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Autore: B_chan    30/01/2008    4 recensioni
"Sembravi il frutto della mia immaginazione, eppure adesso non posso fare a meno di pensare che tu sia solamente mio"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Tu ed io...Semplicemente.

 

Salve. Eccomi con la mia prima fic su Inuyasha XD siate buoni.

Ci vediamo al prossimo capitolo. Kiss kiss.

B-chan

 

"Sembravi il frutto della mia immaginazione, eppure adesso non posso fare a meno di pensare che tu sia solamente mio"

 

Capitolo Primo :

Illusione?

Un lieve balzo da parte del cuore. Lo stomaco in subbuglio continua a sfarfallare continuamente. Lei è la, seduta all'ultimo banco della fila centrale. Gli occhi scuri, contornati dalle ciglia lunghe che si smuovono nervosi da destra a sinistra.

La professoressa che avanza a passo deciso da una parte all'altra della cattedra, fissando come un avvoltoio la schiera di alunni.

Loro, coi capi bassi se ne stanno accucciati o distraggono lo sguardo per non essere beccati.

Ora di Storia. L'Arpia, come si usa chiamare quella vecchia fattucchiera è in procinto di compiere l'esecuzione.

Apre le labbra strette, riempendo le buffe fossette ai lati delle labbra con un sogghigno non rassicurante.

Lo sente. Chiamerà lei, non ci sono dubbi.

"Higurashi" la tonalità bassa, un pò roca della donna la fa sobbalzare all'istante ed è, in quel preciso millesimo che il cuore comincia a martellarle nel petto impazzito come se un nugulo di api ronzanti se ne fosse impossessato.

La mano, comincia a tremare stringendo la matita con forza.

Si solleva dalla seggiola, lasciandola barcollare dietro di sè. Deglutisce, quasi s'aspettasse d'essere fucilata da un momento all'altro.

"Interrogata" le parole fatidiche. Gli occhi che corrono subito alla ricerca di un possibile aggancio - ovviamente sottolineando il fatto che la giornata precedente è stata spesa totalmente in shopping selvaggio con le amiche-.

Gli altri si voltano per non beccarsi il '3' della complicità. Maledetti. L'unica che alza lo sguardo, quella santa, è Lei.

Quella col dolcevita azzurrino e i capelli dolcemente relegati in una coda alta. L'amica che non ti lascia mai sola, la salvezza in persona.

Sango. La guarda annuendo col capo, cenno che è pronta per l'eventuale 'suggerimento' - da sottolineare è il fatto che quando c'è L'arpia, suggerire, diviene quasi un'impresa epica.

Le labbra di Kagome s'aprono leggermente in un sorriso, appena accenato ma che sottolinea il suo silenzioso ringraziamento.

Tira un mezzo sospiro di sollievo, non ancora del tutto però, gli occhi verdognoli della vecchiaccia le si posano appresso come calamite.

L'incubo ha inizio.

[...]

Suona la campanella.

La mandria di bufali si sposta al centro dei corridoi impazzita, quasi fosse scattato l'allarme d'una guerra. Un nugolo di piedi, scarpe, teste si sparpaglia disordinato verso le porte.

Gli armadietti sbattono, le risate s'innalzano ed il chiacchiericcio s'allarga.

Finisce un'altra giornata di scuola.

Ultimo anno, il più dannato. Quando le speranze sembrano riposte tutte in Dio, quando un libro pare mille volte più scritto degli anni precedenti.

L'interrogazione è riuscita stamane, un sei stiracchiato ma, dall'Arpia non ci si può aspettare di meglio.

In sottofondo, s'innalza l'odore acre della varechina del bidello che per affrettarsi comincia la pulizia dei corridoi in anticipo.

La mora si dirige lesta verso l'armadietto, recuperando le cianfrusaglie lasciatavi dentro all'inizio delle lezioni.

"Grazie Socchan" il tono scivola morbido dalle labbra, mentre le si apre stampato in bocca un sorriso.

L'altra l'osserva sorniona, della serie - ora mi aspetto una ricompensa-. Kagome sospira, tirando lo zaino sulle spalle e rassegnandosi. La conosce ormai troppo bene.

"Di nulla ma pretendo un compenso ovviamente. Stasera pizza?" le labbra piene le si aprono mostrando un sorriso a trentadue denti.

La mora sospira ripensando al portafoglio piangente lasciato sopra il comodino.

Dovrà rassegnarsi e chiedere un piccolo contributo a sua madre.

Loro due, le 'Sisters' sin dalla nascita. Avevano ancora il pannolone forse quando cominciarono ad essere migliori amiche.

Una riservata, dolce, un pò introversa.

L'altra grintosa, vivace e decisamente impazzita per la moda.

Perfetti contrari ma non troppo, opposti che si compensano sicuramente. Camminano lungo il corridoio per abbandonare quell'inferno che più che un liceo pare un campo di concentramento.

Vietato fumare. Vietato tenere accesi i cellulari. Entrerà forse in vigore anche il divieto di respirare un giorno?

"Sabato, Sabato" ripete Sango con enfasi dalle otto di mattina a questa parte. Compie un giro di valzer su sè stessa, sprizzando gioia da ogni poro possibile ed inimmaginabile del corpo.

"Già" . Lo sguardo dell'altra s'abbassa, non pare esserne troppo contenta. E' una festa. Il problema è che il suo socializzare è pari alla volontà di studiare matematica.

Zero assoluto.

La brunetta la guarda suicida, sollevando una mano a mò di pugno. Non si discute.

Al momento Kagome tira sulle labbra un sorriso nervoso, andando a frugarsi in tasca per nascondere le mani sudate.

In genere non è timida con le persone che conosce, riesce ad essere estroversa talvolta, anche troppo.

Una festa però, quella proprio non va.

Sango si ferma per un istante. Giusto il tempo d'allacciarsi una scarpa. I laccetti di quelle nuove sono tremendamente fastidiosi.

Il corridoio pian piano si sfoltisce. Rimangono poche persone.

"Smuoviti, non ho voglia di rimanere qua tutto il giorno" sbuffa Kagome. Quest'ultimo atto della giornata suole metterla sempre di cattivo umore, anche perchè, ogni giorno alla stessa ora accade sempre la solita cosa.

*Se non si muove giuro che la prendo a testate*

Puntualmente Sango trova la scusa per fermarsi.

"Che gran pezzo di..." per l'appunto.

La voce della bruna pone un breack ai pensieri dell'altra. Eccolo che passa, il 'boy' al quale Sango pare interessata da secoli.

Bel ragazzo senza dubbio ma, non di certo fatto apposta per lei a sua detta. Uno che le donne, se le mangia col caffè, dalla reputazione di cui gode.

Passo un pò incurvato in avanti, mani in tasca, faccia decisamente da schiaffi. Sorrisetto impertinente che sottolinea la sua fama 'da Piglia Donne'.

Lui l'amo, loro l'esca.

Lui Miroku, loro le oche.

Sportivo, alto, coi lineamenti normali, giusti per un diciottenne. Occhi chiaro-scuri, d'un blu che pare quasi tinto di nero.

Il 'Dream-dream' di ogni scema che ci perde la testa dietro, ovvero - quella scema di Sango-.

Non stravede, non sarebbe il termine adatto ma, è praticamente succube di quel tipo.

Kagome incrocia le braccia assistendo alla sfilata di lui e alla bava di lei.

"Quando gli rivolgerai parola? Tra vent'anni?" sibila ironica l'amica, aguzzando le iridi scure in un'espressione alquanto maliziosa.

Lei è così, un pò lunatica talvolta, non si sa mai quale parte del carattere voglia sfruttare.

Sango rimane inebetita sino all'uscita di scena di 'quello'. Una lieve lingua roseo-rossa s'estende all'estremità delle guance dell' 'Imbambolata'.

"Mi senti?" ora è stizzita leggermente, possibile che quel tipo possa attrarre così tanta gente solo con una camminata simile?

Se lo chiede sul serio.

Avanza di qualche passo, notando di non essere calcolata di striscio.

Solleva la sciarpa sin sopra la bocca, emettendo un grugnito di dissenso. [Ma guardala].

Se ne va. La chiamerà nel pomeriggio, quella cretina.

La verità è che forse prova un pò d'invidia nei suoi confronti, perlomeno, lei riesce a concentrarsi su qualcos'altro che non sia la timidezza e, seppur paia quasi una scemunita, non si vergogna di mostrarsi interessata.

Lei poi, di chi dovrebbe mostrarsi interessata se nemmeno ha un obiettivo?

L'amore. Una cosa totalmente fuori dalla sua portata. La storia con quello che si definiva il suo precedente ragazzo l'ha scottata abbastanza.

Le parole 'Ti amo' sulle labbra di un uomo non dovrebbero mai stare. Prima o poi svaniscono, o semplicemente divengono 'Vaffanculo stronza'.

Inspira profondamente. Aprendo la porta una folata d'aria fredda la investe, l'odore dell'inverno, le foglie morte, il giallo e il marrone, le note stonate del vento a contatto con la pelle.

Solleva le cuffie dell'Mp3 alle orecchie, lasciandosi investire prontamente dalle note di 'Ai no Tarashii' una canzonetta di discreto successo scaricata da internet. Gelosamente sua.

Socchiude le palpebre, lasciandosi martoriare le guance scoperte dal freddo che ben presto le arrossa.

Cammina ed intanto le strade divengono altre, diverse, eppure sempre quelle. Giornaliere.

Come definire la sua vita? Monotona o semplicemente quella di una liceale coi complessi?

Entrambe.

Si piace, non ci sono subbi. Non è nè bella nè brutta, potrebbe essere meglio. Odia però le modelle troppo rinsecchite.

Note tenui, note dolci, note da ragazze. Note invernali, piene di malinconia che t'entrano sorde nei timpani.

In lontananza s'intravede la fermata dell'autobus.

La solita fermata.

Dinanzi ad essa orde di giovani scalmanati s'addensano per tornarsene a casa.

Il cellulare vibra. Lo estrae.

'Mi hai abbandonata?' un messaggio di Sango. Scuote il capo, le viene da ridere.

Non risponde, avesse mai i soldi una buona volta.

Ripensa alla festa, ripensa a Sango. Ripensa che l'unico motivo per il quale vuole essere accompagnata è Miroku.

Ripensa alla richiesta d'offerta dell'amica.

Seh, la pizza se la paga da sola. Un piccolo broncio sulle labbra.

La musica aumenta di ritmo, leggermente. Lei cammina solitaria, come sempre.

Abbassa lo sguardo. Calcia un sasso.

E' irritata. Giù di morale. Un pò apatica anche. Forse.

Vibra di nuovo il cellulare.

'Oggi uscite?' un altro messaggio, Rin. L'altra amica, quella carina. Tra le tre forse lei è quella 'imbranata' oppure ' la simpatica incompresa'.

Sospira. La chiamerà dopo. Diamine, domani il compito di Letteratura. Un altro cinque assicurato.

Passa dinanzi ad una vetrina, è un ristorante. Si specchia, all'interno, posto per terra c'è un piccolo Maneki-Neko, posto con la zampetta alzata, probabilmente porta fortuna.

Posiziona la mano sul riflesso che scorge, focalizzando la sua immagine.

Cosa vede? Una stupida.

Si fissa, le iridi scure guizzano per un attimo all'interno degli occhi tremolanti. Vorrebbe essere anche altro per una volta.

Abbassa la testa per un istante. Giusto il tempo per risollevarla e prendersi un colpo.

Oro puro. Oro che sfavilla malinconico. Oro che si perde. Oro soggiogante. Oro che ti scuote, ti uccide in un istante.

Sottilizza lo sguardo. Scruta curioso e serio nel contempo. Sguardo che corrompe quasi.

Una scossa adrenalinica sin dentro al midollo. Un battito cardiaco mancato. Un pezzo di respiro che si mozza all'istante.

Per un istante le sembra di scorgere un'altra immagine riflessa dietro la vetrinetta. Sobbalza portando la mano all'altezza del cuore. Trattiene il fiato..

No. Un impressione, non c'è nessuno. Sarà stata un'allucinazione.

Pareva ci fosse davvero.

Un volto. Un volto diverso. Un volto come il suo. Un volto del quale ha scorto solamente un particolare fuggente. Volta le spalle al ristorantino.

Muove due passi per poi voltarsi di nuovo.

Ancora tremano le mani, quasi le fosse preso un colpo.

Alza le spalle indecisa, ora è pure pazza.

Meglio tornarsene a casa.

  
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