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Autore: _MorgenStern    18/07/2013    3 recensioni
"Odio le conferenze politiche al Sabato sera. Non che siano inutili o poco interessanti, ma proprio al Sabato sera?"
Riflessioni di un tedesco vittima dell'ennesima riunione, quando vorrebbe solo essere da un'altra parte.
Pairing: GerIta
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Odio le conferenze politiche al Sabato sera.
Non che siano inutili o poco interessanti, ma proprio al Sabato sera?
Ti avevo promesso che ti avrei portato in quella gelateria che ti piace tanto e, magari, saremmo potuti andare al cinema o fare tutte quelle cose che, per quanto io possa vergognarmi, adoro fare con te. Poi saremmo tornati a casa e avrei baciato il tuo sorriso fino a quando non ti saresti addormentato tra le mie braccia, lasciandomi ad ascoltare il tuo respiro delicato.
Ma no, figurarsi. È mezzanotte passata ed io sto tornando a casa in auto, valigetta e cravatta abbandonate sul sedile posteriore e un mal di testa allucinante. Sono frustrato da impazzirci, tra le discussioni diplomatiche che mi sembrano tanto perdite di tempo e il nervoso di non potermene andare quando voglio per “una cosa da poco” come te. Stupidi doveri da Nazione.
Parcheggio in giardino e scendo sbattendo la portiera. Non so nemmeno quanto voglio vederti, ora. Sarai offeso, non ho dubbi. E so di non poterti affrontare adesso, quando finirei per urlarti contro anche se –lo so bene- non hai alcuna colpa. O, peggio ancora, potresti restare in silenzio a guardarmi deluso, come è già capitato.
Fa un male da non credere vederti così, sapere di averti ferito, di non essere stato la persona che vorresti.
Sospiro, girando le chiavi ed aprendo la porta per entrare in casa, dove lancio la valigia sul divano e filo in cucina a prendere un’aspirina.
Noto solo ora che non sei lì a guardare la televisione, mangiando biscotti sul divano aspettando il mio rientro.
Grazie al cielo. Più tempo per calmarmi.
Salgo le scale tentando di non fare troppo rumore. Spero di non trovarti sul letto, sveglio e con le lacrime trattenute a stento.
Forse sarei dovuto rimanere fuori a dormire, stanotte.
Mi dirigo in bagno, senza avere il coraggio di aprire la porta della camera da letto.
Ancora un poco, qualche minuto. Non voglio deluderti ancora, oggi, né dover litigare.
Mi spoglio e piego i vestiti, infilandomi un paio di pantaloncini appena lavati. Finisco poi a fissarmi negli occhi allo specchio, dopo essermi sciacquato la faccia.
Se potessi davvero capire cosa ci trovi in questi due freddi pezzi di ghiaccio, sarei più tranquillo.
Anche mentre mi asciugo il viso, so di essermi convinto di non essere abbastanza per uno come te, di non essere così perfetto come dici.
Mentre esco dal bagno, mi passo le dita tra i capelli, lasciandoli cadere sulla fronte. Posso farcela, ora. Non ti risponderò male, promesso. Non potrei.
Spingo appena la porta, sapendo di trovarla aperta. Alzo lo sguardo solo quando arrivo di fronte al letto, dopo aver posato, con rassegnazione, i miei abiti sulla sedia nell’angolo della stanza.
Ma tu non mi stai guardando, né ti sei voltato apposta dall’altra parte.
Stai dormendo, per l’amor di Dio.
Dormi tranquillo, disteso a pancia in giù, con le braccia piegate sui cuscini e i capelli arruffati. Il ventilatore acceso, sei in mutande ed una dozzina di fumetti sono sparpagliati sul letto. Li raccolgo, impilandoli sul tuo comodino con un mezzo sorriso rassegnato e la consapevolezza che ci hai provato, ad aspettarmi.
Avrei dovuto essere a casa con te.
Mugoli appena quando ti sposto delicatamente nella tua metà di materasso, per per potermi sdraiare supino accanto al tuo corpo magro. Perdo qualche minuto a guardarti, rapito e affascinato. Mai ho amato tanto un castano , una linea del collo tanto dolce o una pelle così morbida quanto amo quel che sei tu.
Sorrido ancora, sistemandoti i capelli per poterti baciare la fronte. Sei tanto bello, Liebe.
Sono fortunato, sin troppo, ad averti sempre avuto con me e ad averti tuttora.
Non ti sveglierò, assolutamente. Dormi così bene.
Più tranquillo e con meno mal di testa, mi infilo gli occhiali e prendo i miei documenti non terminati dal comodino.
Tanto vale lavorare quando non può dare fastidio a te, Feliciano.
E, domani, vedrò di farmi perdonare.

 
Sbadiglio, stropicciandomi gli occhi.
Oh, accidenti. Mi sono addormentato, ieri notte! Ci ho provato, ad aspettarti, sai? Ma ero così stanco…
Guardo l’orologio, girandomi poi verso la tua metà di letto e sorridendo nel trovarti lì.
Stai dormendo, veh.
Sono quasi le undici, ma stai ancora dormendo. Quanto amo la Domenica~!
Mi scappa un versetto sommesso quando, concentrato, allungo le mani per toglierti gli occhiali e appoggiarli sul comodino, insieme ai tuoi fogli, sopra ai fumetti impilati. Li hai sicuramente sistemati tu appena tornato.
Sei sempre tanto gentile, con me. Anche quando -beh- mi sgridi, so che lo fai perché mi vuoi bene.
Ma sei anche tanto, troppo dedito al lavoro. Sei stato fuori per quello, ieri sera. E, una volta a casa, piuttosto che riposarti hai continuato a lavorare finché non sei crollato.
Mi sistemo su un fianco, più vicino a te, per poi passarti l’indice lungo la mandibola, senza svegliarti.
Mi dispiace per ieri. Avevi promesso che mi avresti portato fuori, e io ci tenevo davvero tanto.
In fondo, so che non l’hai fatto apposta; so che anche tu non hai gradito quella chiamata improvvisa dal tuo Governo. Ho notato quella nota di disappunto nella tua voce, mentre rispondevi che avresti presenziato. E anche quegli occhi azzurri pieni di rammarico non espresso mentre ti vestivi per uscire di fretta, lasciandomi solo.
Sorrido ancora, sereno.
Non fa nulla. Sei qui e possiamo fare un sacco di cose insieme, tutti i giorni. Non voglio esserti di peso più di quanto io non lo sia già, o farti sentire in colpa per il tuo grande impegno con il lavoro.
Sei grande, forte e meraviglioso, amore mio.
Ridacchiando, appoggio le braccia su quell’enorme e muscoloso petto che ti ritrovi, abbandonandoci sopra la testa.
Sospiri, cominciando a svegliarti.
Mi sporgo per baciarti una guancia non appena sento la tua mano accarezzarmi la schiena nuda.
Ho un sacco di cose da proporti, oggi.
« Buongiorno, Liebe » mormori, la voce profonda impastata dal sonno.
Ti sorrido dolcemente, sperando di svegliarti ad amore e gioia.
« Buongiorno a te, Ludi~ »
Mi lascio prendere dal tuo incerto sorriso tedesco, tanto bello quanto raro. So che vuoi farmi contento, che ti dispiace da morire per la tua non voluta mancanza.
Ed è mentre sono tra le tue braccia sicure, le labbra sulle tue, che so per certo che questa sarà una Domenica fantastica. 
  
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