ancora chiuso. Che
bello.
La vista mi si
appanna, vedo tutto rosso. Sento solo vagamente la percezione dei sensi. Ora,
finalmente, perderò me stesso, l’unica cosa nella mia vita che ho odiato. Mi
libererò di questo corpo che ti ha dato tanto dolore, Tom.
Le palpebre sono
pesanti, gli occhi mi si chiudono.
Eppure, mentre
fisso il fiore, mi sembra di scorgere la tua immagine venirmi incontro
spaventata.
Sei tu, Tom?
Che bello, forse è
il paradiso.
Sono morto?
Apro gli occhi ed
un viso che amo mi si para davanti.
Sì, sono morto.
Eppure mi sorridi
e sento tanto dolore mentre cerco di ricambiarti. In paradiso non c’è dolore.
- Bill… - il tuo è
un sussurro, ma è tanto carico d’amore che mi spaventa.
- Tom… - il mio è
solo un flebile suono, ma ti illumina il volto.
Tra le lacrime che
già rigano le tue guance, se ne aggiungono altre.
- Bill… -
riprendi, sempre sussurrando – Che pazzia… -
Non capisco, non
mi odi, Tom?
- Io non ti odio,
Bill… - replichi alla mia domanda inespressa. – Io ti amo… Sei mio fratello… -
Mi sembra un
sogno. Chiudo gli occhi e sospiro. E’ tutto e più di quello che speravo.
Se questo è il
paradiso, che ben venga.
Mentre
l’incoscienza mi avvolge tra le calde braccia, sento ancora la tua voce.
- Hai visto, Bill?
Il fiore è sbocciato… Non mi sbagliavo, eri tu… Ma dovevi ancora trovare te
stesso… -
Sì, può darsi,
Tom.
Ma quello che
m’interessa, adesso, è aver ritrovato te.
Aki
Ciao a tutte,
finalmente sono riuscita a tornare con un’altra storia. Immagino di essere
ripetitiva, ormai, ma spero che vi piaccia lo stesso… Non ho molta fantasia…
Spero di postare
presto un’altra storia che sto completando… avrà 4 capitoli questa volta.
Commentate, mi
raccomando!
Baci8i a tutte!