Spero vi piaccia.

Grazie Tante, Romano.}

Il giorno dopo, Luciano era ancora davanti alla sua porta.

Lo aspettava, come se quello potesse essere una specie di appuntamento implicito, e probabilmente Romano nemmeno se ne rendeva conto.

Luciano era arrivato da qualche ora e ancora il meridionale non si faceva vedere. Era andato a passeggiare lungo il quartiere - piuttosto fatiscente, a dirla tutta - con il solo risultato di averlo imparato a memoria. Durò poco la distrazione che quel borgo poteva dargli, e la sua mente tornava in continuazione all'immagine del giovane castano che qualche giorno prima l'aveva stupito con una serata piena di riflessioni ... che decisamente non si sarebbe aspettato da uno come lui. Forse 'stupito' non é la parola adatta ad indicare quel misto di turbamento e frenesia che lo colpivano ogni volta che pensava al meridionale. Essendo sempre stato nelle milizie fasciste fino alla fine, fino alla Caduta, dopo di quest'ultima si ritrovò spiazzato, disorientato. E in quel tempo, in cui i partigiani e i fascisti si riconvertivano in borghesi, si sentì tradito dal popolo. Al suo risveglio come persona comune non ne parlò con nessuno, inventandosi una vita d'ufficio a Milano.

L'impressione che gli avevano fatto era che nessuno era fiero del passato, e questa, ancor più delle forche o dei roghi ai fasci, gli aveva fatto male; non una sola parola che non fosse d'orgoglio, però, era uscita dalla bocca di Romano la sera in cui s'erano parlati. Il meridionale era stato nella Resistenza e adesso stava guidando lo Stato, quanto e forse più del fratellino settentrionale.

Romano l'aveva stupito, e il minimo che Luciano potesse fare era ricambiare il favore.