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Autore: Maty66    18/07/2013    3 recensioni
Un piccolo incidente, una bruna dottoressa, ed una banda di terroristi trascineranno Ben e Semir in una storia al cardiopalma.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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La partita

Il clima agonistico era accesissimo. Gli spettatori sugli spalti  dello stadio si agitavano come in occasione di una partita di champions league. Ma non era un  partita di champions, né di campionato Era semplicemente  la finale del campionato di calcio della Polizia di Colonia. Polizia Autostradale contro Polizia Criminale. Rivali storici
 
Ben era eccitatissimo. Unica punta della squadra… e  stavano  vincendo, grazie al suo gol,  per  1 a 0 a dieci minuti dalla fine. Semir, allenatore storico della squadra si agitava come un pazzo dalla panchina cercando di attirare la sua attenzione “Beeen Been, stringi, smarcati, liberati di quel coso!!!” urlava a squarciagola.
Il “coso” era Schultz, agente della Polizia Criminale e  gigantesco difensore che avevano messo a marcare stretto  Ben, attaccante e bomber della Polizia Autostradale. Un bel tipetto davvero,  noto per i suoi falli da gioco… era già stato ammonito  nei primi dieci minuti della partita.

Otto minuti alla fine…. Ben correva verso la porta scansando tutti… era davvero in forma e bravo. Del resto era stato il campioncino della  sua squadra al liceo per un breve periodo aveva pensato anche di intraprendere la carriera professionistica, prima di essere sedotto dalla carriera in polizia.
“Ce la faccio, ce la faccio, altri dieci metri e tiro di destro… ho la visuale libera” pensò Ben  entrando nell’area di rigore. A stento si avvide della massa gigantesca di Schultz che gli si parava davanti. Cercò di smarcarsi a sinistra, schizzando di lato palla al piede. Ce l’aveva quasi fatta quando vide il grosso gomito di Schultz  che si avvicinava al suo viso e poi…. tutto divenne nero.

Quando rinvenne Ben era disteso sul prato e vedeva tante stelline colorate davanti agli occhi. Sentiva la voce di Semir che chino su di  lui lo chiamava dandogli schiaffetti sulle guance “Ben… ehi Ben svegliati, dai, non mi spaventare…”  Ben emise un gemito, aveva la testa che gli scoppiava. “Ahiiii ma che c… è successo?” si lamentò il ragazzo “Ecco il medico, ora  ti dà un’occhiata” lo informò Semir, prima di precipitarsi contro Schultz ed iniziare un gigantesco litigio. “Tu maledetto str…. Ma che fai?? Arbitro, espulsione immediata!! E rigore”  Ben sentiva urlare Semir a decibel incredibili per la voce umana, il che non aiutava il suo mal di testa. Mentre Bonrath ed il medico lo rialzavano  da terra e lo accompagnavano fuori dal campo, Ben sentiva ancora Semir urlare, fino a che  non ottenne finalmente  il rigore chiesto.
Mentre il medico gli sparava  una luce nelle pupille e gli faceva domande stupide su che giorno era, come si chiamava ecc. Ben si agitava “Semir Semir a chi lo fai tirare? Non a Bonrath… quello è miope non la vede nemmeno la porta”  fece eccitatissimo “Tu sta buono e fermo mentre  il medico di visita… decido io. Hans tiri tu” rispose Semir rivolto all’agente Martin.
Il medico gli impediva la vista  del campo e Ben cercava in continuazione di spiare sulla spalla del sanitario, sentiva la testa girargli ed un forte senso di nausea. Ma non aveva alcuna intenzione di perdersi il rigore della vittoria e quindi non disse nulla.
“Allora come sta?” chiese ansioso Semir al dottore “ Secondo me ha una lieve commozione cerebrale, è meglio portarlo in ospedale per un controllo” “No no no, non ci voglio andare” protestò immediatamente Ben “Ci vai eccome” gli intimò Semir “Ok, ma almeno fammi vedere la fine della partita” lo pregò il ragazzo. “Va bene, ma subito dopo ti accompagno in ospedale”


Mezz’ora dopo Semir e Ben erano in macchina diretti verso l’Ospedale di Colonia. Erano entrambi eccitatissimi. Avevano vinto, per la prima volta in dieci anni di torneo erano i campioni della Polizia          
“Come ti senti?” chiese Semir all’amico “Bene ho solo un po’ mal di testa” rispose Ben ma Semir si accorgeva che aveva qualcosa che non andava…  “Davvero? Non è che mi stai dicendo bugie per non restare in ospedale?”  Semir lo guardava sottecchi, ben conoscendo il compagno. “ Ma no…” mentì spudoratamente Ben tormentato dal dolore alla testa e dalla nausea.
Ma Ben non poteva certo ingannare i medici dell’ospedale.
“Allora ispettore Jager, lei ha una bella commozione cerebrale, dobbiamo trattenerla per la notte” lo informò il medico, dopo i controlli
“Non se parla, voglio tornare a casa” protestò immediatamente Ben “Ispettore Jager le commozioni cerebrali sono pericolose nelle prime 24 ore dal trauma, deve stare sotto controllo in ospedale” “Ma io sto bene!! e poi stasera c’è la festa per la vittoria, la prima in dieci anni, non voglio perdermela” Ben iniziò quasi a piagnucolare “Devi restare qui stanotte, facciamo così… sposto la festa a domani o dopodomani sera così non te la perdi” propose Semir che nel frattempo era rimasto in disparte “Ma…” cercò di opporsi il ragazzo “Ben basta!! Se il medico ha detto che devi rimanere stanotte, rimani qui” gli ordinò  infuriato Semir con il solito tono autoritario, l’unico che poteva indurre Ben ad obbedire. Imbronciato Ben seguì il medico verso il reparto.

“Ma ti rendi conto di dove mi hanno messo??” Ben era furioso. A Semir veniva effettivamente da ridere guardando Ben disteso sul letto, circondato da coniglietti rosa, orsetti e pesciolini dipinti sulle pareti “ Devi avere pazienza, è solo per stanotte e non c’era posto nel reparto normale, perciò ti hanno messo in pediatria” Semir girò la testa di lato per   nascondere il sorriso. “Parli bene tu, non devi stare qui circondato da infanti…” protestò l’amico  “Fra te e le bambine sono circondato da infanti  tutto il giorno” lo corresse Semir “E poi ti sei sempre trovato bene con i tuoi simili, ovvero i bambini”  continuò sorridendo cercando di calmare il compagno.  A Ben sembravano fumare le orecchie per quanto era furioso.

“Allora ci vediamo domani, ti vengo a prendere alle undici” disse Semir mentre si avvicinava alla porta. “Ok…,” rispose tristemente l’amico, salvo trasformare immediatamente la sua espressione in un sorriso ebete alla vista della bionda infermiera che gli portava il vassoio per la cena. “Non cambierà mai” pensò allegro Semir mentre lasciava il reparto.

  
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